Iniziative dell'antifemminismo cattolico

Aperto da Finnegan, 19 Febbraio 2018, 08:44:05 AM

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Finnegan

Apro questo topic, che sarà regolarmente aggiornato, a seguito di frequenti osservazioni secondo le quali i cattolici non si occuperebbero attivamente di antifemminismo.
Il topic non permette risposte perché ha finalità illustrative: sarà citato in altri topic dove il tema ricorre, per evitare ripetizioni. Si può comunque commentare liberamente in altri topic.

Una scrittrice e gionalista tiene una conferenza sul tema: femminismo e famiglia vanno d'accordo?
Il manifesto riporta il titolo del libro della Cluzel: Addio, Simone! [de Beauvoir] Le ultime ore del femminismo

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Finnegan

Libro antifemminista: Smettete di "liberarci"!
Le autrici sono due classiche "bigotte chiuse in casa": una è una nota conduttrice radiofonica, l'altra lavora su una piattaforma petrolifera dell'ENI.

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Finnegan

Traduzione del manifesto:
Scoprite le Antigoni, in guerra contro le Femen - Ho molte cose da dirvi [Femen]
Le "Antigoni" sono un gruppo militante antifemminista, composto principalmente da studentesse universitarie, che in Francia ha avuto molta risonanza e ha portato l'antifemminismo al centro del dibattito mediatico.


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#3
In prima serata sulla TV nazionale France 2, la giornalista 23enne Eugènie Bastié, la manda a dire senza timore al potente tecnocrate Attali (alquanto sorpreso di essere sbugiardato):


Libro antifemminista di Eugènie Bastié, secondo cui il femminismo è una sconfitta [anche] per le donne. Dalla prefazione:
"Decifrando una ad una le contraddizioni del femminismo, questo libro rivela con una penna implacabile la tragedia e la miseria del femminismo".

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Di questo libro si è già parlato. Il testo smonta uno ad uno i cliché femministi con cui oggi ragionano le donne:

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Belissimo testo di Dag Tessore che demolisce pezzo per pezzo la visione femminista e rivaluta il ruolo maschile nella società:

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Articolo di Corrispondenza Romana sulla Clinton, che parla chiaro contro il femminismo e ne mette in luce gli stretti legami con l'omosessismo:

http://www.corrispondenzaromana.it/rispolverato-il-femminismo-per-difendere-lagenda-omosessista/


Rispolverato il femminismo per difendere l'agenda omosessista


Hillary Clinton(di Mauro Faverzani) È l'ora del femminismo. A qualsiasi latitudine. Sembrava lo si potesse finalmente archiviare, dopo i danni ideologici prodotti in pieno clima sessantottino. Invece no. E da ferro vecchio è divenuto il grimaldello di nuovo utile come passepartout, per cercare di introdurre ovunque l'ideologia gender in nome di pretesi, fittizi e surrettizi "diritti".

Di femministe è zeppo il comitato elettorale di Hillary Clinton, aspirante candidata per i Democratici alla Presidenza degli Stati Uniti, in vista delle prossime elezioni 2016. Ha un bersaglio nel mirino: i cattolici ed i "loro" dogmi tradizionali, trattati come nemici giurati, attaccati apertamente dall'ex-first lady, che, tolta la maschera, ha affermato giovedì scorso al summit dell'Ong femminista Women in the World, a New York, che «bisogna cambiare» quelle «credenze religiose», che condannano i «diritti riproduttivi». Una dichiarazione da non sottovalutare, pronunciata da chi è oggi in corsa per la Casa Bianca.

«I diritti devono esistere nella pratica, non solamente sulla carta. Le leggi devono essere supportate da risorse adeguate e da una precisa volontà politica. È necessario modificare i codici culturali radicati in profondità, le convinzioni confessionali ed i pregiudizi strutturali», ha affermato tra gli applausi delle sue stagionate cheerleaders. Criticando poi ancora una volta, pesantemente, la sentenza della Corte Suprema, che ha permesso provvidenzialmente alla società Hobby Lobby di non finanziare la contraccezione per le sue dipendenti: secondo la Clinton, solo alle donne spetterebbe decidere se fare o meno ricorso a pillole abortive ed alla sterilizzazione, mentre i datori di lavoro, anche contro le proprie convinzioni morali, dovrebbero essere costretti per legge a pagare, oltre tutto di tasca propria, queste loro scelte.

Rincarando la dose, per esser certa che il messaggio giungesse forte e chiaro, l'ex-first lady ed ex-Segretario di Stato ha violentemente criticato l'obiezione di coscienza all'Obamacare, al finanziamento dei programmi di "pianificazione" familiare ed alle politiche gay friendly. Tutti ostacoli, che – a suo dire – il governo dovrebbe far cadere. Intendiamoci, nulla di realmente nuovo: la Clinton obbedisce semplicemente ai diktat dell'agenda omosessista, già espressi a chiare lettere nel 2012 dal Fnuap, Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, e ribaditi nel 2014 dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dei bambini. Sempre l'anno scorso, il presidente della National Organization for Women statunitense, Terry O'Neill, pubblicò un articolo perfettamente in linea con l'Hillary-pensiero, articolo in cui si definì l'aborto una «misura essenziale per prevenire lo strazio della mortalità infantile», dimostrando a quale livello di disumana mistificazione dei fatti possa giungere l'ipocrisia dell'antilingua.

