La Corte salva i vaccini e getta le basi per futuri obblighi

Aperto da Finnegan, 2 Dicembre 2022, 03:15:00 PM

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Finnegan

La Nuova Bussola Quotidiana:
Per la Corte Costituzionale le scelte del Governo in pandemia non sono state «né irragionevoli né sproporzionate». La Consulta salva così Draghi & Speranza sugli obblighi vaccinali di medici e sanitari con inoculi sperimentali e che hanno dimostrato di non riuscire a fermare il contagio e di provocare numerosi effetti avversi. Così si gettano le basi per lo stato di emergenza di domani nel quale si potrà ripetere lo schema utilizzato col Covid.

Marco Rizzo:
Gravissima presa di posizione della Consulta che confermando la ragionevolezza dell'obbligo, ignora i dati noti di insussistenza della capacità di impedire la trasmissione dell'agente patogeno (unica ratio dell'obbligo); irride la gravità degli effetti avversi travolgendo le basi costituzionali della prevalenza dei diritti soggettivi sui (improbabili) vantaggi per la collettività.

Ma sopratutto nega il principio fondatore della carta costituzionale, il diritto al lavoro e la conseguente DIGNITÀ della persona.

Si auspica che i ricorrenti adesso presentino ricorso all'organo Europeo sovraordinato, la Corte dei Diritti dell'Uomo.  La Corte si piega agli interessi di BigPharma e alle necessità politiche di salvare un passato governo che, con le sue misure afflittive e inefficaci, ha portato il Paese al disastro economico, peraltro con i peggiori risultati europei di letalità per Covid-19.

Stefano Manera, dottore:
Con questa pronuncia è stato dichiarato lecito che lo Stato – con la scusa di un'emergenza – possa prendere decisioni che vadano contro i diritti considerati inalienabili dalla Costituzione stessa (vedi artt. 32, 4, 13, 21).
Attendiamo comunque le motivazioni.

In poche parole, da quello che si può capire leggendo il dispositivo, parliamo di una sentenza di rigetto.
È stata ritenuta inammissibile la questione relativa al lavoro "a distanza del personale sanitario", quindi non è stata presa in considerazione per motivi processuali, così come la questione sullo stipendio.
La Corte ha dichiarato che le decisioni prese in pandemia sono state legittime: è stato giusto non pagare i lavoratori sospesi, così come impedire il lavoro, anche di chi non aveva contatti con pazienti.

Considerazioni:

Il pronunciamento della Corte non è comunque una pietra tombale. Ci sono altre sedi (imparziali, se possibile) dove discuterne.
Questa pronuncia era assolutamente prevedibile per due motivi.
Il primo, la Corte Costituzionale è una promanazione politica non libera da interessi di parte deputata al mantenimento di uno status quo.
Il secondo, il riconoscimento di incostituzionalità avrebbe rappresentato una crisi profonda dello Stato italiano, mettendo in serio pericolo l'equilibrio e la credibilità delle istituzioni repubblicane.
Con una dichiarazione contraria infatti si sarebbe innescato un effetto domino immenso fatto di cause e risarcimenti nei confronti dei politici e dei ministri che hanno firmato e fatto rispettare gli obblighi, contro il Presidente della Repubblica per aver firmato la legge, le Forze dell'Ordine, le aziende ospedaliere, gli enti, i datori di lavoro e chiunque non avesse ostacolato le limitazioni.
Il cambiamento che tutti noi auspichiamo non possiamo attenderlo dall'esterno, ovvero da uno Stato non tutelante, che non riconosce il merito, che ostacola l'iniziativa, che incrimina chi ha curato esseri umani, che premia chi si è voltato dall'altra parte attendendo e vigilando e che è sempre più immischiato in affari economici.
Il cambiamento potrà avvenire esclusivamente dall'interno, cioè partendo dalla riformulazione del concetto di comunità, dalla riscoperta dei valori di mutuo aiuto e, in ultima istanza, da ognuno di noi, uomini e donne di buona volontà.
Non perdiamo di vista l'obbiettivo: continuare la lotta per la libertà, la salvaguardia dei nostri valori più preziosi e autentici e della vita stessa.

Dr. Stefano Manera

UTILE RILETTURA:

Magistratura e massoneria. Un binomio che accende il dibattito (e le polemiche)
È lecito per un magistrato iscriversi e appartenere ad una loggia massonica?

Negli anni '90, nel corso di indagini di mafia, venne alla luce la presenza di magistrati all'interno della massoneria.

