Diario del declino di una civiltà

Aperto da Finnegan, 12 Marzo 2024, 03:16:57 AM

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Finnegan

Da un testo (con modifiche) di Roberto Pecchioli.

[Che squallore e che imbarazzo:]


E' impensabile contrastare il delirio, giunti a questo punto. Occorre restare in piedi tra le rovine, essere coloro  che sanno vedere tra le macerie le pietre per ricostruire una cattedrale. "Quando un ciclo di civiltà volge verso la fine, è difficile poter giungere a  qualcosa resistendo, contrastando direttamente le forze in moto. La corrente è troppo forte, si sarebbe travolti. L'essenziale è non lasciarsi impressionare dall'onnipotenza e dal trionfo apparente delle forze dell'epoca. Tali forze, per essere prive di connessione con qualsiasi principio superiore, hanno, in fondo, la catena misurata. " (J. Evola, Cavalcare la tigre).

Per tenere dritta la barra, la fedeltà ai principi è essenziale. Il delirio vince oggi, forse domani, ma perderà, inevitabilmente, dopodomani. Ha pulsioni di morte, sta affrettando la propria sparizione, come dimostra l'abortismo para religioso che professa, unito alla spinta verso la soppressione di anziani, malati, depressi, poveri.

Il cambiamento antropologico che stiamo attraversando si caratterizza per il rifiuto dell'umano e della realtà.  La nuova cultura dominante è autoritaria, statalista e insieme individualista, triste, arbitraria, ostile a qualsiasi fondamento che leghi al passato e rafforzi i  legami spontanei e naturali. Per una curiosa eterogenesi dei fini, hanno vinto i "maestri del sospetto" di origine marxista, Derrida, Foucault, i francofortesi, la cui "teoria critica" è diventata la cultura ufficiale del globalismo. L'essere umano si è posto contro ciò che la sua natura e condizione presuppongono. Odiamo perfino la nostra corporeità e la nostra sessualità. Questo è l' ubi consistam della deriva LGBT, specie nella forma  "trans".

Viviamo nel tempo "post": post cristianesimo, post umanesimo. La mutazione antropologica ci allontana da tutto ciò che trenta secoli di civiltà, dal paganesimo antico al cristianesimo, avevamo condiviso e trasmesso. Siamo inseriti in un acuto cambiamento culturale, etico e sociale, caratterizzato, tra gli altri aspetti, da un'intolleranza in nome del suo contrario, dalla rinascita – molto anglosassone- di un nuovo puritanesimo, trasferito dall'ambito sessuale a quello dell'ossessione per l'uguaglianza, al divieto di giudizi di valore, e soprattutto, dall'assenza di una visione comune per lo spezzettamento della società in mille segmenti, micro identità ostili, rancorose, rivendicative.

La decomposizione della cultura – ridotta a specialismo "tecnico"– fa sì che per la prima volta nella storia si possa diventare classe dirigente senza sapere nulla della storia comune.  Tutto ciò va di pari passo con un'inversione della sensibilità estetica.  Per José Ortega y Gasset, "l'arte non ha mai coltivato l'assurdo, l'inintelligibile, ancor meno il rozzo o il volgare".  Oggi sì. L'intero processo- decostruzione gioiosa, il delirio autodistruttivo che i latini chiamavano cupio dissolvi – avviene entro una profonda trasformazione tecnologica che spezza il ritmo umano e incatena alla virtualità impadronitasi delle nostre vite troncando il rapporto con lo spazio e il tempo.

Il cambiamento antropologico tocca anche il diritto, che di fatto scompare, sostituito dalla semplice legalità. La legge non è più " giusta", conforme a natura, come sempre fu, dai tempi di Sofocle a Paolo Giulio, ma solamente "legale" , posta cioè secondo procedura a guardia delle idee del tempo, ovvero dei dominanti: diritto detto positivo , padre dell'autoritarismo amministrativo privo di radici ontologiche e umanistiche. Il delirio è evidente nel potere delle organizzazioni internazionali (ONU, OMS, WTC e Organizzazioni Non Governative, teste di ponte dell'interesse privato) , superiori ai governi legittimi, complici della servitù volontaria in cui è caduto l'Occidente. Una parte significativa di umanità ha perso qualità umana e spontaneità: -accigliata, triste, moralista senza morale, delatrice, sottomessa ai protocolli, alle multe, alla vigilanza e agli atteggiamenti antisociali.