Netto il giudizio espresso in merito dall'agenzia on line "Reinformation.tv": «Con un programma così sfacciatamente ostile ai cattolici, Hillary Clinton dimostra che ormai i promotori della cultura della morte e dello smantellamento della legge naturale non si nascondono più. Dietro la promozione dell'aborto, c'è in realtà la volontà di distruggere la religione ed, in particolare, la sola religione rimasta fedele al rispetto integrale della morale naturale».

Dagli Stati Uniti in Europa, la musica non cambia: anche qui il femminismo oltranzista è tornato in auge. In Francia se la prende soprattutto con la questione del gender. Per tornare all'attacco con un vecchio "cavallo di battaglia", l'idea cioè di stravolgere completamente le regole grammaticali ritenute troppo «sessiste», invocare le «regole di prossimità» e poter scrivere un giorno che «uomini e donne sono belle».

Il fatto che, in qualche modo, il maschile possa "imporsi" sul femminile proprio alle post-sessantottine non va giù. Così han deciso, questa volta, di promuovere addirittura una pubblica petizione, da inviare al ministro Najat Vallaud-Belkacem, sapendola particolarmente sensibile a queste tematiche. Al punto da erogare 25,6 milioni di euro alla Ligue de l'enseignement, associazione vicina alle sue posizioni. Il ministero per la Pubblica Istruzione ha pagato, senza fiatare. Scatenando le ire di molti, come l'Observatoire des programmes scolaires. C'è un però: osservando chi siano le sigle scese in campo per la singolare rivendicazione, si scopre anche con chiarezza quale sia la loro matrice politica, quella della sinistra radicale.

Il collettivo L'uguaglianza non è una strega!, che ha promosso l'iniziativa assieme alla Ligue, è legato a filo doppio col Pcf, Partito Comunista Francese, di cui fan parte Henriette Zoughebi, vicepresidente di lista nel consiglio regionale dell'Île-de-France; Carine Delahaie, militante Lgbt, candidata del Fronte di Sinistra alle ultime Dipartimentali; Marc Thiberville, vicepresidente del Pcf nel consiglio generale della Val di Marne; Sylvie Altman, sindaco di Villeneuve-Saint-Georges; Malka Marcovich, membro della giuria del premio Laicità Repubblica.

Contemporaneamente in Italia alquanto sospetto pare il recente varo delle Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo ed al cyberbullismo assieme ai corsi di formazione "ad hoc" per docenti, voluti dal Miur: il timore è che si cerchi di far rientrare dalla finestra ciò che fu buttato fuori dalla porta ovvero i libelli dal titolo Educare alla diversità?, ritirati dal Ministero a furor di popolo. Ma chi di progressismo ferisce, di progressismo perisce: così oggi il tanto sbandierato multiculturalismo della Sinistra italiana deve fare i conti con la chiara presa di posizione dell'agenzia on line "Civiltà islamica", schieratasi con un articolo firmato da Abu Ismail Morselli dalla parte di un genitore oppostosi al Gioco del Rispetto, ritenuto troppo "gender friendly" ed improvvidamente introdotto nelle scuole materne comunali di Trieste, all'inizio quasi alla chetichella e senza informare adeguatamente circa i contenuti.

Solo la presa di posizione delle famiglie ha permesso di sviluppare in merito un vasto e vivace dibattito, che ha consentito di tramutare le perplessità in certezze, al punto da indurre una delle scuole municipali coinvolte ad uscire dal progetto ed a rinunciare alla sua applicazione. Questi elementi sono sufficienti, per dare l'idea di quanto massiccia, potente e ricca di mezzi e risorse sia l'offensiva sferrata dal fronte laicista al diritto naturale, calpestando i diritti veri ed infischiandosene di un sentire popolare su posizioni esattamente opposte. Ma ciò che qui si ricerca non è più nemmeno il consenso, bensì il silenzio, da ottenersi imbavagliando le bocche e, possibilmente, anche le coscienze. (Mauro Faverzani)

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Finnegan

Vari articoli antifemministi:

Il femminismo: una cultura che ha voluto togliere la donna dalla donna
http://www.corrispondenzaromana.it/il-femminismo-una-cultura-che-ha-voluto-togliere-la-donna-dalla-donna/

Pornografia e femminismo spinto in aula: così rovinano i figli
http://www.corrispondenzaromana.it/notizie-brevi/pornografia-e-femminismo-spinto-in-aula-cosi-rovinano-i-figli/

Vallaud-Belkacem, una femminista alla Pubblica Istruzione
http://www.corrispondenzaromana.it/vallaud-belkacem-una-femminista-alla-pubblica-istruzione/

