La deriva dei Gesuiti

Aperto da Finnegan, 18 Giugno 2018, 08:37:37 PM

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Finnegan

In questo topic raccoglierò vari articoli che denunciano la deriva, almeno recente, della Compagnia di Gesù verso una religione immanente, fortemente secolarizzata che sostituisce Dio con l'impegno umanitario.
Data la delicatezza della materia la gran parte degli articoli farà riferimento a fonti autorevoli (come provvedimenti papali) e documentate.
Ricordo che di recente l'Ordine è stato rimproverato per queste ragioni da almeno due Papi, Paolo VI e Giovanni Paolo II (fonte: rivista 30 Giorni).

http://www.tempi.it/la-scomparsa-del-segno-di-contraddizione

La scomparsa del segno di contraddizione

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – I gesuiti hanno scoperto la libertà in parallelo con Lutero, cinquecento anni fa. Lutero l'assoggettò alla fede e alla scrittura, nonché all'autorità dei principi, ma la sua gerarchia teologica attribuì al soggetto umano, ai piedi della croce, un primato moderno che è arrivato fino a noi; i gesuiti coltivarono l'educazione, si presero nelle loro scuole i canoni del mondo classico, li sistemarono nell'enciclopedia di san Tommaso d'Acquino con le radicali correzioni dell'occamismo, e fecero uscire la Chiesa fuori di sé nella missione, l'universalismo come inculturazione o come un dolce e scandaloso multiculturalismo pellegrino, che è il caso del vero maestro del primo Papa gesuita della storia, san Pietro Favre, compagno di Ignazio e primo prete della Compagnia.

È stato il loro modo di celebrare il Cristo della gloria e della storia. Sconfitti i giansenisti e il loro intimismo fideista e severo, superato il dramma dello scioglimento della Compagnia dopo una stagione di vero potere tra assolutismo e monarchie nazionali, nell'Ottocento temporalista e borghese-massonico fecero onore al voto papista, si fecero perdonare ogni precedente licenza e difesero l'ortodossia con le unghie e coi denti, poi hanno fronteggiato la trasformazione del mondo nel senso della democrazia moderna sotto le insegne della giustizia sociale, del dialogo con il mondo oltre ogni possibile barriera, fino a Francesco.

Sono notoriamente misteriosi e nessuno ha mai davvero saputo che cosa pensino, perché non si autorizzano in realtà a pensare secondo l'ordine logico terreno o come i benedettini e i francescani secondo la regola, i loro esercizi sono un filtro dell'anima e una modalità di comportamento affidata a un ambivalente sentimento della cosa. Sono una élite capace di splendore, di natura autoritaria e intrigante, e se sono arrivati a prendersi il papato, con una spettacolare inversione del loro dogma della fedeltà al soglio e dell'obbedienza perinde ac cadaver, vuol dire che hanno visto qualcosa di apocalittico, di rivelatore, nella secolarizzazione al suo stadio in certo senso definitivo, decidendo di domare con i loro possenti mezzi morali e scientifici, e con la loro casuistica fatta di discrezione e misura relativista, l'inquietudine individualista dell'uomo europeo, che della religione secolare è stato ed è il centro.

Come stia andando l'impresa di recuperare due secoli di ritardo nella storia della Chiesa, secondo la famosa diagnosi di Carlo Maria Martini, è troppo presto per dirlo. La renuntiatio di Benedetto XVI gli ha aperto la strada, ma è un'arrampicata tutta in ripida salita, esposta all'equivoco che divide. Siamo sempre lì. I gesuiti risolvono pressocché ogni cosa tranne il rapporto di adeguamento tra fini e mezzi. Oggi pensano che la pastoralità supera dottrina e teologia, e rifiutano la sapienza istintiva del grande polacco e del Papa bavarese, che portarono a vette teologiche e politiche l'idea secondo cui chi pecora si fa il lupo se lo mangia.L'istinto dice loro che per addomesticare l'individualismo anonimo e la ricerca della felicità la storia della salvezza va percorsa nella assimilazione della Chiesa al mondo dell'autonomia del soggetto.

Il percorso è accidentato e il ritorno all'evangelismo e alle fonti originarie della patristica a volte sembrano una risorsa incapace anche solo di vedere il traguardo della santificazione dell'esistente, così espongono la barca a ogni vento di dottrina, all'Io e alle sue voglie, come diceva Ratzinger sulla soglia del suo papato.

Il trionfo dell'immanenza
Per chi sia fuori le mura della Chiesa, assorbito dall'impotente solitudine del laico, la sensazione è quella di un impoverimento, di una scomparsa della contraddizione, il rischio percepito è quello di una Chiesa che esce da sé stessa solo per confermare il trionfo dell'immanenza, privando il tempo che segue la costruzione moderna, il post di tutto di cui siamo fatti, di un correttivo memoriale, di un'etica assolutista che pure ha avuto un aspetto luminoso e persuasivo, nonostante le gioie dell'Illuminismo. Vedremo.

Per Ciu En Lai cinquanta anni fa era troppo presto per giudicare la Rivoluzione francese. Chi sia meno paziente di lui deve rassegnarsi ad aspettare, in questa o altra vita, le conseguenze fatali della domanda posta in aereo ai giornalisti dal gesuita successore di Pietro: «Chi sono io per giudicare?».
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http://www.lanuovabq.it/it/i-papi-e-i-gesuiti-quanti-cartellini-gialli

I papi e i gesuiti: quanti cartellini gialli



Le opinioni eterodosse di molti gesuiti non sono certo nuove. Quello che è nuovo, però, è il fatto che siano quasi la voce ufficiale della Chiesa oggi. Ma che i Papi negli ultimi 50 anni hanno condannato.

Paolo VI col gesuita Arrupe

C'è davvero tanta confusione, nella Chiesa, ma qualcuno in alto loco, nientemento che il segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin, ha avuto il coraggio di dire che ora, forse, occorre il "dialogo", perchè la Chiesa non è una caserma nè una teocrazia, ma una monarchia costituzionale, e, addirittura, elettiva. Non bisognerebbe scordare infatti che il papa stesso è sì un monarca, ma eletto dai confratelli cardinali, e che il Vangelo è la Costituzione che nessuno può violare.

