Paternità, Tradizione e tradizioni

La Tradizione non è un insieme di costumi popolari

Paternità e Tradizione

La paternità è strettamente legata alla Tradizione, che non è un insieme di usanze popolari, spesso pittoresche. Quelle, piuttosto, sono tradizioni.
Nonostante la prossimità linguistica, la differenza tra tradizioni e Tradizione è nitida, sostanziale e di colossale gravità.

Ma andiamo con ordine: cosa sono le tradizioni?

Il termine “tradizione” deriva dal verbo latino “tradere”, consegnare.
Le tradizioni – o usanze o consuetudini – sono una consegna ad altri di quanto abbiamo ricevuto.
Condizione necessaria per l’esistenza di una tradizione è la continuità.
Attraverso la continuità feste, canti, cerimonie ed ogni altra azione umana possono sopravvivere di generazione in generazione nel cammino della storia.
Le tradizioni – ma non la Tradizione – possono perire.

Paternità è trasmettere la nostra identità culturale
La paternità è legata alla nostra identità culturale

Il ’68 ha distrutto la nostra identità culturale millenaria

Le tradizioni muoiono quando viene meno la continuità, sia da parte di chi trasmette, sia da parte di chi riceve.
Si pensi ad esempio al ’68, anno emblematico della rivoluzione nichilistica che ha sconvolto la civiltà occidentale.

I padri sessantottini, scartata la cultura millenaria dei propri avi, hanno rinunciato a consegnare ai figli il proprio patrimonio culturale mediante la paternità

I genitori sessantottini, valutata come superata la cultura millenaria dei propri avi, hanno rinunciato a consegnare ai figli il proprio patrimonio culturale, soprattutto tramite la paternità:

https://www.ilgiornale.it/news/cultura/i-dieci-anni-che-ci-lasci-68-1498199.html

Analogamente si potrebbe dire dei figli, desiderosi di emanciparsi dalla cultura dei “vecchi”, per cavalcare l’onda nichilista verso un magnifico futuro… che ora è già passato, ed è passato male.

Si potrebbe dire lo stesso dei figli, desiderosi di emanciparsi dalla cultura dei “vecchi”, per cavalcare l’onda nichilista verso un magnifico futuro… che è già passato. Ed è passato male

Le tradizioni sono punti fermi nelle nostre vite, concorrono a definire la nostra identità, sono l’eredità di chi ci ha preceduto, delle persone da cui noi stessi deriviamo, già solo per questo meriterebbero considerazione.
Si può forse negare che la sostituzione delle tradizioni popolari italiane con nuovi modelli di derivazione statunitense, comunemente qualificati come globalizzazione, abbia diminuito il patrimonio culturale dei popoli d’Italia?
I fast-food ci sono costati più di quanto immaginiamo, giacché il prezzo pagato non sono i pochi spiccioli alla cassa del clown, ma parte della nostra identità!

Le tradizioni non sono immortali e nemmeno immutabili – possono cioè svilupparsi nel corso del tempo – ma il cambiamento (o l’abolizione) di una tradizione non dovrebbe avvenire con leggerezza, bensì essere oggetto di adeguata ponderazione.

La Tradizione è invece indisponibile, perché non ha origine umana. Ha rango ultramondano e impone il dovere di consegnare principi da una generazione all’altra, da un secolo all’altro, almeno fin dai primordi della nostra civiltà.

Necessaria alla civiltà, la Tradizione è una forza ordinatrice che deve essere custodita e donata ai posteri.
La Tradizione non ci appartiene, ci forma

Necessaria alla civiltà, la Tradizione è una forza ordinatrice che deve essere custodita intatta, pura, e donata ai posteri, fino alla fine dei tempi.
La Tradizione non ci appartiene, ci forma.

Dal verbo latino “tradere”, consegnare, non deriva soltanto il termine italiano “tradizione”, ma anche “tradimento”.
E in effetti l’occidentale dei nostri tempi è traditore: dei propri antenati; della propria millenaria cultura; di se stesso.

L’occidentale dei nostri tempi è traditore: dei propri antenati; della propria millenaria cultura; di se stesso

L’uomo moderno, tolto lo sguardo dalla bussola della Tradizione, si è perso; si ritrova a camminare trasognato per la storia tra macerie di città che non sono più.
L’uomo moderno non sa più chi è.

Sosteneva Nicolás Gómez Dávila, filosofo colombiano, che le civiltà muoiono per l’indifferenza verso i valori peculiari che le fondano.

Le civiltà muoiono per l’indifferenza verso i valori peculiari che le fondano

Guardando all’Occidente d’oggi risulta evidente, anche ad occhi non particolarmente attenti, che aveva ragione.

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