Benvenuto Ranier

Aperto da Finnegan, 17 Febbraio 2021, 12:30:36 AM

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Finnegan

Ciao Ranier,
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ranier

Ciao a tutti e grazie per avermi accettato. Da sempre interessato alla questione maschile, ora ancor più indignato dal dilagante "femminismo di stato". Leggo qui molti interventi che riguardano soprattutto il rapporto di coppia, argomento certamente scottante, ma che oggi è solo un tassello di un quadro ormai allarmante. Le donne si sono impossessate della sanità, della pubblica amministrazione, dell'informazione - vedi le giornaliste in TV - della scuola di ogni ordine e grado. All'università sono la maggioranza in ogni facoltà e stanno letteralmente cacciando i giovani uomini, che ormai hanno come unico destino la subalternità. Qualcuno l'ha chiamata "discriminazione compensativa", ma è chiaramente un'altra forma di razzismo. Possibile che noi uomini non riusciamo a farne un motivo di coesione e di pressione politica?
Un saluto a tutti

Finnegan

I rapporti di coppia rilevano qui  essenzialmente perché sono alla base della società, senza i quali non essa dura.
La netta prevalenza di donne in molti settori d'impiego è un serio problema perché, probabilmente, produce diverse disfunzionalità ma sicuramente perché tende a gestire la società secondo criteri femministi.
Quante possibilità ha un uomo se è una donna a reclutare personale?
Cosa succede agli uomini nelle cause di divorzio, con netta prevalenza di giudici donna, lo sappiamo.
Anche i disastri della scuola e dell'università li conosciamo, a partire dagli abbandoni scolastici maschili e dai netti favoritismi dell'accademia, che sforna lauree inutili sottraendo di fatto le donne a indispensabili ruoli familiari.
Sull'informazione che non fa che parlare di "realizzazione" femminile persino nell'esercito e nel pugilato e dipinge gli uomini come orchi, meglio stendere un velo pietoso.
CitazionePossibile che noi uomini non riusciamo a farne un motivo di coesione e di pressione politica?
Non chiederlo a me, guarda in giro quanti uomini passano il loro tempo libero tra calcio e porno e prova a darti una risposta.
Inoltre mi pare una pessima idea una sorta di partito maschilista, contrapposto al movimento femminista perché disintegrerebbe ancora di più la coesione sociale. Quel che serve è proporre un modello sociale credibile e funzionante, valido per tutti, uomini e donne. Nel declino presente gli uomini dovrebbero essere portatori di civiltà, ma qui ricadiamo nell'esempio dell'uomo medio, che persino sui siti maschili viene solo per chiedere dove trovare donne disponibili o come ottenere sesso a buon mercato.
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Benvenuto Ranier.

Citazione di: ranier il 20 Febbraio 2021, 04:17:23 PM
Le donne si sono impossessate della sanità, della pubblica amministrazione, dell'informazione - vedi le giornaliste in TV - della scuola di ogni ordine e grado. All'università sono la maggioranza in ogni facoltà.

Secondo te, perché si è arrivati a questo?

A mio avviso, si potrebbero ipotizzare diverse cause.

Innanzitutto vorrei porre l'accento sulla femminilizzazione dell'insegnamento scolastico, da cui è conseguito un effetto domino, perché è dalla scuola che proviene la formazione idonea all'accesso all'università; e l'università, a propria volta, permette l'esercizio di molte professioni.
La scuola non viene percepita dai maschi come luogo di affermazione della propria indole, che spesso non viene assecondata, ma repressa o compatita; al contrario, è frequentemente percepita come habitat femminile.
A propria volta, la femminilizzazione dei luoghi di lavoro costituisce spesso un'inibizione per gli uomini. Quando un mestiere o un ambiente sono percepiti come "da donna", allora gli uomini tendono a defilarsi, in proporzione sempre crescente. Si pensi alla figura del maestro elementare.

Occorre però osservare che l'aumento della presenza femminile sui luoghi di lavoro - l'aumento, non la predominanza - è un'inevitabile conseguenza del progresso tecnico e tecnologico, avvenuto a partire dalla metà del Novecento. Tali cambiamenti hanno reso obsolete talune professioni e hanno favorito la diffusione di nuove (soprattutto nel settore terziario); d'altra parte la diffusione degli elettrodomestici ha portato a sostituire le tipiche attività domestiche femminili.