Il paradigma è l'orribile espressione "distanza sociale" , eredità pandemica, in cui la lontananza fisica determinata dalla paura del contagio (coltivata dal potere) è diventata "sociale", ossia inimicizia reciproca, sospetto, rottura dei legami, scempio finale della comunità.  La rottura dei legami naturalifamiglia, comunità, amici, identità – ci rende più vulnerabili, dipendenti dal potere,  pubblico e privato, dai tutorial di Google, le istruzioni calate dall'alto. Questo cambiamento non è solo contro Dio, il grande assente: è contro l'uomo, contro il mondo e contro la realtà; produce una visione negativa e pessimistica dell'uomo. Dobbiamo ferocemente tenere il punto su tutto ciò che è minacciato o condannato, come la legge naturale, la virtù, la famiglia, la procreazione, la verità. Il Grande Fratello ha il tempo contato, poiché il gregge su cui sperimenta il rovesciamento antropologico si estinguerà in un paio di generazioni.  Il potere lo sa e diventa biopotere.

Perciò ha inventato il transumanesimo, che ci vuole artificiali, ibridati con la macchina, dipendenti dagli apparati che possiede e  rende obbligatori per estendere la sorveglianza : biocrazia, potere sulla vita. Il principio- diventato il cuore della menzogna green– è che gli esseri umani sono la piaga che ferisce Gaia, la Madre Terra. Di fronte al delirio distruttivo, dobbiamo [parole al vento] assumere una posizione "bioconservatrice", consistente nel riaffermare la nostra umanità e tutto ciò che ci rende umani: avere figli, creare una famiglia, sviluppare attività comunitarie, ritrovarsi con gli amici , rinunciare nei limiti del possibile agli apparati tecnologici.

La tecnologia è al centro del cambiamento antropologico del XXI secolo, la decostruzione infera dell'umano iniziata da Freud e Wilhelm Reich, proseguita dalla Scuola di Francoforte e dai suoi epigoni della Teoria Francese.  Il transumanesimo è un ibrido tra il movimento politico, la tendenza culturale, la filosofia e  religione secolare, mirante a modificare l'essere umano nella dimensione intellettuale, fisica, cognitiva attraverso la tecnologia. Il suo delirio è l'aspirazione all'immortalità, nonché a una sorta di super benessere, proposto dal filosofo David Pearce: l'"imperativo edonistico", l'esistenza orientata al piacere anche attraverso la modificazione genetica. Un altro obiettivo è una sorta di superintelligenza, sostenuta da Nick Bostrom, direttore dell'Istituto per il futuro dell'umanità dell'Università di Oxford. Non è un dettaglio, perché dimostra che il transumanesimo è legittimato a partire dall'accademia.

Bostrom è un post-umanista: l' essere umano smette di essere umano,  crea un'altra categoria, un altro essere, un'entità nuova. Bostrom suggerisce che la corporeità non sarà più necessaria. Attraverso una struttura di tipo cyborg, l'essere umano diventa un insieme di informazioni, uno spettro di dati. L'obiettivo – delirante- è che gli esseri umani smettano di essere umani: non più miglioramento delle funzioni, della qualità e dell'aspettativa di vita, ma ri-creazione. L'antica eresia gnostica.  L'uomo ( l'Oltreuomo tecnologico) diventa creatore di sé e lascia il posto a un altro essere. Questa è la base filosofica, al cui centro c'è una guerra antropologica nemica dell'essere umano che vive e veste panni. Come si può migliorare qualcosa distruggendola? Un altro intellettuale di riferimento è Yuval Harari, sostenuto da grandi piattaforme tecnologiche e organizzazioni multinazionali, a partire dal Forum di Davos.