Argentina: isteriche femministe attaccano la cattedrale e i cattolici
http://www.corrispondenzaromana.it/argentina-isteriche-femministe-attaccano-la-cattedrale-e-i-cattolici/

Attacchi vetero-femministi contro il Cardinale Burke
http://blog.messainlatino.it/2015/02/attacchi-vetero-femministi-contro-il.html

di Cristina Siccardi

Nel desolante alveo della fede che oggi siamo costretti a vivere, dove il fiele diventa bevanda quotidiana, c'è chi riesce a mescerlo pubblicamente, scagliandosi con livore contro persone di adamantina ecclesialità. È possibile lanciare pietre, senza rispetto, contro un porporato dal profilo cattolico e dalla caratura teologica del cardinale Raymond Leo Burke? Oggi è possibile.
Lo ha fatto Gianni Gennari il 30 gennaio scorso con un articolo al vetriolo, pubblicato da "Vatican Insider", dal titolo Se Burke non vuole le "chierichette". Lo stratagemma escogitato dal giornalista-teologo (ordinato sacerdote nel 1965, fu vicino alle posizioni di Tonino Tatò – fondatore del "Movimento dei cattolici comunisti" nel 1943 – e di Enrico Berlinguer, del quale il primo divenne suo segretario. Gennari si sposò nel 1984, dopo aver ottenuto lo stato laicale) è quello di opporre il Cardinale, che tiene alta la bandiera degli insegnamenti perenni della Chiesa eludendo teologicamente alle mode mondane, al pensiero femminista, servendosi così di un obsoleto mezzo progressista che propagandava l'idea che la Chiesa fosse nemica della donna, intesa come categoria (gli odi emblematici seminati nelle società dal comunismo erano, è bene ricordarlo, uomo-donna, ricco-povero).
La sinistra ha sempre giocato sulla contrapposizione forzata fra uomo e donna, urtandosi evidentemente contro la civiltà cristiana (cristocentrica e mariana), e tale impostazione ideologica, purtroppo entrata nella Chiesa, elimina, con la menzogna e l'uguaglianza imposta di stampo illuminista, l'armonia e la bellezza degli opposti complementari, voluti e creati da Dio.
Il fatto che il cardinale Burke, che è stato Prefetto della Segnatura Apostolica, il Supremo Tribunale della Santa Sede, si allinei con la dottrina della Chiesa di sempre non dovrebbe scandalizzare le persone pensanti: le chierichette sono oggettivamente una presenza che disturba. Partiamo dall'etimologia, che chiarisce sempre al meglio i concetti: il termine «chierichetto» (piccolo chierico, piccolo sacerdote) deriva dal latino «clericus», forma aggettivale di clerus, indicante chi appartiene all'ordine sacerdotale.
Ebbene, «chierichetta» è la piccola chierica, ovvero la piccola sacerdotessa... basterebbe fermarsi qui per comprendere l'incompatibilità fra la bambina-ragazza e il servizio all'altare. In fondo, è molto semplice: esistono vocazioni diverse perché esistono sessi diversi. Lo scambio dei ruoli è molto pericoloso, crea competizioni sregolate, scompenso psicologico e organizzativo, caos e, soprattutto, profana l'ordine stabilito da Dio, di conseguenza distrugge l'equilibrio fra i rapporti umani. La Chiesa è sempre stata maestra di ordine e di armonia, di rispetto e di onore per Dio e, conseguentemente, per le persone e tra le persone, che, riverendo le leggi divine, non sono alterate dalle passioni terrene, quest'ultime vincolate al peccato originale: antagonismi, prevaricazioni, rivoluzioni non hanno ragion d'essere per chi riconosce il valore di ciascun ruolo.
Scriveva il Padre della Chiesa san Giovanni Crisostomo, commentando la seconda lettera a Timoteo: «Vedi come anche le donne erano ardenti, infiammate di fede; così Priscilla, così questa Claudia (...) si erano staccate nell'animo dalle faccende mondane, e maggiormente splendevano (...) La donna infatti porta su di sé una parte non piccola dell'organizzazione civile (...) e tanto meno in campo spirituale: può morire mille volte, se lo vuole, e molte sono state martirizzate; può custodire la castità, e meglio degli uomini, perché non è molestata da pari ardore; può mostrare modestia, dignità e illibatezza, senza di cui nessuno potrà vedere il Signore (Ebr 12, 14), e disprezzo per le ricchezze, se lo vuole: in breve, ogni altra virtù» (Omelie sulla seconda lettera a Timoteo, 10, 3).
Vedere ragazze con i pendenti ai lobi delle orecchie, che si aggiustano i capelli o che si guardano le unghie laccate, all'interno del presbiterio (dal greco πρεσβύτερος, presbýteros, «più anziano»; dal latino presbite, sacerdote, dunque il presbiterio è abitato da chi ha ricevuto una specifica e sacra Ordinazione) è qualcosa che stride non soltanto alla semantica lessicale, ma tanto più alla teologia, che si occupa delle cose di Dio e non di femminismo.
Il malevolo articolo è costruito sui luoghi comuni delle suffragette catto-comuniste e accusa la Chiesa di essere stata, nel passato, contro la figura femminile per partito preso, citando aneddoticamente san Pio X fra i persecutori beffardi delle donne. Sarebbe bene, proprio a tale proposito, invitare, chi dubita, a leggere i registri parrocchiali redatti di pugno da don Sarto (che parole utilizzava di encomio muliebre!) e i molteplici passi che questo Santo Pontefice scrisse nel suo copiosissimo carteggio ad onore proprio delle donne e fra questi spicca sua madre, Margherita Sarto, che egli amò, esaltò e venerò con la similare forza con la quale sant'Agostino amò, esaltò e venerò santa Monica. Le liriche parole, dettate dal cuore virile e non ideologico, che ritroviamo in questi santi, compreso don Bosco nei confronti di sua madre (il fondatore dei Salesiani profetizzò, il 6 gennaio 1870, una futura Roma «effemminata»), non si leggono in nessuna pagina progressista, sia laica che clericale.
Quando Gennari afferma che «la tendenza antifemminile è antica, in tutte le culture, e la troviamo anche nelle culture apparentemente moderne, non soltanto nella cultura cristiana e cattolica», mette ancor più in risalto la limpidezza dottrinale del cardinale Burke, autentico servitore della Chiesa, il quale non dice che «i tempi sono cambiati» e che le chierichette devono fare concorrenza ai chierichetti con accento rivendicativo, ma, in termini realistici e sacri, inneggia alle meraviglie della Sacra liturgia: in questa «"casa santa" (San Pietro), seguendo l'esempio della Madre di Dio e implorando la sua intercessione, scopriamo che il nostro unico "condividere" la nostra unica "eredità" è il Signore vivente per noi nella Chiesa e la nostra dimora permanente si trova in un popolo santo nella "comunione dei santi"» (Omelia del Cardinale Burke in San Pietro durante il pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum 2014).
Molte vocazioni sono nate proprio da bambini, servendo all'altare, guardando il Tabernacolo e il sacerdote. Molto difficile che una chiamata arrivi in compagnia delle piccole chieriche.
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Claude Clauzel, madre di famiglia, lancia l'ultimatum: Le Ultime Ore del Femminismo