In un primo momento molte donne sono rimaste comunque a casa, curando i figli (o non raramente: il figlio unico); ma questo ha prodotto il modello della casalinga annoiata, perché al rimanere a casa non è corrisposta la generazione di figli.
Ecco quindi che la generazione successiva di donne, non volendo aderire al modello della casalinga annoiata, si è lanciata nel mondo del lavoro, spinta peraltro dalla propaganda di regime, che continua anche oggi incessantemente.
La scuola è stata uno dei primi luoghi di lavoro ad essere femminilizzato, sia perché la prossimità con i bambini e i ragazzini è incline alla natura femminile (è quasi un surrogato della maternità), sia perché l'insegnamento lascia più tempo libero (quindi alla famiglia) di altre professioni. Dalla femminilizzazione della scuola sono conseguiti gli effetti sopra esposti.

A questo aggiungo, secondariamente, che un certo ruolo potrebbe avere avuto la diffusione di mezzi di distrazione di massa (videogiochi, internet, etc.), più seducenti per i giovani maschi che per le femmine, le quali sono più portate a rimanere negli schemi sociali imposti. Ricordo, quando andavo alle superiori, che i maschi avevano molti più interessi extrascolastici delle femmine (calcio, videogiochi, politica, computer, etc.).


Un ulteriore punto fondamentale per comprendere la diffusione del lavoro femminile è stata la secolarizzazione della società occidentale. Una visione tradizionale, religiosa della vita, imporrebbe ai genitori il massimo scrupolo nel far crescere i figli in un ambiente tradizionale, affinché non si interrompa la millenaria tradizione (che è un processo di consegna ai posteri di quanto ricevuto dagli antenati); per cui una madre casalinga o lavoratrice occasionale, nonostante quanto detto, avrebbe una significativa utilità nel proprio ruolo educativo domestico.

Ma l'affermazione del nichilismo post-ideologico ha portato gli occidentali ha recidere ogni radice, addirittura a cambiare ideologia nel corso della propria stessa vita (si pensi ai sessantottini, che si sono oggi riciclati nel capitalismo globalista). Tale fatto ha portato a svalutare il ruolo dell'educazione famigliare e ad accettare gli insegnamenti via via cangianti della scuola e della società mass-mediatica.
E ha portato anche alla denatalità, che ha ridotto l'impegno e il ruolo delle madri di famiglia.

In sintesi:

- figli - tradizione religiosa - lavoro domestico ⇒ + lavoro fuori casa
+ lavoro fuori casa ⇒ + lavoro nel settore dell'insegnamento
+ lavoro nel settore dell'insegnamento ⇒ femminilizzazione della scuola
femminilizzazione della scuola ⇒ femminilizzazione della università
femminilizzazione della università ⇒ femminilizzazione della società

Oltre a questa ricostruzione storica, è necessario tenere presente l'incidenza di politiche femministe (es. quote rosa) e di una tendenziale mentalità antimaschile, spesso propugnata dagli stessi uomini.

JohnTheSavage

#4
Citazione di: Finnegan il 21 Febbraio 2021, 01:00:17 AM

Inoltre mi pare una pessima idea una sorta di partito maschilista, contrapposto al movimento femminista perché disintegrerebbe ancora di più la coesione sociale. Quel che serve è proporre un modello sociale credibile e funzionante, valido per tutti, uomini e donne. Nel declino presente gli uomini dovrebbero essere portatori di civiltà, ma qui ricadiamo nell'esempio dell'uomo medio, che persino sui siti maschili viene solo per chiedere dove trovare donne disponibili o come ottenere sesso a buon mercato.

Qualche anno fa in UK crearono un partito per uomini. Il partito esiste ancora, ma come potete immaginare conta davvero poco

https://j4mb.org.uk/

Il manifesto di questo partito è molto interessante per chi ha voglia di leggerlo

https://j4mb.org.uk/2015-general-election-manifesto/
Women look for men with a good future. Men look for women with a good past.

