Letture femministe: "Scusa se ti chiamo stron*o"

Aperto da Finnegan, 20 Marzo 2018, 07:04:28 AM

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Finnegan

Nuovo libro che suona misandrico già dal titolo. Tutto da non leggere.

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https://stalkersaraitu.com/2018/03/20/scusa-se-ti-chiamo-stron*o-ma-anche-no-me-la-date-una-mano/

"SCUSA SE TI CHIAMO stron*o". MA ANCHE NO... (ME LA DATE UNA MANO?)
20 marzo 2018 Davide Stasi Cultura Lascia un commento

Lo dice un famoso adagio: "non si giudica un libro dalla copertina". Tanto meno dal titolo, aggiungo io. Nonostante proprio il suo titolo mi maldisponesse, e molto, ho comprato e letto il libro di Mirko Spelta "Scusa se ti chiamo stron*o". Il libro recupera e afferma con forza alcuni cliché descrittivi del maschio. Robe tipo che l'uomo è attratto dalle tette e dal culo femminile, e non ci si può far niente. Le donne devono solo adattarsi e non essere sciatte, ma sempre curate e sexy, altrimenti l'uomo guarda altrove. Una riaffermazione del concetto per cui "l'uomo non sa tenerselo nei pantaloni". Di più: l'uomo non può tenerselo nei pantaloni. Il tutto espresso con un approccio che vorrebbe passare per brutale franchezza, e come tale per verità incontestabile. Una descrizione a tinte forti del maschio che si leva da una voce essa stessa maschile, e viene diffusa da una grande e importante casa editrice come Piemme.

Stampa e critica stanno reagendo con indignazione a questo testo, sulla base della tesi più banale: i concetti del libro affermano una natura maschile coerente con le violenze, gli stupri, i femminicidi e i soprusi patriarcali contro le donne. Io ho un'altra chiave di lettura, duplice. La prima è quella più evidente: dal titolo, dove la volgarità serve per attirare l'attenzione, al contenuto, è chiaro che si tratta di un'operazione di marketing più che letteraria. E' l'applicazione concreta di ciò che il recente film "The square" ben rappresenta: per emergere e attirare attenzione bisogna spararle grosse. Sempre più grosse, fino all'estremo. Solo così puoi sperare di "bucare" e sfondare, nello scenario sovraccarico di novità ed esagerazioni che è il mercato dell'intrattenimento e, talvolta, culturale odierno.

Niente di male se fosse solo questo: Piemme è un'azienda e deve guadagnare, è nella sua mission, quindi ci sta. Idem l'autore. Di tanto in tanto è dunque normale che si cerchi l'appeal facile per fare "cassetta". Ma non si deve dimenticare che l'editoria ha un ruolo chiave nella proposizione e talvolta imposizione di chiavi di lettura generalizzate, quella "narrazione del reale", quella "rappresentazione dei tempi" a cui la letteratura da sempre dà contributi importantissimi. In questo senso, un libro del genere, con quei contenuti, dal mio punto di vista va sotto la specie del "fuoco amico". Sfascia infatti, per mano stessa di un uomo e in un picosecondo, mesi e anni di battaglie maschili per l'affermazione di una dignità, di una umanità e di diritti che poco per volta gli sono stati tolti. L'Italia, il mondo, sono fatti di uomini rispettosi, di padri dediti, leali, fedeli. Persone profonde, complesse, sensibili, d'intelletto e di cuore prima ancora che di gonadi, che quindi sanno benissimo come tenerselo nei pantaloni, che hanno valori non negoziabili, nemmeno davanti a un paio di tette o a dei tacchi a spillo. La realtà è questa, e oggi è faticosissimo affermarla, in un paese dove l'uomo è sempre bestia, mostro, colpevole fino a prova contraria, e talvolta anche nonostante la prova contraria.

Non voglio con ciò criticare, l'autore o l'editore, sebbene questa operazione non mi sia piaciuta per nulla. Penso che chiunque ponga oggi le mani su una tastiera per scrivere un testo più lungo e articolato di un tweet o un post, sia comunque un eroe, così come chi lo pubblica. Ma proprio in quanto eroe, deve essere consapevole di avere grandi responsabilità verso il pubblico. Ciò che scrive può, poco o tanto, che si tratti di un best-seller o no, andare a formare la lente attraverso cui un'intera comunità legge e interpreta la realtà che lo circonda. Spelta e Piemme hanno indubbiamente ideato un'intelligente operazione di marketing, ma hanno anche sferrato una pugnalata, l'ennesima, al cuore di un percorso che da molte parti si sta cercando di portare avanti: quella di una riconciliazione tra generi, una rifondazione delle relazioni uomo-donna, con la parificazione della dignità di entrambi e il rispetto che ne consegue. Tra chi l'ha letto c'è chi mi suggerisce si tratti di un'operazione su commissione: talmente contraddittoria e insostenibile è la descrizione che si vuole imporre del maschio italiano, che un libro simile viene utile alla causa di chi, da quella descrizione fasulla, trae vantaggio (ed è un sistema molto articolato, come dico da tempo su questo blog).

