Assegno di mantenimento, cambia l'erogazione per l'ex coniuge

Aperto da Serenissimo, 8 Maggio 2019, 11:19:31 PM

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Serenissimo

https://www.laleggepertutti.it/284090_divorzio-come-cambia-lassegno-di-mantenimento?fbclid=IwAR1KZUVo3AIvm5Kip6IsJeEvt8qTUcge0tHC--FvI1jNilrIQtgtHXrmImI

Come cambia l'assegno divorzile con la nuova proposta di legge approvata dalla Commissione Giustizia.

Non sarà certo una rivoluzione copernicana la nuova legge sull'assegno di divorzio, ma se non altro ha il merito di regolamentare ciò che sino ad oggi è stato scritto solo dalle sentenze (in particolare quelle della Cassazione). Non c'è però alcun riferimento – come qualcuno avrebbe sperato – a criteri matematici che consentano di predeterminare l'importo da versare all'ex coniuge: solo parametri generali a fronte dei quali, ancora una volta, si riconosce ampio potere di giudizio alla magistratura. E del resto una materia tanto spinosa e delicata non poteva che passare per un'analisi del caso concreto che solo il giudice può fare.

Lo spartiacque tra chi cerca nel mantenimento un "assistenzialismo a vita" e chi invece un rifugio dalla povertà perché – per varie ragioni a lui non addebitabili – non può più lavorare, non può certo essere definito a priori dal legislatore, ma solo da chi è in grado di conoscere il singolo caso.

Ma come cambia l'assegno di mantenimento dopo il divorzio? La nuova legge non ha fatto altro che trasportare in un solo articolo la sintesi delle istruzioni della Cassazione degli ultimi tre anni, che noi già avevamo sintetizzato nell'articolo Assegno di divorzio diritto solo in 4 casi. Di tanto parleremo qui di seguito.

Assegno di divorzio solo per un primo periodo

Viene prevista una novità assoluta per il nostro ordinamento: l'assegno di divorzio "a tempo determinato", ossia riconosciuto dal giudice solo per un periodo limitato tutte le volte in cui il coniuge più debole si trova in una momentanea difficoltà economica (si pensi a una ragazza ancora giovane, disoccupata, che sta cercando lavoro).

Tutte le volte in cui la difficoltà non è passeggera, ma destinata a rimanere stabile (si pensi a una donna di oltre 50 anni che, dopo aver fatto per una vita la casalinga, non ha più modo di impiegarsi in un'occupazione), l'assegno di divorzio resta quello di sempre: vita natural durante.
Assegno di divorzio non retroattivo

Si potrebbe pensare che chi già versa l'assegno di divorzio sulla base di una sentenza emessa prima dell'entrata in vigore della nuova normativa possa, a questo punto, far ricorso al giudice per ottenere la modifica sulla base delle nuove regole. Un interesse, questo, che dovrebbe riguardare di più chi è tenuto al pagamento – di solito l'uomo – visto che la riforma tende a ridurre l'ammontare del contributo periodico per come a breve vedremo. In verità, non è così ed è probabile che avremo a breve "divorziati di serie A" e "divorziati di serie B". Difatti, il nuovo testo non si applica ai casi già giudicati con sentenza definitiva, ma solo a quelli futuri o ai processi ancora in corso. Così, ad esempio, se un ex marito sta versando l'assegno divorzile con le vecchie regole potrà chiedere la revisione – e con la scusa far applicare le nuove norme – solo se sopraggiungono nuovi elementi di fatto tali da modificare l'assetto economico di uno dei due ex coniugi; il solo fatto dell'esistenza della riforma non gli consentirà di chiedere la modifica dell'assegno.
Criteri di calcolo dell'assegno di divorzio

Come dicevamo, la nuova legge fa riferimento ai parametri utilizzati dalla Cassazione per definire il "se" e il "quanto" dell'assegno.

Innanzitutto, la norma stabilisce che l'assegno di divorzio è «destinato a equilibrare, per quanto possibile, la disparità [economica] che lo scioglimento o la cessazione degli effetti del matrimonio crea nelle condizioni di vita rispettive dei coniugi». Sembrerebbe quasi un ritorno al passato e alla necessità di garantire "lo stesso tenore di vita" del matrimonio, criterio che invece la sentenza Grilli del 2017 aveva abolito. Ma fortunatamente non è così. Leggendo l'articolo n. 2 del ddl si scopre infatti che il giudice, nel determinare l'assegno di divorzio, dovrà innanzitutto tenere conto della durata del matrimonio. Tanto più è stata breve l'unione, tanto più basso sarà l'eventuale assegno.

Ci sono poi da considerare i seguenti parametri:

    le condizioni personali ed economiche in cui i coniugi vengono a trovarsi a seguito del divorzio;
    il contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio di ciascuno e di quello comune: in pratica, come raccomandato dalle Sezioni Unite della Cassazione nell'estate dell'anno scorso, bisogna valorizzare il ruolo della casalinga, di chi cioè, dopo molti anni di matrimonio passati a prendersi cura della famiglia, ha rinunciato alla propria carriera per favorire quella del coniuge (e quindi, in definitiva, la ricchezza di quest'ultimo);
    il patrimonio e il reddito di entrambi i coniugi;
    la ridotta capacità di reddito, ossia di procurarsi un lavoro, dovuta a ragioni oggettive, anche in considerazione della mancanza di un'adeguata formazione professionale o di esperienza lavorativa, quale conseguenza dell'adempimento dei doveri coniugali, nel corso della vita matrimoniale;
    l'impegno di cura di figli comuni minori, disabili o comunque non economicamente indipendenti;
    il comportamento dei coniugi che ha determinato la fine del matrimonio.