Finnegan

Molto interessante ma... in una società femminista questi partiti avranno sempre un peso limitato, perché il 50% della popolazione non li vota, senza contare gli zerbini e gli uomini che non hanno ancora divorziato e credono che il problema non li riguardi.
Queste contrapposizioni (uomini-donne, destra-sinistra) fanno il gioco del potere perché dividono la gente e creano un caos che lo stesso potere può gestire.
O cambiano i paradigmi sociali o gli uomini continueranno a essere cittadini di serie B.
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ranier

Graze a tutti delle risposte, molto interessanti. Non pensavo ad un partito degli uomini: mi chiedevo piuttosto perché la discriminazione maschile non fosse percepita come tale ad esempio dai partiti di sinistra, che tradizionalmente difendono gli emarginati. Perché la società si mostra disposta ad accettare un mondo di uomini-facchino governati da donne clonate sul modello von der Leyen? E non rivolgo la domanda alle donne, ma agli uomini che ancora pensano di poter controllare la marea rosa che ci sta sommergendo. Probabilmente gli uomini ancora non hanno percepito la gravità della questione. Per esempio, nessun uomo si preoccupa seriamente del fenomeno della premorienza maschile, cioè della durata di vita mediamente più breve negli uomini rispetto alle donne. Aspettativa di vita che nelle donne è cresciuta anche grazie a cure e interventi medico-chirurgici a loro destinati, che non trovano forse corrispettivo nella sfera maschile. Ma la situazione è aggravata dalla perdurante identificazione dell'uomo in un eroe che sprezza il pericolo e quindi non si cura, non fa analisi, ecc. Forse su questo si può lavorare.
Sulla questione del perché siamo arivati alla predominanza di donne nel modo lavorativo - soprattutto in settori chiave - sono sulla stessa lunghezza d'onda di Claudio Risè: l'uomo sconta la perdita del sacro, che sorreggeva una filiera molto ampia che arrivava fino alla necessità di procreare, oggi non più sentita come tale. E' evidente che il nichilismo di massa privilegia le donne, che sanno comunque fare affidamento sul loro corpo. Impossibile tornare all'ordine costituito, certamente, ma evitiamo che ce ne costruiscano un altro senza il nostro consenso. Scrittori come Onfray o Houellebecq stano facendo un buon lavoro, a mio avviso, in questo senso. La posta politica non è quindi un "partito degli uomini" ma un movimento che demistifichi questa dittatura strisciante che finge di distruggere gli idoli (maschi) per costruirne altri (femmine).

Finnegan

Citazione di: ranier il 26 Febbraio 2021, 06:08:15 PM
Probabilmente gli uomini ancora non hanno percepito la gravità della questione.
Esiste un numero non trascurabile di uomini "clonati" e iper-integrati, da poco nel mondo del lavoro e in procinto di sposarsi o sposati da pochi anni che, come ha scritto un ex di loro in un blog, pensano che la vita sia facile e che queste questioni non li riguardino. Sono quelli impiegati in aziende ad alto tasso di estrogeno, che pensano (non scherzo) che Bill Gates sia un genio e un benefattore dell'umanità.
Citazionesono sulla stessa lunghezza d'onda di Claudio Risè: l'uomo sconta la perdita del sacro, che sorreggeva una filiera molto ampia che arrivava fino alla necessità di procreare, oggi non più sentita come tale. E' evidente che il nichilismo di massa privilegia le donne, che sanno comunque fare affidamento sul loro corpo.
L'identità maschile è indissolubile dal sacro, il fatto che sia un argomento che gli uomini non vogliono sentire, presi come sono da preoccupazioni sessuali, fisiche e sociali è un indice infallibile di decadenza civile.
CitazioneImpossibile tornare all'ordine costituito, certamente,
Chi lo dice? Anche il comunismo sovietico si presentava come "scientifico", l'inevitabile progresso da cui non si poteva tornare indietro. E' stata una catastrofe da cui i Paesi dell'Est non si sono ancora del tutto ripresi.

L'unico partito valido sarà quello che unificherà la società in una visione condivisa, invece di dividerla. Allo stato è molto difficile far capire alle donne che le hanno snaturate e rese infelici, ma si vedrà.
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Citazione di: ranier il 26 Febbraio 2021, 06:08:15 PM
Mi chiedevo piuttosto perché la discriminazione maschile non fosse percepita come tale ad esempio dai partiti di sinistra, che tradizionalmente difendono gli emarginati. Perché la società si mostra disposta ad accettare un mondo di uomini-facchino governati da donne clonate sul modello von der Leyen?

