La scelta (femminile) è deresponsabilizzata

Aperto da dotar-sojat, 15 Gennaio 2021, 01:17:41 PM

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dotar-sojat

13 GENNAIO 2021~ GALANTUOMO DISSACRANTE

"Ti ricordo che sei stato tu a sedurmi. Dovresti essere contento che sono già sposata, altrimenti ti sarebbe toccato portarmi all'altare, dopo tutto quello che abbiamo combinato insieme a letto". Nel sarcasmo di una delle mie amanti (era ovviamente vero il contrario, era lei ad aver preso l'iniziativa in modo diretto. E parliamo di una donna che gestisce una florida attività a livello europeo, non la figlia di un pastore magrebino) si cela un principio valido sempre con le donne: non vogliono prendersi la responsabilità della propria scelta. Loro devono sempre conservare una patina di innocenza, da belle statuine vittime del seduttore o "predatore" di turno.

Persino le "disinibite" (e femministe) scandinave, il giorno dopo ti diranno che sono state attratte da qualcosa in te (come se fosse un'attenuante), che avevano bevuto qualche bicchiere in più (cavolate, erano lucidissime, e un calice di vino non altera le percezioni), che non sempre agiscono così (ok, ci crediamo...così come crediamo a Babbo Natale) e tutta la solita narrativa deresponsabilizzante femminile. Questo meccanismo è stato sviscerato anche da Massimo Fini, in "Di(zion)ario erotico".

Le donne non amano che al mattino si ricordi loro quel che hanno fatto la notte. Lo hanno rimosso. Vestite per uscire ti guardano con aria da impunite e gli occhi limpidi di chi ha la coscienza tranquilla. Pare impossibile che sotto quegli abiti ne siano successe di ogni.

Fin qui, ci sarebbe solo da farsi una risata e chiudere il discorso con un calice di prosecco per brindare all'eterna ipocrisia femminile, ben sapendo – per dirla alla Jean Paul Sartre – che "hanno sempre da guadagnarci" nel sesso. Ma il tema è serio: la scelta della donna è, ancora oggi, pesantemente deresponsabilizzata e ciò ha delle conseguenze sociali.

IL SESSO DEBOLE – Nell'immaginario comune, in particolare in Italia, la donna continua ad essere "debole, pura ed angelica", i suoi errori sono sempre a carico di qualcun altro (quasi sempre di sesso maschile) e vengono giustificati in ogni modo. Una condiscendenza che non permette alla donna di crescere emotivamente, di responsabilizzarsi e di maturare. Quell'indulgenza la trasforma in un'eterna farfalla adolescente, la cui unica attenzione è quella di capire come funzionano i contraccettivi. La retorica femminista dell'uomo stupratore e "predatore sessuale" ha rafforzato, per un gioco di contrasti, questa deresponsabilizzazione.

Due sono gli aspetti in cui questo processo ha ripercussioni sociali considerevoli: la scelta femminile del partner sia per una relazione che per un tradimento.

"CAPITANO TUTTI A ME" – Partiamo dal primo punto. La donna esercita la propria prerogativa di scelta del partner, e spesso lo fa male. Un tempo, fino a 20-30 anni fa, il pericolo si presentava sostanzialmente in giovane età, per via di cattive compagnie e incontri sbagliati. Oggi, con l'adolescenza prolungata fino ai 30 anni e le app di dating, le donne si mettono nei pasticci anche in età in cui dovrebbero avere giudizio. Quindi, mentre in teoria loro cercano ragazzi sensibili, intelligenti, colti, in pratica vanno spesso a scegliersi partner decisamente all'opposto. Però la colpa è sempre di qualcun altro: della società patriarcale, di lui che "ha saputo insistere" (laddove non esiste l'insistenza se non c'è il consenso ad una storia, e qui ovviamente si escludono i casi di violenza sessuale). Tutto ciò per non ammettere, ipocritamente, che sono attratte dal bello e dannato, da quel tipo di uomo che probabilmente non spicca per doti morali. Quando si sente dire una donna "oh, certo che capitano tutti a me", bisognerebbe dirle che è lei a sceglierseli, non si tratta di marziani arrivati con le spade laser e le gabbie di energia fotonica.

Tolto il frequente caso del "cattivo ragazzo" o dell'incorreggibile dongiovanni, la donna sceglie comunque anche partner "normali", in base alle proprie preferenze e all'offerta disponibile sulla piazza. Eppure specialmente in Italia, anche in questo caso, la responsabilità viene rifilata all'uomo. Non solo a lui tocca l'onere del "primo passo" (a meno che non abbia un valore di gran lunga superiore a quello di lei), ma su di lui sono puntati anche i fari in casi di insuccesso.

LA RESPONSABILITA' E' DELL'UOMO – E' un po' come se uno si recasse ad un colloquio di lavoro in cui cercano una figura professionale non specificata chiaramente. Ma se non si viene scelti, la colpa – secondo la collettività – ricade sull'aspirante lavoratore perché non ha abbastanza esperienza, non è stato abbastanza convincente, non ci ha creduto abbastanza, non si è dimostrato abbastanza interessato, non ha studiato abbastanza. Alla fine, anche lui si convince di non essere "abbastanza", anche se magari ha una laurea in ingegneria edile e a quel colloquio cercavano un carpentiere.