Pino Mandalari, il commercialista di Riina (influente massone, che curava le società facenti capo a quest'ultimo e ad altri esponenti della cosca corleonese, arrestato per associazione mafiosa, condannato alla pena di 5 anni di reclusione) fece il nome di tre magistrati, di cui due palermitani, di fede massonica.

Interrogato nel dicembre del 1994 dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia, menzionò un giudice che per lungo tempo era stato il responsabile della sezione fallimentare del tribunale di Palermo, quale iscritto alla massoneria e suo fraterno amico. Il nome di questo magistrato, nel corso di una indagine per un traffico internazionale di stupefacenti, venne peraltro rinvenuto negli elenchi degli appartenenti alla loggia massonica di via Roma, a  Palermo. Elenchi nei quali, accanto a mafiosi di notevole spessore, fu possibile trovare professionisti, avvocati, e anche magistrati. Figuravano, tra gli altri, Foderà, cognato di Bontate, colui che aveva organizzato il viaggio di Michele Sindona in Sicilia, e il commercialista Nino Buttafuoco, che si era interessato del sequestro del giornalista Mauro De Mauro intervenendo in maniera ambigua presso i familiari di quest'ultimo.

Mandalari indicò poi come legato dal vincolo massonico un alto esponente della magistratura inquirente palermitana, dal quale però precisò di non avere mai ricevuto favori. Disse anche di essere intervenuto presso l'allora ministro di Grazia e giustizia, Oronzo Reale, per caldeggiare la nomina di questo magistrato. Una volta intervenuto il decreto di nomina, chiese al gran maestro di Piazza del Gesù, Francesco Bellantonio, di sollecitare la firma del provvedimento del ministro, anche egli massone. Aggiunse Mandalari che, una volta intervenuto il decreto, si recò "a festeggiare la nomina e a prendere il caffè nello studio dell'alto magistrato a Palazzo di giustizia in compagnia dell'avvocato Marino" che gli aveva chiesto di intervenire presso il  gran maestro.

Mandalari intratteneva poi rapporti di frequentazione con Carmelo Spagnuolo, procuratore generale presso la Corte di appello di Roma, iscritto alla P2. Sempre secondo il commercialista di Riina,  Spagnuolo gli avrebbe chiesto di intervenire presso le comunità di emigrati siciliani in America per fare votare alle elezioni presidenziali del 1972 il candidato del partito repubblicano Richard Nixon.
Dall'inchiesta su mafia e massoneria, condotta in quegli anni dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, emerse l'esistenza di una loggia segreta della quale facevano parte magistrati, imprenditori, funzionari pubblici e il cui punto di riferimento era Mandalari.

La presenza di magistrati nelle logge massoniche emerse anche dalle rivelazioni di alcuni "fratelli" pentiti". Così uno di questi collaboratori parlò di una organizzazione composta da magistrati, avvocati, politici, poliziotti ed imprenditori, particolarmente forte a Roma e che: "prestava a noi protezione, come assoluzioni, pene ridotte, arresti domiciliari, ed in cambio uccidevamo qualcuno che dava fastidio a loro". Un altro collaboratore riferì che, poco dopo essere stato arrestato per rapina, venne messo in libertà provvisoria da parte dello stesso pubblico ministero che era stato interessato da altro associato e che lui avrebbe ringraziato personalmente. Il magistrato gli avrebbe detto "di non preoccuparsi e tacere e gli avrebbe offerto il caffè".

Ancora un altro collaboratore di giustizia affermò poi che il clan, per ottenere la revisione di un processo per due adepti condannati per omicidio, si era rivolto a Licio Gelli, con il quale agli si era incontrato a Roma in un albergo di via Veneto e al quale aveva consegnato copia degli atti processuali. Attraverso un artifizio prospettato da Gelli (una falsa testimonianza che avrebbe addossato l'omicidio a persona ufficialmente latitante ma in realtà uccisa) e grazie all'intervento di Gelli presso una altissima personalità politica, questi gli assicurò che era "tutto a posto".

Si tratta soltanto di alcuni delle decine di episodi che costituirono l'oggetto di un rapporto inviato da Agostino Cordova, allora procuratore della Repubblica a Palmi, al Consiglio superiore della magistratura e alla Commissione parlamentare antimafia. Un rapporto dal quale emerge un quadro che vede giudici massoni, processi "aggiustati", come si dice in gergo mafioso, carriere fulminanti. Nel dossier inviato agli organi di cui sopra, Cordova segnalava oltre cento magistrati iscritti a logge massoniche. Ventitré quelli iscritti al Grande oriente d'Italia, uno al Centro sociologico, cinque risultanti dalle informative della questura relative alla massoneria, otto da dichiarazioni di persone informate sui fatti. Nell'elenco mancavano i nominativi coperti e quelli relativi ad obbedienze diverse dal Grande oriente d'Italia e venivano inoltre citati anche i giudici i cui nomi figuravano nelle liste della P2.