Tutto ciò sembra dire una sola cosa: tenendo conto comunque di chi non potrà più lavorare per circostanze indipendenti dalla sua volontà (ad es. età, condizioni di salute, oggettive difficoltà – tutte da dimostrare – per via del mercato occupazionale, assenza di formazione professionale), l'assegno di mantenimento andrà a chi ha rinunciato alla carriera e sulla base, comunque, della durata del matrimonio.
Nuove nozze o convivenza

L'assegno non è dovuto nel caso di nuove nozze, di unione civile con altra persona o di una stabile convivenza del richiedente l'assegno. L'obbligo di corresponsione dell'assegno non sorge nuovamente a seguito di separazione o di scioglimento dell'unione civile o di cessazione dei rapporti di convivenza.


Mantenimento figli: non cambia nulla

Il divorzio non si ripercuote sul diritto dei figli a mantenere un tenore di vita analogo a quello goduto in precedenza. Infatti, con la fine della convivenza non cessa l'obbligo dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli e anche di garantire loro una stabile organizzazione domestica.

Il criterio del tenore di vita va invece usato nel determinare l'assegno per i figli che, nonostante la fine del matrimonio, non perdono il diritto a conservare le loro abitudini.
Che succede subito dopo la separazione

La nuova legge – così come le sentenze più recenti della Cassazione – tocca solo il divorzio e non la separazione. Quindi, dopo la separazione il coniuge più debole economicamente mantiene il diritto a vedersi garantito lo stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio.
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Serenissimo

https://www.leggo.it/italia/cronache/divorzio_assegno_a_vita_nuova_legge-4469224.html?fbclid=IwAR19YK70WeQNcaDmYjf569TjeE9zPuUZsyk8XQFJCNtIAmJLS8NLebtoyj8

Divorzio, si va verso il cambiamento delle regole. Addio al criterio del "tenore di vita", già messo in discussione dalla famosa sentenza Grilli della Cassazione. Come riporta il Messaggero la commissione Giustizia della Camera si accinge a varare all'unanimità una legge che vede come prima firmataria la dem Alessia Morani.

La data attesa sul calendario è quella del 13 maggio, giorno dell'approdo in aula. Per il via libera l'attesa riguarda i pareri delle altre commissioni competenti. L'obiettivo è quello di eliminare le incertezze e mettere in ordine le sentenze degli anni passati. Il concetto di "tenore di vita" verrà eliminato e per stabilire l'entità dell'assegno, qualora fosse accordato, saranno individuati una serie di criteri basati sulla durata del matrimonio, l'età del richiedente il mantenimento e il suo stato di salute a cui si aggiunge, come spiega il Messaggero, il contributo dato da entrambi «alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio comune», «la ridotta capacità reddituale dovuta a ragioni oggettive», la cura dei figli under 18, disabili o economicamente non indipendenti.

La condizione patrimoniale sarà poi decisiva per l'ammontare dell'assegno di mantenimento, lasciando da parte il valore del reddito. Un'altra novità è rappresentata dalla previsione di un assegno di mantenimento a tempo per un periodo stabilito dal giudice nel caso in cui la difficile situazione economica del coniuge richiedente sia dovuta a «ragioni contingenti o superabili». Oppure può ritenersi interrotta quando l'ex marito o l'ex moglie decidano di risposarsi o abbiano una "stabile convivenza".

«L'obiettivo di questa legge - spiega Morani al Messaggero - è quello di non ritrovarsi in situazioni in cui un coniuge finisce sul lastrico mentre l'altro se ne approfitta. È un modo per venire incontro a diverse problematiche emerse negli ultimi anni senza però mettere in conflitto le parti, cercando un punto di mediazione. Il fatto che sia stata così ben voluta dalla maggioranza dimostra che è un provvedimento equilibrato».
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Serenissimo

Da notare che la proposta è venuta da una del PD. Evidentemente il ddl pillon portato dalla lega , a prescindere se verrà approvato,  sta influenzando anche alcuni dell'opposizione , segno che chiunque sia di buon senso non può che contrastare queste leggi femministe .
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Finnegan

Molto bene, c'è ancora strada da fare ma le sentenze cominciano a essere in numero rilevante.
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Serenissimo

Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Serenissimo

Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

Finnegan

E' un piccolo passo avanti, ma c'è ancora una scappatoia che sarà sicuramente sfruttata dai giudici, come sempre unanimi quando si tratta di gettare gli uomini sul lastrico: la compensazione per la mancata carriera, che in diversi Paesi d'Europa è più che sufficiente per procurare al malcapitato un soggiorno in autovettura.
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Serenissimo

Citazione di: Finnegan il 17 Maggio 2019, 10:56:50 AM
E' un piccolo passo avanti, ma c'è ancora una scappatoia che sarà sicuramente sfruttata dai giudici, come sempre unanimi quando si tratta di gettare gli uomini sul lastrico: la compensazione per la mancata carriera, che in diversi Paesi d'Europa è più che sufficiente per procurare al malcapitato un soggiorno in autovettura.

Motivo per il quale tenere d'occhio le ultime sentenze, stiamo virando verso la parità genitoriale lentamente, e non saranno le negazioniste e le oppositrici di Pillon a fermarla .
Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.

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