Generale Laporta: "L'economia è la guerra con altri mezzi"

Aperto da Finnegan, 14 Aprile 2020, 08:37:40 PM

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Finnegan

Il generale Piero Laporta ci offre la terza puntata delle sue riflessioni sulla situazione geopolitica, sull'Europa e l'Italia, e sulla guerra in cui siamo – inconsapevolmente – immersi per desiderio di potere e di egemonia di alcuni Paesi. Buona lettura.

§§§

Siamo in conflitto. La percezione non risponde tuttavia ai nostri canoni cinetelevisivi di conflitto: né cannoni, né bombe, come accade in Siria o in Libia, tanto per fare due esempi. Sì, ci sono dei morti ma dipendono da un virus. Ci sono migrazioni bibliche, come sempre nel corso dei conflitti, ma sono i migranti a spingersi verso di noi, anzi pagano migliaia di dollari per traversare il Mediterraneo. Partono dal centro Africa, migliaia di chilometri, vengono rapinati, torturati, stuprati, schiavizzati. Riescono tuttavia a salvare miracolosamente migliaia di dollari pretesi dai negrieri per deportarli. Come dubitarne? Lo assicurano gli "editori affidabili", garantiti tali da Mediaset, che martella i telespettatori con le immagini delle testate affidabili. Come dubitarne?

Siamo pacifisti o no?

La guerra con le armi è tenuta fuori dall'area del G20[1], salvo la Turchia per libera (e scellerata?) decisione del dittatore Recep Tayyip Erdogan. I paesi del G20 non conoscono guerra dal 1945, con rare eccezioni come la guerra delle Falkland (2 aprile-14 giugno 1982), perduta dall'Argentina per l'ottusità del suo regime.

Il G20, il mondo industrializzato, rifiuta la guerra in casa propria. La guerra destabilizza; non s'addice alla produzione industriale e al commercio. V'è tuttavia un'altra importante spiegazione. La guerra arma i soldati. Aboliamo quindi la leva. Bene, ma non puoi avere soldati professionisti in quantità sufficienti per fronteggiare una lunga guerra e, allo stesso tempo, impedire alle classi subalterne, dalle quali i soldati provengono, di ribellarsi con le armi alle porcherie del Potere.

La lezione ricevuta dalla Rivoluzione di Ottobre fu appresa e messa a frutto, visto quanto Lenin aveva fatto e, prima ancora, detto: «E dai pacifisti e dagli anarchici noi marxisti ci distinguiamo in quanto riconosciamo la necessità dell'esame storico (dal punto di vista del materialismo dialettico di Marx) di ogni singola guerra. Nella storia sono più volte avvenute delle guerre che, nonostante tutti gli orrori, le brutalità, le miserie ed i tormenti inevitabilmente connessi con ogni guerra, sono state progressive; che, cioè, sono state utili all'evoluzione dell'umanità, contribuendo a distruggere istituzioni particolarmente nocive e reazionarie (per esempio l'autocrazia o la servitù della gleba), i più barbari dispotismi dell'Europa (quello turco e quello russo). Perciò bisogna prendere in esame le particolarità storiche proprie di questa guerra.»[2]

Dal 1989 a oggi, anarchici, sedicenti rivoluzionari e consimili sono addomesticati nella cosiddetta "area antagonista", sotto stretto controllo degli infiltrati nei centri sociali, pronti a muoversi in branco, come sardine, verso il nemico del momento. Il pacifismo rifiutato da Lenin è la bandiera di collaborazionisti sedicenti rivoluzionari, progressisti o libertari, a seconda delle contingenti convenienze concrete.

La guerra è aborrita dalle maîtresse à penser – modello Alba Parietti e Asia Argento – dai caudatari della UE, così come da chiunque oggi voglia apparire politicamente corretto. La guerra continua tuttavia a essere necessaria al Potere, per esempio "esportando la democrazia" fuori dal G20.

Gli obiettivi politico territoriali sono definiti. Erdogan vuole la fascia della Siria fino al Mediterraneo. George Bush, padre e figlio, poi Bill Clinton smembrarono l'ex Jugoslavia, ponendo buona parte delle nuove entità statali sotto l'influenza tedesca, come si proponevano prima Adolf Hitler e poi Helmut Kohl. George Bush padre fallì la prima guerra in Iraq, nel 1991, non riuscendo a controllare Saddam Hussein. Bush figlio nel 2003 riscatenò una guerra per conquistare l'Iraq; un totale fallimento militare, politico e disastrosamente economico.

