Nazifemminismo: Manifesto per l'eliminazione dei maschi

Aperto da Finnegan, 14 Marzo 2018, 11:52:34 PM

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"In questa società la vita, nel migliore dei casi, è una noia sconfinata e nulla riguarda le donne: dunque, alle donne responsabili, civilmente impegnate e in cerca di emozioni sconvolgenti, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l'automazione globale e distruggere il sesso maschile. [...] Il maschio è intrappolato in una zona d'ombra a metà strada tra l'essere umano e la scimmia; ma sta molto peggio delle scimmie perché, al contrario di esse, dispone di una vasta gamma di sentimenti negativi: odio, gelosia, disprezzo, disgusto, sensi di colpa, vergogna, insicurezza e, come se non bastasse, è consapevole di ciò che è e di ciò che non è. [...] Gli uomini irragionevoli, malati, che tentano di difendersi dalla loro ignominia, alla vista di SCUM che gli rotola addosso si aggrapperanno terrorizzati alla Grande Mamma con le Grandi Tette di Gommapiuma, ma le Tette non li salveranno da SCUM; la Grande Mamma si aggrapperà al Grande Papà, che se ne starà rintanato in un angolo a cacarsi sotto nelle sue brache da Superman. Gli uomini ragionevoli, invece, non scalceranno, non lotteranno, non solleveranno penose proteste, ma se ne staranno seduti col cuore in pace, rilassati, e si godranno lo spettacolo abbandonandosi alla deriva verso la fine".


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http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/02/08/il-femminismo-folle-della-ragazza-che-sparo-a-warhol32.html

Trent'anni fa moriva Valerie Solanas, l'attivista che nel 1968 tentò di uccidere il re della Pop Art. I suoi scritti, ora tradotti in Italia, immaginano un mondo alternativo che può fare a meno del sesso debole: quello maschile

Il 25 aprile 1988 nella stanza 420 del Bristol Hotel viene ritrovato il cadavere di una delle tante randagie del Tenderloin, il quartiere più sordido di San Francisco. Brulica di vermi ed è in decomposizione, ma si tratta di Valerie Solanas. Era stata una scrittrice, un'attivista politica, una propagandista sociale e una protagonista della controcultura americana degli anni '60, ma da tempo nessuno aveva notizie di lei. Era stata risucchiata nel gorgo di un'esistenza maledetta, marginale e "abietta" – l'unica del resto congeniale a una donna che, pur dotata di un'intelligenza superiore e di una laurea, aveva vissuto sempre senza tetto né legge, aveva rifiutato sesso ("rifugio dei mentecatti"), figli, amore e famiglia, e la possibilità di affermarsi come autrice (non scrisse mai il romanzo che le aveva chiesto Maurice Girodias di Olympia Press, l'editore di Nabokov e Burroughs), nonché teorizzato (e praticato) il sabotaggio del sistema e lo s-lavoro. Feccia – in inglese scum – era la sua parola feticcio e l'unica condizione umana cui riconoscesse dignità. E come feccia – "stravagante, sporca, stracciona" – era morta.

Rigettata nella "fogna", dannata all'oblio al punto che Lou Reed protestò contro la sopravvivenza del suo ricordo nella canzone I believe. Eppure Valerie Solanas era stata qualcuno. Doveva la celebrità ai tre colpi di rivoltella tirati, il 3 giugno del 1968, contro un bersaglio clamoroso: il re della Pop Art, e di New York. Ho sparato a Andy Warhol, si intitolava il film di Mary Harron (1995), nel quale l'ottima Lily Taylor offriva all'attentatrice il proprio volto impertinente e la voce alle sue teorie (i dialoghi sono quasi tutte frasi di Solanas). Warhol sopravvisse ai proiettili, e Solanas al carcere, alla condanna e all'internamento in manicomio.

Ma nessuno dei due fu più lo stesso.

Se la singolare figura di Solanas rimaneva un riferimento nel sommerso mondo antagonista, col tempo si è risvegliato anche l'interesse della cultura ufficiale – e le sono stati dedicati studi universitari, biografie, romanzi, spettacoli. Ma la radicalità del suo pensiero (e del suo comportamento), l'estremismo e l'estetica terrorista hanno favorito una minimizzazione patologizzante (anche se lei aveva sempre rivendicato: «sono una rivoluzionaria, non una pazza»).

Solanas, bianca proletaria che derideva i sovversivi borghesi figli di papà, accattona non eterosessuale, "superfemminista" che praticava la prostituzione, era fuori da ogni regola, logica, gruppo. Non si conformava al discorso rispettabile della conquista dei diritti e della parità dei generi: la liberazione delle donne non sarebbe venuta dalla mediazione, ma dalla rivolta e dalla violenza. Insomma: un'imperdonabile. Saluto perciò con piacere la pubblicazione di Trilogia SCUM. Tutti gli scritti

(Morellini editore / VandA epublishing). Le curatrici, Stefania Arcara e Deborah Ardilli, non solo offrono la traduzione integrale delle (pochissime) opere di Solanas, il Manifesto SCUM, la commedia In culo a te, e il racconto Come conquistare la classe agiata.