Harari è apertamente transumanista, parla di sostituzione delle religioni con il " dataismo", il culto dei dati raccolti ed elaborati dalla tecnologia. Derive siffatte combattono ogni religione, in particolare in Occidente il cristianesimo, poiché stabilisce principi e valori assoluti, oggettivi. L'essere umano è maschio e femmina: esiste un dualismo sessuale, odiato in quanto l'approccio transumanista prescrive che l'uomo può essere qualsiasi cosa, argilla da modellare a piacimento. Non più l'essere a immagine e somiglianza di Dio, ma della propria volontà o percezione. Il processo giunge a conclusione: destruttura, decostruisci, revoca in dubbio, nega: il risultato è l'uomo occidentale contemporaneo.   La Scuola di Francoforte pose le basi del progressismo, che non è solo "di sinistra". Esso nacque infatti negli Stati Uniti alla fine del XIX secolo, ad iniziativa di grandi industriali, i Rockefeller, Vanderbilt, Stanford, che poi crearono le loro università.  Sconfitto il comunismo, il progressismo è divenuto l'ideologia del neo capitalismo globalista , dei tecnocrati, dei pianificatori, di quelli che C.S. Lewis nel profetico pamphlet L'abolizione dell'uomo chiamava "condizionatori" .

In quel brodo di coltura nascono l'agenda ambientale, la rivoluzione gender,  il femminismo di ultima ondata.  Il progressismo dei padroni universali sostiene la tesi del cambiamento climatico di origine antropica. Il rischio è tanto grande da richiedere misure straordinarie moralmente giustificate, sino alla limitazione drastica delle libertà. Se l'uomo è un parassita, come controllarlo?  Attraverso il sesso e la riproduzione, le grandi ossessioni progressiste. Tutto ciò che ha a che fare con i criteri –imposti- di diversità, uguaglianza e inclusione coinvolge sesso e riproduzione. Da qui le politiche sulle quote di genere, la promozione della transessualità, l'aborto, l'agenda LGBT, l'ideologia di genere. Se dici di essere uomo, sei sessista ed eteropatriarcale. Non va meglio alla donna: decostruiscono il femminile attraverso false categorie come le donne trans, grazie alle quali  ex uomini (maschi  biologici) vincono concorsi di bellezza per donne e competizioni sportive femminili.  In questo calderone dissolvente compaiono teorie come l'antispecismo, l'idea che gli esseri umani non siano superiori agli animali. In questo modo l'homo sapiens cessa di avere un posto speciale nel mondo naturale, non è più il figlio di Dio. E se si assegnano diritti agli esseri umani, anche gli animali devono averne, introducendo categorie culturali e giuridiche come "persona non umana" ed "essere senziente".

Ci preparano da quasi un secolo al mondo nuovo, almeno dal 1932, anno di uscita  di un libro dello stesso titolo, di Aldous Huxley, il cui fratello Julian fu fondatore  dell'eugenetica, primo direttore generale dell'Unesco, ideatore del termine transumanesimo. Il nonno dei due era Thomas Huxley, detto "il mastino di Darwin", promotore della modifica "tecnica" degli esseri umani secondo criteri di razzismo scientifico. Quel razzismo "scientifico" eretto a giustificazione morale si materializzò negli Stati Uniti con politiche pubbliche eugenetiche. Nel romanzo di Huxley si afferma che esistono diverse categorie di esseri umani, si utilizza la droga per rendere gran parte dell'umanità un gregge di docili idioti, si adombra l'abolizione dei rapporti interpersonali e si affida la riproduzione – controllata- alle macchine.  Profezie di un insider dell'oligarchia.

Viviamo una crescente dipendenza dalla tecnologia. Non solo perché ci siamo abituati ai messaggi, ad interagire su Instagram o Facebook, ma perché banche e governi ci costringono a gestire tutto attraverso le applicazioni elettroniche. Tutto viene digitalizzato, tutto viene automatizzato e diventa dato. Se ci sono organizzazioni private o pubbliche che detengono tutti i miei dati, che sanno che cosa faccio in ogni momento, dove vado, con chi parlo, che cosa compro, hanno la capacità di controllarmi. Gestiscono le informazioni,  gestiscono me. Possono sviluppare algoritmi che determinano con certezza quale decisione prenderò in base ai miei comportamenti precedenti.  La tremenda volontà di potenza di un piccolissimo numero di uomini confligge con il resto dell'umanità, a cui viene insegnato che la vita non ha scopo né senso, il disagio lenito  dall'effimero piacere, lo stordimento per dimenticare la caducità e la precarietà dell'esistenza.