Ma perchè siamo finiti in questa situazione? I fatti storici possono aiutarci a comprendere che la confusione viene da lontano. Le opinioni eterodosse di padre Antonio Spadaro o di padre James Martin, come le tesi di altri gesuiti quali Carlo Casalone e Alain Thomasset (entrambi membri della nuova Pontificia Accademia per la Vita diretta dal filo pannelliano Vincenzo Paglia), non sono certo nuove, venendo diffuse in vario modo da almeno quarant'anni. Quello che è nuovo, però, è il fatto che, pur essendo eterodosse sino a ieri, siano quasi la voce ufficiale della Chiesa oggi.

Per capire quanto sta accadendo bisogna tener presente che stiamo assistendo ad una sorta di rivincita di chi, per tanti anni, aveva visto respigere, almeno in parte, i suoi assalti ai fondamenti teologici e morali della fede cattolica.

Se guardiamo la storia, sono ben 4, tutti e 4 gli ultimi papi, ad aver ripreso la Compagnia di Gesù per i medesimi motivi: rifiuto della sana dottrina con conseguenti "ambiguità dottrinali", secolarizzazione, confusione tra fede e politica ecc.

Il primo ad intervenire è Paolo VI, il 2 dicembre 1974, allorchè riceve in Vaticano la XXXII congregazione generale dei Gesuiti. Dopo i rituali saluti, il papa, rifacendosi implicitamente ad una lettera inviata a padre Arrupe, Preposito Generale della Compagnia di Gesù, nel settembre dell'anno precedente, riferisce che molti vescovi gli hanno espresso lamentele nei loro confronti, a causa di "fatti dolorosi che esercitano una triste influenza sul clero, negli altri religiosi e nel laicato cattolico". Il papa invita i Gesuiti ad impedire che la loro "disponibilità al servizio" degeneri "in relativismo, in conversione al mondo e alla sua mentalità immanentistica, in assimilazione col mondo che si voleva salvare, in secolarismo, in fusione con il profano" (William B. Bangert, gesuita, in Storia della compagnia di Gesù, Marietti, 2009).

Pochi mesi dopo Paolo VI deve scontrarsi di nuovo con i Gesuiti, perchè la Compagnia ha agito "contro le chiare direttive che egli aveva fornito a voce e per iscritto". Intanto i membri della Compagnia diminuiscono gradualmente: nel 1971 sono 31 mila, nel 1975 scendono a 28 mila, nel 1984 sono solo 25 mila...

Dopo Paolo VI, il 26 agosto 1978 diventa papa Giovanni Paolo I, che in un discorso scritto, che avrebbe dovuto essere pronunciato il 30 settembre 1978, cioè due giorni dopo la sua morte, rinnova stima e soprattutto preoccupazione nei confronti della Compagnia: incitando i Gesuiti "ad affrontare onestamente i difetti, le omissioni e le ambiguità della Compagnia, egli ricordava l'obbligo di mantenere il suo carattere sacerdotale anche affrontando i moderni problemi economici e sociali, e di attenersi alla "solida e sicura dottrina" confermata dal magistero della Chiesa, di opporsi alle tendenze di secolarizzazione, di ripudiare gli usi e i costumi del mondo".

Giovanni Paolo II diventa papa il 22 ottobre 1978, e già il 21 settembre 1979, certamente preoccupato per le derive pauperistiche e comuniste di molti gesuiti, parla con un gruppo che Arrupe ha riunito a Roma, ammonendoli circa i rischi corsi dalla Compagnia.

Nel discorso ufficiale invita a perseguire per i novizi "formazione dottrinale con solidi studi filosofici e teologici secondo le direttive della Chiesa, e formazione apostolica indirizzata a quelle forme di apostolato che sono proprie della Compagnia, aperte sì alle nuove esigenze dei tempi, ma fedeli a quei valori tradizionali che hanno perenne efficacia".

Come si vede, Giovanni Paolo II si colloca sulla linea dei suoi predecessori: l'invito è ad evitare che l'adeguamento ai tempi, "alle nuove esigenze dei tempi", diventi "secolarizzazione" e abbandono della "solida e sicura dottrina", dei "valori tradizionali che hanno perenne efficacia".

In altre parole: i Gesuiti vogliono cambiare dottrina e morale, ma ciò non è possibile, perchè la Verità è eterna e per questo, trascendendoli, è sempre adeguata ai tempi, ad ogni situazione e ad ogni circostanza.

Padre Arrupe, che ha ben compreso come dietro il discorso ufficiale di Giovanni Paolo II vi sia l'ennesimo ammonimento dei papi alla sua Compagnia, indirizza una lettera ai principali superiori della Compagnia in cui si legge che "un richiamo da parte di tre papi lascia poco spazio a dubbi sul fatto che Dio stesso, sicuramente con amore ma con insistenza, si aspetta qualcosa di meglio da noi".

Infine, dopo Giovanni Paolo II, è la volta di Benedetto XVI, che da molti Gesuiti fu spesso avversato come il suo predecessore. Alla fine del 2007, in vista dell'elezione del nuovo preposito generale della Compagnia di Gesù, Benedetto XVI scrive al generale uscente, Peter-Hans Kolvenbach, e piuttosto clamorosamente invita i Gesuiti a rinnovare, ad affermare di nuovo la propria fede cattolica, evidentemente molto vacillante. Scrive Benedetto: "Per offrire all'intera Compagnia di Gesù un chiaro orientamento che sia sostegno per una generosa e fedele dedizione apostolica, potrebbe risultare quanto mai utile che la Congregazione Generale riaffermi, nello spirito di sant'Ignazio, la propria totale adesione alla dottrina cattolica, in particolare su punti nevralgici oggi fortemente attaccati dalla cultura secolare, come, ad esempio, il rapporto fra Cristo e le religioni, taluni aspetti della Teologia della liberazione e vari punti della morale sessuale, soprattutto per quel che riguarda l'indissolubilità del matrimonio e la pastorale delle persone omosessuali".

Anche in questo caso ci sono alcune parole o espressioni chiave, da sottolineare: dottrina, morale sessuale, indissolubilità della chiesa, e pastorale.

E' innegabile che da alcuni anni a questa parte il dibattito interno alla chiesa verta proprio su questi temi. Chi ama la Chiesa se ne accorge, e chiede di capire, invoca il dialogo, anche alla luce di quanto i 4 pontefici citati gli hanno insegnato; chi finge di non accorgersene si lancia in campagne inquisitorie (ben poco credibili, per di più, se chi le conduce ha lo stesso pedigree di acrobata di un Andrea Tornielli, o è al centro di numerosi scandali e processi, come monsignor Vincenzo Paglia), che però serviranno solo ad inasprire il dibattito, trasformandolo sempre più in conflitto aperto.
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Finnegan

#2
http://www.lanuovabq.it/it/papa-luciani-e-la-guerra-di-dottrina-con-i-gesuiti

Papa Luciani e la guerra di dottrina con i gesuiti

Giovanni Paolo I richiamava i tanti gesuiti affascinati da Massoneria, dottrine marxiste, politica, sociologia e sociale, più che a Cristo stesso, per poi radicare questo errore in un fatto: l'allontanamento dalla "solida dottrina".