Prontuario per fanciulle (inediti in Italia), ma la corredano con due saggi ( Chi ha paura di Valerie Solanas e Effetto SCUM Valerie Solanas e il femminismo radicale)

fondamentali per inquadrare la vicenda della scrittrice e il suo (problematico) rapporto col pensiero femminista.

Il racconto, del 1966, è un bozzetto satirico, una brillante anticipazione delle opere successive. La commedia, Solanas la offrì a Andy Wharhol nel 1967, sperando che la Factory la producesse. Ma il turpiloquio, le teorie eversive della protagonista (la sboccata mendicante Bongi, maschera dell'autrice), l'oscenità di alcune sequenze (una ragazza organizza una cena in cui servirà in tavola un escremento), e l'infanticidio finale la rendevano non rappresentabile nemmeno nel clima libertario del teatro off-Broadway. Warhol tuttavia utilizzò alcune battute di Solanas e la inserì come comparsa nel suo film I, a man. Del 1967 è pure lo SCUM Manifesto, che Solanas diffuse smerciandone in strada le copie auto-stampate. «Per bene che ci vada, la vita in questa società è di una noia sconfinata» – è il fulminante inizio. «E poiché non esiste aspetto di questa società che abbia la minima rilevanza per le donne, alle femmine dotate di spirito civico, responsabili e avventurose, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l'automazione completa e distruggere il sesso maschile». È violento come tutti i manifesti delle avanguardie, paradossale come i saggi pseudoscientifici sull'inferiorità mentale della donna, di cui è insieme una confutazione e una parodia. Ma è soprattutto un ritratto corrosivo ed esilarante degli uomini. «Il maschio è completamente egocentrico, intrappolato in se stesso, incapace di empatizzare con gli altri o di identificarsi con loro, incapace di amore, amicizia, affetto, tenerezza (...) Le sue reazioni sono interamente viscerali, non cerebrali; la sua intelligenza è un mero strumento al servizio dei suoi istinti e dei suoi bisogni (...) non è in grado di interessarsi a nulla, fuorché alle proprie sensazioni fisiche». L'Io del maschio in effetti consiste nel suo uccello. La tesi di fondo è che il maschio sia una femmina incompleta, che rivendica come proprie le caratteristiche femminili (forza, indipendenza emotiva, energia, dinamismo, coraggio, vitalità, etc.) per mascherare la propria angoscia, debolezza, invidia: poiché con la tecnologia non è più necessario nemmeno per la riproduzione, oltre che nocivo è diventato superfluo, e deve essere eliminato (oppure sottomesso). Non è la rabbia femminista ma l'"umorismo apocalittico" la cifra di Solanas, e il pregio della sua scrittura. Il Manifesto fu pubblicato da Girodias mentre lei era in carcere. Ma gli spari contro Andy Warhol ne imponevano una lettura letterale, sinistra. Mentre la forza di queste pagine è, ancora oggi, la loro allegra, scatenata utopia. Le femmine che Solanas sognava, «dominatrici, determinate, sicure di sé, cattive, violente, egoiste, indipendenti, orgogliose, avventurose, sciolte, insolenti», adatte a governare il mondo, però, faticano ancora a liberare se stesse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Per lei la liberazione delle donne sarebbe stata possibile solo con la violenza Scriveva: "Non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario e distruggere gli uomini"

Sull'autrice (in inglese):
Valerie Jean Solanas (April 9, 1936 – April 25, 1988) was an American radical feminist and author best known for writing the SCUM Manifesto and attempting to murder artist Andy Warhol in 1968.

As a teenager, she had a volatile relationship with her mother and stepfather after her parents' divorce. As a consequence, she was sent to live with her grandparents. Her alcoholic grandfather physically abused her and Solanas ran away and became homeless. She came out as a lesbian in the 1950s. After graduating with a degree in psychology from the University of Maryland, College Park, Solanas relocated to Berkeley, California, where she began writing her most notable work, the SCUM Manifesto, which urged women to "overthrow the government, eliminate the money system, institute complete automation and eliminate the male sex".
Solanas moved to New York City in the mid-1960s, working as a writer. She met pop artist Andy Warhol and asked him to produce her play, Up Your Ass. She gave him her script, which she later accused him of losing and/or stealing, followed by Warhol expressing additional indifference to her play. After Solanas demanded financial compensation for the lost script, Warhol hired her to perform in his film, I, a Man, paying her $25. In 1967, Solanas began self-publishing the SCUM Manifesto. Olympia Press owner Maurice Girodias offered to publish Solanas's future writings, and she understood the contract to mean that Girodias would own her writing. Convinced that Girodias and Warhol were conspiring to steal her work, Solanas purchased a gun in early 1968.
On June 3, 1968, she went to The Factory, where she found Warhol. She shot at Warhol three times, with the first two shots missing and the final one wounding Warhol. She also shot art critic Mario Amaya, and attempted to shoot Warhol's manager, Fred Hughes, point blank, but the gun jammed. Solanas then turned herself in to the police. She was charged with attempted murder, assault, and illegal possession of a gun. She was diagnosed with paranoid schizophrenia and pleaded guilty to "reckless assault with intent to harm", serving a three-year prison sentence, including treatment in a psychiatric hospital. After her release, she continued to promote the SCUM Manifesto. She died in 1988 of pneumonia in San Francisco.
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