Vi era poi, nel rapporto, un elenco di circa 80 nomi di magistrati iscritti a logge ma per i quali, pur esistendo corrispondenza di nomi, mancavano data e luogo di nascita. E ciò senza dire come, secondo quanto dichiarato al procuratore Cordova, dall'ex gran maestro del Grande oriente d'Italia, Giuliano Di Bernardo, (uscito da tale obbedienza massonica con una vera e propria secessione) vi era la possibilità di "copertura" mediante l'iscrizione in logge diverse da quelle di residenza o indicazione di attività non corrispondente a quella reale. Come ad esempio l'indicazione di laureato in giurisprudenza anziché magistrato.

Scriveva ancora Cordova nel più volte menzionato dossier: "Deve ritenersi tuttora sussistente la forma di affiliazione segreta detta all'orecchio del Maestro in quanto avviene esclusivamente per via verbale [...]. Dopo la vicenda della Loggia P2 e le apparenti conseguenze del suo scioglimento, i personaggi in vista hanno adottato le proprie cautele, come i magistrati e gli altri funzionari pubblici di grado elevato; ad esempio il numero degli attuali massoni appartenenti alla Polizia, alla Finanza e ai Carabinieri è del tutto esiguo rispetto a quelli che erano iscritti alla P2".
Quanto scritto dal procuratore Cordova induce pertanto a ritenere che il numero di magistrati iscritti a logge massoniche fosse superiore a quelli compiutamente identificati.

Nel 2010, l'inchiesta Insider, condotta dalla procura di Roma, portava alla luce l'esistenza di una associazione, la cosiddetta P3 (definita dai magistrati "massonica"), che evidenziava la presenza e l'alleanza di politici, magistrati, faccendieri, finalizzata a favori, appalti, interferenze nelle inchieste della magistratura e a fatti di corruzione. Tra i nomi di primo piano spiccavano quelli di Denis Verdini, allora coordinatore del Pdl, di Marcello Dell'Utri, senatore del Pdl, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, del faccendiere, ex P2 Flavio Carboni. Si trattava di una vera e propria "loggia" capace di arrivare in molti  uffici del potere che conta.

Una nuova massoneria, in pratica: tant'è che i magistrati, tra gli altri reati, contestarono agli imputati la violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete, legge in applicazione della quale venne sciolta la loggia di Licio Gelli con la confisca dei beni della P2. Secondo l'accusa l'associazione era di fatto gestita da tre personaggi: il faccendiere Flavio Carboni, l'imprenditore Arcangelo Martino e il magistrato tributarista Pasquale Lombardi, tutti e tre arrestati nel luglio del 2010.

Un riscontro della capacità della associazione  di arrivare ai più alti organi delle istituzioni è dato da quanto emergeva dalle intercettazioni da cui risultò che Dell'Utri e Verdini, in affari con Carboni, avevano pianificato con quest'ultimo l'avvicinamento di alcuni organi costituzionali per tentare di influire sull'esito del lodo Alfano e come gli indagati fossero in grado di intrattenere rapporti con i vertici della magistratura, del Csm, della Corte costituzionale e con molti capi di Procure italiane.

Per ciò che qui interessa, emerse dall'indagine, che tra i personaggi  vicini al gruppo e che partecipavano alle riunioni nelle quali venivano decise le varie operazioni,  vi erano anche dei magistrati. In particolare il capo degli ispettori del Ministero della giustizia, il giudice Antonio Martone, il sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo i quali, come scrivono gli inquirenti, in molte occasioni "appaiono fornire il loro contributo alle attività di interferenza".

Ma nell'indagine risultarono implicati il presidente della Corte di appello di Salerno, Umberto Marconi, quello della Corte di appello di Milano, Alfonso Marra e Angelo Gargani, magistrato fuori ruolo e capo dell'ufficio servizio di controllo interno del ministero della Giustizia. Nei confronti di quest'ultimo il procuratore generale della Corte di cassazione avviò l'azione disciplinare contestandogli di avere interferito nelle indagini sugli appalti per l'eolico in Sardegna. Nei confronti di Marconi e di Marra venne avviata dal Consiglio superiore della magistratura la procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale.