Nella seconda puntata su Albino Luciani abbiamo affrontato la sua adesione profonda all'enciclica così dibattuta del suo predecessore, l'Humanae vitae. Divenendo papa, Luciani sapeva benissimo che avrebbe dovuto prendere sulle spalle una croce molto pesante. Si presentò subito al popolo di Dio come egli era: un insegnante di catechismo per fanciulli ed un pastore. Per Luciani non vi era alcuna difficoltà a tenere insieme le due cose: il pastore non vuole che nessuna delle sue pecore vada dispersa, per questo è pronto ad indicare ad ognuna, con tutto l'amore e la pazienza possibili, la retta via dell'ovile.

Uno dei suoi pochi testi rimasti si intitola Catechetica in briciole, e contiene riflessioni come questa: "Messo da parte il catechismo non saprete che mezzi adoperare per fare buoni piccoli e grandi. Tirerete in campo la "dignità umana"? I piccoli non capiscono che cosa sia, i grandi se ne infischiano. Metterete avanti "l'imperativo categorico"? Peggio che peggio... Si dice che anche la filosofia e la scienza sono capaci di far buoni e nobili gli uomini. Ma non c'è neppure confronto col catechismo, che insegna in breve la sapienza di tutte le biblioteche, risolve i problemi di tutte le filosofie e soddisfa alle ricerche più penose e difficili dello spirito umano".

Per Luciani il catechismo ha anche il grande merito di mettere nel cuore il senso del peccato, il rimorso: "il rimorso non lascerà loro aver pace nel peccato e presto tardi li ricondurrà al bene". In questo era del tutto fedele alla Tradizione della Chiesa, che lungi dal separare verità e amore, carità e giustizia, misericordia e castigo, tiene insieme queste realtà inscindibili. All'inizio d'anno del seminario, il 20 settembre 1977, Luciani si era rivolto così ai suoi giovani: "Vi raccomando invece l'amore alla Tradizione: non siate di coloro che, abbagliati e accecati, più che illuminati, da qualche lampo, pensano che ora soltanto è nato il sole e vogliono tutto rovesciare e cambiare".

Nei 33 giorni di pontificato Giovanni Paolo I si trovò di fronte a grandi difficoltà. Aveva intenzione, come si è già visto, di rinnovare la Curia, di riformare lo Ior e di affrontare il dossier spinoso dei prelati iscritti alla massoneria.

La lista dei 121 massoni stilata da Mino Pecorelli proprio nel 1978 conteneva non soltanto il nome di Paul Marcinkus, con cui Luciani aveva avuto a che discutere da patriarca di Venezia, ma anche quello di Donato De Bonis, braccio destro di Marcinkus, sul cui operato criminoso si è fatto luce soltanto pochi anni orsono, e i gesuiti Roberto Tucci, direttore della Radio Vaticana, Virgilio Levi, vicedirettore de L'Osservatorio Romano e Giovanni Caprile, firma insigne della Civiltà cattolica.

Che fossero davvero massoni, Luciani certamente non lo sapeva, ma tutto fa pensare che avrebbe voluto andare a fondo della questione.

Era convinto, infatti, che le idee rivoluzionarie che attecchivano tra i gesuiti, soprattutto i giovani, spesso sprezzanti vesrso la Tradizione e la Dottrina, rappresentassero un grosso problema per la Chiesa. Anzitutto per le loro innovazioni in campo dottrinale, così ben esemplificate dall'opera del gesuita Karl Ranher, non certo un amante del catechismo; in secondo luogo per i loro cedimenti in campo morale; infine, per la loro apertura al mondo, massoneria compresa.

Il vaticanista Benny Lay, ne Il mio Vaticano, ricorda spesso come la questione dei gesuiti fosse all'ordine del giorno anche all'epoca di Paolo VI.

Per esempio il 9 marzo 1970 Benny Lay scrive: "La nota con cui radio vaticana ha condannato le dichiarazioni di tre docenti gesuiti della Gregoriana a favore del divorzio è più severa del comunicato della Compagnia di Gesù..."; il 12 ottobre 1973, invece, Lay ricorda "il duro linguaggio, accompagnato da severi moniti, con cui Paolo VI si è rivolto ai gesuiti per la partecipazione della loro assemblea"; il 7 marzo 1974 nota che padre Tucci "ha risposto picche al cardinal Benelli" che gli chiedeva di partecipare ad una serie di conferenze per attivare i parroci romani contro il divorzio; il 27 febbraio del 1975 ricorda che "la maggioranza dell'assemblea dei gesuiti... ha bocciato la candidatura di padre Paolo Dezza, confessore di Montini", cioè del papa.

Una questione che angustiava Montini, ed ancora di più Luciani (vedi ad esempio 30 Giorni, del 9 settembre 1993) era l'intenso dialogo aperto da alcuni gesuiti, tra cui il citato padre Caprile, con la massoneria. Il vaticanista Ignazio Ingrao, nel suo documentatissimo Il concilio segreto (Piemme, 2013) dedica un paragrafo al tema. Il titolo è: "Una loggia dei gesuiti?"

Ingrao ricorda appunto i sospetti su padre Tucci e padre Caprile, finiti anche nelle lista di prelati massoni pubblicata da Panorama, ma soprattutto i fatti certi: "Ciò che è invece storicamente accertato è l'impegno profuso dal gesuita Caprile e dal religioso paolino Esposito nel promuovere incontri bilaterali con i massoni subito dopo il concilio. Dal 1960 al 1979 si svolgono ben nove 'conversazioni bilaterali'. Per due volte i massimi vertici della massoneria italiana varcano il portone della sede della Civiltà cattolica per incontrarsi con i gesuiti...".

E' certo che Luciani non vedeva di buon occhio tali incontri bilaterali, che riceveranno il definitivo stop, dopo la sua morte, grazie a due cardinali tedeschi, Joseph Stimpfle e Joseph Ratzinger.