I partiti di sinistra si sono riciclati, accertato il fallimento globale dell'ideologia socialista, e hanno adottato nuovi modelli ideologici. Dai risultati elettorali degli ultimi anni emerge con evidenza l'affermazione della sinistra nelle aree urbane a più alto reddito, e della destra nelle periferie. Il primo partito tra la "classe operaia" è un partito di destra; il partito più affine alla finanza cosmopolita e alle multinazionali - i feudatari dei nostri tempi - è un partito di sinistra.
Si è verificato un mescolamento delle carte tra i valori di destra e di sinistra, sicché sotto vari profili è oggi ambiguo riferirsi tout court a queste categorie politiche.
D'altra parte occorre sottolineare come l'opposizione dei partiti di destra al femminismo sia evanescente, a conferma delle parole di Chesterton: "Il compito dei Progressisti è di continuare a fare errori. Il compito dei Conservatori è di impedire che gli errori vengano corretti".

Peraltro, le questioni che poni sono probabilmente troppo elevate per il comune politico di professione; gli esponenti del sistema partitocratico - non mi permetto di degradare l'aggettivo "politico" - vivono nell'istante, nel soddisfacimento di biechi obiettivi personali o, nella migliore delle ipotesi, nella realizzazione di obiettivi di breve periodo; il loro sguardo è fisso e rivolto a dettagli insignificanti.
La decadenza della civiltà, il sovvertimento dell'ordine naturale, lo smarrimento esistenziale del popolo ad essi affidato: sono realtà invisibili ai loro occhi.

CitazioneProbabilmente gli uomini ancora non hanno percepito la gravità della questione.

L'uomo comune è anestetizzato. Da una parte si abbevera alla fonte dell'informazione mediatica, proprietà dei padroni del vapore, che sappiamo non essere particolarmente incline alla tutela dei diritti maschili; e dall'altra è perfettamente inquadrato nel complesso sistema di compiti ed obblighi su cui si innesta la società burocratica.

Penso che finché si rimarrà strettamente ancorati alla logica della rivendicazione di diritti individuali, sarà difficile fare passi avanti, perché la posta in gioco è molto più grande. La tutela dei diritti individuali non è infatti politicamente fine a se stessa, ma è strumentale all'affermazione di un certo modello di società, tra i tanti possibili.
La tutela dei diritti maschili, segnatamente, implicherebbe il rinvigorimento dell'ideale maschile, che è stato alacremente combattuto negli ultimi decenni, su una molteplicità di fronti. Sarebbe contraddittorio per la società e i suoi pupari occuparsi della salvaguardia dei diritti maschili, giacché essi sono espressione di una potenziale minaccia per i fondamenti dell'attuale nichilismo.

Il Leviatano ha preso il potere dopo aver decapitato il Re, il Padre, il capofamiglia. La società non è più concepibile quale federazione di famiglie, fondata su principi naturali, sacrali, tradizionali, indisponibili. Essa è invece idealmente femminile. Potere invisibile ma onnipresente, si arroga la responsabilità degli individui ad esso sottoposti, è controllante, onnipresente, imperativamente dialogica ed egualitaria; una società in cui tutti, per il proprio bene, devono essere plasmati, resi innocui, controllati.
In effetti ci troviamo davanti ad uno scontro di civiltà.
I cambiamenti procedono per piccoli passi e quando capita che il passo diventi troppo grande (si pensi a "certi eccessi" del metoo), ancora si levano opinioni dissenzienti e qualcuno, tra sé e sé, blatera di "troppo femminismo", "troppa emancipazione", si interroga se non si sia andati troppo oltre. Poi, passata la tempesta, si ritorna al procedimento tipico della Finestra di Overton, ai piccoli passi, tanto impercettibili quanto efficaci.

CitazioneScrittori come Onfray o Houellebecq stano facendo un buon lavoro, a mio avviso, in questo senso. La posta politica non è quindi un "partito degli uomini" ma un movimento che demistifichi questa dittatura strisciante che finge di distruggere gli idoli (maschi) per costruirne altri (femmine).

Come accennavo, il tema dei diritti maschili, pur rilevando di per sè, è nel contempo come la punta di un iceberg, si innesta sui massimi sistemi. Difficile davvero pensare alla crisi del maschile, volendo eludere questioni come civiltà, natura umana, sacro, decadenza.
Trovo che Onfray e Houellebecq possano essere accomunati dalla critica al sistema capitalistico, dall'enunciazione della decadenza occidentale, e dalla denuncia dell'islamizzazione in Francia (e su questo punto, oltralpe, sono in buona compagnia). Tuttavia si differenziano profondamente su molteplici altre fondamentali questioni politiche, filosofiche e antropologiche.