Altri magistrati vennero tirati in ballo da Pasquale Lombardi, il giudice tributarista, come si è detto, arrestato nell'ambito della indagine della procura di Roma, il quale tra l'altro riferì di richieste di appoggio al Csm per le nomine ai vertici degli uffici giudiziari, richieste avanzategli da cinque magistrati. L'inchiesta – che vide indagati Flavio Carboni, Arcangelo Martino, Pasquale Lombardi, Denis Verdini, Marcello Dell'Utri, Ugo Capellacci, Giacomo Caliendo e Nicola Cosentino – venne chiusa dalla procura di Roma nell'agosto del 2011 con il rinvio a giudizio degli indagati.

La presenza di un magistrato in un'associazione segreta è quella che emerse nella indagine denominata della P4, avviata dalla magistratura napoletana. Si tratta del magistrato Alfonso Papa, parlamentare arrestato a seguito di autorizzazione concessa dalla Camera dei deputati. E al quale, insieme agli altri indagati, venne contestato di avere dato vita ad una associazione segreta, vietata dall'art.18 della Costituzione, nell'ambito della quale, unitamente agli altri indagati avrebbe svolto "attività illecite dirette ad interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici, anche economici nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale".

In particolare veniva contestato a Papa di avere fornito a Luigi Bisignani, altro indagato ed ex iscritto alla P2 (cosa dallo stesso sempre negata) notizie sensibili riguardanti soggetti investiti di funzioni istituzionali, notizie che Papa avrebbe acquisito dal maresciallo dei carabinieri La Monica.

[continua...]

Girolamo Alberto Di Pisa

AUTHOR – Girolamo Alberto Di Pisa

Entrato in magistratura nel maggio 1971 è stato destinato con funzioni di Pretore, della Pretura mandamentale di Castelvetrano, (provincia di Trapani) zona ad alta densità mafiosa. Nel 1976 è stato trasferito alla Procura della Repubblica di Palermo con funzioni di Sostituto Procuratore dove, come componente del c.d. "Pool antimafia", si è occupato prevalentemente di indagini e processi riguardanti la criminalità mafiosa e reati contro la pubblica amministrazione. Nel 2003 ha ricoperto l'incarico di Procuratore della Repubblica di Termini Imerese fino al 2008 anno in cui è stato nominato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Marsala. Nel gennaio del 2016 è andato in pensione. Attualmente ricopre l'incarico di Commissario Straordinario del libero consorzio comunale di Agrigento.

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Finnegan

#1
Utile pro-memoria dopo la pronuncia della Corte

Mafia, massoneria e giudici: correva l'anno 1993...
Maurizio Blondet  2 Dicembre 2022
di Sabrina Pignedoli, membro del parlamento europeo

Mafia, massoneria e giudici: correva l'anno 1993...

"Quando Cosa nostra accerta che un giudice è massone non lo contatta direttamente, ma solo per il tramite di un altro massone. E ciò perché – così facendo – il giudice, per ossequio al giuramento prestato nella massoneria, non potrà denunciare la pressione ricevuta, pur rimanendo libero di non aderire alla richiesta ricevuta e mantenendo la facoltà di riferire il fatto al suo 'Gran Maestro'. D'altra parte, la libertà di decisione del massone è sempre relativa, perché egli è pur sempre soggetto ai rigidi vincoli gerarchici e di obbedienza vigenti all'interno della loggia".

Come avrete capito oggi voglio riflettere con voi del rapporto tra mafie, massoneria e pezzi dello Stato, sottoponendovi alcune frasi, secondo me illuminanti, di un atto giudiziario che sto leggendo.

"Sotto questo profilo, l'associazione massonica, per sua struttura organizzativa, ha rappresentato il momento 'privilegiato' di incontro, dialogo e integrazione tra la comunità mafiosa e quel tessuto di ambienti politico-istituzionali che appariva indispensabile penetrare e 'controllare'.  Se è vero che la massoneria nella sua generalità non può considerarsi referente obbligato di Cosa nostra, è parimenti incontrovertibile così come emerge da un'imponente mole di acquisizioni, che l'organizzazione massonica ha costituito uno dei canali privilegiati, mediante i quali Cosa nostra ha realizzato il processo di infiltrazione, cui si è fatto cenno sopra".

E ancora: "è proprio attraverso la massoneria che la mafia cerca di instaurare rapporti con interlocutori 'istituzionali'. In tale contesto, uno dei principali obiettivi perseguiti da Cosa nostra, tramite i propri rapporti con la massoneria, è certamente quello di poter interferire, per questa via, sull'esercizio della giurisdizione". Ovvero: "uno dei principali vantaggi che Cosa nostra ha cercato di ottenere dai rapporti con la massoneria è quello di realizzare efficacemente, per tale via, il cosiddetto 'aggiustamento' dei processi".