E' la "fase tragica" del nichilismo , l'inizio della "miseria dell'uomo senza Dio" per usare il lessico di chi scrutò sino in fondo l'abisso, Friedrich Nietzsche. Se anche avesse ragione Kirillov nei Demoni di Dostoevskij, secondo cui l'uomo ha inventato Dio per poter continuare a vivere, la sua espulsione, la rimozione della sua  stessa possibilità, ci consegna all'angoscia postmoderna, a un' esistenza rimessa a se stessa nella sua nuda realtà, senza alcun riferimento che possa conferirle significato. Non resta che lo stordimento, la corsa a perdifiato che esorcizza il Nulla, il delirio come rimedio al vuoto esistenziale. (2. Continua).

https://www.maurizioblondet.it/tre-passi-nel-delirio-parte-ii/
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Derry

E' una fotografia perfetta del delirio nel quale ci troviamo.
Ciò che mi stupisce di più è la quasi totale adesione della maggioranza al pensiero unico e ai diktat del momento, per quanto assurdi, senza alcuna discussione! Eppure, stiamo parlando di un popolo (quello italiano) dotato di spirito critico, a volte capace di mettere in dubbio qualsiasi cosa e di contestare chiunque, di trovare la proverbiale pagliuzza nell'occhio altrui, che improvvisamente accetta anche la guerra! E questo è solo l'aspetto più plateale, ce ne sono tantissimi altri dei quali il gregge sembra non accorgersi: ormai è diventato normale andare in ospedali che non hanno quasi più medici ed infermieri, prendere l'appuntamento per entrare in banca, vedere le proprie bollette di luce e gas trplicarsi...ci sarebbe da scrivere per una giornata per elencare gli orrori che sono sotto gli occhi di chi voglia accorgersene.
Eppure, avremmo gli strumenti per protestare: come dico sempre ad amici e conoscenti, immaginate l'effetto dirompente che avrebbe smettere di usare il telefonino, anche solo per un giorno!
Impossibile? Fino a poco tempo fa, era normale! Tra l'altro, era normale anche che ci si parlasse, anzichè chattare, magari attraversando la strada...  :)) 
"Nothing can stop the man with the right mental attitude from achieving his goal; nothing on earth can help the man with the wrong mental attitude."

Finnegan

#2
Le élite malvagie sono quasi rassicuranti rispetto alla rassegnazione e auto-isolamento del popolo.
Non si può spiegare solo con la diffidenza, anche se ci sono infiltrati e informatori persino nelle parrocchie (almeno tutte quelle non allineate).
Secondo me hai visto giusto sull'avvento del telefonino come causa principale, ma ciò non pare spiegare del tutto la completa incapacità, anzi riluttanza a congregarsi, a formare famiglie e comunità.
Il mio parroco organizzava, come è uso corrente all'estero dei rinfreschi dopo-Messa ma andavano deserti. L'unica volta che ho visto qualcuno era un padre di famiglia che ne approfittava per un caffè ed era molto sorpreso, per non dire un po' spaventato (da cosa?) che gli rivolgessi la parola per banali convenevoli.
Un popolo che non vede l'ora di sparire, e civilmente è già sparito, assorbito dai software dei social.

Può essere utile questo passaggio di Wyndham Lewis tratto dall'introvabile Doom of Youth (1932):

The chief thing to remember in such a discussion is that no one wants to be "free" in that sense. People ask nothing better than to be types ― occupational types, social types, functional types of any sort. If you force them not to be, they are miserable, just as the savage grew miserable when the white man came and prevented him from living a life devoted to the forms and rituals he had made. And if so forced (by some interfering philanthropist or unintelligent reformer) to abandon some cliché, all men, whether white, yellow, or black, take the first opportunity to get their cliché back, or to find another one. For in the mass people wish to be automata: they wish to be conventional: they hate you teaching them or forcing them into "freedom": they wish to be obedient, hard-working machines, as near dead as possible ― as near dead (feelingless and thoughtless) as they can get, without actually dying.

La tecnologia si è presa carico di soddisfare questo loro desiderio oltre ogni immaginazione.

In our common notions and talk about freedom, we eminently show our idolatry of machinery. Our prevalent notion is ... that it is a most happy and important thing for a man merely to be able to do as he likes. On what he is to do when he is thus free to do as he likes, we do not lay so much stress.

CULTURE AND ANARCHY. Matthew Arnold.

