La guerra al maschile e chi vincerà

Aperto da Finnegan, 23 Agosto 2020, 08:17:49 PM

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Finnegan

Post di Ent (grassetti miei): https://www.coscienzamaschile.com/index.php/topic,2065.msg7776.html#msg7776

Dal '68 è stata dichiarata guerra al maschile, ad apparente beneficio della donna; inizialmente per il conseguimento della parità tra i sessi: un'ambizione deleteria per la civiltà, ma proposta con metodi subdoli, che sono riusciti ad imporsi anche in società, come la nostra, tradizionali.
Ma la parità, che postula un egual trattamento nella diversità, è ormai un concetto superato; da un lato perché, una volta raggiunta, il femminismo non si è fermato, operando per l'instaurazione del dominio della donna sull'uomo; d'altro canto, osservo che la parità si è evoluta in uguaglianza, concetto dal significato ben più ampio. L'uguaglianza non interessa soltanto il piano economico-lavorativo, ma è totalitaria, tant'è che non si ferma nemmeno davanti alla biologia. E qui si comprende perché l'omosessualismo si sia diffuso proprio ai nostri tempi, perché uguaglianza significa indifferentismo, per non dire fluidità [in altre parole, è antimaschile per eccellenza, N.d.R.].

L'affermazione della donna - anche soltanto dal mero punto di vista numerico - in ruoli di tradizione esclusivamente maschile ha comportato la femminilizzazione di molti ambiti della società, e nel prossimo futuro questa femminilizzazione sarà ancora più marcata. Prima di arrivare alle conclusioni, vorrei considerare l'esempio dell'istruzione, settore strategico per la formazione della società di domani.
Fino a pochi decenni fa era normale per gli scolari avere dei maestri, oggi è raro, forse addirittura strano, che un uomo sia maestro (4% contro 96% nella scuola elementare); ma anche alle scuole medie e superiori l'istruzione oggi è femminile (rispettivamente al 77% e al 65%, dati Censis 2018). Come si può pensare che i ragazzini e gli adolescenti possano avere uno sviluppo equilibrato, anche nei rapporti con l'altro sesso, se sono comandati, dalla mattina alla sera, da donne? Donne che peraltro impartendo insegnamenti "al femminile", rendono la scuola un ambiente estraneo all'uomo.
Posto che la scuola è ora un ambiente femminile, non occorre meravigliarsi se le università siano frequentate più da femmine che da maschi; e questo, a propria volta, comporta la femminilizzazione della società, data la correlazione tra titolarità di un diploma di laurea e l'esercizio di molte professioni "di potere".
Quanto detto è soltanto un esempio di quella femminilizzazione della società, già evidenziata da Claudio Risé nel libro "Il padre. L'assente inaccettabile", le cui considerazioni sono in armonia con le tue. Questa femminilizzazione è di tipo ideale, e non naturale; si pensi ad esempio alla diffusa ostilità per la maternità, cosa avversa alla femminilità naturale, ma affine al principio del "tutto è permesso" (principio idealmente femminile); si consideri anche la propensione delle donne a sfasciare le famiglie, che contraddice la femminilità naturale - la quale è cura dell'armonia famigliare - ma non l'ideale femmineo del "tutto è permesso".

La femminilizzazione ideale è la realizzazione del desiderio, l'edonistica ricerca di gingilli da amare e dimenticare, il soddisfacimento di bisogni indotti da un capitalismo che ci vuole null'altro che consumatori, soggetti anestetizzati nello spirito, pedine nel pugno di burocrati kafkianamente invisibili. Insomma, i soggetti ideali per abitare un nichilistico Mondo Nuovo, sottomessi a una femminea dittatura che ha gentilmente rimosso il passato, cancellando la civiltà; non più famiglie ordinate quelle del Mondo Nuovo, ma un agglomerato di molli individui felici e contenti: della felicità dell'ubriaco, della contentezza dell'eroinomane che s'è appena bucato. Ma, per dirla con Dostoevskij, è meglio essere infelici, ma sapere, piuttosto che vivere felici... in una sciocca incoscienza.
È mia opinione che questa inciviltà finirà molto prima di quanto si potrebbe pensare. E finirà male. L'immigrazione di massa, che di siffatta società neobarbarica è effetto, ha reso l'Europa come una polveriera, pronta a scoppiare non appena i tempi saranno maturi; e la deflagrazione travolgerà la sfacciata supponenza ideologica dei burocrati sovranazionali e di chi, come loro, creda davvero al nichilismo pratico.
Penso che il peggio non sia ancora arrivato, che questo scempio troverà la forza di alzarsi in volo e crederà di aver conquistato il Cielo. Ma così non sarà: moriranno, come farfalle, nel giorno del loro primo, unico, folle volo. Sarà il ritorno del maschile: del conflitto e della lotta, in primis; per approdare poi all'ordine, alla tradizione, al pensiero spirituale.
Fino ad allora, navighiamo controcorrente per la storia certi che, per citare nuovamente il romanziere russo, l'umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più niente da fare al mondo! ... La scienza stessa non resisterebbe un minuto senza la bellezza.
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johann

#1
prima che passi un attimo ancora  su questo post succulento, tutto arrosto e niente fumo:   

Citazione di: Finnegan il 23 Agosto 2020, 08:17:49 PM
Post di Ent (grassetti miei): https://www.coscienzamaschile.com/index.php/topic,2065.msg7776.html#msg7776

Dal '68 è stata dichiarata guerra al maschile, ad apparente beneficio della donna; inizialmente per il conseguimento della parità tra i sessi: un'ambizione deleteria per la civiltà, ma proposta con metodi subdoli, che sono riusciti ad imporsi anche in società, come la nostra, tradizionali.
Ma la parità, che postula un egual trattamento nella diversità, è ormai un concetto superato; da un lato perché, una volta raggiunta, il femminismo non si è fermato, operando per l'instaurazione del dominio della donna sull'uomo; d'altro canto, osservo che la parità si è evoluta in uguaglianza, concetto dal significato ben più ampio. L'uguaglianza non interessa soltanto il piano economico-lavorativo, ma è totalitaria, tant'è che non si ferma nemmeno davanti alla biologia. E qui si comprende perché l'omosessualismo si sia diffuso proprio ai nostri tempi, perché uguaglianza significa indifferentismo, per non dire fluidità [in altre parole, è antimaschile per eccellenza, N.d.R.].
"[/b].

analisi  ineccepibile,  tuttavia, (a dimostrazione della profondità della materia) anche cosi credo che le valutazioni stanno ancora più' nell'ambito degli effetti che in quello delle cause:  il 68 può sembrare l'esordio e la causa di tutta la lordura attuale,  e in effetti fu una vera e propria  rivoluzione che come scrisse plinio correa de oliveira si inserì in modo organico in quella lunga linea rossa  di rivoluzioni in serie che iniziò da quella religiosa protestante per seguire con quella ideologica francese + le varie rivoluzioni nazionali come il nostro risorgimento  per continuare con il materialismo di quella comunista  che con la successiva del  68  sgretolò la psiche e tutte le articolazioni della mentalità umana  fino (aggiungo io) all'ultima in ordine di tempo, quella rappresentata dalla fluidificazione in via definitiva di ogni consistenza morale  dell'uomo  grazie alla  full immersion  nella "dissenteria concupiscente"  del costume  esistenziale moderno (femminismo, "omo", lgbt, gender, queer, animalismo, ecc)   forse l'acuto più folle lanciato dall'ideologia laicista-relativista che dopo la degenerazione dell'homo sapiens in "marcescentes" probabilmente vorrà dare l'assalto alla realta' oggettiva, di tutta l'enciclopedia dell'esistente a questo mondo.

