Demofobia – odio per il popolo – bandiera del mondialismo

Aperto da Finnegan, 20 Luglio 2018, 01:23:59 AM

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Finnegan


La demofobia, l'odio per il popolo, è ormai apertamente la bandiera dei mondialisti e della sinistra che ne ha sposato la causa. In reazione alla globalizzazione e alla sua logica mortifera, i popoli sono tornati a guardare alle patrie, alle identità, alle radici, alla sovranità, alla religione, alla morale tradizionale, elementi di freno della spinta mondialista. Così, con la riscoperta della tradizione si consuma il divorzio del popolo con la sinistra politica.

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Il blog Gli occhi della guerra ha pubblicato il reportage Gli anti-Brexit contro Trump. Ma quando accetteranno la democrazia? sulle proteste durante la visita del Presidente Trump in Gran Bretagna. L'articolo è interessante e si presta ad alcune considerazioni.

Non è questa la sede per valutare la fondatezza delle contestazioni: sessismo, razzismo e l'immancabile fascismo. Al riguardo, si può però osservare che queste critiche sono emerse solo a partire dal 2015, quando Trump ha annunciato di correre per la Casa Bianca e si è candidato alle primarie del Partito Repubblicano, e si sono intensificate dopo la vittoria elettorale dell'8 novembre 2016. In precedenza, soprattutto quando Trump era legato al Partito Democratico se non era considerato un benemerito filantropo poco ci mancava. Evidentemente, essere affiliato al partito dell'asinello assicura certe immunità, a quello dell'elefante no.

Per Diplomaziaitaliana le contestazioni, che in sostanza vertono tutte sul rifiuto del risultato elettorale americano del 2016 e, dunque, sulla presunta illegittimità del mandato presidenziale di Trump, rivestono un interesse particolare anche per l'Italia e l'Europa.

Crolla il mito dell'infallibilità della sinistra

Fino a pochi anni orsono i sostenitori della globalizzazione stavano conducendo una cavalcata trionfale. Oggi il quadro si sta modificando rapidamente. Ieri, quasi ovunque si assisteva all'affermarsi di un nuovo ordine mondiale basato su un unico modello politico, economico e sociale la cui colonna portante erano la triade democrazia rappresentativa-economia di mercato-società liquida.

Oggi i popoli reagiscono. Stanno imparando a difendersi. Stanno ritornando le patrie, le identità, le radici, i confini, la morale tradizionale. È in atto una riscoperta degli usi e dei costumi, della famiglia, delle fedi religiose. Parallelamente, si registrano una crescente ostilità all'immigrazione e all'islamizzazione, che negli ultimi anni sono state imposte a dosi di cavallo ai popoli d'Europa.


Il ritorno dei popoli e delle rivendicazioni identitarie costituisce per i sostenitori della globalizzazione un problema esistenziale.

In linea con la visione del marxismo culturale, i globalisti hanno una concezione lineare della storia, di cui hanno la presunzione di conoscere la direzione. Di conseguenza, la reazione dei popoli li sorprende e incrina la fiducia nella loro capacità di previsione.

La reazione identitaria coincide con il divorzio fra sinistra e popolo. Quest'ultimo ha compreso che con l'avvento del capitalismo finanziario la tradizionale diade destra-sinistra ha perso significato, sostituita dal ritorno della feudale dicotomia servo-signore.

I popoli chiedono di essere padroni a casa loro

Il "signore", ossia i grandi conglomerati finanziari, bancari e industriali, vuole mercati sempre più globali e deregolamentati: dei beni e dei servizi, ma soprattutto del lavoro, per aumentare la concorrenza fra lavoratori e sottoporli ad un dumping salariale sempre più sregolato. Proprio per il suo effetto di sradicamento dei popoli, questo progetto ha bisogno di forte consenso. Ecco il perché dell'aggressiva narrativa mondialista, imposta con sincronia in tutto l'occidente, favorevole alla delocalizzazione delle aziende, alla flessibilità e alla mobilità della forza lavoro, all'immigrazione, alla decostruzione della morale tradizionale.

Il "servo", vale a dire le classi popolari e ormai anche il ceto medio impoverito, ha compreso che la logica della globalizzazione è mortifera. Quest'ultima per potersi affermare deve sradicare tutto ciò che la tiene a freno: tradizioni culturali e religiose, usi e costumi, famiglia, identità. Anche questo è stato capito dai popoli, che hanno capito che quella in atto è una lotta per la loro esistenza. Da qui la loro domanda di meno mercato e più Stato. Meno concorrenza e più stabilità, professionale e esistenziale. Meno esperimenti di ingegneria sociale e più rispetto per le identità culturali e religiose. Meno regole imposte da organi sovranazionali e più rispetto per le leggi e i confini degli Stati. Chiedono più sovranità. Chiedono di essere padroni in casa propria.

