Desocializzazione e condizione maschile

Aperto da Finnegan, 18 Febbraio 2018, 02:53:35 PM

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Padano74

Citazione di: Finnegan il 29 Settembre 2020, 11:01:21 PM
Ritengo rilevante aggiungere questo documento nella discussione. Descrive tecniche un tempo usate sui prigionieri di guerra ed oggi divenute strategia di governo della popolazione civile:

La Carta della Coercizione di Biderman

Maurizio Blondet

Adesso è metodo di governo.

"Negli anni Cinquanta, lo psicologo Albert Biderman sviluppò un modello descrittivo detto "Diagramma di Biderman": uno strumento che illustra i metodi coercitivi della pressione manipolatoria esercitata sui prigionieri di guerra, e non solo: anche dai capi delle sette "religiose" e persino dai perpetratori di abusi domestici. Lo scopo è distruggere la volontà degli assoggettati ed esercitare il controllo mentale totale".


Isolamento
"Distanziamento sociale", mascherine, allontanamento dalle famiglie
Le sette pseudo-religiose [ma non solo quelle] "lavorano per isolare le persone dagli amici e dalla famiglia"
Biderman: I gruppi settari [ma non si pensi solo alle sette] " possono rimuovere i bambini dai loro genitori, controllare tutti i soldi del gruppo, organizzare matrimoni, distruggere oggetti personali dei membri ".

Monopolizzazione della percezione
Frustra tutte le azioni non coerenti con la conformità, punisce l'indipendenza e la resistenza.

Umiliazioni degradazioni
Rende la resistenza più costosa che la conformità


Esaustione indotta
"....C'è la sensazione di camminare sulle uova
. Tutto diventa importante in termini di come il gruppo o i suoi leader risponderanno... privazion del sonno, del cibo... serve a indebolire la capacità mentale e fisica di resistere.

Minacce anche vaghe e imprecisate
Es. minacce di chiuderti in quarantena e non poter lavorare
"Vi ricordiamo che dovete avere paura, quando vi svegliate e anche quando dormite, di ogni cosa. Finché non vi sarete sbarazzati di questa irresponsabile libertà" (E. Pennetta).

Indulgenze Occasionali
Fornisce motivazione alla conformità sociale
I leader di gruppi coercitivi possono improvvisamente offrire una sorta di indulgenza, amore o affetto, attenzione dove prima non c'era. La vittima spera che la situazione cambierà o si dubita di se stessi ("Forse sto solo immaginando che la situazione sia così brutta")...

Dimostrazioni di onnipotenza
Crea sentimenti di impotenza
Sviluppa mancanza di fiducia nelle capacità individuali
"... ridurre tutti a una sorta di minimo comune denominatore in cui nessun dono o abilità naturale viene valutato o apprezzato, ma sono molto più apprezzati il servizio, l'obbedienza, la sottomissione all'autorità e le prestazioni che non esaltino doni o abilità individuali. [es. università, come confermato da vari autori come M. McLuhan e J. Jacobs].


https://www.maurizioblondet.it/la-carta-della-coercizione-di-biderman/

E' ciò che viene fatto anche nei confronti degli indagati o addirittura dei semplici "attenzionati" (quindi, va da se, illegalmente) da parte delle FF.OO.

Finnegan

#31
Puoi spiegarti meglio?
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Padano74


Ent

#33
Quest'anno Babbo Natale – a proposito: auguri a tutti - mi ha portato proprio il libro "Desocializzazione".
Dall'osservazione del sommario e da una rapida occhiata, direi che tale testo promette piuttosto bene. Devo però anche rilevare una certa delusione da parte mia nel leggere le opinioni dell'autore sul femminismo, contestato esclusivamente nella sua parte più radicale, e non integralmente (pagine 247-251).
Si afferma, a ragione, che "il femminismo è stato un movimento piuttosto eterogeneo, composto da una varietà di convinzioni, obiettivi e aspirazioni che si sono modificati nel tempo".  Ma poi si aggiunge -  e qui dissento profondamente - che "alcuni risultati positivi sono stati senza dubbio raggiunti, non da ultimo nella sfera economica e professionale".
Dopodiché si attacca in molteplici occasioni il solo femminismo radicale.
Di questi temi abbiamo già discusso; già ho sostenuto che non mi oppongo alla distinzione tra femminismo moderato e radicale, ma all'asserzione secondo cui quello moderato sia buono.

Oggi però arrivo ad affermare che il femminismo moderato sia oggettivamente peggiore del femminismo radicale.
Per quanto odioso sia infatti il femminismo egualitario e misandrico, che strizza l'occhio verso arcobaleni vari, di certo non è a causa di esso che la civiltà occidentale è decaduta. Il femminismo radicale è soggettivamente peggiore, e ha certamente fatto danni: non più però di quanti ne abbia fatto il femminismo moderato (e, ancora per molti, "buono").

I risultati ottenuti "nella sfera economica e professionale" sono una delle principali cause della crisi tra i due sessi. Voglio essere paradossale: uomini e donne si sono allontanati, perché... si sono avvicinati. L'attrazione deriva dalla diversità, dal trovare nell'altro ciò che a noi stessi manca.

