Padre separato non può pagare gli alimenti, tribunale lo assolve

[Serenissimo]

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COSENZA – Quarantaquattro anni e una separazione in atto con una figlia minore di 11 anni. G.I.G. viene denunciato dalla moglie, dalla quale è separato consensualmente, per non aver versato l'assegno di mantenimento per la figlia di 300 euro, così come concordato in atto di separazione nel 2013.  Nello specifico, mentre nei primi due anni di separazione i versamenti erano stati regolari,  fino al mese di ottobre 2015, nei periodi successivi a tale data gli stessi erano divenuti irregolari e sporadici, senza neppure accollarsi le spese straordinarie contratte nell'interesse della figlia. Di fatto l'uomo inizia ad avere grossi problemi economici per via del lavoro precario.

L'imputato, difeso dagli avvocati Rosa Cosentino e Giuseppe Camera, in fase di spontanee dichiarazioni, supportato dalla documentazione depositata dai propri difensori comprovante la mancanza di reddito, ammetteva di non aver versato regolarmente il dovuto, a causa delle gravi difficoltà economiche in cui versava,  che si erano verificate successivamente alla separazione, e che lo avevano portato, i primi tempi a chiedere in prestito, ad amici e conoscenti, soldi per poter versare l'assegno alla figlia, e successivamente ad andare a lavorare all'estero ma anche qui in maniera saltuaria.

L'avvocato Rosa Cosentino



Tutto ciò aveva fatto si che lo stesso ad un certo punto non riuscisse più ad ottemperare a quanto disposto dal Giudice della separazione. Tanto è vero che , successivamente, in sede di divorzio, il Giudice, resosi evidentemente conto delle ridotte capacità  economiche del 44enne, riduce l'assegno di mantenimento. Da quel momento l'imputato riesce, così a versare il dovuto.

La difesa,  quindi, nel chiedere l'assoluzione dell'imputato, sottolineando che si trattava di un inadempimento parziale, ha evidenziato la mancanza dell'elemento psicologico in quanto si trattava di un comportamento involontario e incolpevole causato dalla condizione economica disastrosa.

Il Tribunale Monocratico di Cosenza, presieduto dal giudice Francesca Familiari, con una innovativa decisione rispetto alla Giurisprudenza predominante, ha assolto l'imputato, in considerazione del fatto che il Giudice penale non può disattendere l'attenta verifica in ordine all'elemento soggettivo della condotta, valutata congiuntamente agli elementi di prova in suo possesso emersi nell'ambito del processo. Alla luce di ciò il Giudice ha ritenuto di dover assolvere l'imputato per mancanza di una congrua prova  circa la sussistenza del dolo generico che deve caratterizzare la condotta, con una decisione destinata a creare un precedente rispetto alla giurisprudenza pressoché unanime sia del Tribunale cosentino sia a livello nazionale.

[Finnegan]

Giurisprudenza "pressoché unanime" (non solo in Italia): ma i padri separati devono andare a rubare per pagare gli alimenti?