La guerra militare si propone sempre (sovente invano) la massima rapidità, perché è costosa, logorando sia il vinto che il vincitore. Essa procura lutti e distruzioni, sacrifica innumerevoli vite di giovani; i suoi nefasti sono immediatamente palpabili per gli elettori e, come s'è detto, mette le armi nelle mani del popolo che potrebbe rivolgerle contro il Potere.

Tutt'altra cosa la guerra economica.

Abbiamo le democrazie, che diamine, nelle quali l'ultima parola spetta al popolo. Se hai tuttavia obiettivi inconfessabili è bene che la massa non li percepisca oppure sia sviata, usando per esempio complottismo e razzismo, come ieri salmodiavi comunismo e anticomunismo.

Sei italiano e affermi che la Germania è il nemico? Sei senza dubbio complottista. Anzi stimolo la preposta commissione a sanzionarti. Sei tedesco e dubiti della mia politica europea verso gli italiani? Dimentichi che gli italiani sono mafiosi e sfaticati. L'obiettivo è sempre lo stesso: creare consenso e scoraggiare il dissenso. Abbiamo spiegato nella scorsa puntata che il Potere non può rinunciare al consenso, volontario o imposto, non importa. Se devi manipolare il consenso, la massa non deve comprendere i tuoi obiettivi [v. Stasi]. Se hai un obiettivo sconcio, volendo mantenere la facciata "democratica", devi condurre una guerra tutta particolare, anzi una guerra che ufficialmente non esiste; siamo pacifisti, dopo tutto. Devi quindi fare disinformazione, grazie a prezzolati "esperti", "professori" e "giornalisti" affinché la guerra "non esista" finché non è conclusa. anzi anche dopo.

D'altronde, i costi, impossibili da computare mentre è in corso, si palesano quand'è finita, com'è accaduto alla Grecia. Non hai bisogno di sacrificare giovani vite; non necessiti di armi né di violenza, apparentemente. La guerra economica offre il vantaggio di non patire limiti di tempo. Ti poni l'obiettivo strategico, per esempio, di "spolpare l'Urss, la Grecia, l'Italia e la Jugoslavia che hanno fatto perdere la guerra al III Reich"? Va bene, con la Russia non ce l'hai fatta, ma puoi provarci con gli altri. Devi utilizzare una sola cautela: non scoprire le tue carte, non svelare il tuo scopo reale. Per esempio, puoi dire che vuoi un'Europa unita per assicurare la pace e la prosperità. Chi può dirti di no, oggi come nel 1945?

Parti decine di anni prima, tenendo sempre presente il tuo obiettivo strategico. Stringi lentamente il cappio economico, così lentamente che le vittime non se n'avvedono se non quando è troppo... MES, pardon troppo tardi.

Questo non esclude che tu e i tuoi agenti non dobbiate essere violenti, sia pure in misura variabile, secondo i casi. Cominci eliminando – con l'omicidio, col carcere, con le calunnie, coi magistrati e i giornalisti collaborazionisti... – quanti politici siano inaffidabili. Aldo Moro? È Antelope Cobbler, è filo comunista e ha fatto un patto coi terroristi palestinesi.  Giovanni Leone? È corrotto, lui, la moglie e i figli. Craxi? È un ladro. Non si ritirano? Processi, uccidi, suicidi e fai terra bruciata. Prosegui mano a mano, muovendo una pedina dopo l'altra. Tutto deve avvenire in una cornice democratica, che diamine, legalitaria e, neanche a dirlo, pacifica. Occorrono trattati, leggi nazionali e accordi internazionali. L'importante è che tu non perda di vista il tuo obiettivo strategico, immutato nel tempo, irrinunciabile: spolpare l'Italia, la quale potrebbe però reagire.

C'è il pericolo che qualche generale se ne avveda? Pericolo remoto, tutto sommato, considerando la qualità media. Meglio essere prudente, tuttavia. Metti un tuo ufficiale che ha frequentato la scuola di guerra (si fa per dire) italiana in capo all'associazione di colleghi italiani, anche se hanno età e cervello da ospizio, ma non si sa mai.

