Torna il generale Laporta. Con una meditazione sulla Passione

Aperto da Finnegan, 9 Aprile 2020, 03:34:37 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questa discussione.

Finnegan

UNA MEDITAZIONE SULLA VIA CRUCIS, E LA PASSIONE DEL CRISTO.

Il generale Laporta ha voluto condividere con noi questa sua bellissima riflessione sulla Via Crucis che ci stiamo apprestando a rivivere. Una meditazione profonda e preziosa. Buona lettura.

§§§

Caro Marco, è la Settimana Santa; non mi pare appropriato disperdere pensieri su guerre, virus e altro. Faccio solo un piccolo inciso per ringraziare Nostro Signore. La liberazione del cardinale George Pell, a un passo dalla sua croce, deve indurci a ringraziare Nostro Signore con tutto il cuore. Non Praevalebunt è nel nostro e nel cuore di Sua Eminenza Pell. L'hashtag andràtuttobene è il viperino sibilo delle parti avverse, qui come in ogni parte del mondo.

Detto questo, vorrei meditare sull'atroce violenza, apparente protagonista delle prossime ore, sconfitta tuttavia dal suggello del più alto credito d'amore di Nostro Signore per le Sue creature, molte delle quali "non sanno quello fanno". Questo non ci affranca tuttavia dal timore ispiratoci da quant'altre, oggi come ieri e domani, sanno benissimo quanto fanno, molto più lucidamente e diabolicamente di chi torturò e mise Lui a morte.

1)   Nel primo Mistero Doloroso contempliamo Nostro Signore Gesù Cristo nell'Orto degli Ulivi, la Sua paura, la Sua sofferenza, la Sua solitudine, non di meno sconfitte dalla Sua determinazione a obbedire alla volontà del Padre.

Il mio indimenticato maestro, l'allora colonnello Raffaello Graziani, credente e non cattolico, mi dette un grande insegnamento: «I soldati devono saper obbedire; i sottufficiali devono saper interpretare gli ordini; gli ufficiali devono saper disubbidire ed essere intrepidi, altrimenti sono dannosi più che inutili». Il coraggio cui si riferiva, mi spiegò, è quello dell'anima. La spericolatezza fisica, come lanciarsi col paracadute – aggiunse – può essere riflesso del coraggio morale, così come spesso maschera la codardia. Impara a distinguere, concluse.

Il Cristo nell'Orto, umano fino a tremare di terrore per quanto lo attende, ricorda la triste condizione dei soldati in trincea. Essi ignorano, neppure conoscono il generale lontano che dà loro gli ordini, ma sono guidati al loro dovere da sottufficiali adeguati e ufficiali intrepidi. Non pochi fanno tuttavia il loro dovere nonostante l'inadeguatezza di sottufficiali e ufficiali.

Molti credenti oggi hanno il dubbio che i sottufficiali, i sacerdoti, siano alquanto smarriti e gli ufficiali, monsignori e vescovi, tutt'altro che intrepidi.

Questo dubbio, anzi tale certezza la ebbe anche Nostro Signore, prono sulla pietra a pregare. Era terrorizzato dalla consapevolezza di quanto incombeva. Pregò e andò avanti verso il disegno di Dio Padre, come d'altronde fanno gran parte dei figli di Dio, più di quanti possiamo immaginare.

2)   Nel secondo Mistero doloroso contempliamo Nostro Signore Gesù Cristo, denudato, legato alla colonna e flagellato.

Troppo poco si medita sul flagello, una sferza di strisce di cuoio, terminanti con sfere metalliche, per strappare la carne fino all'osso, portando la sofferenza più insopportabile ai nervi scoperti.

Solo un Crocefisso di un anonimo, che io ho visto in una chiesa romana, dà idea della insopportabile sofferenza patita da Cristo. Contempliamo la Sacra Sindone per avere una pallida idea delle Sue sofferenze. Grandi artisti rappresentano Cristo morto o sofferente col volto impassibile di un maggiordomo. Questo temo rifletta la spinta  di troppi presbiteri a rifiutare la meditazione sulla sofferenza di Cristo, avvolgendola in una cortina tanto "artistica" quanto irreale.

Lo scopo di Ponzio Pilato fu chiaro: estorcerGli una confessione, una invocazione di pietà del Cristo; farGli negare la sua natura divina, restituirlo ai "vescovi" che glielo avevano consegnato, liberandosi così del problema politico. Cristo non affrancò il Potere dalle sue responsabilità.

Il Diavolo, il più diavolo di tutti, era accanto all'uomo Cristo, vulnerabile e consapevole di quanto lo attendeva. Il Diavolo Gli suggeriva la resa liberatoria, quella che il Potere attendeva, invano.

3) Nel Terzo Mistero Doloroso contempliamo Nostro Signore Gesù Cristo bastonato, dileggiato, incoronato con le spine.

La tortura delle spine è anch'essa alquanto ombreggiata nell'iconografia sacra. La Sacra Sindone ancora una volta può aiutarci a comprenderne l'atrocità.

Mentre le torture si svolgevano nel corso di una lunga notte, Pietro, il primo Pontefice, fece cantare il gallo tre volte, proprio come Cristo gli aveva pietosamente predetto. Cristo, se non avesse avuto quel gesto di profetica pietà, avrebbe reso il sincero pentimento di Pietro, il primo Pontefice, decisamente più arduo. Pietro pianse, si pentì. Egli ebbe tuttavia ricadute di codardia. Un «Quo Vadis?» lo emendò.

