Così la Germania ha affossato il Nord e l'Italia

Aperto da Finnegan, 8 Ottobre 2019, 12:25:29 PM

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Padano74

Dell'Europa, invece, non ve ne frega nulla, vero?

E' ciò che vado sostenendo da anni: l'identità italiana è inconciliabile con l'europeismo.

Serenissimo

Citazione di: Padano74 il 10 Ottobre 2019, 06:45:34 AM
Dell'Europa, invece, non ve ne frega nulla, vero?

E' ciò che vado sostenendo da anni: l'identità italiana è inconciliabile con l'europeismo.

Io sono per l'europa dei popoli e un'unione che consiste solo in una collaborazione reciproca .

Molti liberisti sono europeisti , ignorando che l'UE è il prodotto finale del peggior statalismo estremo mai concepito, dopo i regimi dittatoriali comunisti .
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Padano74

Io invece mi sento prima Europeo, poi Piemontese.
Purtroppo sono anche cittadino Italiano.

Finnegan

#13
Citazione di: Padano74 il 10 Ottobre 2019, 06:45:34 AM
Dell'Europa, invece, non ve ne frega nulla, vero?

E' ciò che vado sostenendo da anni: l'identità italiana è inconciliabile con l'europeismo.
Ma di quale Europa parliamo, di quella delle patrie o della tecnofinanza a trazione franco-tedesca che ha concepito l'Euro in modo da distruggere l'industria del Nord?
Il 25% delle attività produttive cancellate, imprenditori che si suicidano in massa, 250000 giovani qualificati emigrati, scarico in Italia di immigrati (anche carcerati) di ex colonie francesi... sono i numeri di una guerra. E vuoi ancora gettarti nelle braccia di questi qua?

Il generale De Gaulle bollò l'Europa come "un potere sovrannazionale, reclutato per cooptazione, senza base democratica né responsabilità democratica: qualcosa di simile a una sinarchia".

"Sono al lavoro i sinarchisti che sognano un impero multinazionale", gridò, "Essi hanno concepito nell'ombra, negoziato nell'oscurità, firmato in segreto... a creare un governo apatride su misura della tecnocrazia. Un mostro artificiale, un robot, una creatura di Frankenstein". E non si limitò a gridare: scese in campo contro il fiduciario dei cartelli e dei poteri finanziari che stava attuando il progetto, contro l'uomo che chiamava "l'Ispiratore". Contro Jean Monnet. Fu un duello impari: De Gaulle in nome dei popoli (che ignoravano e ancora ignorano quanto gli devono), Monnet per conto delle oligarchie transnazionali, perfettamente consapevoli della posta in gioco, e fornite di mezzi illimitati.

Frantumare gli stati fa parte di un programma finanziario. Michel Albert è un grand commis della politica sovrannazionale. Ex commissario francese al Piano (il posto che fu di Jean Monnet nel dopoguerra), è stato presidente delle Assurances Générales de France, una delle grandi entità finanziarie che hanno promosso il Mercato Unico Europeo. Nel 1989, Albert ha pubblicato un saggio, subito tradotto in Italia dall'editrice Il Mulino con il titolo: Crisi, Disastro, Miracolo. Il libro contiene una prognosi sulla fine degli Stati nazionali che rivela un'analisi sicuramente elaborata negli uffici-studi della Trilaterale, e un progetto di ingegneria sociale.

Oggi, dice Michel Albert, siamo entrati in una fase nuova. Nell'economia "smaterializzata", in un "universo sofisticato di tecniche avanzate, di scambi liberati, di alti livelli di vita". A questa nuova economia, dominata dai servizi e dalla finanza, "vanno strette le frontiere nazionali, che sono ormai solo interruzioni di flusso".

Converrà notare il carattere di questa dottrina dello Stato supercapitalista: essa è di tipo materialista storico. Per essa, la forma politica non è che una marxiana "sovrastruttura", un prodotto secondario dell'economia; la quale è la sola realtà primaria, la sola "struttura" del reale. Ne conclude Albin Michel che lo Stato nazionale va "superato" per far posto a istituzioni meno soffocanti per la finanza mondiale. "Riscopriamo un'incompatibilità di fondo tra la logica dello Stato nazionale e quella della società mercantile". Perciò "a poco a poco ci si accorgerà che gli Stati non possono fare a meno di un ordine superiore al loro". Per esempio, che "non ci sarà crescita equilibrata per l'economia mondiale senza una moneta mondiale" (p.170-179). Ma naturalmente, Michel Albert e i suoi co-ispiratori sanno che gli Stati-nazione opporranno una resistenza al loro superamento verso il nuovo ordine sovrannazionale. Conclusione: "L'Europa '92 lancia il Mercato Unico all'assalto degli Stati nazionali. Li smantellerà". Come? Con "l'anarchia che risulterà" da "un mercato libero e senza frontiere in una società plurinazionale che non riesce a prendere decisioni comuni". A questo "disastro" pianificato, l'oligarchia spera seguirà il "miracolo": gli Stati nazionali devastati invocheranno "una moneta comune, una Banca centrale europea e un bilancio comunitario".