Faith in machinery is our besetting danger: ... always in machinery, as if it had a value in itself. . . . Our coal, thousands of people were saying (during the late discussions as to the possible failure of coal), is the real basis of our national greatness.... But what is greatness? ― culture makes us ask. Greatness is a spiritual condition worthy to excite love, interest and admiration.... If England were swallowed up by the sea tomorrow, which of the two, a hun-dred years hence, would most excite the love, interest and admiration of mankind ― would most, therefore, show the evidences of having possessed greatness ― the England of the last twenty years, or the England of Elizabeth, of a time of splendid spiritual effort, but when our coal, and our industrial operations depending on coal, were very little developed? . . .

CULTURE AND ANARCHY. Matthew Arnold.

To arrange our systems with a view to the greater happiness of sensible, straightforward people ― indeed, to give these people a chance at all if it can be avoided ― is to interfere with the greatest happiness of the greatest number. Dull, slovenly, and arrogant people do not like those who are quick, painstaking, and unassuming; how can we then, consistently with the first principles of either morality or political economy, encourage such people when we can bring sincerity and modesty fairly home to them?

Notes for EREWHON REVISITED. Butler.
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Derry

Finnegan, grazie davvero per aver condiviso questi brani, sono illuminanti!
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Finnegan

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Finnegan

#5
L'Occidente del XXI secolo è un totalitarismo invertito, purtroppo ancora inavvertito dalle sue vittime. Nuove tecniche di governo post-democratiche combinano elementi formali della democrazia con il totalitarismo classico. Una forma di governo totale basata su una vasta depoliticizzazione della popolazione e su meccanismi di oppressione  morbidi e appena percettibili. E' la tesi del filosofo Sheldon S. Wolin: in un regime totalitario classico il potere politico dirige l'economia, nel regime totalitario invertito è il potere economico – e finanziario, e tecnologico- a dirigere la politica. Nel totalitarismo invertito la popolazione viene indotta al soggettivismo, perde ogni interesse verso tutto ciò che eccede la dimensione personale, sino a estromettere la dimensione collettiva, comunitaria. Le elezioni diventano "non eventi", giocati e decisi in anticipo con le armi della propaganda, dei sondaggi pilotati, dell'esclusione delle voci dissenzienti. Il corpo legislativo è debole, il sistema politico riproduce di continuo l'esistente in modo da favorire i più ricchi, lasciando i poveri nella precarietà e trascinando in basso le classi medie Il sistema è rafforzato da "media adulatori, sempre più concentrati, e da una macchina di propaganda istituzionalizzata in think tank ben finanziati" .

Il totalitarismo invertito si fa soffocante, tracima nella negazione delle libertà concrete, sostituite dalla mistica dei nuovi diritti situati nella sfera pulsionale. Delirante è la destrutturazione legalizzata dell'umano sino alla negazione dei fondamenti biologici. In Scozia da aprile sarà impossibile affermare che i sessi sono due o che un trans non è una donna: delitto di odio.  Criminalizzazione di un sentimento  presunto, in cui viene ricompreso per intero il dissenso rispetto alla versione ufficiale, affidando alla delazione il ruolo tossico di psicopolizia e all'ordine giudiziario quello di occhiuto gendarme dei peccati postmoderni di pensieri, parole, opere ed omissioni. Al posto di Dio.

Era nel giusto Carl Schmitt a vedere in ogni ideologia pervasiva una teologia secolarizzata. Per Donoso Cortés ogni questione politica cela una questione teologica. Abortismo, promozione della transessualità, ideologia gender sono pilastri della cultura della cancellazione, autentiche pseudo religioni cui offrire sacrifici, punendo esemplarmente i dissidenti, trasformati in miscredenti. La relatrice dell'ONU per la libertà di espressione, Irene Kahn, ha pubblicato un rapporto in cui raccomanda ai governi e ai gestori delle reti sociali di mettere a tacere coloro che esprimono opinioni "tradizionali" su matrimonio, aborto, sessualità, genere, identità. Censurare e punire per difendere la libertà di espressione! Ossimoro dell'inversione.