Fatto sta che nei suoi 33 giorni di pontificato non riuscì a fare chiarezza e pulizia, nè compiere molti atti di governo, nè a scrivere che poche lettere, molto brevi e per lo più di circostanza. L'unica lettera lunga e approfondita è quella rivolta "Ai gesuiti". Avrebbe dovuto leggerla e consegnararla il 30 settembre 1978, cioè due giorni dopo la morte, in occasione di una speciale udienza ai procuratori della Compagnia di Gesù convenuti a Roma da ogni parte del mondo.

Si tratta di un testo ricco in cui, a parte i saluti di rito, vi sono continui richiami e severi moniti.

Il papa cominciava così: "Ma poichè voi, in questi giorni dovete procedere ad un esame circa lo stato della Compagnia mediante una valutazione sincera, realistica e coraggiosa della situazione oggettiva, analizzando se necessario le deficienze, le lacune, le zone d'ombra, voglio affidare alla vostra responsabile meditazione alcuni punti, che mi stanno particolarmente a cuore". Deficienze, lacune, zone d'ombra: come inizio, non è dei più lusinghieri. Voi, continuava il papa, "vi preoccupate dei grandi problemi economici e sociali che oggi travagliano l'umanità", "ma nella soluzione di questi problemi sappiate sempre distinguere i compiti dei sacerdoti religiosi da quelli che sono propri dei laici. I sacerdoti devono ispirare e animare i laici all'adempimento dei loro doveri, ma non devono sostituirsi ad essi, trascurando il proprio compito specifico nell'azione evangelizzatrice".

In parole povere, il papa richiamava i tanti gesuiti dediti affascinati dalle dottrine marxiste, dediti alla politica, alla sociologia, al sociale, più che a Cristo stesso, per poi radicare questo errore in un fatto: l'allontanamento dalla "solida dottrina".

Bisogna qui ricordare che il nome scelto da Luciani, Giovanni Paolo I, era anche in onore di san Paolo, colui che aveva scritto, nella II lettera a Timoteo: "Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero".

Se nel passo di Paolo la parola "dottrina" ritorna ben due volte, affiancata, in un caso, dall'aggettivo "sana", nel prosièguo del discorso di Giovanni Paolo I ai gesuiti la sottolineatura è ancora maggiore, l'insistenza quasi imbarazzante. Il papa ripete piùe più volte una parola che molti gesuiti non vogliono più sentire.

Egli infatti ricorda che "Sant'Ignazio esige dai suoi figli una soda dottrina"; raccomanda, tre righe sotto, di essere fedeli ad una "dottrina solida e sicura, pienamente conforme all'insegnamento della Chiesa"; invita poi a "non permettere che insegnamenti e pubblicazioni di gesuiti abbiano a causare confusione e disorientamento in mezzo ai fedeli", e aggiunge: "ricordatevi che la missione affidatavi dal vicario di Cristo è di annunciare, in maniera bensì adatta alla mentalità di oggi, ma nella sua integrità e purezza, il messaggio cristiano, contenuto nel deposito della rivelazione".

Il concetto non è abbastanza esplicito e forte? Luciani lo ripete ancora, invitando i gesuiti a formare i giovani con "una dottrina solida e sicura" perchè chi frequenta le loro scuole lo fa "per la sodezza e sicurezza di dottrina che sperano di attingervi".

Ma non è finita. Il papa continua: "Non lasciate cadere queste lodevoli tradizioni (legate ad una severa disciplina religiosa, ndr); non permettete che tendenze secolarizzatrici abbiano a penetrare e turbare le vostre comunità", perchè "il doveroso contatto apostolico col mondo non significa assimilazione al mondo, anzi esige quella differenziazione che salvaguardia l'identità dell'apostolo, in modo che veramente sia sale della terra e lievito capace di far fermentare la massa".

Giovanni Paolo I, come si è detto, morirà prima di pronunciare questo discorso.

Ma un anno dopo, il 21 settembre 1979, Giovanni Paolo II, che avrà sempre un rapporto molto conflittuale con i Gesuiti, forse riecceggiuando il discorso del suo predecessore, ripeterà loro di dare al novizi una "formazione dottrinale con solidi studi filosofici e teologici secondo le direttive della Chiesa, e formazione apostolica indirizzata a quelle forme di apostolato che sono proprie della Compagnia, aperte sì alle nuove esigenze dei tempi, ma fedeli a quei valori tradizionali che hanno perenne efficacia". Ancora una volta si trovano le due parole tanto invise: dottrina e tradizione.
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Omoeresia, Gesuiti Usa allo sbando e con Martin

«I libri di padre Martin sono in conformità con la Chiesa». E' il comunicato dei gesuiti americani dopo le proteste che hanno fermato due presentazioni del libro dell'omoeretico Padre Martin building a bridge.

Il gesuita americano James Martin, autore del libro "Building a Bridge", e noto per le sue posizioni a favore dei gruppi LGBT ha visto annullati alcuni incontri pubblici che avrebbe dovuto tenere negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, in istituzioni ecclesiastiche, a causa dell'ondata di reazioni negative che semplici cattolici hanno manifestato. Nei giorni scorsi ha ricevuto la solidarietà della Compagnia in America: "Tutti i libri di padre Martin – scrive un comunicato – sono scritti con il pieno consenso dei suoi superiori religiosi e in conformità con le linee guida di pubblicazione della Chiesa cattolica". È opportuno ricordare che oltre al libro, sono stati criticati alcuni atteggiamenti pubblici del gesuita, fra cui gli auguri agli amici LGBT per un felice Gay pride; una manifestazione che certamente non riceve l'approvazione della Chiesa, e in cui spesso la Chiesa, e le sue figure religiose principali, come Gesù e la Madonna, sono fatte oggetto di vilipendio.

E d'altronde Martin è stato criticato, e con motivazioni serie, da parte del mondo cattolico; fra cui il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, che ha scritto un articolo sull Wall Street Journal, rimproverando al gesuita di non dire tutta la verità ai suoi interlocutori. Così come è scritto nel Catechismo, che fino a prova contraria è ancora il testo fondamentale di riferimento per i cattolici, tutti, dal più umile fedele fino al Pontefice regnante. In particolare, il Catechismo scrive : "L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni,  la Tradizione ha sempre dichiarato che 'gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati'. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati".

E continua così: "Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione". Per concludere: "Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana".