Neanche a dirlo, il principale imputato del procedimento di cui vi ho letto ampi stralci, un professionista massone molto vicino a esponenti di spicco di Cosa nostra, è stato infine assolto. Ma al di là della vicenda in sé, quello che mette i brividi è la data in cui queste parole sono state scritte: 1993. Bene, da allora altre indagini – in ultimo anche quelle di Gratteri – hanno ribadito lo stesso tipo di legame tra mafie, massoneria e pezzi dello Stato, tra cui proprio pezzi di una certa magistratura (fortunatamente minoritaria). Eppure, i governi che negli anni si sono succeduti cosa hanno fatto per contrastare questo fenomeno? Niente. La legge Anselmi, che punisce la partecipazione a logge segrete con finalità illecite, non è mai stata aggiornata e, di fatto, viene contestata in pochi casi perché ha diverse criticità che non sono mai state risolte.

Perché molto spesso negli elenchi acquisiti o sequestrati, vengono indicati partecipanti con nomi fasulli.

Parallelamente, occorre inasprire le pene della legge Anselmi contro le logge segrete (senza specificazione delle finalità illecite) in modo tale che sia possibile compiere intercettazioni e, quindi, permettere un'effettiva perseguibilità di questo reato.

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Finnegan

Decisione della Corte – commento dell'avvocato Luca Campanotto
Maurizio Blondet  2 Dicembre 2022
Avvocato Luca Campanotto

Esito puramente ideologico ipervaccinista, che molti ritenevano scontato, ma sancisce ufficialmente la fine di ogni garanzia giurisdizionale sotto la Repubblica Italiana (sono vax free; me ne vanto; tale rimarrò, sempre e comunque, a ogni costo):

SAREBBE STATO GIUSTO CHE LA UDIENZA COSTITUZIONALE PUBBLICA STRAORDINARIA COVID 30.11.2022 VENISSE RINVIATA INVECE CHE DECISA FRETTOLOSAMENTE E MALAMENTE

ANZITUTTO PER CONSENTIRE LA COMPLETEZZA DEL THEMA DECIDENDUM E DEL CONTRADDITTORIO TRA TUTTE LE PARTI ANCHE SOLAMENTE PRINCIPALI (dopo la ord. 118-22 CGARS)

ANCHE IN CONSIDERAZIONE DELLA DOPPIA PREGIUDIZIALITÀ ANCHE EUROUNIONALE ANCORA PENDENTE A LUSSEMBURGO COME DA ALLEGATI

E CON UN COLLEGIO DIVERSO, EVITANDO IL PALESE E CONCLAMATO CONFLITTO DI INTERESSI, DELL'ULTIMO GIUDICE NOMINATO DOPO ESSER STATO LEGISLATORE MATERIALE

Al di là della inammissibilità in rito e quindi della sopravvivenza nel merito della prima questione citata dal comunicato sui casi marginali (ord. 42-22 TAR Lombardia TELEMEDICINA),

rimangono ancora aperte solamente le questioni speciali sulla esenzione vaccinale perpetua per la immunità naturale dei guariti,

che ancora non sono state nemmeno sollevate dai giudici nonostante la Legislazione Lorenzin preveda esenzione totale e perpetua pur a fronte di semplice certificato sierologico.

La ipotesi di un ricorso CEDU a Strasburgo, sia pur complessa e difficile, resta la unica opzione processuale praticabile (a parte quella della impugnazione giurisdizionale delle multe che stanno arrivando e delle future misure che verranno adottate anche al di fuori del quadro emergenziale in quella che sta diventando una emergenza per lo stato di diritto).

Tali ricorsi andranno spediti a Strasburgo entro quattro mesi dal deposito delle motivazioni costituzionali che leggeremo credo prima di Natale ma sono molto laboriosi e rischiosi.

Del resto mi consta che la CEDU abbia già dichiarato inammissibili in limine tutti i ricorsi presentati a Strasburgo anche in materia di COVID e anche contro la Repubblica Italiana ad esempio contro tutte le sentenze del Consiglio di Stato che per prime hanno difeso l'obbligo vaccinale.

In questo caso la novità consisterebbe nella presentazione di motivi anche processuali (artt. 6 e 13 CEDU) e non solamente sostanziali (artt. 2 e 8 e 15 CEDU).