La sinistra ha divorziato dal popolo

Imploso il comunismo, la sinistra ha scelto di schierarsi dalla parte del "signore". Col senno di poi, era prevedibile, visto che rischiava di restare sepolta sotto le macerie della Cortina di Ferro. È stato naturale che trovasse un nuovo progetto ideologico da imporre ai popoli, che restano il suo vero nemico giacché ostinatamente ancorati alle loro identità e impermeabili alle sue prediche. Cosa meglio di un astratto progetto di governance globale, naturalmente nell'interesse dell'umanità? Che con i suoi esperimenti la sinistra possa cambiare il mondo è possibile. Che lo cambi in peggio è sicuro, come dimostrano i costi umani e sociali dell'agenda mondialista oggi e la tragedia del comunismo ieri.

I globalisti hanno capito che la loro finestra di opportunità si sta chiudendo. Che il loro progetto politico rischia di andare in fumo alla luce della sempre più rapida coagulazione di forze ostili. Ecco perché portano avanti il loro progetto con sempre più urgenza e aggressività, sostenuti da zelanti tecnocrati senza volto. Con la contestuale imposizione di agende politically correct in simultanea su scala planetaria. Con una narrativa sempre più scollegata dalla realtà. La loro visione del mondo è ideologica: un'infondata ipersemplificazione di fatti e dinamiche, alimentata da un risentimento verso le voci dissenzienti che rasenta la patologia.

Non è quindi casuale che fra gli strumenti che i mondialisti usano per affermare le proprie posizioni vi è quella di screditare le posizioni altrui. E, se necessario, screditare gli avversari dipingendoli come criminali e inumani. Da qui l'uso con toni spregiativi di termini come populismo, nuovo spauracchio della sinistra internazionale, e l'associazione delle posizioni sovraniste al sempiterno fascismo.

Il punto è che mondialisti e sinistra odiano i popoli, perché questi ultimi si ostinano a non fidarsi di loro. Li odiano al punto di anteporre gli interessi degli immigrati a quelli dei popoli che sono chiamati a governare. Al punto di disprezzare il loro sentire comune. Di non tenere in considerazione i loro usi e i loro costumi. Di tentare di spazzarne via le identità e le tradizioni. Di disprezzare il loro voto e le loro opinioni politiche, sistematicamente derise o stigmatizzate quando non in linea con la doxa dominante.

Demofobia, nuova frontiera del mondialismo

In questo senso, la bandiera dei mondialisti e della sinistra è la demofobia. Un vero e proprio filo rosso con il comunismo di ieri. Un oscuro risentimento verso tutto ciò che è autenticamente popolare: identità, morale tradizionale, usi, costumi, religione, famiglia, cultura. E soprattutto la volontà popolare. Una marcata diffidenza per l'opinione pubblica. Un evidente disprezzo per il responso delle elezioni quando non coincide con quello auspicato. Per dirlo con le parole de Gli occhi della guerra una pericolosa incapacità di accettare il voto espresso dal popolo.

Dalla demofobia deriva il crescente allarme dei mondialisti e della sinistra per la crescita incontrollata dei media alternativi alla stampa cosiddetta mainstream. E con la loro voglia di bavaglio alle opinioni dissenzienti. In questo senso, preoccupano i tentativi sempre meno velati di introdurre forme di censura con la scusa dell'allarme fake news. Naturalmente, nell'interesse dei popoli. E poi, attraverso i dogmi del politicamente corretto, zittire i non allineati. E, se serve, minacciarli.

Come tante volte nella sua storia, l'Italia oggi è tornata ad essere un laboratorio politico. Negli ultimi anni, l'Italia ha subito decisioni e dinamiche esterne, che si sono abbattute sul Paese e sul suo popolo con violenza: il devastante impatto della crisi dei subprime; le politiche di austerità e deflazione imposte da Francoforte e Bruxelles e implementate con zelo dal governo Monti; l'emergenza rappresentata da un'immigrazione fuori controllo.

Il laboratorio politico Italia torna sulla scena internazionale

A queste violenze il popolo italiano ha reagito in occasione delle elezioni dello scorso 4 marzo, che hanno portato al governo un'alleanza politica inedita, ma legata dal collante della diffidenza verso il mondialismo e i suoi dogmi.

il governo Conte, proprio in ragione delle istanza politiche che rappresenta, costituisce un fattore di discontinuità rispetto ai precedenti esecutivi, che sono stati incapaci di difendere l'interesse nazionale e pendeva dalla labbra dell'Ue e della Germania.