Pietro fu un grande Pontefice e affrontò il martirio da par suo. I fedeli oggi commemorano questo e tengono le umane debolezze di Pietro come ammonimento a non cedere alla tentazione, confidando sempre nel soccorso di Nostro Signore.

4)   Nel Quarto Mistero Doloroso contempliamo Nostro Signore sulla Via Dolorosa, ascendere il monte Calvario sotto il peso del patibulum.

Il legno orizzontale, il patibulum, poi sarebbe stato issato sullo stipes, quello verticale saldamente infisso in cima al Golgota. Più di uno stipes attendeva i malcapitati.

Nostro Signore Gesù Cristo fu condotto al Golgota dai legionari del centurione Cornelio, il primo pagano convertito da San Pietro. La Legio X Fretensis proveniva dal circondario di qua e di là dello stretto di Messina. Essa fu voluta da Ottaviano.

La folla che pochi giorni prima acclamava l'ingresso trionfante di Nostro Signore in Gerusalemme, ora lo dileggiava, insultava e Gli sputava contro mentre andava a morte.

È una lezione di realismo; quegli sputi sono un incessante ammonimento per quanti godono del favore del successo, della complicità dei media, degli omaggi del mondo.

5)   Nel Quinto Mistero Doloroso contempliamo Nostro Signore Gesù Cristo, crocefisso e messo a morte.

Egli risorgerà dopo tre giorni. Egli muore tuttavia da uomo, col terrore della morte che attanaglia un uomo. Egli affronta la morte nel dolore più atroce e incessante, fin dalla flagellazione.

I chiodi sono infissi nei polsi, alle estremità del patibulum. Se i chiodi fossero infissi nelle mani, com'è usualmente rappresentato, si strapperebbero le carni e le fragili ossa del palmo. I Legionari sono troppo esperti di questa tortura per fare un errore così grossolano. Il chiodo nel polso, come testimonia la Sacra Sindone, infrange gli ultimi nervi, risparmiati dalla flagellazione; il dolore esplode nel cervello. Non è ancora finita.

Quando Lo issano sullo stipes, tutto il Suo peso grava sui polsi inchiodati. Gli raccolgono i piedi, Lo inchiodano con le ginocchia semi flesse, in modo che il Condannato sia indotto ad alleviare il dolore ai polsi issandosi sui piedi, per ricadere subito dopo e alternarsi verso una morte lenta e atroce. Dio Padre ebbe infine pietà del Figlio Prediletto: «Padre, nelle Tue mani affido il mio spirito».

Nostro Signore è risorto dopo tre giorni e la storia del mondo cambiò. La globalizzazione della Fede esplose. Vasco da Gama quando giunse in India fu stupito di trovarvi dei cattolici convertiti da san Tommaso. Osserviamo su Googlemap che portento sia stato a quei tempi.

La Fede ci fa consapevoli di essere figli di Dio, fratelli dunque, nella Chiesa Cattolica universale, Apostolica, Romana. Alla globalizzazione pacifica della Fede, rispettosa di ogni uomo, di ogni singolo uomo, alla globalizzazione di Nostro Signore Gesù Cristo, se ne oppone una, oramai smascherata da un men che microscopico virus, dal quale arriva un ammonimento a non genufletterci alla globalizzazione, apparentemente travolgente in nome del denaro.

Noi non dobbiamo dimenticare, mai, che "nulla è impossibile a Dio". Noi non dobbiamo dimenticare che Nostro Signore "è prima che tutto fosse". Egli dunque non è vincolato da nulla, tanto meno dal tempo e dallo spazio. Davanti alla Sua Santa Croce fummo tutti presenti nei Suoi occhi e siamo tuttora presenti, tutti, nessuno escluso, ogni nostra cellula, ogni nostro pensiero, ogni nostro patimento, ogni nostra gioia, ogni nostro peccato, tutto di noi tutti: quanti creati dall'inizio del mondo, quanti viventi mentre Egli spirava, quanti innumerevoli seguirono e seguiranno a noi, tutti, tutta l'Umanità.

La Sua morte fu, la Sua Resurrezione è, da sempre, per sempre, in eterno. Amen.
Non praevalebunt!

Piero Laporta

www.pierolaporta.it

https://www.marcotosatti.com/2020/04/09/una-meditazione-sulla-via-crucis-e-la-passione-del-cristo/
Sostienici con una donazione: www.coscienzamaschile.com/dona

Riverrun, past Eve and Adam's, from swerve of shore to bend of bay, brings us by a commodius vicus of recirculation back to Howth Castle and Environs

Risposta rapida

Attenzione: non sono stati aggiunti messaggi in questa discussione negli ultimi 120 giorni.
A meno che tu non voglia realmente rispondere, prendi in considerazione l'idea di iniziare un nuova discussione.

Nota: questo messaggio verrà visualizzato solamente dopo essere stato approvato da un moderatore.

Nome:
Email:
Verifica:
Lasciare vuota questa casella:
Digita le lettere visualizzate nell'immagine
Ascolta le lettere visualizzate / Carica una nuova immagine

Digita le lettere visualizzate nell'immagine:
Cognome del Presidente della Repubblica (minuscolo)?:
Scorciatoie: ALT+S invia msg / ALT+P anteprima