E' una tesi affascinante, e per come vanno le cose ci si può aspettare anche questo, ma non mi convince al cento per cento. Di fatto, però, ritengo che si debba fare qualcosa, alla luce di pubblicazioni come questa. Mi si chiede spesso di inventare qualche iniziativa: ebbene eccola qua. E per la prima volta da quando gestisco questo blog, prendo un'iniziativa chiedendo un aiuto personale a tutti coloro che mi leggono. Il punto è che da tempo ho pronto un romanzo, dove ho raccolto e fuso insieme in un unico intreccio le storie che tanti di voi, uomini e donne, mi avete raccontato. In esso possiamo riconoscerci. E' un romanzo che racconta di uomini e donne, della complessità dei loro rapporti, e di come essi abbiano preso una deriva non più tollerabile, che nulla ha a che fare con i cliché e tanto meno con i mal di pancia testosteronici dei maschi. E' un romanzo che racconta la transizione dei rapporti di genere da ciò che erano a ciò che sono, cercando di porre un punto costruttivo per ciò che sarà. Anzitutto ammettendo l'umanità e la natura articolata e complessa di uomini e donne. Insomma è un testo che può funzionare da contrappeso al libro di Spelta, ma soprattutto ai tanti articoli, video, trasmissioni che raccontano noi uomini come bestie assetate di sesso e sangue femminile. Soggetti privi di sentimenti e di senso. Gente che ragiona col [volgarità rimossa]. Cosa che non siamo, nel modo più assoluto.

Non mi sono mai impegnato più di tanto a proporre il mio testo alle case editrici perché so che il suo cuore, i suoi significati profondi sono troppo controcorrente e non conformi. E poi per ottenere l'attenzione di una grande casa editrice servono le spalle coperte: da un'agenzia letteraria (che costa cara), da qualche raccomandazione (siamo pur sempre in Italia) o da qualche successo precedente. Io ho l'esperienza dell'inchiesta "Stalker sarai tu", che sta andando molto bene. Credo di avere qui lettori affezionati, che apprezzano ciò che scrivo e come lo scrivo. A loro, a voi tutti, chiedo due cose essenzialmente: la prima è fidarvi di me. Il mio romanzo, oltre a essere scritto bene (non lo dico per tirarmela: una cosa sola so fare bene nella vita, ed è scrivere), ci rappresenta tutti. E' un punto di svolta nel modo con cui la realtà uomo-donna viene rappresentata. E' un contrappeso necessario.

Se riuscite a farmi questo primo piacere, cioè fidarvi del fatto che si tratta di un testo più che rilevante, anche perché nostro, ve ne chiedo allora anche un secondo: scrivere un'email alla casa editrice Piemme, per segnalare il vostro desiderio a che prendano in considerazione il mio manoscritto, che ho deciso di inviare a Piemme dopo la lettura del libro di Spelta. Non è come chiedervi il voto o chiedervi dei soldi. Solo un'email, a questo indirizzo: [email protected], e con questo testo:

Buon giorno.
La presente per invitare la vostra Casa Editrice a prendere in considerazione il lungo lavoro svolto finora da Davide Stasi per affermare una nuova narrazione dei rapporti di genere, e dunque di valutare la pubblicazione del romanzo che egli vi invierà oggi secondo quanto previsto dal vostro sito. Il suo testo rappresenta me e la più diffusa platea maschile (ma anche femminile) nazionale. E' un libro necessario al punto in cui siamo oggi. E dal vostro punto di vista sono certo che si tratta di un ottima occasione di successo.
Grazie, saluti.


Vi chiedo di inviarla senza modificarla, e con il vostro nome e cognome. Non c'è nulla di male a farlo, non è un reato. E' solo una preghiera perché per una volta si dia accesso a una forma di "parità editoriale", affidandola a una letteratura di buon livello, con contenuti tali da garantire anche gli introiti a cui Piemme ha giustamente diritto (e che a me interessano molto poco). Chiedo insomma a tutti coloro che, finora, hanno apprezzato il mio lavoro, il mio impegno, il mio stile, di diventare, tutti insieme, i miei "agenti letterari", caldeggiando l'introduzione sul campo di battaglia culturale di un testo finalmente diverso. Dove potersi ritrovare tutti, e da cui magari ripartire.

Vi ringrazio in anticipo se vorrete farlo. Per parte mia, oggi pomeriggio invierò il manoscritto alla casa editrice, e vi farò sapere se ne sortirà qualche esito.

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