CI ATTENDE UN NATALE AMARO PER LA TERZA VOLTA CONSECUTIVA; SIAMO SOLAMENTE ALL'INIZIO DELLA TIRANNIA; LA VERITÀ È UNA E UNA SOLA E NÉ LE LEGGI NÉ LE SENTENZE INGIUSTE RIUSCIRANNO MAI A CANCELLARLA; BISOGNA COMUNQUE CONTINUARE A PARLARE DI INEFFICACIA E INSICUREZZA VACCINALE; SAREBBE INCOSTITUZIONALE MA UNIFORMARSI A QUESTA SENTENZA SAREBBE ANTIUMANO E QUINDI BEN PEGGIO: LA GIUSTA RESISTENZA ALLA TIRANNICA OPPRESSIONE RISULTA APPENA INCOMINCIATA!!!

Ne cives ad arma veniant ...

Studio Legale Bulfone

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Avv. Luca Campanotto
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Finnegan

Offriamo alla vostra attenzione questo articolo di Paolo Deotto, che ringraziamo di cuore, sulla sentenza della Corte Costituzionale in tema di obbligo vaccinale. Nessuna sorpresa da parte dell'organo massimo di una magistratura che si presenta come uno dei settori più corrotti – vedi la questione Palamara, ma non solo – degli organi di questo Stato; ma anche come uno dei più organici al sistema di potere e di Poteri che amministra questo disgraziato Paese. I Padri della Costituzione si rivoltano nella tomba. Buona triste lettura.

§§§



Quis custodiet custodes?

E così, come era prevedibile, la Corte Costituzionale, supremo organo di garanzia, ha respinto le questioni di illegittimità costituzionale sui decreti del governo Draghi, che imponevano la "vaccinazione" obbligatoria al personale sanitario, pena la sospensione dalle mansioni e dallo stipendio, e che erano state proposte da otto procedimenti avviati da altrettanti tribunali.

Perché era prevedibile? Lo spiegava con molta chiarezza il magistrato Paolo Sceusa (vedi su https://www.ilnuovoarengario.it/obbligo-vaccinale-la-corte-non-puo-deludere-i-suoi-sponsor/ ), evidenziando la finta indipendenza della Corte Costituzionale, i cui membri sono per due terzi nominati dal potere politico (5 dal Parlamento e altrettanti dal Presidente della repubblica), mentre i restanti cinque sono nominati dalle supreme magistrature ordinaria e amministrativa, alle quali peraltro non si accede se si è sgraditi al "Palazzo".

Quindi, consideriamo questo primo aspetto, davvero non trascurabile. La Corte deve pronunciarsi sulla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge, ma deve anche – se non soprattutto – difendere il sistema di cui è parte integrante.

Per ora abbiamo ovviamente solo lo stringato comunicato con cui la Corte ha reso noto le sue decisioni e dovremo attendere circa un mese per poter leggere le motivazioni per esteso. Ma non mancano i punti che suscitano perplessità (se non scandalo):

Per i giudici della Consulta non ha alcun peso, evidentemente, il fatto che l'obbligo poteva essere giustificato se i cosiddetti "vaccini" si fossero rivelati realmente in grado di bloccare il contagio. Ormai è noto a livello planetario che vaccinati e non vaccinati possono essere ugualmente contagiosi. E del resto sono ormai note le molte reazioni avverse causate dai "vaccini", spesso con esito infausto. Né qui si tratta di opinioni, ma di casi concreti, documentati ampiamente. Così come è un caso concreto (e universalmente noto) la dichiarazione fatta dalla rappresentante di Pfizer, che ha ammesso, in sede di audizione all'europarlamento, che i "vaccini" erano stati immessi sul mercato "troppo in fretta" e quindi senza il tempo necessario per valutare la loro capacità di evitare il contagio.
Egualmente non ha alcun peso, per i giudici costituzionali, la norma, unicamente vessatoria e punitiva, di sospensione dello stipendio per i sanitari non vaccinati. Persino in caso di procedimenti disciplinari per gravi mancanze o di sospensioni dal lavoro in attesa dell'esito di inchieste o di giudizi, si prevede comunque la corresponsione di uno stipendio di "sopravvivenza" per l'inquisito. Nel caso dell'obbligo vaccinale invece la punizione doveva essere totale e terroristica: retribuzione zero, e se crepi di fame, peggio per te, se eri disciplinato non sarebbe successo nulla.
La Corte per ora ha fatto sapere che "sono state ritenute non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull'obbligo vaccinale del personale sanitario". Ma la ragionevolezza e la proporzionalità ci sarebbero state se queste "scelte del legislatore" si fossero dimostrate efficaci ai fini della tutela della salute pubblica, mentre ormai è pienamente chiaro non solo l'inefficacia ma anche la dannosità di tali scelte.

