Sinistra al caviale: Lucarelli smaschera la Boldrini

Aperto da dotar-sojat, 23 Marzo 2021, 12:16:47 PM

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dotar-sojat

Quando si dice "predicare bene e razzolare male". Il nome di Laura Boldrini, paladina dei diritti delle donne e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici più fragili, è finito sul tavolo dei funzionari del Caf per non aver pagato la liquidazione alla collaboratrice domestica che, per otto anni e dieci mesi, ha lavorato presso l'abitazione della deputata. E, ciliegina sulla torta, non sarebbe l'unica dipendente ad essersi lamentata del trattamento ricevuto (o non ricevuto) dell'esponente dem.

A smascherare la Boldrini è stata Selvaggia Lucarelli che, sulle pagine del Fatto Quotidiano, ha dato il via a un'inchiesta che è partita con la segnalazione ad un patronato di Lilia, collaboratrice domestica moldava della deputata, e alla quale hanno fatto seguito rivelazioni "scottanti" di altre ex collaboratrici di Laura Boldrini. Sono le parole della collaboratrice Lilia a scoperchiare il cosiddetto "vaso di Pandora": "A maggio 2020 ho dovuto dare le dimissioni perché la signora (Laura Boldrini, ndr), dopo tanti anni in cui avevo lavorato dal lunedì al venerdì, mi chiedeva di lavorare meno ore, ma anche il sabato, ma io ho famiglia, dovevo partire da Nettuno e andare a casa sua a Roma, per tre ore di lavoro. Siamo rimaste che faceva i calcoli e mi pagava quello che mi doveva, non l'ho più sentita. La sua commercialista mi ha detto che mi contattava e invece è sparita".


Ultima crociata di Boldrini&Co "Cambiare donna  in Treccani"
La donna è stata costretta, così, a rivolgersi agli avvocati di un patronato capitolino per chiedere il pagamento della liquidazione a lei spettante. Una cifra irrisoria, pari a 3mila euro. La storia di Lilia non è però un caso isolato. Selvaggia Lucarelli, nell'inchiesta, parla di altre collaboratrici finite in cattivi rapporti con la deputata dem. Una lista che si allunga ora dopo ora. Prima lo storico portavoce di Laura Boldrini dimessosi alla fine dell'estate scorsa per "contrasti avuti con lei per il trattamento riservato ad alcune collaboratrici". Poi un'altra collaboratrice che, la fianco della deputata, ha lavorato per quasi tre anni e che ha raccontato: "Ho tre figli, partivo il martedì alle 4.30 da Lodi per Roma, lavoravo per tre giorni 12 ore al giorno, dalla mattina presto alle 21 di sera. Per il resto lavoravo da casa e guadagnavo 1.200/1.300 euro al mese e da questo stipendio dovevo togliere costi di alloggio e dei treni. Quando uno dei miei tre figli si è ammalato e doveva essere operato a maggio scorso, ho chiesto di rimanere in smartworking anche perché di treni ce n'erano pochi e costosissimi. Lei mi ha risposto che durante il lockdown avevo risparmiato. A un certo punto parte del suo staff aveva pensato di fare unacolletta per pagarmi i treni. Ho dato le dimissioni sfinita".
Un ruolo di assistente parlamentare che, racconta la donna, andava anche oltre con mansioni da assistente personale, che avrebbero determinato un trattamento economico ben diverso: dall'andare a ritirare le giacche dal sarto a prenotare il parrucchiere e comprarle trucchi o pantaloni.

Scheletri che oggi fuoriescono dall'armadio di una delle politiche che fino ad oggi si era più esposta per i diritti delle donne e dei lavoratori. Racconti al limite del surreale, che si moltiplicano e che portano alla storia di un'altra collaboratrice, che parla di "capricci assurdi" della Boldrini in ufficio e richieste esasperanti: "Tutti i giorni scrive post sui bonusbaby-sitter o sui migranti in mare, poi però se l'hotel che le veniva prenotato da noi era rumoroso, in piena notte magari chiamava urlando. Poi magari non ti parlava per due giorni. Io credo che ritenga un privilegio lavorare con lei, questo è il problema. Chiarisco però che alcuni dipendenti li tratta bene, specie chi la adula o chi si occupa della comunicazione, perché quello è il ramo che le interessa di più". Il paradosso? Che nei racconti raccolti dalla Lucarelli tutte le collaboratrici si scusano, dicono di non voler "disturbare" e di essere dispiaciute per come sono andate le cose con la Boldrini.
https://www.ilgiornale.it/news/politica/lucarelli-smaschera-laura-boldrini-collaboratrici-1933076.html
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Quando certe critiche provengono persino dalla Lucarelli non c'è da dubitare:


"Maltrattate e mal pagate". Donne contro la Boldrini: le accuse della ex colf moldava e della ex collaboratrice parlamentare

di Selvaggia Lucarelli | 23 MARZO 2021
Lilia è una collaboratrice domestica moldava e qualche giorno fa si è dovuta rivolgere a un patronato della Capitale perché quella che è stata la sua datrice di lavoro per otto anni, a dieci mesi dalla rottura del contratto, non le pagava la liquidazione. Fin qui non ci sarebbe nulla di così inedito se quella datrice di lavoro non avesse un nome che pesa. Un nome che ha impostato la sua politica e la sua comunicazione politica sulla difesa delle donne, delle minoranze, degli stranieri, dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici più fragili. E quel nome è Laura Boldrini.

Il racconto parte da qui, da una soffiata dal mondo vicino ai Caf, e poi si allarga, perché cercando di comprendere come sia stato possibile arrivare a una frizione così insanabile da chiedere l'intervento del patronato, succede di scoprire che i rapporti di lavoro con la Boldrini sono stati complicati anche per altre sue ex collaboratrici. Ma partiamo da Lilia che, contattata, precisa subito: "Io non voglio pubblicità, ma confermo che a maggio dello scorso anno ho dovuto dare le dimissioni perché la signora, dopo tanti anni in cui avevo lavorato dal lunedì al venerdì, mi chiedeva di lavorare meno ore, ma anche il sabato. E io ho famiglia, dovevo partire da Nettuno e andare a casa sua a Roma, per tre ore di lavoro. Siamo rimaste che faceva i calcoli e mi pagava quello che mi doveva, non l'ho più sentita. Io sono andata al patronato, ho fatto fare da loro i calcoli. La sua commercialista mi ha detto che mi contattava e invece è sparita. Alla fine, tramite l'avvocato messo a disposizione dal patronato, ora siamo in contatto, mi faranno sapere. Io comunque la signora non l'ho mai più sentita, non la volevo disturbare. Mi dispiace perché non sono tanti soldi, circa 3.000 euro, forse è rimasta male che non abbia accettato di andare il sabato. Io ero dispiaciuta". A questo punto, contatto alcune persone vicine alla Boldrini per sapere se conoscono questa vicenda, qualcuno mi dice di sì con imbarazzo, altri rispondono con frasi smozzicate, lasciando intendere che Lilia non è la sua prima dipendente donna ad aver avuto dei problemi e che in fondo quella è la punta dell'iceberg. Addirittura, mi viene riferito con una certa reticenza, che il suo portavoce storico Flavio, la scorsa estate, abbia interrotto il suo rapporto di lavoro con la Boldrini anche a seguito di numerosi scontri avuti con lei per il trattamento riservato ad alcune collaboratrici. Contattato, si è rifiutato di commentare questa voce: "Dico solo che ho fatto altre scelte".

Roberta, una sua ex collaboratrice parlamentare, invece accetta di parlare: "Ho lavorato due anni e mezzo con la Boldrini e posso dire che ho tre figli, partivo il martedì alle 4.30 da Lodi per Roma, lavoravo per tre giorni 12 ore al giorno, dalla mattina presto alle nove di sera. Per il resto lavoravo da casa, vacanze comprese. Guadagnavo 1.200/1.300 euro al mese, da questo stipendio dovevo togliere costi di alloggio e dei treni da Lodi". Chiedo a Roberta quali fossero le sue mansioni. "Ero assunta come collaboratrice parlamentare e pagata quindi dalla politica per agevolare il lavoro di un parlamentare, ma il mio ruolo era anche pagare gli stipendi alla colf, andarle a ritirare le giacche dal sarto, prenotare il parrucchiere. Praticamente facevo anche il suo assistente personale, che è un altro lavoro e non dovuto. Dovevo comprarle trucchi o pantaloni. Lei ha una casa a Roma, quando rimaneva sfitta io portavo pure gente a vedere l'appartamento o chiamavo le agenzie immobiliari. Per questi problemi con la colf bisognava ricostruire tutti i suoi pagamenti, un'ansia pazzesca". Roberta mi spiega quale sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: "A maggio, finito il lockdown, ho chiesto di rimanere in smart working anche perché ho tre figli, di cui uno che si era ammalato seriamente che doveva essere operato. Di treni poi ce n'erano pochi e costosissimi. Lei mi ha risposto che durante il lockdown con lo smart working avevo risparmiato. A un certo punto parte del suo staff aveva pensato di fare una colletta per pagarmi i treni. Ho dato le dimissioni sfinita". E aggiunge: "Chiede di essere eletta perché dice che la sua politica tutela le donne e poi chi lavora con lei non si sente tutelata. Io mi sentivo senza più autostima, pensavo di essere capace solo di prenotare alberghi e fare fotocopie, ora faccio un lavoro che mi gratifica".