Non a caso il cardinale Sarah, richiamando i sacerdoti, e di conseguenza anche Martin, alla responsabilità della verità, per non perdere le anime a causa di una malintesa misericordia, ricorda che l'esperienza di uomini e donne che provano attrazione verso persone dello stesso sesso ma evitano di avere rapporti, in obbedienza al Vangelo. Esistono associazioni di omosessuali cristiani che si impegnano su questo cammino certamente non facile; ci viene in mente, per esempio, Courage. Scrive Sarah: "Questi uomini e donne testimoniano il potere della grazia, la nobiltà e la perseveranza del cuore umano, e la verità dell'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità". Continua: "Il loro esempio merita rispetto e attenzione, perché hanno molto da insegnare  a tutti noi su come migliorare l'accoglienza e accompagnare i nostri fratelli e sorelle in un'autentica carità pastorale".

La protesta dei cattolici, che ha portato all'annullamento delle conferenze, è venuta grazie anche alla presa di posizione di alcuni siti, come Lifesitenews e Church Militant e del blog di un sacerdote molto noto, Father Z. È interessante notare come padre James Martin, trattando del problema su Twitter, ne parli come di "siti che trafficano in odio", e afferma che "dobbiamo avere compassione anche per la gente che conduce questi siti odiosi". Quella del cosiddetto "odio" è una delle categorie preferite dalla cultura omosessualista, oltre che dai Poteri forti, per cercare di ghettizzare, discriminare e mettere a tacere le voci contrarie alle loro tesi.

Resta da capire perché dei cattolici che protestano per delle posizioni che vanno chiaramente contro il loro testo fondamentale – il Catechismo – debbano essere portatori di odio; e perché in una Chiesa che parla tanto di Popolo di Dio, il Popolo di Dio piaccia solo se parla in un certo modo; quando protesta, vai col disprezzo.

Lo diciamo perché fra le reazioni ci è parsa significativa quella del vescovo di San Diego, Robert Walter McElroy, a capo della diocesi dal 3 marzo 2015. Una delle scelte del Pontefice per introdurre elementi di rottura nella maggioranza dei vescovi Usa. Secondo Mc Elroy "la castità non è la virtù centrale nella vita morale cristiana"; quindi anche la sodomia, perché no, è praticabile se "la nostra chiamata centrale è amare Dio nostro Signore con tutto il cuore e il vvino come noi stessi". Mc Elroy critica la presunta campagna contro padre Martin "nata dall'omofobia, dalla distorsione della teologia morale fondamentale e da un velato attacco a papa Francesco e la sua campagna di non giudizialismo nella Chiesa". E questo atteggiamento "è un cancro che penetra nella vita istituzionale della Chiesa". Un cancro ricordare, e tenere conto, del catechismo? Sarà proprio così? Dio aiuti San Diego...
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Rottamiamo i gesuiti e cominciamo da capo

di Michael Warren Davies

Ecco quello che gli storici della Chiesa del futuro diranno dei gesuiti: «La Società di Gesù fu fondata nel 1540 da sant'Ignazio di Loyola e giocò un ruolo di primo piano quando la Chiesa si impegnò ad arginare la nascente eresia protestante. Nel corso dei secoli, comunque, diventò il baluardo di un'altra eresia, il modernismo, e fu alla fine soppressa su mandato di papa Pio XIII. Rimasugli dell'ordine perdurarono negli Stati Uniti fino alla seconda metà del secolo XXI, soprattutto per il valore elevato dei terreni su cui avevano costruito i propri campusuniversitari. Finalmente, nel 2103, i sette sacerdoti dell'ordine rimasti furono collettivamente riordinati nella Chiesa Episcopaliana che, così, raddoppiò la consistenza quantitativa del suo clero».

Aspro e pungente? Forse. Ma che ragioni abbiamo per essere ottimisti sul futuro dei gesuiti nella Chiesa Cattolica?

Non più tardi della settimana scorsa, il Superiore generale della Società di Gesù, padre Arturo Sosa, è stato redarguito dall'Associazione Internazionale degli Esorcisti per aver definito satana «una realtà simbolica, non [una] realtà personale». Tale associazione ha fatto notare a padre Sosa che «[...] l'esistenza reale del diavolo, come un soggetto personale che pensa, agisce e che ha scelto di ribellarsi contro Dio, è una verità di fede che, da sempre, è parte integrante della dottrina cristiana».

«Il più bel trucco del Diavolo» scherzava Baudelaire, «sta nel convincerci che non esiste». Bene, il leader dei 16.000 gesuiti sparsi per il mondo c'è cascato.


* * *

La situazione, da un certo punto di vista, continua a peggiorare. Il 28 agosto, organi di stampa cattolici e laici hanno riportato la notizia di un anziano omosessuale con un tumore aggressivo alla gola ha ricevuto una benedizione da un padre gesuita a Seattle, giusto prima di «sposare» il suo partner e di commettere un suicidio medicalmente assistito. «Non ho remore di alcun tipo per ciò che sto per fare» ha scritto Robert Fuller sulla propria pagina Facebook poco prima di togliersi la vita «e il mio pastore/sponsor mi ha anche dato  la sua benedizione. Ed è un gesuita!».

Preghiamo, e con forza, perché all'anima del signor Fuller sia concesso l'eterno riposo. C'è una possibilità che la sua colpevolezza per questi due gravi peccati si attenui, se fosse vero che un'autorità competente – nel caso concreto, padre Quentin Dupont S.J. – gli ha detto che queste azioni erano coerenti con la fede cattolica.

Se le cose stanno così, sarà padre Dupont ha dover rendere conto delle sue azioni nell'Ultimo Giorno. Quindi, quindi è bene che si preghi anche per lui.

* * *

Poi, naturalmente, c'è il padre gesuita James Martin. Non sarà necessario ricordare le sue campagne per erodere la dottrina cattolica sulla sessualitào per rendere la vita difficile a quei fedeli cattoliciche operano per neutralizzarne gli intenti. Non è il caso neanche di menzionare la determinazione con cui la sua rivista prova a riabilitare il comunismo agli occhi delle masse cattoliche.

No. Impareremo tutto ciò che occorre sapere sull'insipienza intellettuale di padre Martin semplicemente ricordando come costui ha commemorato sant'Agostino nel giorno della di lui festa liturgica: il Dottore della Grazia è stato dipinto come un gentiluomo di estrazione sub-sahariana.

Sant'Agostino, invece, era un berbero: un africano dalla pelle chiara di estrazione eurasiatica. Non che il colore della pelle abbia importanza, naturalmente. Ma, nel caso siate un combattente per la giustizia sociale a tempo pieno che indossa un collarino ecclesiastico, potrebbe venirvi in mente di fuorviare deliberatamente i vostri 250.000 seguaci su Twitter giusto per avere la meglio sui conserva-bigotti.