Ma il femminismo moderato (o emancipazione femminile, che dir si voglia), che spronava le donne a conquistare terre storicamente maschili, è stata una sciagura per la nostra civiltà, anche per un'altra ragione: la denatalità.
Mi si spieghi, per favore, come può una società replicare se stessa, se la quasi totalità delle donne in età fertile lavora a tempo pieno.
Come evidenzia Eric Zemmour nel libro "Le Premiere Sexe" "le donne hanno sempre lavorato", ma lavoravano in famiglia, e quindi potevano ottemperare pienamente alla loro fondamentale e lodevolissima funzione di mogli e madri. Con i cambiamenti prodotti sul mercato del lavoro in conseguenza del progresso tecnico, le donne sono state poste davanti a un bivio: famiglia o lavoro fuori casa. Ha prevalso la seconda opzione, con l'illusione di poter perfettamente conciliare le due cose.
Niente di più falso. Il numero medio di figli per donna italiana in età fertile è 1,1, quando dovrebbe essere 2,1 per arrivare "alla sufficienza"; i dati degli altri Paesi europei sono anch'essi negativi, soprattutto se privati del contributo alle nascite dato dagli immigrati.

Se si fosse seguita la dottrina cristiana su famiglia e matrimonio - dottrina splendidamente delineata dalla enciclica "Casti Connubii" di Pio XI nel 1930 – la nostra civiltà non sarebbe decaduta, ma avrebbe prosperato, come sempre stato, quando si è seguita la legge di Dio.
Ma l'Occidente ha preferito ascoltare la voce del femminismo "buono", che tuttora canta con giubilo.
E forse, questo Occidente, non si ravvederà nemmeno quando l'Islam sarà maggioranza nelle nostre città, capitali, nazioni. Quando questo avverrà, però, che nessuno osi piagnucolare, soprattutto certi cattolici, quelli che "emancipazione sì, femminismo no", quelli che se la prendono con le Boldrini, ma approvano "senza dubbio" la moltiplicazione di bancarie, avvocate, politiche, soldatesse, manager.

Un'ultima precisazione: con queste considerazioni non contesto il valore del libro di Fforde – che, lo ribadisco, si preannuncia lettura assai interessante – ho voluto piuttosto rimarcare il mio pensiero, che nulla, ma proprio nulla, ha da concedere al femminismo.

Finnegan

#34
A mio parere Fforde fa la consueta concessione (che qui non ho citato) al politicamente corretto, per non apparire "retrogrado & misogino": non a caso le maggiori critiche femministe a Coscienza Maschile sono dovute alla nostra posizione sul lavoro femminile, che contribuisce a spopolare il nostro Paese.
Non esiste un femminismo moderato opposto a uno estremista. Il femminismo moderato non è che la tappa precedente del programma del femminismo radicale, la distruzione dell'uomo e della famiglia.
Sostengo da sempre che le idee che governano la società sono ispirate, prima che da cerchie di potere, dalle tecnologie usate dall'uomo. Parole altisonanti come emancipazione e parità sono il banale prodotto della civiltà industriale, che vede uomini e donne come macchine neutre senz'anima, le cui uniche differenze sono costituite da "parti" destinate a compiti specializzati. E' l'ipnosi prodotta dalla tecnologia, la nostra "Sposa Meccanica" (altro libro che consiglio di mettere sotto l'albero).
Da decenni noti autori affermano che il lavoro è diventato superfluo: un parcheggio per ritardare la maternità e non c'è praticamente donna che non ci caschi. Computer e macchinari già sostituiscono egregiamente donne (e uomini) alle casse, ai centralini, persino in professioni qualificate. Aver figli viene considerato degradante per il genio femminile, l'abbrutimento di lavori monotoni no.

Una parola sulle donne "cristiane": per non poche di loro la religione è un'evasione dalla loro missione terrena. Praticano devozioni come usano il cellulare, o il Tamagochi. A vent'anni dovrebbero scegliere tra marito e convento; invece, indulgono in un limbo di devozioni, prosternazioni e (le più moderne) "volontariato". Un altro segno di decadenza ma è inutile dirglielo, hanno sempre ragione.
La verità è che le donne moderne detestano il matrimonio e la famiglia e fanno di tutto per fuggirli. E' l'inevitabile frutto della civiltà ludica urbana, per cui è scontato che anche quando saremo minoranza nel nostro Paese, continueranno a sprecare la loro vita nell'intrattenimento sacro e profano.

Per invertire questa tendenza (ammesso che siamo in tempo) occorrerebbe liberarsi di tutte le zavorre che ci hanno cucito addosso: materialismo, consumismo, evasioni da sé e false simbologie e mitologie fornite dai media. Ci provò Joyce a ripulire queste stalle di Augia, ma non a caso il suo lavoro è seriamente negletto.
Vi lascio immaginare quanto sia entusiasmante oggi per un uomo la compagnia di una donna, che deve fare di continuo ridere, emozionare e divertire senza affaticarle minimamente il cervello.
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Anima Zen


Finnegan

#36
Pensa che questo prof. è dovuto andar via da Oxford per le sue opinioni! Non è successo neanche a Tolkien che aveva idee simili alle sue
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