Ecco, è essenziale che il nuovo esecutivo giallo verde metta l'interesse nazionale al centro dell'azione politica. E lo riaffermi con determinazione e perseveranza, in particolare sul rilancio dell'economia e dell'occupazione e del contrasto all'immigrazione clandestina. Due sfide, queste, per le quali le ricette chieste a gran voce dall'elettorato sono esattamente il contrario di quelle finora imposte dai precedenti governi di sinistra, supini all'ideologia mondialista.

Per questo, con immenso scorno degli antitaliani, tanti paesi e tanti popoli guardano all'Italia con curiosità e speranza.

Se il governo Conte riuscirà a incidere sul problema della crescita economica e sulla lotta all'immigrazione clandestina potrà dire di aver raggiunto gli obiettivi indicatigli dal voto popolare. Ecco perché si assiste oggi ad una isterica campagna politica e mediatica imperniata su ripetuti quanto infondati allarmi: fascismo, razzismo, populismo, e chi più ne ha più ne metta. Questi sono finti problemi. O meglio, sono problemi della sinistra. Gli italiani non sono razzisti e negli ultimi anni hanno dato prova di umanità, generosità e tolleranza. Non hanno lezioni da prendere.

Il vero problema dell'Italia e dell'Occidente in questo avvio del XXI secolo è la sempre più manifesta demofobia delle élites mondialiste. Una demofobia destinata ad accentuarsi se i popoli vorranno continuare a difendere i propri interessi a scapito dell'agenda mondialista. Una demofobia che va dal non accettare i risultati elettorali, alla delegittimazione dell'avversario politico, alle minacce persino. Una demofobia, quella dei mondialisti, che implica il ripudio delle regole della democrazia, che in questo modo rischiano di non essere più condivise. Un giocare col fuoco pericoloso.

https://www.diplomaziaitaliana.it/demofobia-mondialisti/
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Serenissimo

Occhio però che se il popolo si accorge di questo si rivolterà contro i mondialisti , specialmente i cinesi residenti in italia (stanno sempre zitti, ma se alzano la testa non sono tanto benevoli) , e allora davvero saranno caxxi loro .
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Finnegan

I cinesi sono un altro prodotto dela globalizzazione, creano enclave prive di ogni regola dove si svolge ogni sorta di attività illegale e sfruttamento. Ma sono numericamente molti di meno, africani e maghrebini stanno diventando ingestibili.
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Serenissimo

#3
Citazione di: Finnegan il 20 Luglio 2018, 02:54:22 PM
I cinesi sono un altro prodotto dela globalizzazione, creano enclave prive di ogni regola dove si svolge ogni sorta di attività illegale e sfruttamento. Ma sono numericamente molti di meno, africani e maghrebini stanno diventando ingestibili.

Non intendevo quello . So che i cinesi attualmente operano nell'illegalità. Ma Blondet disse in un articolo - ora non ricodo quale , scusami - che paradossalmente i cinesi potrebbero aiutare gli italiani a ribellarsi a causa dell'indole di questi asiatici .

Però ribadisco, occhio all'eccessivo odio contro il popolo che potrebbe rivoltarsi contro contro i demofobici, e in tal caso avremo una piazzale loreto bis .
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Finnegan

#4
I cinsesi non possono né vogliono aiutare nessuno. Dovremmo imparare ad aiutarci da soli.
Citazione di: Serenissimo il 21 Luglio 2018, 09:13:38 AM
Però ribadisco, occhio all'eccessivo odio contro il popolo che potrebbe rivoltarsi contro contro i demofobici, e in tal caso avremo una piazzale loreto bis .
Certo che se si continua a demonizzare la volontà popolare espressa democraticamente, è inevitabile che il malcontento trovi altri sbocchi, con scenari da "Caporetto" in cui istituzioni e società cessano semplicemente di funzionare.
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Serenissimo

Quello che non riescono a capire nel loro fanatismo, i demofobici, è che più si continua a demonizzare salvini più ne uscirà potenziato elettoralmente* . Ma appunto, sono fanatici .

* a meno di autogoal alla marine le pen, ma per ora salvini pare stia reagendo da signore e con compostezza. Proprio l'unica reazione che gli tornerà utile .
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Finnegan

#6
Stavolta è un po' più difficile, ha Trump dalla sua e anche Putin considerato che vuol tegliere le sanzioni alla Russia. L'aiuto non è solo ideale, banche importantissime hanno contrastato lo spread:
https://www.maurizioblondet.it/leuroexit-e-sdoganato-allestero-più-che-da-noi/
https://www.maurizioblondet.it/laiutino-americano-al-governo-populista/
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Serenissimo

Questo ha senso considerato che anche media alternativi dicono che stanno puntando l'italia come laboratorio per politiche alternative al mondialismo.
Forse mi sbaglio, di sicuro sembra troppo bello per essere vero, però probabilmente davvero sta cambiando l'aria . Sta cambiando persino in Svezia .
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Finnegan

Su YouTube anche canali stranieri dicono che l'Italia è diventata l'ago della bilancia del mondialismo.
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Serenissimo

Citazione di: Finnegan il 21 Luglio 2018, 11:27:07 AM
Su YouTube anche canali stranieri dicono che l'Italia è diventata l'ago della bilancia del mondialismo.

