Lavoro femminile: conquista o affondamento di una società?

Aperto da Finnegan, 20 Febbraio 2021, 06:01:35 AM

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Finnegan

In questo topic affrontiamo lo spinoso argomento del lavoro femminile, considerato da uomini e donne intoccabile "conquista" della modernità."
Talvolta anche su siti maschili, con tragico errore il lavoro muliebre è addirittura considerato un salvagente da onerosi mantenimenti. In realtà, l'epoca delle quote rosa e delle donne onnipresenti in tutti i settori a partire da quello pubblico, è anche l'era dei mantenimenti, dello "stesso tenore di vita che c'era nel matrimonio" e... degli ex mariti e conviventi sotto i ponti.
Nel presente clima femminista-repressivo è purtroppo necessario spiegare che non auspichiamo "divieti" di lavorare alle donne, né vogliamo "chiuderle" in casa. Semmai sono altri a chiuderle in ufficio, mentre una casalinga ha molte più possibilità di uscire.
L'intento (altro chiarimento purtroppo necessario) non è affatto quello di un nostalgico recupero del passato ma della riscoperta di modelli sociali che vigono da sempre in praticamente tutte le civiltà e in assenza dei quali una società cessa di esistere in pochi decenni.
Il lavoro femminile contribuisce infatti alla denatalità e ha una serie di altre conseguenze negative:
1. Perdita dell'autorità maritale e in generale minor rispetto per l'uomo
2. Disoccupazione maschile
3. Abbassamento dei salari per l'aumentata offerta di lavoro (vero scopo del femminismo sponsorizzato dai gradi conglomerati, come rilevò W. Lewis già nel 1926)
4. Minor numero di matrimoni anche a causa del noto fenomeno dell'ipergamia: una sociologa laureata con le quote rosa non sposerà mai (ammesso che si sposi) un idraulico
Tra i cattolici tradizionali (all'estero, perché in Italia...) c'è una netta differenziazione dei ruoli e il lavoro femminile, o comunque un'occupazione che tiene la donna lontano da casa, è decisamente l'eccezione anziché la regola. Anche la laurea non è vista come un indice di eccezionale condizione sociale, ma le donne (anche le meno istruite) hanno un livello culturale e di maturità che fa difetto a parecchie laureate.
Risultato: famiglie di 6-12 figli, mentre da noi le donne sono in gran parte votate allo zitellaggio. Talvolta volontario, con uno stile di vita già a partire dai 30 anni (salvo residue avventure fino ai 40), che ricorda quello di un'anziana vedova: cani, gatti e amiche da fine settimana.
Prima o poi questo sistema drogato di titoli ed onori femminili, nella stragrande maggioranza dei casi irrilevanti per l'avanzamento culturale ed economico del Paese (attendo le prove del contrario) imploderà insieme alla intera società italiana. Le donne torneranno a mondare il riso (già avviene in Piemonte, con laureate in economia...) e, forse, a sposarsi, non necessariamente con italiani.
Sono considerazioni sull'ovvio ma nonostante l'allarmante l'inverno demografico nessuno le fa, ed è assolutamente impossibile farle a una donna, presa dai suoi voli pindarici di ricercatrice universitaria (ma anche segretaria, cassiera...) e allevatrice di animali domestici.
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Finnegan

#1
Riporto di seguito due interventi di Ent (grassetti miei):
https://www.coscienzamaschile.com/index.php/topic,2274.msg8867.html#msg8867
https://www.coscienzamaschile.com/index.php/topic,2274.msg8868.html#msg8868

Citazione3) Ma sua moglie sta a casa a spolverare e sfornare arrosti mentre cura i figli o deve lavorare come tutte noi?

Questo terzo luogo comune non è meno grave degli altri. Pare che la donna di casa sia concepita dal punto di vista materialistico, come se fosse un elettrodomestico, e privata dell'importanza del proprio ruolo.
Quel minimizzante "mentre cura i figli" tradisce l'imperante cultura materialistica, che ci avvolge come nebbia.
D'Amico in un suo video sostenne, tra gli applausi, che una donna che generi figli e li educhi cristianamente svolge un'attività più importante che dirigere l'ONU. E ha ragione. Purtroppo, e sono duemila anni dall'evento cristiano, il potere, il successo personale, il prestigio economico sono considerati criteri d'orientamento*. A mio parere, se il potere fosse cristianamente considerato come servizio, non ci sarebbero accese battaglie per ottenere i posti in cui poter essere "servi di tutti"**, non ci si indignerebbe se si auspicasse meno donne al potere.