Vale la pena spendere qualche altra parola sulla figura di Michel Houellebecq e soprattutto di un suo "antenato", Joris-Karl Huysmans.
Nel romanzo "Sottomissione" Houellebecq dà ampio spazio alle opere e al pensiero di Huysmans, scrittore decadentista di fine Ottocento.
Sono particolarmente affezionato all'opera più nota di Huysmans, "À rebours", disponibile in Italia come "Controcorrente" o "A ritroso".
Sviluppo ideale del racconto "A vau-l'eau" - tradotto come "Alla deriva" o "Nella corrente" - questo capolavoro del decadentismo appare intenzionalmente prolisso, quasi logorante, certo non scritto per compiacere il lettore - forse, piuttosto, per provocarlo, o addirittura sfidarlo. "Controcorrente" descrive la vita di un nobile esteta, divorato dalla noia e dall'insoddisfazione, avendo fatto del godimento dei sensi il proprio criterio di vita. Presenza costante, inevitabile ed ingombrante, il sacro accompagna il protagonista e il lettore, ma non si impone. Il sacro appare come forza frenante rispetto alla decadenza che interessò la classe dominante francese, a cavallo tra Ottocento e Novecento; analogamente a quanto appare a noi oggi, in relazione all'Occidente intero, dalla base al vertice della piramide sociale.

Come Huysmans in "Controcorrente" così Houellebecq denuncia la decadenza della civiltà, sebbene evidentemente il nostro contemporaneo abbia meno meriti in quanto a lungimiranza, essendo ormai sotto gli occhi di tutto il disfacimento di ciò che i nostri avi costruirono. Ma dopo la critica, quale pars construens? Parrebbe che Houellebecq - per non parlare di Onfray - si accontenti della sola diagnosi, offrendo tutt'al più spunti di riflessione, repentini fasci di luce. Con questo, sia chiaro, non intendo sminuire l'importanza della voce dissonante, dissacrante la religione laica del politicamente corretto, qual è quella di Michel Houellebecq.
Ma Huysmans, il suo antenato letterario, a un certo punto della propria vita, dopo aver scandagliato l'animo umano, esplorato in ogni rivolo il fiume del piacere, prese una decisione, sconvolgendo gli ambienti letterari parigini. L'uscita dalla decadenza non può che passare per il sacro, e dal ribaltamento di prospettiva antropologica che esso comporta. Così descrive la propria conversione al Cattolicesimo l'ormai ex edonista, ex libertino, ex decadentista Joris-Karl Huysmans:

" L'orientarsi così chiaro, così netto di Controcorrente verso il cattolicesimo, mi rimane, lo confesso, incomprensibile.

Non ho studiato nelle scuole religiose, ma in un liceo; durante la giovinezza non sono mai stato devoto; i ricordi dell'infanzia, della prima comunione, dell'educazione ricevuta, che hanno spesso un ruolo importante nelle conversioni, non ne hanno avuto alcuno nella mia. E ciò che rende le cose più difficili e contribuisce a sviare ogni analisi è il fatto che, quando scrivevo Controcorrente, io non mettevo piede in chiesa, non conoscevo nessun cattolico praticante, nessun sacerdote. Nessun tocco divino mi spingeva a dirigermi verso la Chiesa, vivevo tranquillo nel mio angolino; mi sembrava del tutto naturale soddisfare i capricci dei miei sensi e non mi passava nemmeno per la testa che quel genere di giochi fosse proibito.

Controcorrente è uscito nel 1884 e io sono andato a convertirmi in una trappa nel 1892; sono trascorsi quasi otto anni prima che la semente di quel libro germogliasse; ammettiamo pure che per due o tre anni la Grazia abbia lavorato in modo sordo, testardo, talvolta percettibile; restano comunque cinque anni durante i quali non mi ricordo di aver provato alcuna velleità cattolica, alcun rimorso per la vita che conducevo, alcun desiderio di cambiarla. Perché, come sono stato spinto su una strada che allora mi pareva si perdesse nella notte? Sono assolutamente incapace di dirlo; niente, se non ascendenze di beghinaggi e di chiostri, se non preghiere di parenti olandesi molto devoti e che del resto conoscevo appena, spiegherà mai la totale incoscienza dell'ultimo grido, l'invocazione religiosa con cui si conclude Controcorrente.