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#11
Intervista a Tele Libertà (attualmente 70000 visite) dell'ex femminista Marion Sigaut, oggi storica cattolica di fama nazionale. Spiega molto bene l'origine del femminismo contemporaneo:

[youtube start=58][/youtube]

Marion Sigaut è impegnata nella demistificazione dei cliché femministi e nella reinformazione per creare un consenso su valori di base più umani e sostenibili.
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#12
Conferenza di uno psicologo cattolico tradizionale:


PAS e famiglie monoparentali: un modello sostenibile?

Il bambino nasce nel corpo materno, è una prerogativa femminile, ma l'uomo è necessario. Il legame tra il padre e la madre precede l'arrivo del figlio e —normalmente— permane in seguito, e in questo senso il padre è l'immagine della legge, dell'iscrizione simbolica: il momento in cui il padre trasmette il suo seme è un momento privato, il figlio non ne è testimone, ma la madre sa chi è il padre e mostra il padre al bambino.
Poiché il figlio nasce nel corpo materno, simbolicamente la madre è contenente, quindi il bambino che nasce la lascia: a questo punto, o c'è un padre che accompagna il figlio, che lo conduce verso la legge e verso il mondo, o la madre dice "È mio!" e si tiene il bambino.
È questa la tradizione matrilineare delle popolazioni indigene più arcaiche, che esiste ancora oggi e alla quale stiamo tornando: la secolarizzazione e il bando del sacro fanno ritornare la matrilinearità, perché la natura che non sia iscritta in un contesto culturale e in particolare cristianizzato ritorna alla sua condizione primordiale, ai suoi fondamentali.
La madre afferma simbolicamente: "È il mio bambino! È il mio corpo! È mio!" Si tratta di un'attitudine possessiva ancestrale: quando c'è un'adozione, si può notare che la madre non apprezza affatto che ci sia un nuovo padre, una nuova madre, qualcuno che vegli sul suo bambino.
Stiamo quindi ritrovando, per effetto di una decostruzione culturale, questa forma più arcaica di paganesimo che è la matrilinearità: una donna che genera un'altra donna, che a sua volta ne genera un'altra. Incidentalmente può nascere anche un maschio, ma gli uomini sono di troppo; la mascolinità, la funzione paterna è atrofizzata.

