I soliti errori su dollaro,globalizzazione e crisi

Aperto da Salar, 3 Aprile 2018, 07:13:46 PM

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Salar


Una Crisi del Debito all'Orizzonte


DI MICHAEL J. BOSKIN, JOHN H.COCHRANE, JOHN F. COGAN. GEORGE P. SHULTZ  e JOHN B. TAYLOR
Washingtonpost.com

Viviamo in un tempo di speranza straordinaria. Le innovazioni di intelligenza artificiale, di produzione in 3D, di scienze mediche e di tanti altri campi che potrebbero migliorare drasticamente il nostro standard di vita nei prossimi decenni. Ma c'è un grosso ostacolo che si è messo in mezzo tra noi e le nostre speranze: un debito pubblico alto e in forte aumento.Il bilancio che ha appena reso pubblico il Presidente Trump ne è un campanello d'allarme. Si prevede che quest'anno, un anno di crescita economica relativamente forte, con bassa disoccupazione e tassi di interesse storicamente bassi, il disavanzo raggiungerà gli   $870 miliardi , il 30% in più rispetto allo scorso anno.Per anni, gli economisti hanno previsto importanti aumenti sugli oneri futuri del debito pubblico. Quel futuro ormai è alla porta. D'ora in poi, anche se la crescita economica dovesse continuare all'infinito senza interruzioni, questa tendenza fiscale di spesa implicherà un deficit annuale in costante aumento, fino ad 1 trilione di dollari per i prossimi due anni e poi l'aumento progressivo si perderà nell'infinito.
A meno che il Congresso non prenda provvedimenti per ridurre il deficit del bilancio federale, il debito pubblico arriverà a 20 trilioni di dollari entro cinque anni, rispetto al suo attuale livello di 15 trilioni di dollari, cosa che significa quasi un quarto di milione di dollari per una famiglia di quattro persone,  più del doppio della ricchezza media  delle famiglie.
Questa serie di deficit da mille miliardi di dollari che aumentano in perpetuo non ha precedenti nella storia degli Stati Uniti.
Negli ultimi mesi, abbiamo assistito ad un inevitabile aumento dei tassi di interesse , dopo anni di  interessi bassi, per cui il contemporaneo aumento dei tassi di interesse e quello del deficit minacciano di spingere il debito pubblico in una spirale sempre più vorticosa. Quando chi ha in mano il debito del tesoro comincerà a dubitare sulla capacità del nostro governo di rimborsarlo, o di attrarre altri futuri creditori, chiederà tassi di interesse più alti per compensare il suo maggior rischio e, se la spesa corrente e la politica fiscale continueranno ad andare avanti allo stesso modo, ci sarà da pagare maggiori costi per gli interessi  che si andranno a sommare ad un debito sempre più alto. Più prestiti spingono al rialzo i tassi di interesse e la spirale continua.
Se, ad esempio, i tassi di interesse dovessero arrivare al 5%,  contrariamente alla previsione dell'amministrazione Trump che prevede poco meno del 3,5%, solo  il costo degli interessi su 20 trilioni di dollari del debito pubblico sarebbe di $ 1 trilione di dollari l'anno.  Cosa che equivale a spendere più della metà delle tasse sul reddito delle persone per ripagare gli obbligazionisti. Il pagamento di questi interessi ad un tasso tanto alto dovrebbe essere fatto con i soldi che servono per finanziare le spese che servono per rimettere in sesto il budget (già insufficiente) della difesa nazionale, delle infrastrutture nazionali e di altre attività governative in stato critico.

 
Se la FED aumenta i tassi di interesse, che cosa cambierà?

La Federal Reserve sta portando i tassi di interesse alla cifra più alta dell'ultimo decennio. Andiamo a vedere quanto questo grosso affare, potrà influenzare la vostra vita. (Jhaan Elker / The Washington Post)
Si sta alzando, senza poter essere controllata, una spirale del debito che lascia intravedere lo spettro di una crisi. Qualcuno potrebbe pensare che certe preoccupazioni siano esagerate, dato che non vi sono ancora segnali, sul mercato dei futures finanziari, di una crisi  all'orizzonte. Ma una crisi del debito non arriva lentamente e non si vede da lontano come un'ondata che si alza sul mare. Arriva senza preavviso, come un terremoto, perché gli obbligazionisti a breve termine cercano di scappare da un massacro fiscale. Solo con il senno di poi potremo comprendere lo stress che oggi sta montando e poi potremo solo lamentarci di non aver agito. Anche se esistono delle perplessità sul ruolo del dollaro come valuta di riserva globale, non sono né sufficienti né immutabili e comunque si fa affidamento sulla fiducia e sulla verosimile probità fiscale degli Stati Uniti.
Come è noto, i nostri problemi di deficit e debito derivano da una spesa che aumenta per impegni già presi e senza un intervento del Congresso, la combinazione di aumenti automatici di spesa, previsti dai programmi sociali e la crescita del numero dei beneficiari che ne avranno diritto per effetto dell'invecchiamento della popolazione, la spesa per garantire i diritti continuerà a salire molto più rapidamente del reddito nazionale e delle entrate fiscali degli Stati Uniti.
Per affrontare il problema del debito, il Congresso deve riformare e frenare la progressiva espansione dei programmi sui diritti e mettere in atto delle politiche fiscali che regolino differentemente l'aumento della spesa. Il piano di riforma delle imposte aziendali recentemente promulgato è un buon primo passo, perché aumenta notevolmente gli incentivi ad investire e a far crescere le imprese, il che farà salire i redditi. La perdita di reddito, che si stima ammonterà a circa lo 0.4% del PIL nel 2025, non è di per sé un problema di bilancio, considerando sia il recupero da entrate compensative di redditi più alti, sia la prevedibile esplosione dei diritti a lungo termine, oltre al fatto che, nel prossimo decennio, il piano fiscale mantiene inalterato o aumenta il credito fiscale federale sul PIL rispetto al passato.
Le tasse da sole non possono risolvere il problema del bilancio. I programmi che finanziano la spesa così come sono attualmente strutturati comporteranno tasse più alte per tutti i livelli di reddito, tasse che ridurranno drasticamente le opportunità economiche e la crescita, cose che a loro volta renderanno ancora più difficile trovare fondi che finanzino le spese per i diritti sociali.
Se il Congresso agisce ora, può evitare un collasso fiscale futuro e può continuare a dare aiuto alle persone che ne hanno bisogno. Se il Congresso aspetta che scoppi la crisi – che potrebbe arrivare quando gli Stati Uniti dovranno improvvisamente indebitarsi in modo significativo per fronteggiare un tracollo finanziario, una recessione o una guerra – il risultato sarà il caos fiscale ed economico, oltre a tagli dolorosi su programmi sui quali la popolazione fa affidamento.
È tempo di agire. Sistemare i nostri problemi fiscali è molto più facile ora di quanto lo sarà nel cuore di una crisi. E se non possiamo risolvere i nostri problemi ora, in un momento di pace e di prosperità, quando dovremmo farlo?

