"I giusti del 25 aprile". Chi li ha fatti fuori?

Aperto da Finnegan, 25 Aprile 2018, 05:56:18 AM

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Finnegan

Oggi, 25 aprile, ci sembra opportuno parlare della nuova edizione di un libro "I Giusti del 25 aprile" del giornalista e storico Luciano Garibaldi. In un panorama dominato per decenni dalla storiografia di sinistra, e soprattutto comunista, per quanto riguarda la resistenza, Garibaldi propone tre storie scomode per l'agiografia ufficiale: l'avvincente racconto della vita e della tragica e misteriosa morte di Aldo Gastaldi «Bisagno», comandante della leggendaria Divisione «Cichero» che combatté contro fascisti e tedeschi sull'Appennino ligure-emiliano; quella di Ugo Ricci "il capitano", l'eroe della Resistenza in Val d'Intelvi, e quella di Edoardo Alessi, "Marcello", comandante della "Prima Divisione Alpina Valtellina".
Sono tre storie tragiche, e in cui è legittimo il sospetto che per alcuni di loro la morte sia venuta non per mano dei nemici "ufficiali", ma a causa del fastidio che le loro personalità davano, o avrebbero potuto dare, a un progetto di egemonizzazione della resistenza armata.
«Bisagno», «Marcello» e «Il Capitano», tutti e tre ufficiali del Regio Esercito, erano uniti da una comune e intensa fede religiosa e ispirati a un progetto di pronta riconciliazione con il nemico sconfitto. Se fossero vissuti dopo la Liberazione, avrebbero sicuramente impedito che fosse sparso il «sangue dei vinti». Ma due di essi furono uccisi nel momento culminante della loro battaglia. Da chi? Dai fascisti o dai comunisti? E il terzo, la medaglia d'oro Aldo Gastaldi, ruzzolò - o fu fatto ruzzolare - sotto le ruote di un camion, che ne stritolò il corpo, mentre riportava a casa i ragazzi che avevano combattuto al suo fianco sulle montagne? Su questi autentici "gialli" della recente storia d'Italia, rapidamente archiviati dalla storiografia ufficiale, indaga il libro di Luciano Garibaldi, che si avvale delle testimonianze dei familiari e della cerchia di amici dei tre partigiani eroi raccolte da Riccardo Caniato, Luigi Confalonieri e Alessandro Rivali.
Quando riflettiamo sul cosiddetto «sangue dei vinti», da qualche tempo al centro di una approfondita riscoperta storica, tendiamo a dimenticare che esso fu sparso perché, al contrario di altre nazioni più fortunate, al termine della nostra guerra civile, durata poco più di diciotto mesi, tra il settembre 1943 e l'aprile 1945, nessuno provvide a realizzare una pronta e ampia pacificazione degli animi, come fecero Lincoln negli Stati Uniti e il generale Franco, a suo modo, in Spagna.
Se l'ispirazione cattolica, che contraddistinse l'operato dei tre Eroi di questo libro, non fosse stata soffocata da forze ostili e preponderanti, forze ispirate a un dichiarato ateismo, di certo il "sangue dei vinti" non sarebbe stato sparso con la spettrale ampiezza che ormai tutti conosciamo. Di certo i comandanti partigiani cattolici avrebbero frenato e bloccato le spinte vendicative più feroci e più bestiali.
"I Giusti del 25 aprile" è il frutto di un'inchiesta a tutto campo.Con questo nuovo libro indaga su tre figure luminose di una Resistenza tanto celebrata quanto poco studiata sui documenti e nella raccolta delle testimonianze.
Nel ripercorre i profili biografici di Alessi, Gastaldi e Ricci si ha la certezza di quanto fosse frastagliato il movimento partigiano.
Nonostante il fatto che per sessant'anni il Pci abbia cercato di appropriarsi di tutto il fenomeno, fregiandosi di tutti gli allori e, soprattutto, cercando di nascondere episodi discutibili o decisamente condannabili.
Alessi, Gastaldi e Ricci sono stati cancellati dagli annali dell'agiografia resistenziale. Ma nessuno dei loro amici e dei compagni d'arme dell'epoca ha mai prestato fede ai racconti ufficiali su queste morti avvenute (per due dei tre eroi) fatalmente dopo il 25 aprile.
Alessi, Gastaldi e Ricci davano fastidio. Erano autonomi, di grandissimo e trascinante carisma, ex ufficiali dell'esercito, profondamente cattolici. Soprattutto: non erano comunisti.
Pagarono con la vita le loro scelte, perché intorno a loro sorse un'incredibile rete d'insidie.
Luciano Garibaldi e i suoi collaboratori hanno tentato di squarciare il velo di ambiguità che avvolge la loro morte trovando la piena comprensione e l'incondizionato sostegno di coloro che nel biennio '43-'45 li seguirono sulle montagne.
E il dopo 25 aprile sarebbe stato diverso, se i nostri tre eroi fossero stati in vita; e il sangue dei vinti forse non sarebbe colato così copioso, e spesso ingiustamente. Scrive Cesare Cavalleri nell'introduzione: "Ne ho avuto l'assoluta certezza leggendo alcuni documenti redatti da uno dei tre eroi. Mi riferisco al colonnello dei carabinieri Edoardo Alessi il quale, assunto il comando della Divisione partigiana Valtellina, diramò alla sua formazione un ordine del giorno nel quale era possibile leggere: «I comandanti dei reparti, i quali tutti, con alta saggezza, hanno già convenuto sulla necessità di questo passo, facciano presente ai loro uomini che a noi tutti incombe il dovere di tutto tentare perché non si inasprisca la guerra civile e perché il braccio dei traviati sia disarmato dalla libera persuasione anziché dalla violenza»".
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