Entrambe le figure parentali, paterna e materna, sono necessarie alla nostra costruzione: la madre porta il bambino, ne assicura le cure, e il padre lo educa, lo forma. Spetta principalmente a lui farne un essere umano adulto, maturo, compiuto, aperto al mondo.
Il rapporto dell'uomo e della donna ha necessariamente all'inizio un fondamento differenziale, perché la donna porta il bambino nel suo corpo, e l'uomo rappresenta il rapporto con il cosmos: è colui che fa uscire il bambino dal corpo materno per scoprire lo spazio allargato del vasto mondo, ma anche dei luoghi che non sono il luogo del contenente materno, di cui il focolare è un po' un prolungamento; per esempio la scuola, l'impresa, i luoghi di riunione, i movimenti giovanili.
È questa scoperta progressiva del mondo che fa in modo che, nati in un corpo umano localizzato, accettiamo a poco a poco una conoscenza possibile dell'insieme dei luoghi riconoscibili. Questa apertura può considerarsi in qualche modo come una logistica della libertà, nella quale il soggetto trova tra l'altro l'attitudine fondamentale alle necessità di sussistenza.
Ma parliamo ormai di un altro momento della storia, perché ai nostri giorni non di rado il padre sta davanti alla tv o a un bicchiere di birra con gli amici e alla fine la madre fa tutto: va al lavoro, va a prendere il figlio a scuola, se ne occupa, ne ha cura, è lei che gli parla, che gli fa i discorsi, che forma il suo immaginario, e il padre non è più là.
La sua funzione simbolica, quella che andava ad innestarsi sul ruolo naturale effimero che aveva avuto per la nascita del figlio, ma che non è destinata a essere effimera sul piano educativo, si rivela un ruolo disertato: perché un uomo lo adempia, bisogna che l'abbia appreso, che abbia avuto lui stesso un padre che l'abbia fatto davanti a lui. Un bambino che non abbia avuto sotto gli occhi un padre che ha fatto il padre, in maniera tale che lui stesso abbia voglia di essere uomo come suo padre è uomo, dove cercherà i punti di riferimento del suo percorso?
La figura dell'uomo è degna di stima nella misura in cui è capace di risolvere i problemi ai quali si confronta: il legame naturale favorisce l'ascolto che il bambino può prestargli, e legittima l'interesse che il padre porta al figlio. A partire da ciò, c'è un accompagnamento, una guida che può farsi perché il bambino ha davanti a lui una figura paterna che tiene la rotta, che è un modello sufficientemente buono.

La funzione paterna è innanzitutto quest'apertura sul mondo. Non si tratta quindi di una semplice divisione del lavoro e delle cure parentali: in realtà la "casalinga" non è esistita grosso modo che dalla seconda metà dell'Ottocento agli anni Cinquanta, prima la donna del popolo lavorava tutto il tempo.
Ciò che è importante capire è che la messa in dubbio di questo modello, attraverso la limitazione delle nascite per esempio, pone nuovamente la questione di una coppia organizzata intorno ad un progetto dove la rivalità, nella misura del possibile, sia ridotta al minimo; dove la fiducia nell'altro possa essere favorita da una solida base comune, non in una sorta di dualità più o meno concorrenziale.
Per ogni generazione, non c'è saggezza o sapere di cui non bisogni ad un momento dato appropriarsi, che non sia da sottoporre a critica nel senso filosofico, vale a dire mettere sotto esame le scelte dei comportamenti genitoriali, i modelli che riceviamo da loro e vedere se infine possiamo stabilire un'alleanza con loro. Contrariamente all'ottica freudiana, il gran lavoro dell'infanzia è sapere con chi fare alleanza; e per l'adolescente è ben più importante la domanda: "Posso fare affidamento sul padre che ho per condurre la mia barca e arrivare ad una vita d'uomo?" O, per una ragazza: "Tutti gli uomini sono così? E comunque, ci si può fidare di qualcuno di loro?"
È il rischio che corrono quelle che decidono di allevare bambini per conto proprio, con l'ambizione di ricoprire un doppio ruolo. È lì che si situa l'illusione: una madre che dà da pensare a sua figlia che può essere padre e madre per conto proprio si trova molto rapidamente contestata in questa pretesa, perché il bambino non è solo al mondo e l'ambiente scolastico, che è il suo primo confronto con il mondo circostante, gli fa constatare che i suoi compagni hanno un padre e una madre. È vero che è sempre più comune vedere delle situazioni rimediate, ma queste ultime non sono mai banalizzate, e non sono viste che come carenze moltiplicate.
La mancanza di una famiglia in cui vi sia un padre e una madre ha dunque atrofizzato la funzione paterna: per soffrire meno il bambino va in qualche modo a sminuire la necessità dell'assente, vale a dire che simbolicamente va ad elaborare l'idea di un'inutilità. Colui che non ha beneficiato della funzione parentale in questione è esposto a non comprenderne la mancanza, né quale potrebbe essere questa figura in una forma equilibrata.
Essendo il padre una figura simbolica, può essere assente fisicamente ma presente simbolicamente; se non è presente nel discorso materno, il bambino può essere sostenuto da un genitore simbolico, un genitore formale, che ha vissuto con la madre, o che ha un legame con lei e di cui la madre parla.
Tuttavia nel caso di una madre che del padre non parla mai, o ne parla in termini negativi, il bambino cresce senza padre e senza sapere cosa sia la paternità. E se non sa cosa essa sia, non la va a costruire simbolicamente senza incorporare un certo numero di assurdità che il padre avrebbe corretto se ne avesse avuto conoscenza.
C'è una forma senz'altro preoccupante d'illusione sulla capacità di un genitore di assumere le due funzioni; in secondo luogo c'è la negazione del fatto che ciò che è strutturante per il bambino sono due discorsi coerenti: un solo discorso parla di se stesso, due discorsi sono già i fondamenti d'una struttura cognitiva.
Quando ci sono due persone che dicono la stessa cosa, che vedono la stessa cosa, si può essere sicuri che non si tratta di una semplice opinione; una sola persona che afferma "vedo una tal cosa", è un discorso, non è un'affermazione avente il valore di conoscenza: si parla di sé, non si parla del mondo.
Il bambino che manchi di un padre o di una madre avrà bisogno per soffrire meno di negare la necessità di ciò che gli manca, instaurando un meccanismo di ripetizione che si vede continuamente: vuole evitare assolutamente ciò che ha vissuto e ricomincia esattamente allo stesso modo.
Ci sarà dunque una reazione psicologica alla mancanza di paternità o di maternità, che condurrà il bambino in crescita a essere esposto al fatto di riprodurre la situazione che ha vissuto e dalla quale vorrebbe uscire, perché in effetti non ha criticato la propria atrofia della funzione paterna o materna. Se una donna ha una figlia e caccia il padre in questione, la figlia va a successivamente a mettersi con dei tipi che sono come farfalle intorno a una lampada, e nessuno va a costruire con lei una relazione feconda. Costei andrà a fare un figlio con uno qualunque di costoro, e lo alleverà da sola: avendo atrofizzato il riferimento paterno in lei stessa, andrà a privarne la figlia piuttosto che parlarle della propria mancanza.
Ormai è il giudice minorile che fa esistere il padre —e d'altra parte lo fa pagare. E a livello sociale si è ben compreso che il bambino è una fonte di reddito per una donna sola, che spesso lo mette al mondo per ricavarne dei benefici economici e sfruttare il padre attraverso il divorzio.
Il padre che è stato presente storicamente, sia pure in modo fugace, è iscritto interamente in una relazione simbolica, e per esistere come padre ha bisogno di essere validato dalla madre; dimodoché attraverso il rispetto che il padre attribuisce alla madre, il bambino scopre sotto i suoi occhi la qualità della relazione d'origine dalla quale è nato.
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Articolo sulla connivenza e affinità ideologica di UE, femminismo ("women empowerment" e corsi antiviolenza) e genderismo:

https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/lunione-europea-stanzia-32-milioni-per-lagenda-gender-nei-paesi-in-via-di-sviluppo-mentre-a-napoli/

L'Unione Europea stanzia 32 milioni per l'agenda gender nei paesi in via di sviluppo mentre a Napoli....

[Nota: Napoli è una delle grandi città europee con meno immigrati, solo il 2% contro 10% o più di altre. E già combinano questo:]


Risolvere i problemi dei paesi in via di sviluppo, attraverso la promozione e l'imposizione dell'imprescindibile e onnipresente agenda gender: questa è la "brillante" soluzione proposta dall'Unione Europea.

L'EuropeAid-Co-operation Office, direzione alle dirette dipendenze della Commissione europea, responsabile della messa in atto di programmi e progetti di aiuto internazionale, lo scorso 17 agosto, ha infatti pubblicato il bando "Promoting Gender Equality and Women's and Girls' empowerment in developing countries", un progetto che si inserisce all'interno del programma Beni pubblici e sfide globali (GPGC) per la prevenzione della violenza a sfondo sessuale nei confronti di donne e ragazze.

Il bando, con scadenza il prossimo 25 ottobre 2017,  prevede lo stanziamento di ben 32 milioni di euro per il sostegno a progetti volti ad "implementare nei paesi classificati ad alto rischio per la violenza contro le donne a causa degli atteggiamenti delle donne nei confronti della violenza, della prevalenza della violenza durante la vita e della mancanza di leggi sulla violenza domestica".

I paesi identificati "ad alto rischio" sono quelli del cosiddetto "terzo mondo", Africa e Asia, dove il "gender diktat" ha difficoltà ad attecchire e, per questo, si legge sul sito di settore www.info-cooperazione.it, il bando si propone l'obiettivo di dare man forte alle organizzazioni locali, alleati indispensabili sul territorio al fine di favorire la penterazione dell'agenda gender:

    "Il bando ha l'obiettivo di rafforzare la capacità tecnica e finanziaria delle organizzazioni della società civile (OSC) locali al fine di promuovere i diritti delle donne e delle ragazze che vivono nei Paesi in via di sviluppo con un'alta prevalenza di violenza contro le donne e paesi colpiti dalle cosiddette crisi dimenticate (vedi allegato N e allegato O)".