Michael J. Boskin, John H. Cochrane, John F. Cogan, George P. Shultz e John B. Taylor , (gli autori sono borsisti e economisti della Hoover Institution)
Fonte : Washingtonpost.com

                                                                  MIO COMMENTO


Sgombriamo il campo da possibili fraintendimenti, io non aderisco a nessuna teoria monetaria particolare nè la MMT nè la scuola austriaca,nè niente.
La mia è diciamo così, analisi indipendente.Credo che sia fondamentale dire ciò perchè pur avendo setacciato la rete non ho mai trovato questo tipo di analisi,sebbene, ne sono quasi certo, questo tipo di analisi è stato alla base delle scelte della classe dirigente americana e occidentale degli ultimi 40 anni.
La globalizzazione infatti non è un incidente di percorso,o la somma degli appetiti dei singoli investitori,ma una scelta economica deliberata che privilegia le elites americane e occidentali a scapito delle masse lavoratrici.
Quando John Maynard Keynes propose come valuta di riserva mondiale una valuta neutra emessa dalla banca mondiale come il bancor e non il dollaro, non lo fece per campanilismo inglese, ma perchè aveva a cuore il destino delle classi lavoratrici americane e occidentali in genere e perchè sapeva che una politica ''keynesiana'' in un paese detentore di una valuta di riserva,avrebbe avuto l'effetto di ingigantire il deficit commerciale senza creare reali posti di lavoro in quel paese,nè tantomeno inflazione.
Il risultato infatti di detenere una valuta di riserva mondiale è quello di indebolire l'industria manifatturiera del paese che detiene il ''privilegio'' di emettere quella valuta.
Bisogna capire che se c'è una forte domanda a livello internazionale di una valuta,il paese che la emette inizierà ad esportarla ed esportare valuta significa importare merci, ovvero rendersi dipendenti dall'estero diventando un paese dalla bilancia commerciale negativa che importa la maggior parte dei beni e servizi che consuma.
Una crisi del dollaro a dir la verità c'è già stata alla fine degli anni 70 ed è stata derubricata come crisi petrolifera,quando in realtà l'incremento dei prezzi del petrolio fu dovuto ad un rifiuto dei paesi arabi del dollaro, chiedendo direttamente di essere pagati in oro.
La classe dirigente americana reagì a questa crisi in tre modi:
1) uscì dal gold-dollar exchange standard, ovvero la finestra di conversione del dollaro in oro (rispose ''ciccia'' agli arabi)
2)mise tassi d'interesse altissimi al debito Usa in modo da attrarre investitori
3)diede avvio al processo di globalizzazione ovvero trasferimento del processo produttivo fuori dal territorio nazionale, questa politica ebbe come conseguenza la dollarizzazione del mondo.
Una volta dollarizzato il mondo la logica conseguenza fu il reimpiego di questi dollari investendo nel debito Usa facendo scendere gradualmente i suddetti tassi.
Importazione di merci=esportazione di dollari
Prima coinvolsero il Giappone e ''le tigri asiatiche'',poi la Cina e il resto del mondo.
La globalizzazione fu l'escamotage per salvare il dollaro, funzionò ma creò le premesse per una crisi dovuta alla perdita di posti di lavoro dagli Usa alla Cina e altri paesi a basso costo di manodopera.
Oggi Trump vuole invertire questa tendenza perchè la sua base elettorale è nella classe lavoratrice americana, ma è ovvio per chi mi ha seguito che questo ritorno di posti di lavoro negli Usa non sarà senza conseguenze per il ruolo del dollaro come valuta di riserva.
La classe dirigente Usa,che finora ha beneficiato della globalizzazione-dollarizzazione del mondo sia in termini di potere (il dollaro Usa si è rafforzato negli ultimi trent'anni) sia in termini di profitti (la globalizzazione è stata per loro un grosso affare) ora lancia l'allarme e minaccia Trump, se tu continui con la rilocalizzazione dei posti di lavoro in patria, esaurirai la domanda mondiale di dollari e il tuo debito non lo vorrà più nessuno.
Lo fa tramite articoli sul Washington Post in cui non spiega quanto detto precedentemente perchè se lo spiegasse rivelerebbe i propri interessi e la propria debolezza,nonchè la propria forza.

Finnegan

#1
Il debito pubblico "non esiste":

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Lallo Mastro


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