Sì, lo so, esistono personalità molto forti che tracciano piani, organizzano in anticipo un itinerario di vita e lo seguono; si dice anche, se non erro, che con la volontà si arriva a tutto; voglio crederlo, ma io, lo confesso, non sono mai stato né un uomo tenace, né un autore scaltro. La mia vita e la mia opera letteraria possiedono una parte di passività, di incoscienza, una parte guidata da qualcosa che è fuori di me.

La Provvidenza mi fu misericordiosa e la Vergine benevola. Mi sono limitato a non contrastarle quando dimostravano le loro intenzioni; ho semplicemente obbedito; sono stato condotto per quelle che vengono chiamate "vie straordinarie"; e se qualcuno può avere la certezza che non sarebbe nulla senza l'aiuto di Dio, quello sono io.

Coloro che non possiedono la fede obietteranno che con idee del genere si è molto vicini al fatalismo e alla negazione di ogni psicologia.

No, perché la fede in Nostro Signore non è fatalismo. Il libero arbitrio è salvo. Avrei potuto, se mi fosse piaciuto, continuare a cedere alle tentazioni della lussuria e rimanere a Parigi, invece che andare a soffrire in una trappa. Dio non avrebbe certo insistito; ma pur ribadendo che la volontà è intatta, occorre tuttavia ammettere che il Salvatore ci mette molto del suo, che vi assilla, vi bracca, vi "torchia", per usare un termine energico da poliziotti; ma, e lo ripeto ancora, si può sempre, a proprio rischio e pericolo, mandarlo a quel paese.

Le cose stanno diversamente per quanto riguarda la psicologia. Se la si esamina, come la esamino io, dal punto di vista della conversione, nei suoi preludi è impossibile sbrogliarla; certe parti sono tangibili, ma altre no; il lavoro sotterraneo dell'anima ci sfugge. Ci fu senza dubbio, nel periodo in cui scrivevo Controcorrente, un sommovimento del terreno, uno scavo del suolo per gettarvi le fondamenta, ma io non me ne rendevo conto. Dio scavava per sistemare i suoi fili, lavorando da solo nell'ombra dell'anima, nella notte. Non si percepiva nulla; e soltanto molti anni dopo la scintilla ha cominciato a correre lungo i fili. Allora, a quelle scosse, sentivo l'anima trasalire; ma non era ancora né molto doloroso, né molto chiaro; la liturgia, la mistica, l'arte, ne erano i veicoli e gli strumenti; ciò avveniva generalmente nelle chiese, a Saint-Sévérin soprattutto, dove entravo per curiosità, per passare il tempo. Assistendo alle cerimonie del culto provavo solo una trepidazione intima, quel lieve tremito che si prova vedendo, ascoltando o leggendo una bella opera; non c'era però un attacco preciso, l'ingiunzione di pronunciarsi.

A poco a poco, intanto, mi staccavo dal mio guscio di impurità; cominciavo a provare disgusto di me stesso, ma continuavo a ribellarmi contro gli articoli della fede. Le obiezioni che mi ponevo mi sembravano irrefutabili; ed ecco che un bel mattino, svegliandomi, mi apparvero risolte, senza che abbia mai saputo come. Per la prima volta pregai, e ci fu l'esplosione.

Tutto ciò sembra una follia a chi non crede nella Grazia. Per chi ne ha provato gli effetti, nessuno stupore è possibile, anzi, se ci fosse sorpresa, potrebbe riguardare solo il periodo di incubazione, quello in cui non si vede e non si percepisce niente, il periodo del dissodamento e della posa delle fondamenta, di cui non si è avuto il minimo sospetto".

ranier

Mi piace Huysmans e in genere tutto il decadentismo, ma lo sento come una fase ormai superata. La sua conversione non mi stupisce, non è inusuale negli intellettuali francesi, alcuni in tempi recenti anche all'islamismo. Onfray sta tentando di costruire qualcosa di più solido rispetto ad una narrativa di denuncia. Mi riferisco a Teoria della dittatura, oppure a Saggezza, dove ha il coraggio di leggere in maniera nuova e "maschile" la storia antica e romana in particolare. E, dato che parliamo di libri, uno dei migliori atti di denuncia contro il pc (politically correct) mi sembra Stoner di J. Williams. Ma rimane sempre il gap da cui siamo partiti: perché non siamo capaci di tradurre tutto questo in un forte movimento di opinione (non in un partito)? Trovo piuttosto che sia difficile fare il "coming out" in pubblico, denunciando apertamente il femminismo di stato, i favoritismi al femminile, un diritto di famiglia a dir poco razzista. Continuiamo a lavorare qui su Coscienza maschile...

