Dopo la batosta in borsa, Zuckerberg farà di Facebook uno Stato di polizia

Aperto da Finnegan, 13 Aprile 2018, 08:50:58 PM

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Finnegan

"Primo processo staliniano a Silicon Valley"....

Si veda testo sottolineato in rosso nella foto.


Enzo Pennetta‏ @CriticaScient  10 apr

Il primo processo staliniano nella Silicon Valley: Zuckerberg si riconosce colpevole e accetta di essere rieducato ma prima dichiara che i nemici sonno i russi. Farà di Facebook uno stato di polizia.
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Derry

Zuckerberg arriva tardi, nel senso che da noi ci aveva già pensato il governo non molto tempo fa; su youtube circolava il video della conferenza stampa nella quale il ministro Minniti che spiegava come sulle cosiddette "fake news" ci sarebbe stato il controllo della Polizia Postale.

Qualche giorno dopo, non ricordo su quale quotidiano, qualcuno faceva osservare che un paese nel quale è la polizia a decidere quali sono le notizie vere (da pubblicare) e quali quelle false (da non pubblicare), non è esattamente un paese democratico con una libera stampa.

A parte il fatto che sulla correttezza di certa stampa ci sarebbe molto da opinare, ad esempio, non ho mai capito come si possa stampare un titolo a caratteri cubitali che afferma esattamente il contrario di quello che c'è poi nel testo dell'articolo, ma lasciamo perdere.
La vicenda di Zuckerberg però, mi da' l'occasione per parlare di un argomento che mi sta molto a cuore e mi sembra fondamentale: l'uso che può esser fatto dei dati raccolti, a volte legalmente, spesso illegalmente, in modo non trasparente e all'insaputa degli interessati, servendosi della tecnologia oggi disponibile (internet e quant'altro).
Per sgomberare il campo da possibili malintesi, c'è da osservare che molti scelgono liberamente di rendere pubblici i propri dati personali, con tanto di amici e foto delle vacanze, del cane e dell'automobile,  ad esempio sui vari social, costoro quindi possono essere conspevoli dei rischi che corrono.

Da quando è disponibile internet una quantità di dati viaggiano in rete e questo genera alcuni fondamentali problemi di libertà.

Si, perchè di libertà si tratta, non di quella che oggi viene definita "privacy" termine inglese che non viene tradotto perchè potrebbe evocare cose come riservatezza, discrezione, pudore; meglio chiamarla privacy, come se si trattasse di un costoso accessorio per gente un po' fissata, invece che di un diritto fondamentale dell'essere umano.

Infatti, come è possibile parlare di libertà se qualcuno, al potere in un determinato momento, è in grado, quando vuole, di accedere al tuo conto in banca (e magari svuotartelo con qualche pretesto ), di vederti attraverso migliaia di telecamere, ascoltare le tue telefonate, leggere le tue e-mail, sapere quali acquisti hai fatto e dove li hai fatti e, se qualcosa non gli piace, decretare la tua "morte civile" per via informatica?

Una frase che sento ripetere spesso quando parlo di questi problemi è "io non ho niente da nascondere, quindi che vedano pure I miei dati": quando sento dire così, non so se mettermi a ridere o a piangere, di fronte a tanta sicumera.
Non aver nulla da nascondere non implica non avere segreti: tutti hanno segreti: le cabine elettorali sono chiuse proprio per proteggere un segreto, gli estratti conto della banca non vengono inviati sul retro di una cartolina postale e neppure gli esami del sangue, tanto per fare qualche esempio; I segreti non sono reato!

Quello che cerco di far capire a chi pensa che lo stato possa. o magari debba (il famoso male necessario) sapere tutto di lui, è che l'intero è più della somma delle parti; il fatto che tante informazioni, che possono sembrare insignificanti, possano essere aggregate, centralizzate in databases, utilizzate attraverso motori inferenziali,  algoritmi statistici etc. può avere sviluppi difficilmente controllabili.

Quello di Zuckerberg (che, è bene precisarlo, ne era in posssesso legittimamente) è solo un esempio di come i dati di persone fondamentalmente all'oscuro possano essere sottratti, comprati,  venduti e utilizzati per gli scopi più disparati; pensiamo se quegli stessi dati finissero domani nelle mani di un altro Adolfo. 

Riassumendo: da un lato "lotta alle fake news", che significa: controllo stretto su siti blog etc. non "allineati" , perchè le frottole possono raccontarle solo gli autorizzati dal regime ; dall'altro: uso sempre più selvaggio e spregiudicato di questi dati da parte dei poteri mondiali, allo scopo di promuovere campagne di lavaggio del cervello efficace e mirato.
"Nothing can stop the man with the right mental attitude from achieving his goal; nothing on earth can help the man with the wrong mental attitude."

Finnegan

Secondo Eric McLuhan, più cose vengono registrate su di noi nei database, più cessiamo di esistere: diventiamo "software, immagini (imagery) infinitamente malleabili".
In più Zuckerberg fa un uso illegale dei dati che gli vengono confidati, vendendoli a compagnie private o Stati stranieri, come qualcuno ha osservato durante un dibattito televisivo in cui Zuckerberg era ospite.
Abbiamo affidato, se non le nostre relazioni sociali, quantomeno le nostre comunicazioni a società private, che censurano secondo regole arbitrarie e indiscutibili (spacciate ironicamente per regole della "community").
Tempo fa avevo pubblicato una notizia sul crollo di un ponte costruito da sole donne, la pagina FB è stata nascosta per "linguaggio di odio" (citavo l'articolo in inglese di una donna che diceva che i ponti è meglio farli costruire agli uomini).
Motivo per cui meglio orientare le nostre energie verso spazi affidabili e non soggetti a censura.
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Derry

Citazione di: Finnegan il 15 Aprile 2018, 06:45:46 PM
Secondo Eric McLuhan, più cose vengono registrate su di noi nei database, più cessiamo di esistere: diventiamo "software, immagini (imagery) infinitamente malleabili".
In più Zuckerberg fa un uso illegale dei dati che gli vengono confidati, vendendoli a compagnie private o Stati stranieri, come qualcuno ha osservato durante un dibattito televisivo in cui Zuckerberg era ospite.
Abbiamo affidato, se non le nostre relazioni sociali, quantomeno le nostre comunicazioni a società private, che censurano secondo regole arbitrarie e indiscutibili (spacciate ironicamente per regole della "community").
Tempo fa avevo pubblicato una notizia sul crollo di un ponte costruito da sole donne, la mia pagina è stata nascosta per "linguaggio di odio" (citavo l'articolo in inglese di una donna che diceva che i ponti è meglio farli costruire agli uomini).
Motivo per cui meglio orientare le nostre energie verso spazi affidabili e non soggetti a censura.
Io ricordo una frase, non so se fosse di Mc Luhan, che diceva più o meno che, quando su internet ci danno qualcosa gratis, questo significa  che il prodotto che vendono siamo noi :doh:
Ricordo la foto del ponte e l'articolo, mi pare che ci fossero anche dei morti...
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Finnegan

L'ex garante della privacy Rodotà diceva che i nostri dati personali sono la benzina di Internet.
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