cambiano i contesti: la bastiglia, piuttosto che il palazzo d'inverno,  le facoltà delle università  fino ai media attuali   .....cambiano i protagonisti:   robespierre i giacobini,   la massoneria,  lenin, i fratelli coltelli di hitler stalin mussolini, e i loro rispettivi totalitarismi, Tōjō, ford, pol pot, mao, castro, che guevara, ecc fino a  soros,  la troika l'onu ecc   ......cambiano i promotori:   lutero,  voltaire roussot  de sade  kant, hegel, nietzsche, marxs,  marcuse, foucault, rahner, maritain, il vaticano II,  dossetti, don milani, ecc  ......cambiano anche i metodi:   dai genocidi  vandeani, armeni, cambogiani,  agli olocausti come la shoa',   dalle carestie in ucraina e in cina,  ai disastri della finanza globale,  dallo schiavismo allo sfruttamento capitalista selvaggio,  dalla globalizzazione  al covid 19 ecc   ....una cosa rimane sempre la stessa,   la fonte del male  cioe' quel tarlo culturale che produce in capo alle vittime un vero e proprio "luogo ideologico"  che  augusto del noce e altri intellettuali  eroi  (perché stroncati a vita dalla cultura mainstream sinistroide) denunciarono quasi inascoltati,  quel luogo che consiste nell'adesione incosciente e modaiola  altrimenti  fideista e massimalista  verso una completa e unitaria concezione dell'uomo e del mondo   concezione nella quale confluiscono materialismo assoluto,  determinismo scientista, e dialettica integrale,  una concezione per cui l'uomo si erge a dio di se stesso     
il grande LUIGI NEGRI ha scritto a riguardo: alla domanda quali siano i modi dell'esistente il pensiero moderno risponde: La natura, il soggetto, la cultura, questi tre fenomeni sono in correlazione, essi si condizionano e si completano vicendevolmente  il loro complesso rappresenta qualche cosa di definitivo al di la' del quale non si puo andare, esso non ha bisogno di alcun fondamento estraneo a se, ne tollera alcuna norma sopra di se, l'uomo non ha più il bisogno di ricercare il senso ultimo della sua vita non e' in movimento verso il significato dell'esistenza, ma per il fatto stesso di esistere e' già' completamente realizzato,  per il solo fatto di esistere l'uomo e' già  tutto <il fatto e' già valore>  per l'uomo contemporaneo il fatto e il valore coincidono, l'uomo cristiano partendo dal fatto di esistere ricerca il valore delle cose per l'uomo moderno fatto e valore coincidono la dignità dell'uomo non viene riconosciuta in un'appartenenza che lo costituisce e lo matura, ma in un processo di autosufficienza 

in questo mondo all'apparenza grondante di nobiltà ideale,  la speculazione sulla morale  (all'occorrenza adesso sono tutti idillici, spirituali, e confessionali )  e uno "sport" talmente diffuso che nell'era della ipocrisia e della dissimulazione culturale di massa e forse uno dei dati più caratteristici  delle nostre società attuali   ulteriore riconferma se mai ce ne fosse bisogno che dentro questi immorali aggregati  progressisti,  dentro alla filosofia dei loro perversi e corrotti meccanismi di rapporti e relazioni sociali  e quanto mai ipocrita credere di poterci trovare la primogenitura del paradigma unico dei fondamenti veri della condizione umana a questo mondo,  il "massimo" che si puo ottenere da questo insipido sistema sta' dentro alla dozzinale logica politico-ideologica  destra  / sinistra   ossia più sei di sinistra più ti allontani dal "male"   e più' sei "redento" e "cittadino" della Gerusalemme terrena  ossia il prossimo venturo villaggio globale .....punto!  ..... non c'e altro! ....non serve altro!   tutto il resto della dimensione umana che va oltre il dato fisico e cioe:  affettivo, metafisico, spirituale, con le annesse molestie spacca-co***i   della morale  dell'etica  di DIO ecc   sono "frattaglie" umane non computabili razionalmente quindi  .... nulle ...insussistenti ....inesistenti
ecco l'alibi primo e ultimo grazie al quale l'uomo moderno e' abilitato a scrollarsi di dosso senza tanti scrupoli  gli annessi e connessi  del "dovere"  di vivere,  ossia delle responsabilità che si contraggono semplicemente vivendo dentro una comunità  (il buon senso, il senso di responsabilità il senso del dovere, l'uso "razionale" della ragione, la consapevolezza riconoscente verso la legge naturale inscritta dentro ogni uomo ecc)    e prendersi solo quelli legati alla spensieratezza e ai piaceri sensoriali del vivere   

la via della virtu' della rettitudine e un sentiero stretto e in salita che non fa sconti e che costa fatica e sacrificio  quella della falsità e dell'immoralità e' invece un'autostrada in discesa che comunque vada premia sempre perché di fatto non sanziona mai   quindi a ben vedere,   la filosofia del vivere moderno puo essere ricondotta a pochi postulati  di base tra i quali c'e' quello che comanda:   <fregatene! e prendi la vita per SCORCIATOIE>   oggi  e' senz'altro più "remunerativo" un approccio alla vita di tipo conformista passivo effeminato  che volitivo risolutore maschile,   "farsi canna"  seguire "il flusso"  alias:   preferire la logica dei diritti su quella dei doveri,   l'incoerenza sbarazzina  sulla costanza della responsabilità  la prurigine del "proibito"  sulla rettitudine dei valori ,  l'opportunismo conformista sull'indipendenza di pensiero,   la logica del partecipare su quella del vincere  quella dell'immagine sulla sostanza  ... e via cosi'  in senso paradigmatico:   la convivenza sul matrimonio   le unioni di fatto sulla famiglia tradizionale  il sesso svincolato dalla procreazione  il libertinaggio anarcoide sulla libertà responsabile, il laicismo secolarizzato sulle tradizioni millenarie,  il relativismo immanente su l'oggettività antropologica,  il diritto "positivista" su quello naturale  il soggetto sulla persona,  il corretto sul giusto ecc. ecc.

se si ha l'onesta intellettuale di non fermarsi in superficie e di andare a vedere la realtà nuda e cruda per quello che e'  si puo vedere alla radice di tutto  un tutt'altro che epico braccio di ferro tra due concezioni di uomo per niente alternative  dove come il  femminismo rispetto al mondo maschile trae la sua ragione d'essere solo sulla continuità del suo "vitale"  rapporto-antagonismo a base odio-dipendenza   cosi la filosofia del modello laicista del p.unico esiste ed esisterà fintanto che esisterà il suo "alter-ego" tradizionale: quella aristotelico cristiana   
un uomo posto a quel livello e' come se si trovasse davanti a bivio niente terze vie, o scorciatoie disponibili   se vuole proseguire  non ha alternativa che operare una SCELTA, una scelta di vita  (ecco forse perché nelle discussioni con i progressisti di ogni risma non si riesce mai a portarli  a questo "piano terra" del dibattito)  in ogni caso,  tutto questo  non e' materia per candidati  santi o  eroi,  e una cosa alla portata di ogni uomo che voglia semplicemente essere onesto fino in fondo con se stesso

Un uomo che è un uomo DEVE credere in qualcosa (dal film: il mio nome è nessuno)

Ent

#2
In effetti il '68 non è stato un fulmine a ciel sereno, ma l'epilogo di un processo storico-filosofico, anche se, rispetto ai cambiamenti che ha portato in società, ha proprio la parvenza di una rivoluzione.
Segnalo, a conferma delle tue osservazioni, la lettera enciclica Casti Connubii del 1930, di Pio XI: i sovvertitori della società odierna [sostengono che il matrimonio] dev'essere affrancato da ogni legame d'indissolubilità, non solo tollerando ma sancendo con la legge le separazioni ossia i  divorzi dei coniugi; dal che infine nascerà che il matrimonio, spogliato di ogni santità, rimarrà nel novero delle cose profane e civili.