Ma l'oligarchia ha elaborato a questo scopo, meno visibile, un altro progetto: la frantumazione degli Stati nazionali in più piccole entità regionali e autonome. Nell'idea di "federalismo europeo" cara a Delors e ai suoi eurocrati, è compreso infatti il "regionalismo". Nella loro visione gli autonomismi minimi, i particolarismi, sono visti come i benefici antagonisti dello Stato nazionale, naturali alleati dell'oligarchia finanziaria nel "superamento" delle sovranità nazionali. "L'idea del regionalismo e quella del federalismo coincidono", ha dichiarato nell'88 Alexandre Marc, collaboratore di Denis de Rougemont, uno degli ispiratori del federalismo europeo2. La stessa idea cova in una fondazione "culturale" nata nel 1982 con capitali americani: l'Inter-Action Council of World Leaders, presieduta da Helmut Schmidt (e di cui ha fatto parte, con Valéry Giscard d'Estaing, Giulio Andreotti), nonché co-fondatrice del "Club di Roma". Tra i motivi che questa associazione propaganda - ecologismo, riduzione delle nascite, promozione di un "mondo multipolare" – il regionalismo in un quadro sovrannazionale è primario.

La simpatia per i separatismi e gli autonomismi anche violenti, benché ravvivata nei circoli internazionalisti dalla prospettiva del Mercato Unico (e ci si può chiedere quanto questa simpatia sia anche "operativa " in appoggio alle azioni del terrorismo basco o irlandese) ha salde radici nel passato. Varrà la pena ricordare che l'OSS (la futura Cia) di Allen Dulles finanziò e incoraggiò il Movimento Indipendentista Siciliano di Finocchiaro Aprile. Che nei programmi del Partito d'Azione, longa manus in Italia del liberalismo americano, c'era la divisione dell'Italia in regioni, e la "regionalizzazione" fu uno dei motivi principali dell'azionista Ugo La Malfa, l'italiano più stimato dall'oligarchia anglo-americana. Un altro fondatore del Partito d'Azione, Emilio Lussu, fu anche eminente figura del separatismo sardo.


Nel 1977, a Monaco di Baviera, è stata fondata un'altra associazione "culturale" promotrice: l'Internationales Institut fuer Nationalitatenrcht un Regionalismus, in sigla Intereg. Già nell'atto di fondazione questo gruppo ha dichiarato di voler coniugare il sub-nazionalismo regionalistico con il disegno sovrannazionale di un'Europa federale.

Contribuiscono a Regional Contact, oltre all'Intereg, altre associazioni localistiche (Euregio, Ufficio Europeo per le lingue minori, Associazione delle regioni europee di confine). La rivista è stampata dal Danske Selskab ("Istituto Danese") che nel 1978 organizzò a Copenhagen un convegno su "Europa delle Regioni": vi furono invitati anche dei separatisti in odore di terrorismo, come il corso Edmond Simeoni.

Regional Contact ha recensito un vecchio libro dell'austriaco Leopold Kor, Spezzare le Nazioni (edito nel 1957 e ristampato nell"87) con queste parole: "una o più unità politiche sono diventate troppo grandi e potenti" e da ciò nascerebbero i problemi mondiali. "Il rimedio è dividere le grandi nazioni in più piccole e innocue parti". Per esempio, "in Europa si dovrebbero abolire le esistenti nazioni per ridare vita ai piccoli principati di Burgundia, Piccardia, Navarra, Alsazia, Lorena, Saar, Savoia, Lombardia, Napoli, Venezia, gli Stati Pontifici, la Bavaria, il Baden, il Galles, la Scozia, la Cornovaglia, l'Aragona, la Catalogna, la Castiglia, la Galizia...".

Vale la pena di notare che queste non sono innocue utopie di qualche sognatore particolarista. Il trilateralista Giscard d'Estaing, nell'ambito di una preparazione al Mercato Unico, ha proposto alla fine de gli anni '80 l'abolizione dei vecchi dipartimenti di Francia - strumenti amministrativi dello Stato napoleonico accentrato - per tornare a una divisione del territori fondata sulle antiche regioni: Savoia, Alsazia, Piccardia... Nell"88, Bruxelles si dava uno statuto autonomo come futura capitale dell'Europa Unita federale (qualcuno, da qualche parte, l'aveva già deciso) e intanto il Belgio si dava un assetto federale dividendosi nelle due aree, vallona e fiamminga, diventate autonome. Nell"86 la fondazione Cini, presieduta dall'ex azionista e repubblicano Bruno Visentini, organizzava una grande manifestazione, "Europa Genti", con il dichiarato scopo di mettere a nudo "le radici etniche e regionali del nostro continente dallAtlantico agli Urali, dal Mare del Nord al Mediterraneo". La Fondazione Cini sembra essersi data il compito di coltivare ed elaborare culturalmente verso esiti innocui fermenti regionalistici. Nell"88, ha sponsorizzato ancora un convegno sull'Associazione Alpe Adria, con l'idea di una pacifica integrazione di Tirolo, Veneto, Friuli, Slovenia, Croazia.


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