Il delirio avanza con epicentro in Canada, terra dell'omicidio di Stato contro poveri e disabili, in cui il governo del campione del liberalismo illiberale Justin Trudeau si appresta a perseguire con pene spaventose i "crimini di odio". Sotto il manto ineccepibile della volontà di proteggere la sicurezza dei bambini in rete, la legge chiamata Online Harm Protection Act permetterà di cancellare (chi è bandito è un bandito...) tutti i contenuti che il potere considera "dannosi" , ad esempio i riferimenti all'immigrazione clandestina o alla lobby LGBT. La norma permette di rinchiudere agli arresti domiciliari senza limiti i condannati per "crimini di espressione". La "promozione deliberata dell'odio" può costare dai due ai cinque anni di reclusione. La denuncia potrà essere sporta da qualsiasi cittadino. Spionaggio di massa: impallidisce la Stasi della defunta Germania Est, che chiamava se stessa democratica. La lingua invertita si estende al paradiso liberale.

La Germania riunificata non è da meno e approva una legge per perseguitare le opinioni critiche, che qualcuno ha definito "il peggior progetto di censura visto nel mondo libero". Mondo libero: altra espressione invertita. Si tratta di una norma pensata per colpire specificamente un partito in ascesa, Alternative fuer Deutschland, ma che può essere agevolmente utilizzata contro ogni dissenziente. Ad esempio è legale multare chi prende in giro online il governo tedesco, lo stesso che si è lasciato distruggere senza fiatare la più grande infrastruttura del paese, il gasdotto Nordstream pagato dai contribuenti germanici. Nel caso canadese, le piattaforme streaming e i media sociali saranno giuridicamente responsabili di bloccare l'"incitamento all'odio". La natura dei contenuti sarà poi controllata da un organismo di "sicurezza digitale" per garantire che non siano ammesse opinioni che il governo considera radicali. Doppio bavaglio.

È sconcertante rilevare che Stati autodefiniti campioni delle libertà e Nazioni Unite siano impegnate in questo tipo di agenda; il vero volto e il potenziale distruttivo di chi promuove una visione del mondo opposta all'ordine naturale. Un'agenda imposta mediante la colonizzazione ideologica per ripetizione ossessiva del messaggio e divieto di contraddittorio. L'aborto è la pietra angolare del loro progetto; la rapida decrescita del numero di umani sulla terra un obiettivo, aiutato dalla propaganda eutanasica e del sesso sterile. Il delirio finale è l'abolizione dell'uomo per sussunzione nell'artificiale, previa riduzione a modello unico. L'uomo "identico": taglia unica, sesso unico, pensiero unico.  Poco ci avvediamo di ciò che accade.  Dalla dittatura del relativismo denunciata da Benedetto XVI transitiamo nel nichilismo compiuto. La negazione della libertà di coscienza- travestita da inclusività, opposizione all'odio, rispetto per ogni "essere senziente"- è il segnale che è stato varcato il confine che divide la libertà dall'arbitrio. La spuria religione rovesciata è un conglomerato in cui, oltre all'aborto universale, vengono imposte altre ideologie di ultimo conio, l'animalismo, l'antispecismo, la teoria di genere. Non idee, ma verità indiscutibili, tavole della legge scoperte dalla superiorità del luminoso presente. Come tali sono elevate a dogmi. La loro natura religiosa è confermata dal divieto censorio, forma odierna della scomunica. Non è ammesso – per empietà dell'avversario- alcun dibattito.

Questa è la ragione profonda della trasformazione di alcune condotte (una è l'aborto) in diritti costituzionali, il corrispettivo dei comandamenti di ieri. Altri malati di delirio – nella variante woke, i forzati della tabula rasa-  sono gli odiatori dell' eredità culturale : l'ultima farneticazione è la volontà di bandire Beethoven. La prima fu la femminista Susan McClary, che nel 1980 paragonò la Nona Sinfonia alla "rabbia di uno stupratore impotente". Ora i musicologi e compositori woke affermano che la Quinta è la quintessenza di tutto ciò che vi è "di più detestabile nella musica classica e nella cultura occidentale." Meglio il rap, il trap, il frastuono elettronico.