Del resto, le note distintive in tutta la vicenda della cosiddetta pandemia sono state l'assoluto distacco dalla realtà e la ripetizione ossessiva di litanie preconfezionate. Infatti, a tutt'oggi si continuano a divinizzare i "vaccini", la cui inefficacia, se non anche la dannosità, sono ormai ampiamente note.

Sempre il già citato magistrato Paolo Sceusa scriveva: "Che la violazione degli obblighi vaccinali sia arrivata a comportare il divieto di lavorare, è di una illegittimità costituzionale così monumentale da non meritare alcuna dotta riflessione esplicativa".

Ma torniamo quindi alla finta indipendenza dei giudici costituzionali. Sono parte integrante del sistema, dal quale hanno ottenuto l'ambita carica (e la relativa più che ambita remunerazione) e devono difendere il sistema che rappresentano. E infatti nel corso dell'udienza svoltasi mercoledì 30 novembre, uno degli avvocati dei ricorrenti, il giurista Ugo Mattei, ha inutilmente tenuto un'arringa basata sulla dimostrata inefficacia della profilassi, che sarebbe stata la base di tutti gli obblighi imposti.

E inutilmente il prof. Augusto Sinagra ha evidenziato il caso del giudice Mario D'Alberti, recentemente nominato alla Corte da Mattarella, e già consigliere di Draghi durante la cosiddetta "pandemia". Un caso evidente in cui è più che legittimo dubitare dell'imparzialità di questo giudice. Ma quando il discorso del prof. Sinagra si è fatto troppo fastidioso, il presidente della Corte gli ha, molto semplicemente, spento il microfono.

Un'anima candida potrebbe dire: "Ma dov'è il problema? I medici non vaccinati sono stati reintegrati in servizio in anticipo rispetto alla data prevista del 31 dicembre".

E invece il problema c'è, eccome, perché questa decisione della Consulta, a parte il fatto che dichiara legittima la misura vessatoria della sospensione dell'intera retribuzione (e impedisce così ai medici sospesi di agire per il recupero delle mensilità di stipendio non corrisposte), apre la porta ad eventuali comportamenti analoghi che qualsiasi governo futuro potrebbe prendere, limitando gravemente le libertà fondamentali dei cittadini, sulla base di "emergenze" sanitarie o di altro tipo, vere o presunte, riconoscendo così all'esecutivo un potere di legislazione di emergenza permanente, assolutamente non previsto dalla Costituzione e praticamente svincolato da un giudizio di merito. Basti vedere il palese e sconcertante distacco dalla realtà che ha caratterizzato e tuttora caratterizza la vicenda Covid.

Quindi è legittima la domanda che ci poniamo in apertura: Quis custodiet custodes?

Siamo (sulla carta) custoditi e tutelati da organi "indipendenti": il Presidente della repubblica – i cui abusi di potere sono all'ordine del giorno – e la Corte Costituzionale, supremo organo di difesa di un sistema che ormai, lungi dal difendere i diritti dei cittadini con il controllo di costituzionalità, si palesa per ciò che è, ossia l'organo supremo di tutela del sistema stesso.

È importante ed urgente (ma non è qui la sede) aprire un dibattito vero, tra politici seri (ce ne sono, pochini, ma ce ne sono) per una seria e vera riforma dello Stato. Quando lo Stato non tutela più i cittadini, ma li usa, li opprime e poi riesce anche a trovare le capriole giuridiche per legittimare l'oppressione, vuol dire che siamo arrivati al fondo. Urge ricominciare, perché la dittatura è già in essere e non si palesa ancora al cento per cento solo per l'inveterata abitudine all'ipocrisia che caratterizza i suoi reggitori.

Dio salvi l'Italia.

https://www.marcotosatti.com/2022/12/02/36269/
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Finnegan

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questa dichiarazione dell'avvocato Augusto Sinagra, di Ali, Avvocati Liberi, in merito alle recenti vicende che hanno visto per protagonista la cosiddetta Corte Costituzionale. Una dichiarazione interessante non i merito alla sentenza che fa ingiustizia di quanto vissuto nei due anni precedenti e che lascia le mani libere a ogni futuro governo di calpestare sotto il pretesto del momento le libertà e i diritti fondamentali delle persone, ma a testimonianza del clima di pregiudizio e complicità con il potere politico che ha gestito gli ultimi anni del Paese. A dimostrazione, se mai ve ne fosse bisogno, della trasformazione della Corte Costituzionale in un organismo di fiancheggiamento del potere politico. Buona lettura.

CORTE COSTITUZIONALE O COSA?



