La genesi del femminismo nella cultura di massa

Aperto da Finnegan, 3 Maggio 2022, 11:33:41 AM

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Finnegan

Il femminismo è nato, manco a dirlo, nel 1789 con la Rivoluzione Francese, di cui pochi ricordano i Cahier de Doléances des femmes e in Inghilterra poco dopo, con la Rivendicazione dei diritti della donna del 1792.
Si noti la coincidenza non solo con la Rivoluzione Francese, inizio della rovina della civiltà occidentale, ma con la Rivoluzione Industriale, a partire dalla quale l'essere umano deve adattarsi alla macchina e non viceversa: l'uomo viene visto come una macchina imperfetta (deve essere nutrito, si stanca, sciopera e fa anche figli da mantenere) da cui purtroppo non si può prescindere per far funzionare le fabbriche. Almeno fino ad oggi, che la tecnologia funziona quasi senza intervento umano e si può procedere allo sfoltimento dell'umanità con sieri sterminatori e guerre mondiali.
In tale contesto è logico che le differenze sessuali e i rapporti familiari siano visti come un'altra inutile zavorra per il rendimento dell'industria.
La tecnologia non ha bisogno di uomini e donne ma di « mani », adatte per la routine neutra e impersonale della produzione e della distribuzione. Gli impieghi moderni sono neutri, ed è necessario un sesso neutro che vi si accordi: questa è la banale ragione della nascita del femminismo, distruggere la famiglia ("costa troppo e va abolita", diceva il socialista Proudhon) e far lavorare le donne per abbassare i salari. Il resto è tutta fuffa, come provano ampiamente i fatti.
Ma come si fa a diffondere questa mentalità nella popolazione femminile? Coi romanzi, che sono le telenovele e i film sentimentali dell'epoca.
Esaminiamo ora il messaggio di alcuni libri di grande successo, "scritti da donne per le donne" e la vita delle loro autrici:
1. Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen (1813). Senza mettere in dubbio l'indiscusso valore dell'opera, notiamo come la protagonista si comporti quasi come un personaggio maschile. "Tiene testa agli uomini" (motivo ricorrente della letteratura femminista), è orgogliosa, cocciuta e sfacciata, va a far visita ad uomini da sola, fa sempre di testa sua. Il padre è pressoché assente, la madre è una ruffiana che cerca di sistemare le figlie. Qualcuno ha detto che la Austen ha inventato il romanzo moderno: ha ragione.
E dell'autrice, che ne è stato? Ebbe una vita infelice, non si sposò mai e non ebbe figli. Esempio seguito oggi da moltissime donne.
2. Cime Tempestose di Emily Brontë (1847). Narra dell'infelice vicenda di un'eroina, che sposa per vendetta un uomo che non ama e muore dopo essersi dichiarata all'amore impossibile della sua vita. Gli eventi narrati in un'atmosfera byroniana appaiono improbabili ed artificiali, relegandosi sul piano della pura fantasticheria. Il romanzo fu considerato scandaloso all'epoca, "per la crudeltà fisica e mentale che compare nelle sue pagine".
Emily Brontë non si sposò né ebbe mai relazioni con uomini, cui forse non era interessata. Morì a 30 anni senza figli.
3. Jane Eyre di Charlotte Brontë (1847). Anche qui la protagonista, ovviamente testarda e orgogliosa, si staglia al di sopra degli uomini cui dice quello che pensa senza mezzi termini. Siamo in epoca vittoriana e si mantengono certi canoni formali, ma la sostanza è quella. Da notare che, forse per la prima volta, la protagonista non manca di dire che la vita domestica le va stretta e vuole viaggiare chissà dove e vedere tanti posti nuovi. Emblema dell'inquietudine femminile dei tempi moderni, in cui le donne fuggono da se stesse e dalle loro responsabilità.
Che esempio ha lasciato al mondo l'autrice? Cercò (invano) una relazione col suo professore di francese già sposato: la scontata delusione fu profonda e mai completamente sopita. Per mantenersi, svolse per molti anni e con poca soddisfazione la professione di istitutrice privata (una sorta di domestica, potremmo dire) senza mai trovare una posizione soddisfacente («un'istitutrice privata non ha un'esistenza», disse). Infine si sposò a 38 anni, età veneranda persino oggi, per poi morire prima di mettere al mondo un figlio.
4. Il giardino segreto, di Frances Hodgson Burnett (1910). La protagonista ovviamente femminile cerca di rieducare il cugino handicappato, piagnucolone e ipocondriaco che vive rinchiuso in una stanza. Libro per ragazze, fu purtroppo letto al fronte dai soldati ma si sa, in guerra tutto fa brodo per dimenticare l'orrore risparmiato alle donne.
E l'autrice? Aveva fisime New Age ante litteram (tipiche delle donne) per la teosofia e il cristianesimo... scientista, che in più mescolava a un'ossessione per il giardinaggio, da lei elevato a terapia e panacea di tutti i mali. Nel romanzo, un giardino magico guarisce il ragazzo piagnucolone in un improbabile cocktail di botanica e spiritismo.
Si sposò ed ebbe un figlio, cosa che non la trattenne dal divorziare per sposare il suo agente editoriale (gli affari sono affari). Questo secondo matrimonio durò solo due anni, dopodiché visse da sola da brava donna divorziata.
Oggi questi libri ci appaiono persino arcaici ma come vediamo, il dirompente messaggio femminista non ha perso di attualità e la vita delle stesse autrici è la migliore dimostrazione dei risultati che produce.