Finnegan

#10
Citazione di: ranier il  2 Marzo 2021, 08:55:05 AM
perché non siamo capaci di tradurre tutto questo in un forte movimento di opinione
Viene in mente Wilde: non è la domanda ad essere indiscreta, è la risposta. Si può dire, come molti altri, che gli uomini sono plagiati dai media, presi unicamente dal calcio e dalle donne ma credo ci sia ben altro.
Provate a fondare, come il sottoscritto, un'associazione culturale o di controinformazione. In men che non si dica arriveranno congerie di infiltrati a sabotarla e alla fine colerà a picco anche per la stupidità dei cofondatori. E' lo stesso collaudato meccanismo usato in politica: appena un soggetto fa un minimo l'interesse del Paese, spuntano da ogni dove traditori e sabotatori in una serie infinita di litigi e il governo cade. Se questo primo approccio non funziona, si passa alla fase due: minacce, lettere con pallottole, avvisi di garanzia e "squilibrati" spuntati da chissà dove a rompere il naso (come successo due volte a un ex primo ministro).
Finora nessuno in Italia, in tempi recenti, è andato oltre questo stadio. Ma se ciò ancora non basta, come ha detto il prof. D'Amico, si passa alla fase tre, gestita da brigate di vari colori di cui abbiamo avuto un saggio qualche decennio fa.
Ma i tempi cambiano, si spera in tempo prima che saremo tutti annientati da crisi economiche e pandemie.

Non sottovaluterei l'importanza della letteratura e dell'arte in generale, che non serve solo ad elevare lo spirito: gli artisti sono le antenne del genere umano e anticipano gli eventi anche di un secolo. L'arte emula i processi cognitivi (come descritti dall'Aquinate) per fornire una consapevolezza del presente, oggi indispensabile alla nostra stessa sopravvivenza.
Credo che l'azione "politica" più efficace, in mezzo a tanti inutili proclami e capipopolo, sia diffondere questa consapevolezza e gettar luce sulla verità del presente, che il potere ha bisogno ad ogni costo di distorcere e coprire.
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Vorrei integrare, chiarire e sviluppare il mio precedente intervento.

Stiamo ragionando della crisi del maschile, tema variegato che spazia dalle ingiustizie nel diritto di famiglia alle imposizioni del politicamente corretto, sino al ruolo degli uomini in società.

Davanti a noi abbiamo due strade: una è la difesa del maschile in quanto tale, la seconda consiste nel valutare il maschile quale tassello di un mosaico, come parte di un tutto.

1) La prima strada è meno divisiva rispetto alla seconda, perché verrebbero accantonate scomode questioni politiche o morali, ulteriori rispetto allo stretto tema dei diritti maschili (o, più in generale, del maschile). Eppure ritengo che tale strada, nonostante possa apparire più agevole rispetto alla seconda, sia invero meno efficace. Si potrebbero vincere alcune battaglie, ma non la guerra. Vincere la guerra implicherebbe una stabilizzazione del sentire comune orientata ai valori maschili, ma questo non sarebbe possibile senza un cambio di paradigma.
Non si sconvolge il pensiero comune attraverso l'approvazione di questa o quella buona legge, perché se l'occidentale medio continuerà ad essere plasmato dai media e a respirare l'aria che avrà attorno a sé, le buone leggi potrebbero essere facilmente abrogate.

Ma anche vincere singole battaglie non è cosa facile, perché le nostra istanze non hanno asilo nel potere mediatico -né potrebbero averlo, considerato chi di cui il potere mediatico è emanazione. Piuttosto si potrebbe pensare ad accedere al potere politico. Ma anche in questo caso le cose si complicano, perché per accedere ai partiti che contano, come movimento d'influenza, occorre avere alla base un certo consenso popolare.

I punti essenziali della questione maschile riscontrerebbero, a mio avviso, una certa approvazione popolare, ma non abbastanza impegnata; non sono percepiti come sufficientemente importanti per giustificare un attivismo od orientare il voto. D'altro canto occorre considerare che la controparte sono le donne (mi riferisco, ad esempio, al diritto di famiglia), che sono una categoria protetta tanto dalla mentalità tradizionale quanto dal politicamente corretto.