E ancora: È un fatto, in verità, che non più di nascosto e nelle tenebre, ma apertamente, messo da parte ogni senso di pudore, così a parole come in iscritto, con rappresentazioni teatrali d'ogni specie, con romanzi, con novelle e racconti ameni, con proiezioni cinematografiche, con discorsi radiofonici, infine con tutti i trovati più recenti della scienza, è conculcata e messa in derisione la santità del matrimonio, e invece o si lodano divorzi, adultèri e i vizi più turpi .

Qui si prefigurano le unioni civili: propongono quasi nuove forme di matrimonio: l'uno « temporaneo », l'altro « a esperimento », un terzo che dicono « amichevole », e che si attribuisce la piena libertà e tutti i diritti del matrimonio, eccettuato il vincolo indissolubile. [...] lungi dal potersi esaltare quali conquiste della « cultura » moderna, di cui menano sì gran vanto,sono invece aberrazioni nefande, che ridurrebbero senza dubbio anche le nazioni civili ai costumi barbarici di alcuni popoli selvaggi

Il Papa prosegue poi accusando i sostenitori dell'emancipazione femminile e, dopo averla descritta, afferma: Ma neppure questa è vera emancipazione della donna, né la ragionevole e dignitosa libertà che si deve al cristiano e nobile ufficio di donna e di moglie; ma piuttosto è corruzione dell'indole muliebre e della dignità materna, e perversione di tutta la famiglia, in quanto il marito resta privo della moglie, i figli della madre, la casa e tutta la famiglia della sempre vigile custode. Anzi, questa falsa libertà e innaturale eguaglianza con l'uomo tornano a danno della stessa donna; giacché se la donna scende dalla sede veramente regale, a cui, tra le domestiche pareti, fu dal Vangelo innalzata, presto ricadrà nella vecchia servitù (se non di apparenza, certo di fatto) e ridiventerà, come nel paganesimo, un mero strumento dell'uomo.

D'altra parte Don Bosco, già nell'Ottocento, denunciava la manipolazione delle masse da parte dei media, scagliandosi contro coloro che studiavano di stabilire uno Stato il quale non governasse più in nome di Dio, né secondo Dio facesse le leggi, ma in nome del popolo e secondo il mutevole volere del popolo, che essi stessi colle loro arti avrebbero formolato. Volevano rovesciare a poco a poco ciò che ipocritamente avevano fino allora predicato doversi rispettare, in modo però che i popoli non se ne avvedessero, o solo allorquando già vi fossero preparati per corruzione di costumi, per errori di mente bevuti nei giornali, nei libri, nei teatri, nelle scuole, e nelle adunanze politiche. A tal fine, predicando la necessità dell'indipendenza della nazione, si facevano apostoli della libertà di pensiero, di coscienza, di religione e di stampa. Era quella libertà definita da San Pietro: Velamen habentes malitiae libertatem, cioè null'altro in fondo che guerra contro tutto ciò che da lontano o da presso ricorda alla superbia umana che vi è un Dio al quale si deve assoluta obbedienza.


Questi sono solo alcuni tra i numerosi documenti storici che potrei segnalare, a conferma della pregressa crisi dell'Occidente.
Ed è proprio vero che esiste una linea di continuità tra le rivoluzioni menzionate; per esempio, i bolscevichi introdussero divorzio ed aborto in Russia, così come il nichilismo sessantottino lo introdusse in Occidente. Ma non c'è da meravigliarsi: Dostoevskij dedicò un intero romanzo ai nichilisti ("I demoni"), i quali pochi decenni dopo diedero attuazione alla Rivoluzione d'ottobre, chiamandosi bolscevichi. In realtà i bolscevichi null'altro sono che nichilisti. Rivoluzione russa e Sessantotto sono due esempi di rivoluzione nichilista.

Non esito nell'affermare che l'origine della decadenza occidentale ha natura religiosa, l'allontanamento da Dio ha causato tutto questo. E più il distacco è ampio, più gravi sono le conseguenze che la società subisce. D'altra parte, quale civiltà è mai stata atea?
Il '68 non è l'origine filosofica e nemmeno storica della crisi attuale, ma il regresso che ha portato è talmente diffuso, talmente pervasivo, da rendere questo movimento tipicamente rivoluzionario; d'altra parte, se è vero che l'architettura della società italiana aveva subito crepe già prima del '68, è pur vero che buona parte di essa era ancora -tutto sommato - dalla parte di Dio (e quindi della tradizione, della natura, della civiltà).
A parer mio attaccare il '68 e i suoi disvalori significherebbe colpire anche quelle stesse filosofie ed ideologie che ne stanno alla base, perché il '68 è in effetti un concentrato, una sintesi delle ideologie anticristiane.
Come il '68 ha rovesciato i valori occidentali, così dovrà essere, esso stesso, controrovesciato. E ciò potrà avvenire solo attraverso una diffusa - ma non necessariamente maggioritaria - presa di coscienza religiosa. E con essa, tanti saluti a:
Citazionehegel, nietzsche, marxs,  marcuse, foucault, rahner

Finnegan

Il '68 è stato la rivoluzione più devastante perché mentre le altre avevano riguardato essenzialmente il regime politico, il '68 è stata una rivoluzione dell'anima.
L'ingegneria sociale è stata applicata direttamente sul corpo sociale, utilizzando al meglio le più recenti tecnologie, senza la mediazione di regimi politici.
E non a caso, è stata anti-politica: la triade sesso-droga-rock 'n roll per tener buona la gente ed evitare ribellioni.
Oggi anche gli attivisti maschili hanno talmente interiorizzato questo paradigma, da essere profondamente disturbati persino dall'idea di sposare una donna vergine, o dal mettere in discussione "l'emancipazione" femminile.
Peggio ancora, hanno abdicato al loro ruolo di uomini, vedendosi solo come esseri consumatori e copulanti senza alcuna radice né finalità. Solo scuotendo questo torpore la condizione maschile migliorerà.
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Ent

Citazione di: Finnegan il 30 Agosto 2020, 03:27:46 PM
il '68 è stata una rivoluzione dell'anima. [...] senza la mediazione di regimi politici.

C'è chi ritiene - come il filosofo Berdjaev, nell'eccellente saggio "Nuovo Medioevo" - che anche la Rivoluzione Russa sia stata una rivoluzione dell'anima; che i bolscevichi rappresentassero l'essenza del popolo russo, ormai corrotto nei suoi fondamenti spirituali e non fossero un manipolo di briganti che riuscirono a prendere il potere. Ma l'associazione tra nichilismo e potere politico, rappresentata dal bolscevismo prima, dal comunismo poi, ha permesso che, caduto il regime politico, venisse travolta anche l'ideologia. Una analoga associazione non si ravvisa con l'ideologia del '68, e questo è un bel problema.
Una rivoluzione dell'anima si può combattere soltanto con mezzi spirituali, che potrebbero essere utilizzati anche attraverso la politica, a condizione che si abbandoni lo schema ben descritto dall'ironia di Chesterton: Il compito dei Progressisti è di continuare a fare errori. Il compito dei Conservatori è di impedire che gli errori vengano corretti.
Oggi siamo ancora lontani da quest'obbiettivo, perchè i partiti politici, nei loro rappresentanti, sono impregnati di '68; ma qualcosa si sta muovendo (forse perchè a mali estremi, estremi rimedi?) e, complici la denatalità e l'immigrazione di massa, non è peregrino ipotizzare che a breve si possa iniziare a parlare di civiltà, di etica, di religione, di scelte.