In secondo luogo, vorrei notare che non tutte le donne lavorano. Non mi riferisco alle disoccupate né alle casalinghe annoiate. Mi riferisco alle madri di famiglie numerose. Trovo difficile che una madre di cinque o sei figli possa "lavorare come tutte loro".
Il cuore del problema è che una sposa cristiana deve fare la madre e la moglie. Se poi riuscisse anche a produrre del reddito da portare nelle casse famigliari, il pater familias non sarebbe certo scontento.

* Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo (Mt 6, 19-20)

** Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mc 10, 41-45)

A queste conseguenze, aggiungerei il disfacimento della relazione tra i sessi. La donna desidera ricevere dall'uomo protezione, e l'uomo desidera essere protettivo nei confronti della donna: l'uomo è come un guerriero che protegge la capanna o un cavaliere che conduce il ballo. La donna non vuole essere sopraffatta, ma vuole essere condotta; se le donne, per indottrinamento ideologico, rifiutano questa massima, cadono nell'insoddisfazione, e si buttano sul lavoro credendo di raggiungere chissà quale realizzazione personale, ma all'apice della carriera (che quasi nessuna può invero vantare) tengono in pugno null'altro che il nulla.

La biologia conferma che, complessivamente, il sesso maschile è forte, quello femminile è debole, tanto sotto il profilo muscolare quanto sotto quello emotivo. Il predominio della tecnica sul genere umano e l'affermazione di certe ideologie hanno portato ad alterare gli equilibri naturali, ma la biologia rimane.
Ecco allora il rammarico, come il classico "non esistono più gli uomini di una volta"; ma se questo è avvenuto è perché, dapprima, hanno smesso di esistere le donne di una volta.
La febbre della carriera femminile ha provocato scombussolamenti in grado di far crollare anche ataviche sicurezze, come la famiglia, e di riflesso l'edificio della intera civiltà.

Tra l'altro, occorre osservare come l'affermazione professionale delle donne aumenti le probabilità che le stesse non trovino soddisfazione nel marito che abbia una carriera inferiore alla loro. Le donne desiderano l'uomo forte, e sapere che il proprio marito guadagna meno (il guadagno è indice di forza) incide negativamente sugli equilibri famigliari.
L'ormai accertata affermazione delle donne negli studi universitari porta spesso le donne davanti a un bivio: rinunciare agli uomini o sceglierne uno con un titolo inferiore.
Tralasciando che molti corsi di laurea hanno coefficienti di difficoltà assimilabili alle scuola medie (non è un'esagerazione), rimane il fatto che anche la laureata in "Scienze del quacquaraquà" spesso si percepisce come una mente di fama mondiale. Il razionale prevale sul reale, si potrebbe dire. Io conosco donne avvocato sposate con idraulici, psicologhe con negozianti di ferramenta, diplomate con titolari di licenza media; va però detto che le laureate in questione non dimostravano una preparazione culturale maggiore dei mariti non laureati.

Insomma, la carriera da una parte ha dato, dall'altra ha tolto alle stesse donne, e quello che ha tolto è molto di più che quello che ha dato.

Citazione di: Finnegan il 18 Febbraio 2021, 11:55:41 PM
Sono considerazioni sull'ovvio ma nonostante l'allarmante l'inverno demografico nessuno le fa, ed è assolutamente impossibile farle a una donna, presa dai suoi voli pindarici di ricercatrice universitaria (ma anche segretaria, cassiera...) e allevatrice di animali domestici.