Proprio così . Il discorso ora non è tanto su quanto durerà il governo . Il discorso verte sulle possibili conseguenze di una caduta forzata dal deep state .

Un mio contatto esperto di politica interna ed esterna disse che il pericolo maggiore potevano essere eventuali attentati isis durante il periodo di formazione del governo per convogliare gli italiani a votare forze più moderate - leggasi PD e FI - . Adesso invece un attentato isis verrebbe visto come una vendetta del deep state contro il popolo italiano per aver votato forze populiste. Perchè diciamo chiaramente, questi attentati non sono per punire il capo del governo che non abbassa la testa, sono proprio per punire il popolo bestia . Ma cosa succederebbe se scoppiasse qualcosa del genere , se non una piazzale loreto bis ?

Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Julius

Citazione di: Serenissimo il 21 Luglio 2018, 11:57:09 AM
Ma cosa succederebbe se scoppiasse qualcosa del genere , se non una piazzale loreto bis ?

Come mai una Piazzale Loreto bis?
Vivi come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai.

Serenissimo

Basta che leggi certi commenti sui social network da parte di buona parte di chi ha votato questo governo.

Gli analfabeti funzionali esistono ovunque, ma è indubbio che ora molti italiani sono infuriati e hanno votato per rabbia la coalizione attuale . Farla cadere forzatamente porterebbe ad una resa dei conti contro chi ha distrutto questo paese . Si respira tensione nell'aria .
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Julius

Citazione di: Serenissimo il 21 Luglio 2018, 12:04:52 PM
Basta che leggi certi commenti sui social network da parte di buona parte di chi ha votato questo governo.

Gli analfabeti funzionali esistono ovunque, ma è indubbio che ora molti italiani sono infuriati e hanno votato per rabbia la coalizione attuale . Farla cadere forzatamente porterebbe ad una resa dei conti contro chi ha distrutto questo paese . Si respira tensione nell'aria .

Sì.
Però continuo a non capire il nesso fra la caduta forzata della coalizione e la resa dei conti contro chi ha distrutto questo paese.
Vivi come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai.

Finnegan

Se le regole democratiche non vengono rispettate il Paese rompe le righe (altro che pareggio di bilancio) provocando con ciò il collasso economico e istituzoonale.
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Serenissimo

Citazione di: Finnegan il 21 Luglio 2018, 08:18:02 PM
Se le regole democratiche non vengono rispettate il Paese rompe le righe (altro che pareggio di bilancio) provocando con ciò il collasso economico e istituzoonale.

Precisamente.
In questo momento specialmente, se dovessero far cadere questa coalizione per poi imporne un'altra globalmondialista, il paese potrebbe anche dire "avete tolto un governo eletto, ci imponete altre lacrime e sangue montiane e dobbiamo pure obbedire ? Non se ne parla" , da qui il "rompete le righe" (suppongo che Finnegan volesse dire una caporetto, una rivolta di massa) .
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Finnegan

Non necessariamente rivolta, ma appunto una Caporetto, un "si salvi chi può" che porta al caos.
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Julius

Citazione di: Serenissimo il 22 Luglio 2018, 12:23:42 AM
Precisamente.
In questo momento specialmente, se dovessero far cadere questa coalizione per poi imporne un'altra globalmondialista, il paese potrebbe anche dire "avete tolto un governo eletto, ci imponete altre lacrime e sangue montiane e dobbiamo pure obbedire ? Non se ne parla" , da qui il "rompete le righe" (suppongo che Finnegan volesse dire una caporetto, una rivolta di massa) .

Capito  :good:
Vivi come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai.

Serenissimo

Citazione di: Finnegan il 22 Luglio 2018, 12:35:29 AM
Non necessariamente rivolta, ma appunto una Caporetto, un "si salvi chi può" che porta al caos.

Rivolta infatti intesa non nel senso stretto ma nella "caporetto". Il problema è che storicamente in italia le caporetto portano poi ai piazzali loreto .
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Finnegan

#18
In Italia i piazzale Loreto li fanno solo dopo che il vento è cambiato, per ingraziarsi il nuovo potere, quelli che più avevano acclamato l'antico per la stessa ragione:
https://www.pensieriparole.it/aforismi/societa/frase-67710

Nota: l'esimio e smemorato autore della frase sopra si era comportato esattamente allo stesso modo:
https://it.wikiquote.org/wiki/Winston_Churchill
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