Citazione di: Finnegan il 30 Agosto 2020, 03:27:46 PM
Peggio ancora, hanno abdicato al loro ruolo di uomini, vedendosi solo come esseri consumatori e copulanti senza alcuna radice né finalità. Solo scuotendo questo torpore la condizione maschile migliorerà.

Senza una visione d'insieme si potrebbe forse ottenere l'apprezzabile risultato di risparmiarsi molti mali dell'inciviltà contemporanea, ma sarebbe una magra consolazione, come vincere una battaglia perdendo infine la guerra. Probabilmente molti non si accorgono della gravità della posta in gioco, oppure si compiacciono della propria femminilizzazione, come ipotizza Eric Zemmour nel finale del libro Le premier sexe (L'uomo maschio), opera per me non totalmente condivisibile, ma certamente apprezzabile.

Finnegan

#5
Citazione di: Ent il 31 Agosto 2020, 12:19:53 PM
come vincere una battaglia perdendo infine la guerra
Infatti senza una visione d'insieme non è assolutamente possibile vincere. Per questo, al momento al Questione Maschile è solo a uno stadio embrionale di presa di coscienza se non talora di stallo.

Anche secondo D'Amico il '68 è stata la rivoluzione più radicale di tutte. Questo testo di Blondet (Complotti III, Minotauro, 1997) è particolarmente interessante:

LA PRIMA PRIVATIZZAZIONE
Ricordate? Ci sono stati gli anni della contestazione globale, della rivoluzione immaginaria e permanente, studentesca e operaia. "Dieci, cento, mille Vietnam". E poi gli anni di piombo. Le Brigate Rosse, e tutti i "contigui" ad esse: intellettuali, giornali, politici, intere fabbriche. Gli scioperi, i cortei minacciosi. Gli attentati, il sangue, le scritte d'odio sui muri lividi. "Hazet 36, fascista dove sei?". "Ucciderne uno per educarne cento". Gli anni del libretto di Mao. Di Lotta Continua. Gli anni del "né con lo Stato né con le Br". E il Pci vicinissimo al governo, quasi chiamato dai pavidi, partito marxista "ragionevole" perché difendesse i pavidi dal marxismo estremista. L'onda sembrava travolgente, inarrestabile. I più si preparavano, rassegnati o baldanzosi, a entrare nel socialismo reale.
Poi, di colpo, il Riflusso. Da un giorno all'altro, il Disimpegno. Tutti a casa. Com'è stato possibile? Com'è avvenuto? Noi ce lo ricordiamo, abbiamo conservato qualche ritaglio di giornale, preso appunti. Possiamo persino dirvi la data precisa.
Da noi, il Ritorno al Privato fu proclamato il 13 settembre 1978. Quel giorno preciso il Corriere della Sera pubblica con rilievo, e in prima pagina, la lettera di un lettore: che si dichiara cinquantenne, agiato borghese, e innamorato infelice di una donna troppo più giovane di lui. Inclina, per questo, al suicidio; ma prima chiede un consiglio, un conforto del Corriere.
E il Corriere diretto allora da Franco di Bella, affiliato (lo sapremo poi) della P2 - risponde. In prima pagina. Con un corsivo anonimo. In cui si osserva che dopo anni di contestazione, assemblearismo e speranze rivoluzionarie, la gente è stanca e delusa. "I giovani per anni hanno provato ostinatamente a gestire il privato nel collettivo", dice l'anonimo. Al grido di "il privato è politico", i gruppi protestatari hanno cercato di convincersi e convincerci che tutti i problemi personali (amore, sesso, solitudine, acne giovanile) erano in realtà frutti della società repressiva, e tutti si sarebbero vanificati quando si fosse cominciato a "vivere il comunismo". Ora però qualcuno (nella fattispecie, l'innamorato cinquantenne) ritrova il coraggio di parlare dei suoi fatti intimi come di dolori privati - ancorché in pubblico - e non come contraddizioni politiche. Finalmente. Non a caso l'araldo della nuova stagione è un cinquantenne: uno che, per anagrafe, "non ha fatto il '68".
È un ritorno, come sospetta subito qualcuno, al Potere Grigio? Fatto sta che il fenomeno è subito registrato, con la parola che lo definisce: il Riflusso. Immediatamente, i giornali più potenti vi riconoscono "un grosso fatto di costume". Definito "grosso", il "fatto" va ingrossato, e non manca il metodo per farlo. Si mobilitano le Grandi Firme per discutere, dibattere, pronunciarsi pro e contro il Riflusso. Lo scopo è: parlarne per farlo esistere.
Il Corriere pubblica a valanga lettere di altri lettori, che rispondono al cinquantenne innamorato con consigli, parole di conforto, resoconti di "esperienze personali". Pochi giorni dopo, un altro "grosso fatto": il Corriere ripubblica una lettera intima, stavolta di un adultero di Cinisello Balsamo.
Non c'è che dire, è proprio il Riflusso. Ormai se ne scoprono dappertutto i segni. Infuria la febbre del sabato sera. "I nuovi giacobini dopo Marcuse hanno scoperto John Travolta", come dice un altro titolo del Corriere. I "giovani" (quelli cioè che non hanno fatto il '68 per tenerezza di età) disertano le assemblee e affollano le balere: si apre a Milano, con capitali del Psi di Craxi, una discoteca con duemila posti, il "Club 54". Mauro Rostagno, uno dei fondatori del Movimento all'Università di Trento con Renato Curcio e Mario Boato, ricompare vestito di mussola color zafferano: è diventato un seguace di guru Rajneesh. Professa una nuova religione che contempla l'uso del sesso etero e omo, di spinelli, e il dogma: "Io sono l'unico Dio di me stesso".
Ai compagni di Lotta Continua che lo attaccano, parlando di "stron*ificazione dell'esperienza mistica", Rostagno non si sottomette: "Non c'è più il partito che ti dice cosa devi fare", avvisa. Rifiuta pertanto di "fare autocritica". Nelle scuole, del resto, il movimento è ormai in minoranza, ora accade talvolta che gli estremisti di sinistra non riescano a "gestire le assemblee", né a raccogliere forze sufficienti (dieci contro uno) a negare la "agibilità politica ai fascisti", più precisamente ai "travoltini", sospettati di essere gli eredi dei "sanbabilini". I "giovani" hanno dimenticato Che Guevara, leggono Tolkien [qui però Blondet si sbaglia].
Occorre interpretare gli eventi, prendere posizione. Comincia l'ammucchiata giornalistica: sul ritorno al privato, le parti vengono rapidamente assegnate. "Pro" il Corriere della Sera, "contro", con preoccupazione, l'Unità; "pro" Alberoni, "contro" Asor Rosa. Se infatti il Riflusso è il contrario dell'Impegno, e l'Impegno non può essere che di sinistra, allora il Riflusso è di destra. Perciò è contro, sia pur con distaccata ironia, anche L'Espresso: "Qualcuno comincia a chiedersi con una punta di allarmismo: dopo l'amore e la quiete domestica, quali valori farà riscoprire il privato? Le previsioni sono catastrofiche: la verginità, il nonno, la tomba di famiglia...".
Son previsioni presto superate. Panorama ha pronto uno scoop: pubblica la lettera di una sposina che racconta come il marito, e talora la suocera, la sculaccino col battipanni; e tuttavia, anzi proprio per questo, si dichiara felice. La notizia allarma subito i rotocalchi femminili: sono in pericolo "le conquiste del femminismo"? Il Riflusso colpisce "la lotta delle donne"? Le lettrici, di colpo, temono di farsi sorprendere fuori moda. "Donna è bello" non si porta più? La polemica è al colmo, quando si sparge la voce che la lettera della sposina sarebbe, in realtà, una burla letteraria: se ne indica l'autore in Alberto Arbasino, che l'avrebbe scritta e spedita per godersi di nascosto il putiferio. Arbasino smentisce, il sospetto rimane.
Il quotidiano Lotta Continua, che vive i suoi ultimi mesi, accusa lo sbrindellarsi del "movimento": "Siamo arrivati al punto che parecchi compagni spacciano eroina, troppi si bucano, altri vanno a rubare, espropriando troppe volte anche qualche povero cristo qualsiasi; il riprendiamoci la vita viene inteso come il ritorno all'interno di se stessi, a farsi i fatti propri o al ritorno alla coppia, vivendo tutto ciò distaccatamente dal resto dei compagni". Imperdonabile.
Come mai? Le Grandi Firme di Corriere, Espresso e della Repubblica aprono il dibattito: sarà stato l'influsso dei nouveaux philosophes? Di certo c'entra qualcosa la circostanza che la Cina, seppellito Mao, ha cominciato a importare Coca Cola e a mettere fra parentesi l'ideologia, rivelandosi al mondo per quello che è: non il paradiso comunista, ma un inferno devastato dalla Rivoluzione Culturale. In Cambogia, il "comunismo integrale" di Pol Pot s'è palesato come un genocidio capace di sterminare un terzo della popolazione in due anni. L'eroico Vietnam del Nord, divenuto seconda potenza asiatica per armamento, ha invaso il Paese "fratello". È il crollo dei miti, constata il Corriere: "I giovani sono orfani".
Già. Ma quelli che vengono indicati come sintomi certi del Riflusso, in realtà esistevano già da tempo. Adulteri e innamorati infelici che scrivono alle "poste del cuore" dei giornali non sono mai stati rari; il volto disumano del comunismo era scoperto da anni; e almeno dal 1977 Lotta Continua ha dovuto cominciare a pubblicare una rubrica di "corrispondenza coi lettori", in cui sempre più spesso - con dispetto dei compagni più duri e puri - la lagna del privato ("Sono innamorato di una compagna che non mi vede nemmeno...") aveva la meglio sull'ideologia.
Viene dunque un sospetto. Il Ritorno al privato poteva essere proclamato, basandosi su sintomi ugualmente plausibili, due anni prima, o due dopo. Se è stato dichiarato il 13 settembre 1978, una ragione dev'esserci. Quale? Voci non controllate parlano, all'epoca, di un'indagine di mercato commissionata dalla nuova proprietà del Corriere, la quale avrebbe rivelato la crescente stanchezza del pubblico per le rivelazioni, le speculazioni, i retroscena del Palazzo. Proprio in base a quest'indagine, per venire incontro al nuovo mercato che si starebbe delineando, le teste d'uovo editoriali avrebbero progettato a tavolino il "nuovo quotidiano popolare", subito definito "a larga diffusione", la cui direzione è stata affidata a Maurizio Costanzo: un altro personaggio che solo dopo confesserà di appartenere alla P2. Il nuovo "popolare" si chiamerà L'Occhio e uscirà in autunno. E destinato a "questi famosi quarantenni di cui si parla tanto perché non hanno fatto né la guerra né la Resistenza né il '68". In un'intervista, Maurizio Costanzo ha spiegato che suo compito è fare "un giornale non ansiogeno", che non presenti "le notizie sempre al negativo", ma che "racconti fatti che colpiscono ed esprimono i sentimenti della gente". Insomma, "faremo molta cronaca", dice Costanzo. E aggiunge: "Non intendo occuparmi del Palazzo, lo si fa già troppo".
Esiste la famosa ricerca di mercato? Al Corriere negano. Ma si sa che è stato il direttore piduista in persona, Di Bella, a insistere   contro la perplessità dei suoi collaboratori più vicini a mettere in prima pagina la lettera del cinquantenne innamorato. L'ammissione è importante: c'è stata dunque una scelta precisa, probabilmente ben motivata.
Una rivista allora stampata dalla Federazione Nazionale della Stampa, allora egemonizzata da giornalisti comunisti, Numero Zero, fa il conto degli argomenti collegabili al Riflusso apparsi da qualche tempo sulla prima del Corriere: l'elenco, incompleto, è probante. "Nel numero del 9 dicembre appare di spalla un pezzo su voci di 'un tragico amore del Papa'" (Papa Wojtyla è considerato un araldo del Riflusso, essendo la religione il contrario dell'Impegno). 14 dicembre: in prima pagina il Corriere pubblica "ben tre pezzi di varietà, uno sul Natale ruggente, uno su un ricevimento a Palazzo Durini (che comincia così: "Novecento cuscini di raso...") e un altro sulla febbre dei dischi volanti ("La spiegazione è dentro di noi"). 15 dicembre: si parla della "febbre dell'oro al self service del lingotto". Quattro giorni dopo: un articolo sui regali di Natale. Pochi altri giorni, e il 22 dicembre ecco: "Senza calcio feste diverse". 29 dicembre: "Coraggio, fra poco le feste sono finite".