Come digestivo, dopo aver passato in rassegna le insulsaggini del pensiero femminile dell'epoca (per quanto talora ammantato di un certo talento artistico), converrà notare che all'incirca nello stesso periodo, comparivano saggi e anche romanzi di uomini, che mentre le scrittrici erano intente a inconcludenti vaneggiamenti emancipativo-amorosi, avvertivano dell'imminente catastrofe per l'umanità.
Basta ricordare Il Padrone del Mondo (1907) di Robert Hugh Benson.* Opere come queste, invece di correre dietro a vaghi sogni di "emancipazione & progresso", anticipano lucidamente il futuro da incubo che l'umanità si sta preparando e contengono un importante messaggio controrivoluzionario, volto a scongiurare il disastro.
Oggi però gli uomini sono ai margini della società, utili solo per i cantieri stradali e per mantenere le ex mogli (non consideriamo tali i burattinai che sostengono il femminismo).
Scriveva Helen Smith che la messa al bando degli uomini sarebbe stata una rovina per l'intera collettività: che sia il caso di dar retta almeno a lei, prima che sia troppo tardi?

* Questo romanzo di fantascienza distopica pare una fotografia del presente: narra di un mondo diviso in due grandi blocchi di potere: l'Occidente, costituito in prevalenza dall'Europa, e l'Oriente, costituito dalle nazioni asiatiche e in particolare dall'Impero unico aggregatosi attorno alla Cina. Un terzo blocco, in declino e meno determinante nello scacchiere mondiale è costituito dalle Americhe.
L'Occidente è oppresso da tirannie di stampo socialista e massonico. Il dissenso sembra essere pressoché assente. Anche il partito conservatore sembra in buona parte allineato con i laburisti al potere. Le religioni sono in fase di decadenza.
Dal punto di vista della tecnologia, la previsione di Benson nel 1907 è di un mondo in grado di comunicare attraverso dispositivi capaci di attraversare l'etere per inviare messaggi di testo, oltre a chiamate vocali. Gli aerei hanno funzionalità simili al treno.
L'autore descrive un mondo evoluto dal punto di vista tecnologico, dominato da ideologie genericamente umanitarie. All'inizio della narrazione emerge una figura estremamente carismatica, Julian Felsemburgh (il nome Julian ricorda Giuliano l'Apostata), capace di definire un nuovo ordine mondiale. I politici fanno a gara a rendergli onori e incarichi politici, che Felsemburgh rifiuterà per accettare soltanto ruoli di carattere unitario e internazionale: prima Presidente d'Europa, infine Presidente del Mondo.

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Riverrun, past Eve and Adam's, from swerve of shore to bend of bay, brings us by a commodius vicus of recirculation back to Howth Castle and Environs

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