Le azioni oggetto dell'iniziativa dovranno rigorosamente prevedere le seguenti 2 priorità:

    1. Far cessare la violenza contro le donne e le ragazze: lavorare per eliminare tutte le forme di violenza sessuale o di genere (SGBV) attraverso vari approcci che rendano le donne e le ragazze capaci di porre fine, evitare e sfuggire alla violenza e alle situazioni violente (ad esempio, empowerment sociale, politico ed economico).

    2. Aumentare l'accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi per i giovani, le donne e gli uomini: compresa l'educazione sessuale, le informazioni basate sulle prove, la pianificazione familiare e la moderna contraccezione, le cure e i servizi rilevanti non discriminatori, adeguati all'età e completi, come disposti dalla legislazione nazionale

Il bando è rivolto a tutte persone giuridiche senza fini di lucro comprese le Organizzazione Non Governative non profit e fondazioni politiche indipendenti, organizzazioni locali e agenzie, istituzioni e organizzazioni no profit del settore privato, l'importante, specifica chiaramente il progetto, è che l'applicant dia prova di avere già svolto un'esperienza "almeno quinquennale di lavoro sulla parità di genere e sull'empowerment delle donne e/o sulla salute e i diritti riproduttivi e sessuali (SRHR)".
PROGETTO FALLIMENTARE

La promozione dell'agenda gender, con tutti i relativi "diritti" annessi, nei paesi in via di sviluppo è un progetto destinato a fallire miseramente che dimostra tuttavia, ancora una volta, la suicida miopia dei nostri governanti europei.

Quanto sia illusoria l'esportazione dell'indottrinamento gender in paesi come Africa e Asia, per gran parte saldamente sotto il giogo dell'Islam, lo ha emblematicamente dimostrato la recente manifestazione che, a Napoli, ha visto piazza Garibaldi invasa da migliaia di fedeli musulmani, riuniti orgogliosamente in preghiera per affermare la propria identità islamica in occasione della tradizionale "Festa del Sacrificio". Una plateale prova di forza dell'Islam sul nostro territorio, in attesa di ulteriori conquiste, come commentato dall'imam di Napoli Amar Abdallah: "Questa preghiera è un ringraziamento per Dio. Spero che un giorno venga riconosciuta la religione islamica in Italia per permettere la preghiera".

In tale allarmante scenario, mentre l'Europa viene invasa da flotte di immigrati africani ed asiatici, che non ne vogliono sapere dei nostri pseudo-diritti e delle nostre leggi tolleranti in materia di gender e sessualità, rivendicando, all'opposto, fieramente le proprie identità culturali e religiose, i burocrati di Bruxelles, fautori di una nuova identità ibrida, un "melting pot", dove amalgamare popoli di razze, culture e religioni diverse, si illudono di poter esportare a suon di milioni di euro la loro folle "agenda gender" in paesi dalle tradizioni ed identità fortissime e ben salde.

Un ingenuo e drammatico abbaglio ideologico, perfettamente sintetizzato nelle parole politically correct del presidente del Consiglio comunale di Napoli Alessandro Fucito, presente alla cerimonia in piazza Garibaldi a fianco delle migliaia di musulmani, che ha così magnificato l'iniziativa: "Una giornata contro corrente, un bel momento di condivisione di pace e di fraternità. In questo speriamo che Napoli possa essere da monito per il mediterraneo e l'Europa".
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Finnegan

Professoressa cattolica denuncia: "La scuola è un enorme gineceo"

Virginie Subias Konofal non è nata cattolica, suo padre era comunista. Come molti cristiani tradizionali, proviene da esperienze lontane dal cattolicesimo, che l'hanno portata a maturare la conversione. Oggi è madre di cinque figli, e ha una preparazione dottrinale e umana che fa difetto a molti teologi 'di tendenza'. Mette a frutto la sua fede nella professione di insegnante, talora in realtà molto difficili come la periferia Nord di Parigi, dove violenza e abbandoni scolastici sono a livelli USA.
Si sente talora dire che i cattolici non si occupano di femminismo. A mia conoscenza, è l'unica al di fuori dell'ambiente dei diritti maschili che ha denunciato gli effetti deleteri di una scuola femminilizzata.
Nel suo libro Storia Politicamente Scorretta dell'Istruzione parla senza ambiguità:
"Stiamo creando un immenso gineceo: i padri sono tutto il giorno al lavoro e i figli sono affidati a questa specie di enorme girone infernale che è la scuola moderna, una sorta di super struttura materna"
"Sono un'insegnante donna, non so formare un uomo, non so cosa sia un uomo"
"A scuola gli uomini devono confrontarsi con uomini"
"Tutto questo è deleterio per gli uomini: perché ci sono tante bocciature maschili?"
"Le insegnanti rimproverano i maschi per come scrivono perché adorano la scrittura arrotondata delle femmine, bisogna che le parole siano sottolineate in rosa. Ho detto loro: smettetela di prendervela con l'ortografia e cercate di vedere come gli uomini pensano! Perché a scuola conta principalmente la forma? Perché sono delle donne a insegnare!"
"Gli uomini fanno esplodere il sistema scolastico matriarcale"
"Alle elementari abbiamo fino al 94% di donne insegnanti"
"Gli allievi sono sempre più infantilizzati, cosa che non attira i maschi. Nella scuola c'è oggi un aspetto molto materno, gli allievi sono come accuditi per farne dei grossi bebé fino alla maturità"

Ma si sa, il cattolicesimo sano, quello vero, è come i diritti maschili: non fa notizia.