Ma c'è di più. Il 17 dicembre, il Riflusso vien coniugato al femminile: "Le risate e le lacrime della donna a 40 anni". Il 30, il Corriere s'interroga: "Si può violentare la moglie?". Il 17 gennaio: "Quando la donna non può fidarsi neppure sotto le lenzuola di casa". Il 25 e il 27, il Corriere rilancia in prima pagina la lettera della sposina sculacciata, pubblicata da Panorama. Poco dopo, ampio rilievo alla storia di Peppineddu, contadino siciliano "con un harem: aveva sette mogli". Il Corriere si domanda: Peppineddu "è un erotomane, uno sfruttatore, o un uomo che ha capito il vero senso della vita anche se in modo grezzo?". Il 6 marzo il critico letterario del giornale, Giulio Nascimbeni, commenta in prima pagina ("Nel nome di Rabelais") l'evento della sera prima: alla tv il comico Benigni ha cantato una canzone di tema escrementizio, La ballata del corpo sciolto. È il Riflusso, il Riflusso. L'8 marzo il Corriere fa una scelta rivelatrice: relega all'interno la notizia di un corteo di 50 mila femministe a Roma, mentre sbatte in prima pagina il seguente titolo: "Tornano donne oggetto e casalinghe soddisfatte". Tra gli argomenti considerati simbolici del Riflusso, non manca "La nuova moda del diavolo", che il Corriere annuncia il 12 gennaio con un sottotitolo che Numero Zero giudica "molto serio": "Incremento d'interesse per le pratiche pertinenti l'area del demoniaco".
Una cosa soprattutto preoccupa i compagni redattori di Numero Zero: nel promuovere il Riflusso, il Corriere lo collega apertamente con il disgusto del Politico, il rifiuto dell'Impegno a sinistra. Lo dichiara il titolo dell'articolo del sociologo Alberoni che compare il 5 dicembre in prima pagina: "I nuovi giacobini dopo Marcuse hanno scoperto Travolta". Lo ripetono altri titoli nei giorni seguenti. Il 12: "Così è finito il sogno nato negli Atenei"; il 31: "Si chiude l'anno del riflusso e della riscoperta del privato"; il 9 gennaio: "Non abbiamo più ritratti da appendere accanto al letto"; il 14: "Il deserto dei giovani - Simboli infranti, smarrimento, riflusso". E il 20, "Orfani": un altro articolo che, come quello del cinquantenne innamorato, dà la stura al "dibattito", con opposte prese di posizione del Corriere e di Repubblica, del Giornale e dell'Espresso, e con interventi di Bettiza e Moravia, Umberto Eco e Luca Goldoni, Zincone e Flores d'Arcais. Gli "Orfani", s'intende, sono i sopravvissuti al maotsetungpensiero, i disillusi del Vietnam, i reduci del castrismo immaginario, i delusi dalla Cambogia, insomma (come spiega un titolo del 22) gli espulsi dai "paradisi perduti dell'ideologia marxista". Per i quali Alberoni suggerisce l'ultimo motivo di speranza in un articolo del 22 marzo: "Ma l'amore è la prima rivoluzione". Dove si spiega che, essendo l'innamoramento "un movimento collettivo a due", il "tornare alla coppia" (ossia al Privato) ha la stessa dignità che partecipare allo "stato nascente" dei movimenti collettivi. Dunque bando ai rimpianti. Il Riflusso, proclama addirittura Alberoni, è il preludio "a un nuovo Rinascimento".
Per il Pci e i compagni di strada, dunque, la promozione artificiale del Riflusso è un fatto indubbio. Numero Zero accusa cautamente la nuova proprietà del Corriere, ossia la famiglia Agnelli, di promuovere il Ritorno al Privato "contro la sinistra". D'altra parte, anche negli anni del più rovente impegno, il Corriere "non ha mai colto fino in fondo la domanda di cambiare che viene dalla società".
Il linguaggio di quest'ultima frase di Numero Zero va notato: è il linguaggio datato, che viene dall'ieri dell'Impegno, dell'egemonia, del consenso obbligato a Berlinguer, che il Pci si ostina a parlare col rischio di apparire senza speranza fuori moda. Ancor più scialbo, in quanto l'analisi appare incompleta per eccesso di prudenza. Il Riflusso, suggeriscono i giornalisti Pci, non è "spontaneo"; è promosso da "un complotto". Ma sulla natura del complotto devono tacere, altrimenti finirebbero per gettare luce sulle radici del fatto sulla cui "spontaneità" non possono ammettere dubbi: il "consenso" ai comunisti, cresciuto negli anni passati, non è stato in larga misura promosso da quello stesso Corriere e dagli stessi personaggi che oggi fabbricano il Ritorno al Privato?
Allora, Lotta Continua ebbe meno prudenze. In quel periodo, essendo in Italia per delle conferenze Noam Chomsky, il linguista del MIT (Massachusetts Institute of Technology), il guru dell'estrema sinistra americana, lo intervista: e gli fa dire che il Riflusso è una creazione della Trilateral Commission, il Gran Consiglio del supercapitalismo. Secondo Chomsky; "l'ordine, come stabilisce testualmente la Trilateral, dipende dalla capacità di portare disfattismo e passività negli strati che si sono mobilitati. Ecco il perché della propaganda in atto, che vuole istillare nella gente egoismo e apatia al posto di ideali, speranze e volontà (...) anche qui in Italia è in atto il solito sforzo propagandistico, che va sotto il particolare nome di 'riflusso'. Come in Francia e in Germania, c'è il tentativo di unificare tutti i media centralizzandoli da destra".
Detto così, certo, pare rozza fantapolitica. Eppure Chomsky ha in mente un testo preciso: il Rapporto sulla Governabilità delle Democrazie pubblicato fra i documenti della Trilaterale (Triangle Papers, New York University Press) pochi anni prima, nel 1975: dove, a pagina 114, si legge: "Il funzionamento efficace di un sistema democratico richiede una qualche misura di apatia e non coinvolgimento da parte di individui e gruppi", e in cui, a pagina 152, si propongono metodi per il controllo dei mass media e degli "intellettuali orientati ai valori" (value oriented intellectuals), che devono essere invece sostituiti da technocratic policy oriented intellectuals, più adatti a capire le esigenze di una "democrazia efficace". E non a caso, quando Chomsky rilascia quell'intervista, in Italia il Corriere della Sera è appena passato, con tutta l'editoriale Rizzoli, sotto la proprietà della Fiat: e il Corriere, con direttore P2, è - abbiamo visto - l'annunciatore del Riflusso.
Qualcosa di vero può dunque esserci. Proviamo a seguire il ragionamento: nel 1978, il Centro dell'Impero decide che è ormai ora, diciamo così, di raffreddare le scorie roventi della contestazione, che coinvolgendo i gruppi sociali nella politica - dalla protesta per il Vietnam in poi - ha messo in pericolo la "governabilità" del sistema tecnocratico. Ma bisogna farlo senza mettere in pericolo quelle "conquiste del '68" che sono funzionali al sistema. Il '68 infatti è stata una rivoluzione culturale nel senso più profondo: non ha cambiato i rapporti di potere esistenti (anzi, il potere è sempre saldamente in mano a quelli nel Centro dell'Impero), ma ha rivoluzionato i costumi: in un senso che la tecnocrazia approva. La "conquista" centrale del '68 si identifica con la "rivoluzione sessuale": la diffusione nel vasto cuore della società di quella "modernità" psicologica, totalmente secolarizzata, illuministica in senso libertino, che prima era privilegio di scarne élites laiciste. Il '68 non ha dato "il potere agli operai", come vaneggiavano i suoi figuranti, ma ha dato alla società italiana l'aborto, il divorzio, la tolleranza per l'abuso delle droghe, le varie "libertà per i diversi". Sono queste "le conquiste del '68" che il potere economico intende conservare: perché, spazzato via il senso comune ("cattolico", in Italia), sono stati fatti cadere gli ostacoli morali alla trasformazione dell'uomo in "consumatore" edonista.
Il Riflusso garantisce che queste "conquiste" non vadano perdute: nel 1978, il Ritorno al Privato approvato non è ancora una richiesta politica, per esempio di "privatizzazione" della società civile dall'invadenza dello statalismo. I soli Ritorni al Privato che vengono promossi sono quelli che si esercitano nelle camere da letto (gli innamoramenti dei cinquantenni), o quelli che si esercitano nell'insignificante (la "febbre del sabato sera"). È proprio di questo che si compiace l'Espresso, quando in un sondaggio sulla "nuova morale", può annunciare felice che sono mutati i confini tra le zone del bene e del male".
In quegli stessi giorni, Giorgio Galli rassicura i compagni comunisti preoccupati dal riflusso: "Ma agli anni Cinquanta non si torna", perché gli italiani "sono arrivati alla filosofia politica occidentale anche attraverso la cultura ribelle del Sessantotto"; e "dieci anni di lotte coraggiose hanno convinto metà degli italiani che la sinistra ha diritto di governare". Il messaggio poteva sfuggire, allora, agli ingenui. Pochi potevano capire che la "filosofia politica occidentale" che "la cultura ribelle del '68" aveva promosso, era in definitiva quella dell'America, intesa come l'Impero del Consumo e dell'Efficienza. Ma nel nuovo impero, si prometteva un posto alla "sinistra": ossia al Pci, se rinunciava al suo populismo messianico. Era, sulle scorie normalizzate del '68, "l'incontro tra borghesia progressiva e comunismo" post rivoluzionario. Solo Augusto del Noce lo capì: la rivoluzione culturale aveva "esercitato un'azione dissolutiva che non distrugge le classi, ma porta al dominio di una nuova classe, quella che tratta ogni idea come strumento di potere"[/b]. Qual è questa nuova classe? Sono "i manager (che) possono presentare il loro dominio come una necessità tecnica della produzione, unico valore rimasto dopo la distruzione" di tutti i valori. Ai comunisti e rivoluzionari sessantottini, in via di diventare (non lo sapevano ancora, loro) i "democratici della sinistra", la tecnocrazia offre un impiego: quello "di tenere in custodia un mondo in cui i valori si sono dissolti".
Più di tre lustri sono passati. Il Riflusso continua anche nel Nuovo Ordine Mondiale. Alla direzione del Corriere (e anche de La Stampa) ci sono intelligentissimi ex sessantottini, assai scanzonati quanto ai principii, ma molto ossequienti alla Proprietà. Dicono che Paolo Mieli ed Ezio Mauro vadano spesso a trovare Enrico Cuccia. E pendono dalle sue labbra.
Così, assai prima che si cominciasse a parlare di "privatizzazioni" - delle industrie parastatali, dei telefoni, della previdenza sociale - fu intrapresa la privatizzazione delle anime. Necessario preliminare alle altre.
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johann