Un'altra persona che collaborava con la Boldrini conferma: "Tutti i giorni scrive post sui bonus baby-sitter o sui migranti in mare, poi però c'erano situazioni non belle in ufficio. O capricci assurdi. Se l'hotel che le veniva prenotato da noi era che so, rumoroso, in piena notte magari chiamava urlando. Poi magari non ti parlava per due giorni. Io credo che ritenga un privilegio lavorare con lei, questo è il problema. Chiarisco però che alcuni dipendenti li tratta bene, specie chi la adula o chi si occupa della comunicazione, perché quello è il ramo che le interessa di più". Torno da Roberta, le chiedo perché abbia accettato di parlare e di metterci la faccia: "Perché scomodiamo tanto la solidarietà femminile e poi magari parla solo la colf moldava. Mi dispiace per la Boldrini, io le auguro una vita felice, le ero anche affezionata, ma forse ritiene che lavorare per lei sia un privilegio e per me è inaccettabile". E Lilia, la sua ex colf aggiunge: "Io non voglio avere problemi perché parlo, non voglio che mi denunci, sono una straniera che non si può permettere un avvocato, lei è una persona importante, chiedo solo quello che mi spetta".

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/23/maltrattate-e-mal-pagate-donne-contro-la-boldrini/6142311/
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LA SINISTRA A CHIACCHIERE DI BOLDRINI di Mario Adinolfi

"Lilia è una collaboratrice domestica moldava e qualche giorno fa si è dovuta rivolgere a un patronato della Capitale perché quella che è stata la sua datrice di lavoro per otto anni, a dieci mesi dalla rottura del contratto, non le pagava la liquidazione". Il giornale è il Fatto, la firma è di Selvaggia Lucarelli. E stavolta vale la pena di acquistare quel quotidiano e leggere questa articolista. Perché la storia che racconta è una foto della profonda ipocrisia della sinistra italiana: "Fin qui non ci sarebbe nulla di così inedito se quella datrice di lavoro non avesse un nome che pesa, quel nome è Laura Boldrini". Il racconto della povera Lilia è abbastanza impressionante: la Boldrini l'ha licenziata dopo aver provato a ridurle lo stipendio e l'orario di lavoro. Ma la colf moldava non vive al centro di Roma, doveva muoversi ogni giorno da Nettuno e per la metà delle ore il bilancio finiva in perdita. Dopo averla licenziata la Boldrini non si è fatta più sentire e non le ha pagato la liquidazione. Una cifra significativa? No, appena tremila euro. Ma una cosa è essere solidali a chiacchiere con le donne e gli immigrati extracomunitari, altra cosa evidentemente per Laura Boldrini è onorare gli impegni verso di loro e rispettare con concreta correttezza i loro diritti. Se la immagino inginocchiata in Parlamento a fare la sceneggiata per il Black Lives Matter... Non che con le donne italiane sue collaboratrici la Boldrini si comporti meglio. Selvaggia Lucarelli raccoglie il racconto di Roberta: "Ho lavorato due anni e mezzo con la Boldrini e posso dire che ho tre figli, partivo il martedì alle 4.30 da Lodi per Roma, lavoravo per tre giorni 12 ore al giorno, dalla mattina presto alle nove di sera. Per il resto lavoravo da casa, vacanze comprese. Guadagnavo 1.200/1.300 euro al mese, da questo stipendio dovevo togliere costi di alloggio e dei treni da Lodi". In pratica, schiavismo a cottimo. Leggiamo ancora il racconto di Roberta: "Ero assunta come collaboratrice parlamentare e pagata quindi dalla politica per agevolare il lavoro di un parlamentare, ma il mio ruolo era anche pagare gli stipendi alla colf, andarle a ritirare le giacche dal sarto, prenotare il parrucchiere. Praticamente facevo anche il suo assistente personale, che è un altro lavoro e non dovuto. Dovevo comprarle trucchi o pantaloni. A maggio, finito il lockdown, ho chiesto di rimanere in smart working anche perché ho tre figli, di cui uno che si era ammalato seriamente che doveva essere operato. Di treni poi ce n'erano pochi e costosissimi. Lei mi ha risposto che durante il lockdown con lo smart working avevo risparmiato. A un certo punto parte del suo staff aveva pensato di fare una colletta per pagarmi i treni. Ho dato le dimissioni sfinita". Alla fine di questa tremenda esperienza Roberta spiega perfettamente l'ipocrisia boldriniana: "Chiede di essere eletta perché dice che la sua politica tutela le donne e poi chi lavora con lei non si sente tutelata. Io mi sentivo senza più autostima, pensavo di essere capace solo di prenotare alberghi e fare fotocopie, ora faccio un lavoro che mi gratifica". Da un'altra collaboratrice di Laura Boldrini arriva poi la pennellata finale nell'articolo della Lucarelli: "Tutti i giorni Boldrini scrive post sui bonus baby-sitter o sui migranti in mare, poi però c'erano situazioni non belle in ufficio. O capricci assurdi. Se l'hotel che le veniva prenotato da noi era che so, rumoroso, in piena notte magari chiamava urlando. Poi magari non ti parlava per due giorni". Una "padrona" ottocentesca, alla faccia dei diritti delle donne. Non mi piace mai personalizzare le critiche ma, avendo vissuto a lungo in intimità con il contesto della sinistra italiana fino a rappresentarla in Parlamento, posso testimoniare per quello che hanno visto i miei occhi la distanza evidente tra i principi proclamati e i privati comportamenti. Non a caso nella mia città che è Roma la sinistra vince ormai solo nei quartieri dei ricchi al centro storico, perdendo sistematicamente in tutti i quartieri popolari. Lo iato tra parole e fatti è ormai comunemente misurato. Le loro belle case con terrazzo e domestici li raccontano. E, diciamoci la verità, è come se la vedessimo Laura Boldrini urlare contro la "sottoposta" per l'albergo prenotato con stanza troppo rumorosa per la principessa sul pisello. La collaboratrice domestica moldava, la mamma di tre figli sua dipendente, la vittima delle sue sfuriate in ufficio sono donne vessate da una donna che proclama a chiacchiere la lotta contro la vessazione delle donne. Ma, diciamoci la verità, questi racconti ci sorprendono? La loro ipocrisia è ormai totalmente esplicita, clamorosamente visibile.
[...] Tutta una recita, cari lettori, priva di alcuna sostanza perché è solo lotta per potere e privilegi. A sinistra più che altrove. Laura Boldrini ne è fulgido esempio. Non commendevole e neanche sorprendente. È quel che sapevamo già. Ora, semplicemente, raccontata dalle donne che hanno lavorato con lei. Extracomunitarie, mamme e "proletarie" tradite da chi solo a chiacchiere sa difenderle.
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dotar-sojat