Prof. Avv. Augusto Sinagra

Avvocato Libero



Oggi si è tenuta l'udienza dinanzi la Corte costituzionale alla quale ho partecipato insieme con i Colleghi Avvocati Angelo Di Lorenzo e Nicola Veneziano per sostenere l'ammissibilità degli atti di intervento nel giudizio costituzionale curati nell'interesse di quattro intervenienti.



Ho percepito subito un clima per così dire di insofferenza nei miei confronti che poi ha portato ad un inevitabile "scontro" tra me e la Presidente Prof.ssa Silvana Sciarra.

Non intendo fare un resoconto di quel che è accaduto perché sarebbe troppo lungo.

Posso solamente dire che, al di là delle continue interruzioni che ho subito, mi è stato precluso di depositare un'istanza scritta di rinvio per potere avere conoscenza di quanto le altre parti presenti nell'interesse di altri intervenienti avessero dedotto sul punto.



Mi è stato precluso di spiegare le ragioni di un rinvio in attesa della decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea a titolo di interpretazione pregiudiziale della efficacia perdurante o meno del Regolamento n. 507/2006/CE.



Così pure mi è stato precluso di spiegare le ragioni di opportunità di un rinvio che avesse consentito anche di valutare la seconda Ordinanza n. 118 del 7/12 settembre 2022 del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia.



Tuttavia, sono riuscito comunque a parlare, donde le continue interruzioni da parte della Presidente, preoccupata solo del contingentamento dei tempi.



Il massimo dell'insofferenza si è avuto allorché ho contestato la presenza in Aula del neogiudice costituzionale Prof. Marco D'Alberti non tanto sotto il profilo della sua imparzialità, quanto sotto il profilo che egli non "appariva" imparziale, secondo la giurisprudenza consolidata della Corte europea di Strasburgo.



Il peggio è successo quando ho dato notizia (suppongo già ben conosciuta da parte della Presidente e degli altri giudici) dell'articolo apparso il 28 novembre scorso su "La Stampa" di Torino, secondo cui "l'obbligo vaccinale tutela i diritti costituzionali", firmato da tale Donatella Stasio che è (o fino al mese scorso è stata) responsabile per le Comunicazioni della Corte costituzionale!



C'è stato dell'altro, ma quello che rileva è che ho registrato la violazione dell'art. 117 e 111 della Costituzione, oltre che dell'art. 24 che garantisce i diritti e le prerogative della difesa.

Ho anche segnalato in udienza l'incongruenza dell'art. 4 delle Norme relative al procedimento dinanzi la Corte costituzionale, e questo con riguardo allo specifico tema della ammissibilità degli atti di intervento.

Ciò nel senso che se possono prendere parte al giudizio solo coloro i quali erano parti nel processo nel cui contesto è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale (ed in questo senso è la giurisprudenza della stessa Corte) la previsione di possibili interventi di cui all'art. 4 del Regolamento di procedura, o non ha un senso compiuto oppure gli interventi per la cui ammissione si chiede un interesse diretto e qualificato nel giudizio, questo non può essere che il giudizio costituzionale e non qualsiasi altro giudizio ordinario nel quale si deve fare applicazione delle norme costituzionalmente contestate.

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https://www.stilumcuriae.com/sinagra-corte-costituzionale-o-cosa-fiancheggiatori-dei-passati-regimi
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Il Conte di Lautréamont


Finnegan

Come quando una nave affonda, non c'è altro da fare. Anche perché il popolo è così passivo e rimbambito che non sarà in grado di coordinarsi e aiutarsi per uscire dalla crisi
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Il Conte di Lautréamont

Comunque tutto quello che sta succedendo intorno ai "vaccini" e alla gestione della pandemia non va separato da quanto è successo fino ad oggi nell'ordinaria amministrazione della giustizia. Io ne so qualcosa. Penso in futuro di rivolgermi a Sinagra per un'azione legale contro lo stato italiano presso la Corte di Strasburgo. a me hanno impedito di lavorare per tre anni. Voglio vedere come fanno a dire che tutto questo sia "ragionevole". A parte ciò, quando mi hanno portato a processo, hanno violato tutto l'articolo 6 della CEDU nella sua interezza. Una vergogna. Ripeto, portato a processo contro il parere dei Carabinieri, hanno retroattivato la legge del 2013 ( Convenzione di Istanbul ) su fatti contestati precedenti, i quali fra l'altro erano pure falsi e, dulcis in fundo, hanno cercato persino di impedirmi di parlare. Questo paese è morto, non ha bisogno di eroi, ma di becchini.

Finnegan

Non c'è più nulla da salvare, le reti di connivenze sono diffuse ovunque e la gente è rassegnata ed abbrutita. Inutile combattere contro i mulini a vento, che si arrangino
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