Pillon è arrivato davvero vicino all'approvazione di una legge migliorativa, ma non in quanto attivista dei diritti maschili, bensì quale organizzatore del Family Day. È stata quella appartenenza associativa - e i relativi valori - a permettergli di entrare nella Lega e da lì operare in favore dei nostri temi.

In realtà, a ben vedere, gli stessi movimenti femministi non hanno consenso sociale: non soltanto non vi sono partiti femministi degni di nota, ma lo stesso associazionismo femminista conta poche iscritte; eppure il femminismo vanta significativi successi.
I radicali cambiamenti che hanno saputo portare in società, sono avvenuti perché i loro principi sono stati veicolati o dai media o dai partiti politici La promozione dei valori e dei diritti maschili potrebbe procedere analogamente - e dal mondo della "cultura" potrebbero aprirsi degli spiragli - ma non sfugge che il femminismo è parte di un disegno ideologico, di qualcosa di più grande, di una concezione antropologica.

2) Ecco perché ritengo che la questione maschile, per essere efficacemente affrontata, dovrebbe essere pensata come il tassello di un mosaico. Da qui discende la necessità di riflettere su temi sovraordinati, quali quelli che ho già enumerato nel precedente intervento.
È in quest'ottica che ho voluto considerare Huysmans e la sua conversione, perché li ritengo assai attuali, oltre che simbolici.

Il decadentismo forse è una fase superata, sotto il profilo artistico. Addirittura si potrebbe affermare che "Controcorrente" di Huysmans non è mai stato, sotto il profilo strettamente tecnico-artistico, un romanzo di attualità, data la pressoché unanime condanna da parte della critica letteraria e del pubblico coevi.
Ma se si considera il messaggio del decadentismo e lo si incrocia con la filosofia di fine Ottocento e di inizio Novecento, si potrebbero ricavare non pochi punti fermi, da cui sviluppare la riflessione sul presente, ivi compresa la crisi del maschile.

Insomma, io inquadro la crisi del maschile all'interno di una cornice di sistema che comprende a pieno titolo l'arte e la filosofia di fine Ottocento; e questo quadro sistematico si potrebbe denominare: decadenza dell'Occidente.
Il crollo delle fondamenta dell'Occidente è avvenuto prima nelle élite, come testimoniò, tra gli altri, Huysmans, nella sua persona e nella sua arte.
Dopodiché, attraverso principalmente il '68 e la rivoluzione tecnologica, il contagio si trasmise al popolo ed oggi non restano che le macerie della civiltà che fu; di questo sono varie le testimonianze artistiche, tra cui quella di Houellebecq.

Ho voluto riportare integralmente l'autobiografia di Huysmans sulla propria conversione, per evidenziare plasticamente la potenza del sacro, data la sua efficacia su uno dei decadentisti più autorevoli; e per rispondere alla domanda: come se ne esce?
Questo, in massima sintesi, è il mio pensiero: la crisi del sacro ha causato la crisi della civiltà, la crisi della civiltà si esprime con la diffusione del nichilismo, bene evidente attraverso l'affermazione dei principi femministi; da una fase teorica o morale si sta passando ad una fase pratica, si pensi alla denatalità, che è la fine di ogni civiltà; dopo la decadenza pratica si tornerà a costruire, non è dato sapere in quale direzione e con quali modalità.

Trovo quindi improbabile una rinascita del maschile che non passi per una rinascita di civiltà, giacché dove crolla la civiltà, lì crollano anche i valori maschili. Questo non toglie che si debba cedere al disfattismo circa le puntuali rivendicazioni maschili - qualche bella sorpresa potrebbe anche esserci - ma penso che trascurare le questioni sovraordinate sia paragonabile all'affrontare una battaglia con le armi spuntate.

Finnegan

E' quel che sta cercando di fare questo forum. Come previsto, la legge sull'affido condiviso è stata aggirata dalle sentenze perché non c'erano valori sociali a sostenerla.
Far capire agli uomini che la rinascita dei valori maschili coincide con la scoperta del sacro è come scalare il K2 a mani nude - ma sono ottimista, perché è una battaglia combattuta non solo con mezzi umani.
Sostienici con una donazione: www.coscienzamaschile.com/dona

Riverrun, past Eve and Adam's, from swerve of shore to bend of bay, brings us by a commodius vicus of recirculation back to Howth Castle and Environs

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