#3
di fronte a tali "rivelazioni" una elettrice della Boldrini dovrebbe quantomeno indignarsi e privarla della preferenza alle prossime elezioni, ma sappiamo che così non sarà, perché "sono le solite menzogne di certa stampa", la Boldrini (come tutti i politici) lo sa e non se ne preoccupa.
Mi piacerebbe vedere se la Gruber organizzerà un bel faccia faccia tra le e la Lucarelli...

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johann

Citazione di: dotar-sojat il 24 Marzo 2021, 07:17:20 AM
di fronte a tali "rivelazioni" una elettrice della Boldrini dovrebbe quantomeno indignarsi e privarla della preferenza alle prossime elezioni, ma sappiamo che così non sarà, perché "sono le solite menzogne di certa stampa", la Boldrini (come tutti i politici) lo sa e non se ne preoccupa.
Mi piacerebbe vedere se la Gruber organizzerà un bel faccia faccia tra le e la Lucarelli...





Co! co! Coo! Deee!!  ..Venite! Accorrete!  ..la più' gallina delle femministe a forza di fare uova su uova venefiche,  ha finito per fare la "frittata" e adesso giace accovacciata a lordarsi della sua stessa mota intelletuale,  si guarda sotto e intorno ..attonita e schifata:  possibile!? che stessi covando tanta lordura demagogica e tanfo ideologico,  ....aiuto!  mi sono vista allo specchio per quel che sono veramente, ho rischiato di rinsavire,  faccio appello alla solidarieta' femminista, e alle maschiucce di sinistra,  accorrete, mi si tragga da questo incubo, ...salvatemi da me stessa!? 


Ogni tanto una buona notizia alza il morale, tanto più per il fatto che se mettiamo in relazione la boldrinata con il periodo ideologico-psicotico che sta' attraversando il pd , si evince che per via di tutte le sue brave componenti: femminista gender omo ambientalista ecc  i progressisti si stanno sempre più incartando e sono sempre più vittime della loro stessa ideologia sfascista
godiamoci lo spettacolo!
Un uomo che è un uomo DEVE credere in qualcosa (dal film: il mio nome è nessuno)

Finnegan

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dotar-sojat

ho letto che ci sono strati strascichi: la Boldrini ha scritto al Fatto con giustificazioni improbabili che la Lucarelli ha utilizzato per darle addosso una seconda volta.
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