#6
A ogni generazione il suo "botto" rivoluzionario!  ai nostri trisnonni tocco' il risorgimento, ai nostri nonni il 1917 comunista ai nostri padri Il 68 anarcoide  a noi oggi la lascivia filosofica del relativismo nichilista:  "l'omo-lgbt-gender-crazia",  la "creanza" sociale del pensare e agire p.corretto,  l'ecologismo fondamentalista inumano,  la nuova religione cosmopolita egalitario-ecumenista, cocktail alchimista di "new age" gnosticismo, panteismo, e sincretismo,  dove l'uomo moderno puo soddisfare solo sul piano individuale eventuali sue reminiscenze spirituali  ecc ecc  sono tutte "mine" spacciate per riformismo sotto forma di "santabarbara ideologica" meticolosamente pianificate, scavate, e ammucchiache nelle viscere della societa' per essere fatte esplodere a tempo debito 

un filo rosso di arianna collega tutti questi sventramenti "controllati" delle strutture sociali  all'inizio erano praticati sulla chimera ideologica di distruggere per ricostruire ex novo nuove tipologie di società di tipo totalitario  in modo da "fabbricare" la storia   adesso sul fallimento conclamato (nel sangue) di tutte quelle "visioni" epocali con appresso i suoi "uomini nuovi" (fascisti, ariani, sovietici, cinesi ecc)  e' rimasta solo prassi distruttiva  mirata ad un unico obiettivo:  il già' destrutturato  <uomo contemporaneo>  squagliarne in magma le sue attuali macerie costitutive e' imprescindibile per eliminare ogni possibilità di resistenza a un mondo compiutamente e integralmente funzionale alle logiche di mercato  logiche che per estrinsecare i loro effetti più lucrosi e vantaggiosi devono in un certo senso riappropriarsi delle loro accezioni più "incontaminate" e "pure"  alias  selvagge e spietate,  se non altro perché l'ultima e' stata fatta scoppiare sulle ferite ancora sanguinanti di quella del 68  oltre alla ovvietà che ci vuole molto più tempo a costruire che a distruggere  e' chiaro che la sequela ravvicinata dei "botti" e sempre stata cadenzata per sorpassare in distruzione quanto sia mai possibile fare in ricostruzione 

che si guardi la questione in "pianta prospetto fianco o in 3d"   tutto orbita sempre intorno al fattore "uomo"  molto prima degli aspetti (pur importanti) di tipo sociale o economico,  secondo me  il "ground zero" dell'ultima mina dovrebbe preoccupare maggiormente gli uomini ancora nella disponibilità della propria coscienza critica  segnatamente come la popolazione maschile NON "per sbaglio" come le mezze  s***  che a orde usurpano e inzaccherano il vessillo dell'attivismo maschile  e tempo per l'uomo contemporaneo di chiedersi in cosa crede, e in caso di risposta "giusta" schierarsi sul fronte di chi si batte perché recuperi e si tenga stretta l'accezione natural-durante che da sempre gli e stata propria e che gli ha consentito di creare le civiltà e di scrivere la storia,  accezione formata da pochi ma fondamentali principi non negoziabili da salvaguardare e da difendere con le unghie e con i denti  .....i più importanti:

1) L'uomo da soggetto-cittadino sottoposto allo stato,  depositario di diritti legati al cascame delle sue necessita materiali fisico-biologiche  deve ritornare e essere una PERSONA nel senso cristiano (che l'ha determinato) del termine: essere composto da anima + corpo,  "sostanza individuale di natura razionale" in possesso organico e non per concessione della propria  libertà  espressione creaturale e non casuale dell'ordine ontologico oggettivo e perenne del creato,  ordine di cui fa parte e di cui, unico sulla terra, ha impresso nel sigillo divino la consapevolezza della legge naturale che lo presiede e governa   

2) Devolution o reverse processing  in merito alla peste mentale del millennio e cioe' del relativismo:  la verità sulle cose DEVE tornare ad essere oggettiva e non soggettiva  i rapporti intelletto / realta' oggettiva devono tornare all'intelletto che si conforma all'oggetto reale  e non il contrario,  oggi nell'attuale filosofia relativista tutto e' opinabile, perché prodotto dall'intelletto,  tutto, vale nella stessa misura,  tutto e immanente al momento del giudizio, questa filosofia cardine e midollo del materialismo contemporaneo in cui praticamente ogni cosa perde il proprio valore e aquisisce un prezzo, deve essere culturalmente ipso facto sconfitta,  niente vie di mezzo, perché le verita' universali o sono o non sono  si scelgono o si rifiutano ....punto.   
il tema e' importante e merita un estratto di un'intervista al Prof. ALBERTO STRUMIA  fisico matematico con un passato al cnr nell'istituto nazionale di alta matematica e all'istituto nazionale di fisica nucleare, ricercatore all'università di bologna e ora sacerdote  filosofo con dottorato in teologia, insegnante con cattedre in una mezza dozzina di facoltà universitarie  insomma la nemesi in positivo del laicista odifreddi  il prof. strumia partecipa attivamente alle nuove avanguardie della scienza come il programma scimat (science matter) che tratta di tutte le problematiche concernenti le conoscenze umane come scienza:
il più recente tentativo internazionale di riprendere la tradizione di aristotele e di esaminare con la sua stessa sistematicità l'umano e il non umano per conseguire la conoscenza cioe' per la prima volta si vuole tornare a fare scienza rinnegando alla radice il determinismo scientista fideisticamente e ideologicamente incardinato sull'evoluzionismo darwiniano: il relativismo  e quell'atteggiamento mentale che nega che esistano verita' oggettive permanenti e che qualora ve ne fossero sarebbero comunque inconoscibili e impraticabili  tutto e' opinione soggettiva  un mondo, una societa', che si illuda di potersi fondare su una concezione relativista della conoscenza della realta' e quindi della morale (strettamente vincolate)  del diritto e della legislazione  finisce come sta' accadendo di questi tempi per diventare sempre meno vivibile al punto da rischiare l'ingovernabilità, trattare ogni "voglia" individuale come un diritto in cerca di legalizzazione porta a legittimare tutto e il contrario di tutto  se non esistono più' verita oggettive non esiste più un fondamento naturale dell'etica (legge morale naturale) perche si nega che esista una natura stabile dell'uomo (tutto evolve e muta) cosi' si arriva facilmente agli estremi di ogni concetto come la legittimazione dell'assassinio:  vedi aborto, infanticidio, eutanasia,  queste conseguenze sono dovute all'abbandono dei principi di ragione (paradossale per un'ideologia come l'illuminismo basata sulla "dea ragione" ) la scienza, e dentro la scienza le discipline matematiche, sono forse l'unico ambito di conoscenza a conservare un carattere oggettivo comune a tutti,  il resto e mera "opinione" attualmente le scienze in generale sono attraversate da 2 grandi crisi interne:  crisi del riduzionismo e la crisi dei fondamenti:  la prima con la scoperta del DNA  ha costretto a non considerare più il tutto come somma a scalare per complessità delle parti che lo costituiscono,  "l'uomo macchina" degli illuministi non fa progredire la scienza,   la seconda, la crisi dei fondamenti ha costretto ad ampliare la natura stessa della matematica che si e' trasformata da disciplina dei numeri e delle relazioni in disciplina che si occupa di classi di oggetti questa cosa sta' rappresentando un passo decisivo di avvicinamento a una  METAFISICA dell'ente.  le classi sono collezioni di enti e mostrano PROPRIETA' DELL'ENTE CHE I SOLI NUMERI NON EVIDENZIANO .. poi il resto del pezzo peraltro interessantissimo .. aggiungo come mazzata sui denti di quanti arrogantemente continuano a negare la dimensione metafisica del reale quanto scritto da un'altro scienziato   