* * *

A nessun cattolico ortodosso viene la voglia di gongolare dinanzi al triste declino della Società di Gesù. Pochi uomini, nell'anglosfera, hanno raggiunto vertici di santità superiori ai gesuiti Edmund Campion e Robert Southwell. I gesuiti ci hanno donato la Bibbia di Douay-Rheims, l'unica traduzione in inglese delle Scritture che può competere con quella del re Giacomo quanto a liricità dei versetti. Nessuno ha fatto di più per convertire questa nostro continente dei gloriosi Martiri del Nord America [si tratta di due laici e di un gruppo di sei gesuiti, fra cui san Renato Goupil, impegnati nel secolo XVII nell'evangelizzazione dei pellirosse. Alcuni furono torturati e uccisi dagli Irochesi, altri dai Mohawk, n. d. T.]. L'attuale generazione di statunitensi si è nutrita alla scuola di due dotti e illustri esponenti della Società di Gesù, padre James V. Schall (1928-2019) e padre Francis Canavan (1917-2009). Padre Robert McTeigue, anche lui gesuita, è uno fra gli apologeti più popolari e preparati del nostro Paese.

Ma non ce ne sono molti come loro. La dirigenza dell'ordine è corrotta da cima a fondo. Al piccolo e coraggioso manipolo di giovani sacerdoti ortodossi non rimane altro che separarsi e formare un ordine riformato. Potrebbero chiamarsi «Gesuiti scalzi» o «Ignaziani di primitiva osservanza». Preghiamo perché traslochino rapidamente. Mai come oggi la Chiesa ha sentito così forte l'urgenza di una devozione impavida e intransigente all'ortodossia. Quella che fece guadagnare alla Società di Gesù l'appellativo di «Soldati di Dio».
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Finnegan

OPEN SOCIETY DI GEORGE SOROS FINANZIA I GESUITI

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, mi sembra interessante riportare quanto Aciprensa scrive sui rapporti fra i gesuiti e George Soros. Buona lettura.

§§§

Tre enti di beneficenza gesuiti hanno ricevuto negli ultimi anni più di 1,5 milioni di dollari da Open Society Foundations, la fondazione del magnate pro-choice George Soros.

La Jesuit Refugee Service Foundation ha ricevuto 176.452 dollari nel 2018 per "sostenere il lavoro del beneficiario sui diritti dei migranti" in America Latina e nei Caraibi.

Da parte sua, il Jesuit Migrant Service – Spagna (SJM – Spagna), ha ricevuto 75.000 dollari dalla fondazione di George Soros nel 2016 e 151.125 dollari nel 2018.

Ma l'organizzazione caritativa gesuita che ha ricevuto il maggior cespite di fondi dal magnate dell'aborto è la Jesuit Worldwide Learning Higher Education at the Margins USA, dagli Stati Uniti, che ha ricevuto 890.000 dollari nel 2016 e altri 410.000 dollari nel 2018.

Questa organizzazione è l'unica che sul suo sito web riconosce la Fondazione Open Society come uno dei suoi "partner".

In totale, le donazioni di George Soros alle fondazioni dei gesuiti ammontano a 1.702.577 dollari negli ultimi quattro anni.

Aciprensa ha chiesto alle fondazioni dei gesuiti quali siano i loro legami con Soros e la loro consapevolezza del suo programma a favore dell'aborto, ma fino ad ora non ha ricevuto alcuna risposta.

A metà luglio di quest'anno si è saputo che l'arcivescovo di Santiago del Guatemala, monsignor Gonzalo de Villa y Vásquez, sacerdote della Compagnia di Gesù, era legato alla ormai defunta Fondazione Soros Guatemala dagli anni Novanta fino ai primi anni del nuovo millennio.

Intervistato dall'ACI Prensa in quell'occasione, monsignor De Villa y Vásquez ha detto che "in quel momento non ero consapevole o almeno non ho memoria di esserlo" dell'agenda di George Soros.

Open Society Foundations, creata da Soros nel 1993 come Open Society Institute (OSI), finanzia varie campagne a favore dell'aborto in tutto il mondo.

Nel 2016 si è saputo che la fondazione Soros ha spostato 1,5 milioni di dollari per mettere a tacere lo scandalo della Planned Parenthood, accusata di vendere organi e tessuti di neonati abortiti nella sua struttura statunitense.

Negli ultimi quattro anni, la Fondazione Soros ha donato quasi 12 milioni di dollari alla International Planned Parenthood Federation (IPPF) e al suo braccio politico statunitense, il Planned Parenthood Action Fund.

Nel 2017, il governo irlandese ha ordinato ad Amnesty International di restituire a Soros gli oltre 160.000 dollari donati dalla sua Open Society Foundation per una campagna di legalizzazione dell'aborto in quel Paese.

Un documento della Open Society Foundation trapelato da DCLeaks.com nel 2016 ha rivelato che una "vittoria" per l'aborto in Irlanda era importante per l'organizzazione di Soros al fine di "influenzare altri paesi fortemente cattolici in Europa".

Nel 2018, le Fondazioni della Società Aperta hanno donato 200.000 dollari all'organizzazione falsamente cattolica a favore dell'aborto Catholics for Choice, l'organizzazione americana dei genitori di Catholics for Choice.

La rivista di economia Forbes stima la ricchezza di George Soros in 8,3 miliardi di dollari.

Il budget della Fondazione Open Society per il 2020 è di 1,2 miliardi di dollari.

https://www.marcotosatti.com/2020/09/08/open-society-di-george-soros-finanzia-i-gesuiti/
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johann

secondo me questa questione dei gesuiti e lapalissiana dei processi disgregatori in atto non solo dentro al popolo cattolico ma nella societa' tutta
volendo schematizzare il quadro generale in modo "spannometrico" esulando dagli aspetti politic ideologici credo si possa dire che c'e oggi in atto a ogni livello della società' un processo/programma di disfacimento di ogni valore che sia anche solo indirettamente di natura ontologica,  si vuole cioè che l'ordine costituito oggettivo  venga sostituito da un caos relativista soggettivo, 
tutte le questioni sociali aperte nella societa' hanno in comune questa impostazione di fondo,  impostazione che a sua volta presuppone la contrapposizione sostanziale tra 2 grandi forze:  l'una forzatamente sulla difensiva che tende alla protezione al mantenimento e alla conservazione dell'ordine costituito e della legge naturale che lo istruisce   l'altra deliberatamente all'offensiva che vuole invece la distruzione dell'ordine e della legge naturale   
questo punto e' assai importante  e' sul merito vanno fatte ulteriori osservazioni a scalare per ordine di gravita':