Ti serve un alleato di tutta fiducia? Le grandi banche, senza distinzione di bandiera o di continente –  tranne la Russia, ahi, ahi – sono disponibili  e disciplinate: heil Merkel!

Devi smembrare l'IRI? Non c'è nessun problema se possiedi i dossier di quanti erano pronti a tradire la NATO e l'Italia a vantaggio dell'Unione sovietica. D'altronde quando la Germania comunista si sciolse la rete della Stasi – 15mila agenti in Italia – fu assorbita dai servizi del IV Reich. I nuovi assunti sapevano con precisione chi ricattare e come.

Crei quindi una rete di trattati, fai modificare la Costituzione, spingi verso le poltrone più alte i collaborazionisti affidabili, così affidabili da essere pronti a sottoscrivere trattati capestro, cedere pezzi di mare, abbandonare ai tuoi amici lo sfruttamento di pozzi petroliferi, violare la Costituzione, rinnegare il Trattato di Amicizia con Gheddafi, sottoscriverne uno con la Cina, paese canaglia e sanguinario come non si è mai visto nella storia, peggiore di Urss e III Reich messi insieme. Così, decennio dopo decennio, anno dopo anno, giorno dopo giorno il IV Reich è costruito; poco importa che oggi irriti persino la Francia, illusasi di esserne parte (oggi il IV Reich è ristretto a Germania, Olanda e Lussemburgo).

In realtà la violenza economica è solo più impalpabile ma non meno cruenta di quella militare: schiavismo, sfruttamento, disoccupazione, fallimenti, espropri, suicidi, droga, aborto, sterilizzazioni indotte e forzate, alcolismo, ebetismo, conflitti sociali, deportazioni di massa. Tutto si spalma su una quantità di eventi diversi, non immediatamente correlabili: milioni di vite sofferenti, centinaia di milioni di esistenze distrutte. Auschwitz in confronto è un parco giochi.

Sei preoccupato perché i cattolici potrebbero essere nemici d'un tale sistema? Te lo hanno assicurato i tuoi alleati cinesi. Il Muro era appena caduto e Pechino mandò in Italia una quantità di "studenti" e "professori" a studiare come aveva fatto l'Impero romano a sbriciolarsi davanti a un Crocefisso.

Il cattolicesimo è da cancellare, conclusero. Il luteranesimo invece va bene; dopo tutto tenne a battesimo il III Reich.

Occorreva trovare un imbecille che mescolasse acqua sporca e olio, luterani e cattolici, quelli sopra questi. Detto fatto: un po' di premure e una pattuglia di sciocchi si trova fra tanti porporati.

La violenza non si attenua, la democrazia è superflua

La guerra economica è tecnocratica. Le intelligenze artificiali sostituiscono portaerei e missili; la finanza internazionale non sa che farsene degli stati maggiori, a meno che... Le menti che governano questa guerra sono finissime e spietate, non possono tuttavia prevedere tutto; i macro scenari possono sconvolgersi per un dettaglio imprevisto. In tal caso interviene la forza. Si ricatta il banchiere che non accetta il gioco e lo si distrugge moralmente e fisicamente; si uccide lo statista dissenziente; si incendia un continente se i suoi governanti esitano; si scatenano guerre per terrorizzare la gente e spingerla dove si vuole; si costituiscono reti internazionali di negrieri, ripagati dai complici nei porti di sbarco col denaro guadagnato sulla pelle dei deportati; si investe nei cartelli della droga perché rendono e inebetiscono i giovani...

La guerra economica non ama la luce. Non udirete mai alcun politico collaborazionista evocarla. Non di meno l'opinione pubblica percepisce sempre più nettamente la sua presenza – come fosse un gas tossico, inodore e insapore – mentre ti toglie le forze. Oggi, di fronte al virus – non importa se naturale o artificiale – cadono le maschere e la servile disinformazione rozzamente si manifesta ovunque il Potere pone le mani. Non tutto però scorre secondo le previsioni. Un tempo accedevano ai governi brillanti politici o oppure brillanti generali. Quand'era necessario, si lasciavano le poltrone a imbecilli senza spina dorsale ubbidienti agli ordini dei brillanti burattinai.