Un altro delirio dai connotati religiosi è l'ambientalismo ultimo, la credenza green. Possiede un clero secolare (pensiamo alla corrucciata, perennemente offesa Greta) e alcuni talebani o catari postmoderni, gli attivisti di Ultima generazione ed altri movimenti, impegnati a sfregiare o distruggere l'arte, l'espressione più elevata dello spirito umano. Come sempre, il copione è dettato dall'alto. Alle giovani generazioni viene inculcato il senso di colpa per le presunte malefatte della civiltà al fine di coprire gigantesche procedure di riconversione economica e riconfigurazione antropologica. Risultato ? Operazioni come quella dei ciambellani dell'oligarchia globalista annidati nell' UE: case green, città a mobilità lenta e limitata, cibo artificiale, enfatizzazione dell'energia elettrica "non inquinante". E per produrla, non inquiniamo? Quanta elettricità serve per alimentare l'energivoro metaverso digitale? Quanta acqua usiamo per raffreddare gli innumerevoli server dei giganti fintech? L'aspetto delirante è l' antropocentrismo dogmatico che nega di essere tale. L'ambientalismo ricerca un equilibrio tra natura e uomo. Il  restauro della condizione naturale , l'Arcadia immaginaria a cui educano senza contraddittorio porta al parossismo l'arroganza dell'essere umano: ricostruire la natura come era una volta. Cioè soppiantare il Creatore. E' – con obiettivi diversi- il medesimo schema dell' uomo dominatore. Antropocene 2.0 nonostante la negazione.  Il pensiero ecologico si fonda sull'assunto che la natura costituisca un sistema dotato di armonia, governato da un equilibrio tra le sue componenti; un organo di cui l'uomo è parte. All'uomo , unico essere consapevole di tutto questo, compete un ruolo di custodia, non di ri-creazione. Ciò che le politiche globaliste propongono è un essere umano che si considera dominatore al punto da cambiare il clima, come se possedesse un termostato planetario o fosse un creatore , un fondatore, al punto di voler ripristinare il mondo "naturale" secondo un modello da egli stesso concepito. Non significa forse considerare la natura una macchina, un oggetto plasmato dall'uomo? Dal punto di vista concettuale non c'è differenza tra questo tipo umano, artefice dei cicli naturali, rifondatore di un ordine primigenio frutto in realtà del suo pensiero, e il febbrile homo faber che prosciuga i laghi e disbosca le foreste per metterle al servizio del progresso, l'altra divinità immaginaria  cui è devoto?  In entrambi i casi l'uomo non vede se stesso come elemento in equilibrio con l' ambiente naturale, ma come proprietario.

Il padrone del mondo, Prometeo che ruba il fuoco agli dei, o, per seguire la cosmologia biblica, l'essere che crede nella promessa del serpente ad Adamo ed Eva. Secondo lo storico Lynn White la crisi ecologica del mondo tecnico, l' Occidente moderno, ha un'origine religiosa e poggia sull'affermazione biblica che Dio ha creato il mondo per metterlo al servizio dell'uomo. " riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra.  (Genesi, 1, 27).  Questo rapporto di supremazia diventa tirannico nel momento in cui Dio è rimosso, come se il divino fosse qualcosa di radicalmente estraneo alla materia, la cartesiana res extensa. In un mondo così, la volontà di potenza  è libera da ogni freno: l'uomo è l'unico padrone, la sola legge. Non c'è più nulla per lui in natura che richieda cura, protezione: il rapporto è di puro dominio, sino a trascendere addirittura la specie, l'idea transumana di farsi costola non più di Adamo ma della macchina, concepita e prodotta in serie. Non custode, bensì macellaio cui nessuno scrupolo morale impedisce di sacrificare il gregge.  Ai nostri giorni il macellaio è diventato più gentile. Non si presenta con la mannaia insanguinata , veste il camice bianco del terapista e dello scienziato che dona salute, riforma il clima e sostituisce i contadini con i pannelli solari. Sempre Prometeo. Ha rubato il fuoco agli dei per farsi a sua volta dio e considera tutto- natura, uomini- un oggetto a sua disposizione.

Un dio ipocrita che annuncia l'intenzione di restituire il loro flusso ai fiumi, che sfrutta il genoma umano dopo aver sezionato l'intimo della materia come se fosse una gigantesca stazione di servizio, secondo l'immagine di Heidegger. Macellaio o scienziato, continua a essere divorato dalla stessa arroganza, dal medesimo eccesso, l'hybris che spezza ogni equilibrio, varca ogni frontiera, esplora ogni abisso. Prometeo scatenato, come previde Hans Jonas ne Il principio responsabilità, il titano amorale  occupato a trasformare il mondo e se stesso. Forzare la natura, credersi un dio: il più grande dei deliri contemporanei. E' la piaga dei tempi quando i pazzi guidano i ciechi.

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