1) non si tratta del sofferto avvicendarsi (come negli ultimi secoli ) di 2 modelli diversi di concezioni di:  vita,  di uomo,  di societa', di mondo  ecc  (che a prescindere sarebbe comunque un qualcosa di concreto)  ma della mera distruzione dell'esistente per far posto al .....nulla,   

2) oggi nella societa sono scatenate forze meramente e selvaggiamente distruttive che non hanno in se nemmeno quel minimo di autocontrollo che si suppone abbia il proposito di distruggere un "qualcosa"   per il fine poi di ricostruire "qualcosa"   

3)  andare contro l'ordine costituito ponendo il soggettivo in contrapposizione con l'oggettivo significa esprimere un livello di follia assoluto, perche l'uomo interagisce nella realta' oggettiva del mondo in quanto nella sua fisicita' e' esso stesso organico alla realta' oggettiva del mondo   quindi a meno di non essere per l'appunto dei dementi  non si puo scindere questa cosa e pensare di poter vivere nel mondo personale fantastico che ci si forma nel cervello,  che piaccia o no anche li'  i conti con la realta' si fanno lo stesso:  da quando ci si guarda allo specchio e quello che si vede non cambia' anche se i propri ideali lo vorrebbero  a quando ci si deve procurare di che vivere,  fino alla constatazione brutalmente ontologica che nonostante  elisir di lunga vita, santi graal, e transumantiche stro***te   tutti si invecchia e inesorabilmente tutti si muore

detto questo secondo me, ecco come funzionano le cose per la questione gesuita e di riflesso per molte altre questioni sociali (compresa la q.m.)
dunque abbiamo a che fare con due forze:  da una parte per difendere l'ordine costituito c'e tutta un'umanità che si sforza di conformarsi all'etica e alle leggi morali dell'ordine come il:  senso del dovere,  senso di  responsabilità, senso della misura e del limite, senso dell'onore,  e poi rettitudine, coerenza, onestà,  ecc   cioè' ogni scrupolo che comporti la FATICA della "disciplina morale"
dall'altra il resto dell'umanità che per distruggere l'ordine usa invece la strategia confortevole e FACILE della corruzione generalizzata mediante l'istigazione all'insubordinazione e l'irresponsabilità' verso ogni forma di disciplina morale,  lassismo esistenziale, e menefreghismo culturale  consentono di  "sintonizzare" la societa' sull'onda lunga di quel trend,  già' visto in passato,  che vuole che una società' che si abbandoni al vizio e alle debolezze umane,  prima o poi tende  SEMPRE a precipitare nel caos sodomita   
della serie: la via al bene e difficile e in salita,  quella al male e facile e in discesa,  ecco quindi come per la farisaica fazione di coloro che propendono per quest'ultima opzione sia tutto sommato facile portare avanti la loro guerra,  basta semplicemente seguire la tattica del non combattere, e tirare "l'assedio" per le lunghe su ogni questione dirimente andando continuamente ai supplementari dei supplementari  stando solo "accuorti" di non farsi MAI trascinare in un confronto diretto e decisivo sul MERITO delle cose   come nei castelli espugnati per inedia, lasciare a macerare le questioni abbastanza a lungo  impedendogli ogni possibile svolta risolutrice  comporta portarle prima o poi al loro sbocco "naturale"  che  ineluttabilmente premia SEMPRE le posizioni (come le loro) a basso tasso di "fatica"  fisica,  culturale,  intellettuale, e sopratutto....morale   

dentro alle nostre societa' nei "castelli" assediati dove resiste l'ideale tradizionale più passa il tempo e più e' difficile trattenere e motivare i residenti,  più passa il tempo e più si allarga il partito del dialogo e del compromesso con gli assedianti,  più passa il tempo e più la ragione ideale deve "incattivirsi" per non rammollirsi nel lassismo,  più passa il tempo e più ogni "rientro in carreggiata" dagli sbandamenti sui principi  comporta risoluzioni sempre più drastiche e in senso metaforico "sanguinose"  ecco perché tornando ai gesuiti, e tralasciando il papa attuale su cui e meglio non dire niente  per non dire quello che andrebbe detto,  veri papi come furono  G.P.II  o  B.XVI   anche profittando della gerarchia ecclesiastica che lo consentiva  dovevano finche' si era in tempo identificare, isolare, inquisire, e se serve RECIDERE dal corpo della chiesa tutti quei movimenti, ordini, e singoli prelati  che già da tempo esprimevano posizioni apertamente eretiche  e contestualmente in materia dottrinale indire rispetto al "deragliato" concilio vaticano II  un contro-concilio di tipo riparatorio  per mettere in chiaro una volta per tutte la linea da seguire e rispetto a essa "chi sta con chi" 
per un prete a differenza di un volgare politico  non dovrebbe esistere il "quieto vivere" e le rendite di posizione,  in una situazione come quella attuale ogni vero prete all'interno della chiesa cattolica e' chiamato rispetto all'andazzo corrente a fare con spirito anche di martirio oltre al proprio compito di officiante di messe e funzioni  della vera e propria "politica" per opporsi  al tentacolare "fumo di satana" che viscidamente molti porporati rinnegati e traditori fanno entrare nel tempio della chiesa cattolica per "protestantizzarla"  se per la chiesa quindi e' il tempo di emendarsi andando controcorrente rispetto a ogni istanza "novatrice" erigendo muri invece che ponti  per la Q.M  grossomodo vale la stessa cosa:

finche si e' ancora in tempo prima che al suo interno nasca il partito della "moderazione della tolleranza e del dialogo" che tutto fa crollare  ci si doti di uno straccio di statuto con pochi basilari principi  non negoziabili  e con questo come vessillo al grido <non voglio morire "femmina">  salire tutti sulle "mura" a difendere il nostro castello dai subumani-zombie del "cogito ergo sum" e dalla lascivia sfascista del loro totalitarismo filosofico radical-demo-progressista:  relativismo laicista,  l'omo lgbt gender queer..,..crazia,   il femminismo,  l'uomo OGM ,  il "greta-ecologismo",  l'animalismo,  la misandria istituzionalizzata  e tutto il resto del repertorio pandemico pagato da soros   
Un uomo che è un uomo DEVE credere in qualcosa (dal film: il mio nome è nessuno)