Leggevo forse un paio d'anni fa i commenti a margine di un articolo di Costanza Miriano. In particolare mi colpì la discussione tra due donne riguardo al lavoro femminile.
Una difendeva il lavoro femminile, perché le donne che hanno studiato molto e bene, che hanno imparato a fare qualcosa, è giusto che mettano in pratica ciò che hanno imparato; trovo che tali considerazioni siano tanto diffuse quanto grottesche: perché si dovrebbe fare qualcosa solo perché capaci di farlo? Che ne è del più elementare ragionamento, che imporrebbe di valutare fini e mezzi dell'agire umano?
L'altra donna che partecipò alla discussione aveva, sul lavoro femminile, un'opinione analoga alla nostra. Mi ha colpito la sua testimonianza. Ella, in qualità di relatrice a corsi per fidanzati, disse di trovare nelle donne partecipanti ai corsi un comune dissenso rispetto al dover mettere il lavoro in posizione marginale nella propria scala di valori; tali donne consideravano il proprio lavoro quale realizzazione di sé, a nulla rilevando se fossero esse plurititolate o commesse.
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JohnTheSavage

Oltre agli ottimi punti già menzionati, il lavoro femminile ha provocato la progressiva femminizzazione di determinati settori con conseguenze deleterie per la società nel suo complesso.

Prendiamo come esempio la scuola: in passato vi era un numero consistente di professori uomini; con il progressivo ingresso delle donne in questa professione abbiamo assistito ad una totale femminizzazione dell'insegnamento che è una tragedia per tutti.  Basta oggi entrare in una scuola di qualsiasi grado per rendersi conto che gli uomini sono merce rara. I bambini maschi in passato trovavano nelle scuole figure maschili forti con cui identificarsi e da cui apprendere la mascolinità; oggi trovano donne insegnanti che guardano di malocchio la loro esuberanza e mascolinità e passano il messaggio implicito che per essere dei bravi studenti devono comportarsi come le bambine. Inoltre i metodi di insegnamento utilizzati dalle donne insegnanti spesso non sono adeguati allo stile di apprendimento dei bambini maschi; questo ha provocato l'abbandono dei percorsi formativi da parte di molti uomini (all'estero il fenomeno della mancata scolarizzazione dei maschi è molto più accentuato che in Italia, in Italia tali fenomeni arrivano con qualche anno di ritardo). Le scuole di oggi somigliano sempre più a campi di indottrinamento di ideologie perverse e sempre meno a luoghi di formazione.

Non intendo stabilire un nesso di causalità nelle conclusioni di questo breve post, ma un nesso di correlazione sicuramente esiste ed andrebbero approfondite le cause di tale correlazione.  Con il progressivo ingresso delle donne nell'insegnamento, lo status sociale della professione è decaduto di pari passo. La qualità dell'insegnamento ed il valore  titoli di studio conseguiti è ai minimi storici. La tragicità di ciò non si evince solo a livello individuale, ma anche a livello sociale: da decenni si è completamente bloccato il progresso e l'elaborazione di teorie rivoluzionarie (negli anni 30/40 si sperimentava con l'atomo; negli anni 50/60/70 con la costruzione di veicoli spaziali; oggi si elaborano teorie omosessuali ed altre perversioni). In un ambiente scolastico ed accademico come quello odierno, dominato dalla mente collettiva femminile che tende alla completa omologazione dei suoi componenti, difficilmente emergeranno i Fermi, Tesla, Einstein, Higgs, etc.;  menti come queste verranno ostracizzate ed isolate.
Women look for men with a good future. Men look for women with a good past.

Ent

Ottime considerazioni, John.
Rispetto a pochi anni fa, la scuola ha visto crescere il proprio potere educativo.
Oggi vengono diffuse iniziative educative, moralistiche o politicizzate.
Oggi i bambini devono spesso frequentare scuole a tempo pieno (stanno a casa il sabato), perché entrambi i genitori devono lavorare e perché il ruolo famigliare dei nonni si è affievolito (essi sono sempre più anziani e distanti dalla residenza dei figli).
I bambini insomma sono sotto il controllo educativo del sistema scolastico e plasmati dalle insegnanti.

In generale io non sono contrario al lavoro femminile (le donne, conferma Zemmour nel libro "Le première sexe", "hanno sempre lavorato"), a meno che, come spesso accade, il lavoro femminile non pregiudichi la serenità famigliare (1) e l'ordine civile (2). Sicché a Zemmour direi che sì, "le donne hanno sempre lavorato", ma nel contempo educato, perché lavoravano alla presenza dei figlioletti.