CARLO RUBBIA: la natura e' costituita in maniera tale che non c'e dubbio che non sia costituita cosi' per caso. più uno studia i fenomeni della natura più si convince profondamente di cio'. Esistono delle leggi naturali di una profondità e bellezza incredibili, non si puo pensare che tutto cio si riduca a un accumulo di molecole. lo scienziato in particolare riconosce fondamentalmente l'esistenza di una legge che trascende, qualcosa che e' al di fuori e che e' immanente al meccanismo naturale.     

e poi ANTONINO ZICHICHI:  chi sceglie l'ateismo fa un atto di fede nel nulla.  ...se dicessimo all'ateo qui dove non c'e' nulla comparirà un oggetto ci prenderebbe per pazzi:  .ecchec*** ...non e' possibile che dal nulla venga fuori qualcosa!!   e in questo modo mostrerebbe tutta la sua patetica contraddizione culturale perche' se da un lato ritiene impossibile che un oggetto nasca dal nulla, dall'altra crede fermamente che dal nulla sia nato l'intero universo come vuole il modello del big bang evoluzionista-casuale di Stephen Hawking   senza contare aggiungo io " l'insopportabile" (per questa gente)  ordine cosmico che si va sempre più scoprendo nell'universo.           

3) come disse EINSTAIN:  senza la religione la scienza sarebbe cieca  senza la scienza la religione sarebbe zoppa  ovvero NON e mai esistita incompatibilità tra fede e ragione anche qui se le cose non prendono la tangente estremista del fideismo:  il bigottismo come i protestanti  o il scientismo dei laicisti  si deve costatare che DIO nonostante il peccato originale ci ha voluti per prima cosa LIBERI nel disporre della nostra esistenza,  perché solo con un atto libero e consapevole quindi RAZIONALE  vuole che si creda in LUI  (CONOSCI la verità e la verità ti fara' libero)   

ce ne sarebbero altri ma questi sono comunque sufficienti a innalzare una barricata insormontabile contro  il "lascismo" progressista  che avanza  con il suo processo omologatore e relativista  se lo si vuole combattere e necessario prima riconoscerlo come nemico letale e non come ..."contributo arricchente nella diversità culturale'" e  combatterlo mediante una feroce vigilanza sui principi non negoziabili dell'identità, e della distinzione oggettiva delle cose  a cominciare dall'uomo maschio sessualmente e ontologicamente determinato  possibilmente prima che l'ultimo botto sancisca la confluenza di ogni cosa nel nulla egualitarista  prima cioe' che l'umanità intera prenda a costume comportamentale e culturale di massa quello che un tempo ( l'ipocrisia, l'incoerenza il tradimento l'adulterio ecc)  muoveva ancora scandalo   

purtroppo e' vero che come società non siamo messi affatto bene perche la maggioranza e' già ben "instradata" in questo senso  bastano pochi esempi: in politica con la "disinvoltura ideale dei 5 stelle che a forza di rinnegarsi  non sanno più chi sono,  o delle sardine cioe il movimentismo del nulla che va in piazza per essere "qualcosa"  poi a livello umano-culturale:  con carlo rossella che dichiara: "resto comunista ma recito il rosario ogni mattina" !?,   oppure  come tim cook  a.d.  di apple che fiero della sua omosessualita' non esista a definirla un "dono di DIO" !?   e dulcis in fondo a livello religioso con il fenomeno di bergoglio e la sua frase "storica":  chi sono io per giudicare!?   in un mondo cosi facile predire che si sarebbe dei clandestini con delle taglie sulla testa
Un uomo che è un uomo DEVE credere in qualcosa (dal film: il mio nome è nessuno)

Finnegan

Infatti i veri clandestini siamo noi, è a noi che hanno tolto lo "ius soli".
Lo scopo finale di questo progressivo nichilismo è di ridurre drasticamente la popolazione (distruggendo prima il cristianesimo) e lasciare pochi umani "selezionati" (al ribasso) come animali in un zoo, lasciando il resto del mondo a disposizione delle élite.
Sarebbe la dittatura perfetta annunciata da Huxley, una popolazione ridotta, senza famiglia né legami, concentrata sui consumi e sul piacere edonistico, che con droghe e un'istruzione apposita non è neppure in grado di concepire la ribellione.
A me però questa distopia non sembra realizzabile perché come ogni ideologia non tiene conto della natura umana.
Credo che abbastanza presto tutte queste derive nichiliste si scioglieranno come neve al sole, come sempre saremo noi cristiani a dover ricostruire dalle macerie come fu per i benedettini, persino il mondo sa che non ci sono altre vie.
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Il Conte di Lautréamont

L'elite al potere ha fatto suo l'antico motto testamentario "ama il tuo prossimo" ( cioè se stessa ) e percuoti il tuo nemico ( ovvero tutto il resto della popolazione mondiale ). Ma distruggendo l'occidente nessuno difenderà l'occidente e quindi loro stessi. Sono così sciocchi e dotati di uno spiccato delirio di onnipotenza che non si accorgono che nè la Cina, nè la Russia, nè il Medioriente ha a cuore tutta questa mega operazione malthusiana. Perciò, quando l'occidente si sarà svuotato e abitato da qualche transumante umano variamente colorato che non si sa se sia maschio o femmina, il resto dei continenti lo occuperà facilmente come se fosse una nuova colonia. Chi arriverà per primo deciderà il colore della pelle, un pò come la telegonia nel moscerino Telostylinus angusticollis. 

Finnegan

Indovinato: da più parti si dice che l'islamizzazione del continente europeo sarà neutralizzata dalla Cina (che ci colonizzerà, ovvio)
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Il Conte di Lautréamont

La Cina ha grandi interessi economici in Europa. Sta finanziando la costruzione del mega porto del Pireo in Grecia, ma continua ad insistere per fare la stessa cosa anche in Italia a Taranto o a Trieste. Ma ovviamente questo accadrebbe se l'occidente implodesse e come ben sappiamo "il male divora se stesso".

Finnegan

La Cina dipende dall'Occidente: se esplode la bolla finanziaria globale affonda anche la Cina e lo sa.
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