Oggi il gioco politico è più sofisticato. Finché è possibile, puoi mettere un imbecille incompetente al vertice d'un dicastero economico, per teleguidarlo col cellulare mentre partecipa a riunioni internazionali di cui non capisce assolutamente nulla. Prima o poi tuttavia sono necessari tecnocrati di alta scuola che spingono più in là i politici di professione. Politica, finanza e speculazione sono un unico sistema; a giochi fatti tuttavia il politico diventa superfluo, come d'altronde la democrazia. Fin quando è possibile la finanza non si cura della coloritura di partito del politico bensì del suo spirito di obbedienza, avvalendosene finché è utile. È stato fatto così da almeno quaranta anni in Italia, in Grecia, in Spagna, in Francia, in Germania. Noi italiani siamo tuttavia diventati un paradosso persino divertente.

Non importa se il virus sia naturale o artificiale: esso svela – si osservi l'Italia – la totale assenza di guide politiche affidabili in un momento di acutissima crisi. Siamo sull'orlo della rivolta, se mancherà il latte per i bambini e un piatto di maccheroni per i genitori. I politici infingardi sanno che la crisi, spinta alle sue estreme conseguenze, porta in casa la violenza. Quanto avvenne in Grecia è nulla rispetto a quanto potrebbe accadere in Italia.

Rivoluzione impossibile?

Ecco perché. come abbiamo scritto concludendo la scorsa puntata, è nuovamente alle viste l'uomo della Provvidenza, nel 2020, dopo un secolo, esattamente nel solco del 1920.

Sarà sufficiente? Non è affatto detto. Occorrerà un diversivo. Non abbiamo la sfera di cristallo per prevedere quale sarà. Possiamo tuttavia guardarci indietro per comprendere di che cosa sia capace il nemico. Ricordiamo la regola fondamentale: risorse e consenso, sono leve e obiettivi del Potere. Le risorse le hanno portate via, ancora una volta. Lo fecero nel 1992-1994. L'hanno rifatto nel 2011. Lo hanno appena ripetuto, col consenso di tanti e nonostante il dissenso disordinato e disinformato di taluni. Ora occorre che mantengano il consenso e distraggano i derubati fino a farne loro sostenitori. Una rivoluzione? Impossibile, assicurano a destra e a sinistra, ammesso che tali distinzioni significhino qualcosa. Vasco Rossi ha d'altronde vaticinato per il Covid: «La rivoluzione è cambiare se stessi per cambiare il mondo», candidandosi così a un invito al Gruppo Bilderberg con l'altro profeta della vasellina, Jovanotti.

«La rivoluzione è impossibile finché non diventa inevitabile» risponderebbe Lev Trotzky.

https://www.marcotosatti.com/2020/04/14/laporta-leconomia-e-la-guerra-non-detta-con-altri-mezzi/
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johann

l'atteggiamento verso questo genere di opinioni tipo:  vero / Falso   si! / no!   per me rimanda di filato agli alias:   Populismo / establishment    Sovranismo / transnazionalismo   identita' / globalizzazione   complottismo / mainstream    informazione "ufficiale" / controinformazione "informale"   presente politicamente corretto /  perenne moralmente giusto    relativo immanente  / oggettivo permanente  ecc   direi  che finalmente,  rispetto alla realtà',  per una parte sempre più ampia  di opinione pubblica si sta generando un abisso tra quello che ci viene detto  <essere>  e quello che invece si crede  <essere>  veramente

nello stesso senso  in virtù' di questa "indisciplina" maturata verso tutto quanto ha una veste "istituzionale"  la categoria del <pregiudizio>  assume oggi  un senso tutt'altro che negativo   esso passa da  disvalore a valore culturale  una specie di anticorpo per la salubrità' della mente una barriera contro ogni tentativo di lavaggio del cervello
ecco perché in questo periodo di grave crisi sanitaria ed economica la cifra sociale che più conta non sta nelle solite stantie percentuali del consenso della politica domestica  o sull'approvazione (in senso ironico)  verso l'operato delle varie istituzioni sovranazionali (europa onu troika ecc)  ma  secondo me  sta' proprio nella maturazione di un diffuso sentimento di sfiducia e scetticismo verso tutto quanto parla e agisca in nostra vece 