Sotto il primo profilo, già si è detto e gli effetti negativi del lavoro fuori casa delle madri sono sotto gli occhi di tutti.

Quanto al secondo, si dovrebbe a mio avviso ragionare dal punto di vista quantitativo, e non qualitativo (fatti salvi casi eccezionali). Come una rondine non fa primavera, così una donna che eserciti una classica professione maschile non produrrebbe effetti sociali significativi.
Ma se, come sta accadendo,  si costituisse una prevalenza femminile in settori lavorativi storicamente maschili, quali sarebbero le conseguenze sulla società?

Io ho precedentemente ipotizzato che ciò provocherebbe un mutamento della relazione tra i due sessi, e non mi sembra cosa da poco.
Se è vero che la tradizionale divisione di ruoli è stata concretizzazione della naturale diversità dei sessi - una diversità, si potrebbe aggiungere, di rango metafisico - c'è motivo di temere che il ribaltamento dei ruoli sociali, alimentato dalla femminilizzazione delle posizioni di potere, prodromica di una società matriarcale, possa essere qualcosa di molto simile all'apertura del vaso di Pandora.

Finnegan

#4
Poco da aggiungere a questi ottimi post: in primo luogo la perfetta rispondenza, delle studentesse e lavoratrici a esigenze di conformismo e scarsa capacità di iniziativa. E' il famoso lavoro di squadra, cui si accompagna il consueto anche se meno declamato "divieto di fare domande".
Come dice proprio una donna, Jane Jacobs, scuola e università non formano più ma servono solo a selezionare i tipi più gregari, in modo (aggiungo) che il fattore umano non interferisca con la cibernetica. Le donne da portatrici di vita sono diventate computer umani.

Il lavoro femminile in casa è altra cosa, ma è anch'esso incompatibile con famiglie numerose.
La bontà di politiche sociali non si misura in base ad astratti principi, come se la parità fosse un'equazione, ma dai suoi effetti: segnalo per esempio lo stravolgimento della Marina Militare, dove le (molte) allieve si occupano di studi di genere e mediazione culturale, onde portare i valori femministi alle donne del Terzo Mondo (auguri). La Marina da importante strumento di difesa sta diventando un gineceo per costose operazioni "umanitarie" di immagine, dal forte taglio ideologico. Non so quanto reggerebbe lì dentro qualsiasi uomo con attitudini militari, né quale sarebbe il livello operativo in caso di necessità.

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ranier

n nmio amico professore universitario mi dice che fra qualche anno nelle aule si avranno soltanto donne docenti che insegnano a donne discenti. Gli uomini stanno scomparendo sui due fronti, sia come professori, sia come studenti, nell'indifferenza generale. Molte facoltà ancora tengono, sembra, ma fino a quando? E segnalo un altro fronte preoccupante. Mi è capitato che in un concorso pubblico per un posto di rilievo, non in Italia, ma nella Svizzera italiana, il bando desse apertamente la preferenza a candidati donne. L'ente banditore era privato, ma di forte peso "pubblico". Si tratta di una tendenza strisciante, ma destinata ad essere sempre più frequente, anche se condannata dalla legislazione italiana ed europea. La stessa insistenza di Letta per avere capigruppo donne potrebbe essere un brutto segnale, presto seguito da altre istituzioni. E nessun giurista si preoccupa di mettere un argine, nel timore di esseer condannato ed emarginato politicamente e socialmente.

Finnegan

#6
Il prof. Strumia ha detto che le donne sono favorite a fisica (dico: fisica) e si è rovinato la carriera. C'è un favoritismo di fatto, strisciante e incontrollato, che sta cacciando via gli uomini da professioni qualificate per sostituirli spesso con capre. Italiani emigrano, africani inoccupabili immigrano.
Gli uomini diventeranno sempre più gli schiavi del nuovo millennio, indispensabili a mandare avanti il mondo globale ma con cui avere a che fare il meno possibile: che sgobbino, paghino gli alimenti all'ex e non si facciano vedere in giro. :mad:
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