E se si viene scelti a questo colloquio, si deve comunque superare un tirocinio in cui bisogna lavorare come se si fosse l'amministratore delegato, con tutte le responsabilità del caso, pronti ad essere mandati via al primo errore come un lavoratore interinale qualsiasi. Il mercato del lavoro ricalca quello delle relazioni, specie in un paese malato come l'Italia (e così sono tanti gli uomini "over qualified" per il mercato relazionale, ma non lo sanno).

Quindi, l'uomo è responsabile sia della costruzione della relazione che del suo mantenimento; in tutto questo, la donna in Italia fa la parte della "principessa", spalleggiata da una madre spesso troppo invadente e da un padre succube della moglie e della figlia. A quest'ultimo, in alcune realtà del Centro-Sud in particolare, tocca anche la pressione sociale di risolvere i problemi che crea la figlia, eterna bambina capricciosa. Insomma, c'è (quasi) sempre un uomo che sostiene la Wonder Woman di turno, nonostante le sue chiacchiere femministe e la sua autonomia (con i soldi di papà) di donna emancipata e militante.

LA SINDROME DELLA BAMBOLINA DI CERAMICA – Il secondo punto che crea negli uomini un bias cognitivo-esistenziale è quello che chiameremo la "sindrome della bambolina di ceramica". La deresponsabilizzazione della donna fa sì che gli uomini credano che lei sia l'eterna "Cappuccetto Rosso" in balia del lupo cattivo (per questa metafora, non finiremo mai di ringraziare Massimo Fini). Sono convinti che, se vengono traditi, la colpa è del "rivale" maschile, visto alla stregua di un ladro di bamboline di ceramica da accoppare. E invece le colpe dovrebbero ricadere sulla "basista", è lei che ha scelto di aprire la porta. Il ladro è stato invitato, non ha forzato l'uscio. Lei poteva rimanere al posto suo: non c'è corruzione se non c'è una corrotta. Sic et sempliciter.

E' una pena vedere, nella celebre novella di Giovanni Verga "Cavalleria rusticana", il povero Turiddu andare all'alba a beccarsi una coltellata mortale da compare Alfio, reo solo di aver soddisfatto i reconditi desideri della di lui consorte. Se la sarebbe dovuta prendere con la moglie, e invece compare Alfio si comporta come il servo del Re nel celebre aneddoto metaforico: quando la colpa è del principino, viene picchiato il suo innocente compagno di giochi. Sapere che ancora oggi, in Italia, gli uomini si prendono coltellate per uno sguardo rivolto ad una donna, fa gelare il sangue.

Eppure, se si toglie la "sindrome della bambolina di ceramica", fino ad una quarantina di anni fa, la donna veniva maggiormente responsabilizzata, almeno nella fase che intercorreva dalla "tutela" paterna a quella coniugale. Sapeva di avere un tempo limitato per civettare, di dover scegliere l'uomo con il quale metter su famiglia e quella scelta era importante, da non prendere alla leggera.

Il rischio era alto: una ragazza madre non veniva definita allegramente "mamma single" come si fa oggi. Una situazione simile la tagliava fuori dal mercato relazionale, perché a quei tempi gli uomini non erano affatto felici di prendersi cura dei figli degli altri. C'era uno stigma sociale ed esistenziale molto stringente.

Allo stesso modo il tradimento femminile e la promiscuità sessuale avevano conseguenze sociali. Oggi questi "limiti" culturali sono quasi definitivamente seppelliti in Italia. Quaranta anni di propaganda femminista sulla libertà del corpo femminile (senza nessuna responsabilità) hanno lasciato tracce devastanti, sdoganando ogni tipo di capriccio ipergamico femminile.

IL PREZZO DELLA "LIBERTA'" – Le ricadute sono nei riguardi dei figli. Sia di quelli che non sono mai nati a causa di un sistema individualista, che di quelli nati e finiti nelle spire di contenziosi coniugali. Fra traumi di abbandono e di carenza di attenzioni, fa(ra)nno la fortuna di psicologi e psichiatri.

In conclusione, da almeno due (se non tre) generazioni le donne sono completamente libere di scegliere. In teoria non ci dovrebbero essere separazioni e divorzi, perché ognuna ha la possibilità di scegliersi l'uomo che più le garba, di provare l'intesa sessuale (ammesso che sia il fattore determinante in una relazione), di non comprare a scatola chiusa. In pratica, invece, la situazione sociale è sotto gli occhi di tutti e vengono anche smentiti certi miti sulle donne che amano intensamente e per tutta la vita. Negli ultimi anni, in Italia sono quasi sempre le donne che chiudono le relazioni (il 70% delle separazioni giudiziarie sono avviate dalle mogli), quasi sempre per iniziarne una nuova. Gli uomini nella maggior parte dei casi ne escono, anche emotivamente – lo ammette persino Il Sole 24 Ore -, con le ossa rotte. Il cerchio (o circo, a seconda delle preferenze) del potere sessuale femminile senza limiti (culturali) e responsabilità sociali si chiude.

https://ilgalantuomodissacrante.wordpress.com/2021/01/13/la-scelta-femminile-e-deresponsabilizzata/
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Finnegan

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