anche  .....soprattutto  in circostanze storiche come quella che stiamo vivendo dove tutto e' estremizzato  dove ogni fatto,  ogni evento nel bene e nel male  e' al suo massimo grado di manifestazione (contemporanea crisi sanitaria, economica, internazionale) penso che sempre più persone intravedono dietro al succedersi degli eventi che vivono / subiscono  lo stato precostituito di come si vuole che stiano le cose a questo mondo,  di come al netto della cortina fumogena di tutta la retorica delle retoriche  il volere del classismo cosmo-globalista delle  consorterie di potere consideri le popolazioni come ammassi di subordinati   quelli che la mistica marxista / capitalista, di un tempo   oggi unificata nel liquido pensiero dei suoi epigoni progressisti  considerano   <masse>   si stanno rendendo conto che in ogni frangente storico sono condannati  a stare sempre dalla "parte" sbagliata delle situazioni:

- dalla parte sbagliata degli schermi  tv ad assorbire senza nessuna interazione tutta la m**** che esala dalla chiavica mediatica 
- dalla parte sbagliata della gerarchia sociale sono quelli asserviti al giogo del carro dell'economia a rappresentare il popolo bue che insegue la "carota" che gli viene fatta penzolare davanti  (rappresentata dalle mistiche celebranti le virtu' umane: "fare"   "lavorare"   "intraprendere"  "sacrificarsi" )  che avanza trascinandosi appresso il convoglio pieno alla sturm truppen di tutta quella che io considero la neo borghesia del millennio  e cioe tutto quel parassitume umano che in forza del potere derivatogli dalle false funzioni dovute alla procurata metastasi di ogni forma di burocratizzazione possibile (vero potere nel potere) e del conseguente dilatarsi all'infinito del "picchetto" dei culi da poltrona  necessari per far fronte al dilagare artificioso delle poltrone da scaldare  quella genia per l'appunto che proprio per questo pretende anche lei di avere diritto alla propria porzione delle redini di governo 
- dalla parte sbagliata ormai, anche in ambito confessionale  nel momento in cui uno non riesce più' a cogliere alcuna differenza sostanziale tra quanto viene detto dai pulpiti delle chiese rispetto a quello proviene dalle tribune della politica di fuori
-dalla parte sbagliata in senso assoluto  rispetto a quel generale ruolo sociale che li vuole sempre condannati a:  obbedire,  recepire,  mettere in pratica,  eseguire,  uniformarsi,  provvedere  ecc  e nel contempo a prendersi sul groppone tutto il fardello dei rischi  dei sacrifici della fatica che questo comporta   da parte poi di una classe di governo che invece opera dentro alla botte di ferro delle istituzioni statali  vera e propria "franchigia"  dagli effetti della cruda realtà'  che garantisce il riparo da qualunque problema di lavoro, di reddito, di status  e che la fa attraversare indenne ogni crisi e calamita' generale 

per queste ragioni sembra che sia diventato patrimonio culturale  il credere che oggi nell'odierna società' contemporanea a dispetto di costituzioni,  magne carte, e passati cristiani, l'unica morale che presiede a ogni genere di rapporti umani  da quelli micro interpersonali (vedi maschi / femmine)  a quelli macro della globalizzazione geopolitica  sia solo quella dell'opportunismo più spietato e amorale    la stessa realtà oggettiva dei fatti  oggi  e "merce" riservata ai pochi eletti dei piani alti del potere mondiale  mentre per la plebe e riservata la sua capillare mistificazione tramite i media asseverati  si puo dire che oggi il motore degli eventi micro/macro nel mondo  sia rappresentato dall'uso in primis di tutto il campionario della corruzione umana,  i dilemmi biblici come l'eterno conflitto tra bene e male  non centrano più  un ....... anche perché si sono aboliti a furor di popolo, non esistendo più' assunti specie quelli morali   
tutto a cominciare dal comportamento dei singoli e falso e recitato  e tende a perseguire un doppio fine per lo più inconfessabile  questo vale salendo tutti i gradini delle manifestazioni sociali  più in alto si sale e più e stupido considerare gli eventi in se come spontanei e genuini  e tanto peggio se qualcuno vuole illudere qualcun'altro che la loro chiave di interpretazione debba passare attraverso il ricorso al "classico" campionario di principi e valori "universali" buoni per tutte le stagioni (accoglienza tolleranza integrazione misericordia ecc )  che  la societa moderna al massimo grado della sua ipocrisia  strumentalizza senza avere il coraggio di ammettere a se stessa di averli rinnegati e ripudiati completamente   un esempio?:

in europa scoppia per prima la pandemia in italia  e "chissà perché"   le vicende della guerra in libia con l'annessa "epopea" dei flussi migratori praticamente si riduce a zero  ovvio che la guerra civile libica e' totalmente rimessa al conflitto di contrapposti interessi stranieri  e per quanto riguarda il fenomeno dei migranti se fosse "genuino"  continuerebbe ininterrotto visto che in teoria la paura delle bombe o di morire di fame dovrebbe essere ben più forte della paura di contagiarsi di un morbo meno pericoloso di ebola o della sars e di cui la popolazione africana sembra quasi immune  lasciamo perdere poi ogni giudizio sul carattere "spontaneo e genuino" di tutto il busisness che ci nasce sopra  il punto e' che se si impara a leggere gli eventi con gli occhi del buon pregiudizio  ci si accorge che quand'anche ci fosse una apparente morale che sovrasta la realtà del mondo contemporaneo  oggi e diventato comunque saggio e salutare considerarla falsa e al servizio di interessi di parte  (che sicuramente non saranno mai quelli della gente comune) 

ecco perche l'affermarsi del buon pregiudizio respinge sempre più il paradigma che ci vorrebbe tutti  a farsi complessi di colpa se nel giudicare noi stessi  il nostro operato  la società'  pecchiamo contro i crismi della buona creanza e dell'ordinamento sociale costituito che impone in ogni caso la morigeratezza delle opinioni per non lacerare la coesione sociale 
respinge poi le periodiche "bachettate" dei presidenti di turno (mattarella von der leyen e qualche volta bergoglio) con le loro generose elargizioni di moralismo a buon mercato utili a imbonire le coscienze semplici e ingenue come se ci considerassero tutti dei bambini dell'asilo   

farmi precedere dal  buon pregiudizio e per me il modo migliore per rapportarmi con la narrativa di regime  al punto che quando mi tocca sorbirmi i messaggi "istituzionali" dei vari pezzi grossi di regime ogni loro esortazione  tanto più e' condita di etically correct  o di moralismo da strapazzo  e tanto più' automaticamente sortisce in me un effetto uguale e contrario a quello che loro vorrebbero   accompagnato sempre più spesso da un non indifferente fastidio fisico
Un uomo che è un uomo DEVE credere in qualcosa (dal film: il mio nome è nessuno)

Finnegan

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Citazioneper queste ragioni sembra che sia diventato patrimonio culturale  il credere che oggi nell'odierna società' contemporanea a dispetto di costituzioni,  magne carte, e passati cristiani, l'unica morale che presiede a ogni genere di rapporti umani  da quelli micro interpersonali (vedi maschi / femmine)  a quelli macro della globalizzazione geopolitica  sia solo quella dell'opportunismo più spietato e amorale    la stessa realtà oggettiva dei fatti  oggi  e "merce" riservata ai pochi eletti dei piani alti del potere mondiale  mentre per la plebe e riservata la sua capillare mistificazione tramite i media asseverati  si puo dire che oggi il motore degli eventi micro/macro nel mondo  sia rappresentato dall'uso in primis di tutto il campionario della corruzione umana,  i dilemmi biblici come l'eterno conflitto tra bene e male  non centrano più  un ....... anche perché si sono aboliti a furor di popolo, non esistendo più' assunti specie quelli morali   
tutto a cominciare dal comportamento dei singoli e falso e recitato  e tende a perseguire un doppio fine per lo più inconfessabile  questo vale salendo tutti i gradini delle manifestazioni sociali  più in alto si sale e più e stupido considerare gli eventi in se come spontanei e genuini
Come ho detto altre volte, dove la realtà fisica risplende in ossequio alla cuiviltà dei consumi, i rapporti umani si svolgono già in un paesaggio smilitarizzato dove vige la legge della giungla e cane mangia cane.
Non vedo eccezioni degne di nota in ambito femminile, al punto da chiedermi: quando verrà l'Anticristo (non in quest'epoca forse ma un giorno di sicuro), le donne da che parte staranno?
Di FONDAMENTALE importanza la falsificazione delle relazioni umane, il cui livello di autenticità è lo stesso dei Giovani Pionieri dell'URSS.
La gente interiorizza la menzogna a tal punto, da dimenticare perfino se stessa.

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