Il Conte di Lautréamont

Magaldi: il potere dei gesuiti è una leggenda, in un mondo la cui leadership è ormai interamente massonica

«Per favore, siamo seri: la leadership culturale e politica del pianeta è integralmente massonica, da quando la libera muratoria ha posto fine alla storica egemonia della Chiesa in Occidente». Il presidente del Movimento Roosevelt, autore del besteller "Massoni" (Chiarelettere, 2014) ed esponente della rete progressista della massoneria sovranazionale, interviene per sgombrare il campo da un equivoco: non ha alcun fondamento, sostiene, la pervicace narrazione complottistica secondo la quale i gesuiti disporrebbero tuttora di un potere decisivo, capace di incidere nelle grandi scelte politiche.
Per Magaldi, la fine dell'Ancien Régime decretata dalla Rivoluzione Francese nel Settecento ha determinato «un riassetto irreversibile dell'Occidente, favorendo l'avvento dello Stato di diritto, delle istituzioni laiche, dei regimi democratici fondati sul suffragio universale». Da allora, progressivamente, si è dissolta ogni residua pretesa teocratica o ierocratica, spazzata via dal pensiero scientifico di origine illuminista, promosso dalle logge massoniche. «E le redini del pianeta – sul piano dell'egemonia culturale – sono rimaste saldamente nelle mani della massoneria, che ha sostanzialmente forgiato la modernità nella quale viviamo».
«Per questo – sottolinea Magaldi – sono prive di fondamento le voci che attribuiscono chissà quale potere, dietro le quinte, ai vertici della Compagnia di Gesù». Se un tempo proprio ai gesuiti era affidata la sopravvivenza del conservatorismo sociale, ricorda Magaldi, con l'avvento di padre Pedro Arrupe nel 1965 gli stessi gesuiti si sono resi protagonisti di «grandi aperture, in senso progressista, della cultura cattolica», testimoniate anche oggi «dal riformismo sociale di Bergoglio», primo Papa gesuita della storia.
Semmai, aggiunge Magaldi, il testimone della vocazione reazionaria in ambito cattolico è stato ereditato «dall'Opus Dei, fondato da Josemaría Escrivá de Balaguer nel cupo ambiente del franchismo». Quanto al Vaticano, che pure continua ad esercitare una sua influenza, secondo Magaldi il suo potere «non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello del passato, quando la Chiesa si opponeva alla modernità». Avendo «perso quella sua storica battaglia», conclude Magaldi, oggi la stessa Chiesa non esercita più l'antica egemonia, «ed è essa stessa attraversata da robuste reti massoniche», che coinvolgono vescovi e cardinali.

Com'è che invece a me viene in mente che i gesuiti sono massoni in grembiule?

Finnegan

#8
Viene in mente anche me. Poi Opus Dei e Gesuiti non sono diversi, sono entrambi progressisti (nell'Opus ci sono donne chierichetto, ecc.) e concorrenti.
In genere sono i Massoni a mettere in giro la voce che i Gesuiti governano il pianeta, per distrarre l'opinione pubblica verso falsi bersagli: la Chiesa, la morale, le religione additate addirittura a causa di tutti i mali maschili quando è palese che il femminismo ha sovvertito ogni morale. E non si escluda a priori che la Massoneria non sia presente anche in qualche movimento maschile che diffonde idee del genere.

Questa è un'intuizione fondamentale:
Citazione di: johannecco quindi come per la farisaica fazione di coloro che propendono per quest'ultima opzione sia tutto sommato facile portare avanti la loro guerra,  basta semplicemente seguire la tattica del non combattere, e tirare "l'assedio" per le lunghe su ogni questione dirimente andando continuamente ai supplementari dei supplementari  stando solo "accuorti" di non farsi MAI trascinare in un confronto diretto e decisivo sul MERITO delle cose   come nei castelli espugnati per inedia, lasciare a macerare le questioni abbastanza a lungo  impedendogli ogni possibile svolta risolutrice  comporta portarle prima o poi al loro sbocco "naturale"  che  ineluttabilmente premia SEMPRE le posizioni (come le loro) a basso tasso di "fatica"  fisica,  culturale,  intellettuale, e sopratutto....morale   

dentro alle nostre societa' nei "castelli" assediati dove resiste l'ideale tradizionale più passa il tempo e più e' difficile trattenere e motivare i residenti,  più passa il tempo e più si allarga il partito del dialogo e del compromesso con gli assedianti,  più passa il tempo e più la ragione ideale deve "incattivirsi" per non rammollirsi nel lassismo,  più passa il tempo e più ogni "rientro in carreggiata" dagli sbandamenti sui principi  comporta risoluzioni sempre più drastiche

finche si e' ancora in tempo prima che al suo interno nasca il partito della "moderazione della tolleranza e del dialogo" che tutto fa crollare  ci si doti di uno straccio di statuto con pochi basilari principi  non negoziabili  e con questo come vessillo al grido <non voglio morire "femmina">  salire tutti sulle "mura" a difendere il nostro castello dai subumani-zombie del "cogito ergo sum" e dalla lascivia sfascista del loro totalitarismo filosofico radical-demo-progressista:  relativismo laicista,  l'omo lgbt gender queer..,..crazia,   il femminismo,  l'uomo OGM ,  il "greta-ecologismo",  l'animalismo,  la misandria istituzionalizzata  e tutto il resto del repertorio pandemico pagato da soros   

Al lettore di mente aperta non sfuggiranno varie cose: che il Partito Radicale di Massa di Stasi, Lauder, Rino Dalla Vecchia, Santiago, Blu, Reduan, Chiara e compagnia:
1. Evita qualsiasi confronto nel merito
2. Al post degli argomenti usa la gogna ad personam con insulti, calunnie e sberleffi su MGTOW Italia, Timi e pg. Facebook di Stalker Sarai Tu
3. Ove la gogna non funzioni pratica discretamente l'infiltrazione, ad esempio su MGTOW Italia. Una volta inoculato il Lauder-virus con commenti demagogici, e guadagnata la fiducia dell'utenza, la gogna riprende.
Sappiano questi signori che finché continueranno così, alla prima sciocchezza che sparerà uno di loro (non importa se Stasi, Rino o Altaba) io sarò lì a sbugiardarla, sui loro siti come altrove, recensioni Amazon non escluse. Vedano se gli conviene, io non devo vendere libri né devo candidarmi alle elezioni.
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