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Finnegan

#15
TV indipendente denuncia "la guerra mediatica al maschio bianco"

"La ministra fa la guerra ai maschi bianchi? Noi li difendiamo!"

Parola di TV Libertés, la realtà mediatica alternativa più seguita in Francia (appartiene alla galassia tradizionalista), con cifre da emittente nazionale. Che suggerisce anche come non pagare il canone televisivo.

Proseguie il comunicato: "L'ora è cruciale. Vi invitiamo con urgenza a leggere il discorso del ministro (donna) della cultura, Françoise Nyssen, vera dichiarazione di guerra a quella che chiama "la Francia reazionaria" e, peggio ancora, ai maschi bianchi.

Il canone televisivo, sempre più caro, finanzia una televisione pubblica e delle emittenti sempre più asservite alla tirannia della "diversità" e a una Francia in cui vi riconoscete sempre meno.

Vogliono fare la guerra agli maschi bianchi? Ebbene ogni giorno, nelle nostre trasmissioni, nei nostri servizi, noi li difenderemo e ne faremo la promozione"

Malgrado non trasmetta via etere come le TV ufficiali, TV Libertés totalizza anche centinaia di migliaia di ascolti a trasmissione. Ecco la più recente, sul lavoro di Salvini per contenere l'invasione migratoria (sottotitoli in francese):


Nota: il canale YouTube è ora CENSURATO. TV Libertés si è spostata su altre piattaforme.

In Francia il canone è obbligatorio come in Italia, ma è possibile beneficiare di una deduzione dalle imposte per un importo equivalente con un donazione, per esempio a una televisione di informazione alternativa. Quando sarà possibile anche da noi?

Conduttrice di TV Libertés

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Finnegan

Virginia vota, cattolica tradizionale di origini torinesi, spiega l'antifemminismo nel suo seguitissimo canale YouTube:

Le devastazioni del femminismo sugli uomini:


Caso Asia Argento e MeToo:


Liberare le donne dal femminismo:

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Finnegan

Virginie Subias Konofal non è nata cattolica, suo padre era comunista. Come molti cristiani tradizionali, proviene da esperienze lontane dal cattolicesimo, che l'hanno portata a maturare la conversione. Oggi è madre di cinque figli, e ha una preparazione dottrinale e umana che fa difetto a molti teologi 'di tendenza'. Mette a frutto la sua fede nella professione di insegnante, talora in realtà molto difficili come la periferia Nord di Parigi, dove violenza e abbandoni scolastici sono a livelli USA.
Si sente talora dire che i cattolici non si occupano di femminismo. A mia conoscenza, è l'unica al di fuori dell'ambiente dei diritti maschili che ha denunciato gli effetti deleteri di una scuola femminilizzata.
Nel suo libro Storia Politicamente Scorretta dell'Istruzione parla senza ambiguità:
"Stiamo creando un immenso gineceo: i padri sono tutto il giorno al lavoro e i figli sono affidati a questa specie di enorme girone infernale che è la scuola moderna, una sorta di super struttura materna"
"Sono un'insegnante donna, non so formare un uomo, non so cosa sia un uomo"
"A scuola gli uomini devono confrontarsi con uomini"
"Tutto questo è deleterio per gli uomini: perché ci sono tante bocciature maschili?"
"Le insegnanti rimproverano i maschi per come scrivono perché adorano la scrittura arrotondata delle femmine, bisogna che le parole siano sottolineate in rosa. Ho detto loro: smettetela di prendervela con l'ortografia e cercate di vedere come gli uomini pensano! Perché a scuola conta principalmente la forma? Perché sono delle donne a insegnare!"
"Gli uomini fanno esplodere il sistema scolastico matriarcale"
"Alle elementari abbiamo fino al 94% di donne insegnanti"
"Gli allievi sono sempre più infantilizzati, cosa che non attira i maschi. Nella scuola c'è oggi un aspetto molto materno, gli allievi sono come accuditi per farne dei grossi bebé fino alla maturità"


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Finnegan

#18
Questo simposio smonta i cliché misandrici femministi. Alla faccia di chi dice che "il femminismo è un'idea cristiana":


Il padre: benefattore o dittatore?

Sovranità e paternità [parole oggi impronunciabili]

La filosofia moderna: parricidio?

Il padre squalificato

Dio, fonte e modello di ogni paternità
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Finnegan

Un prete di campagna, parroco d tre paesini, per inviarci una sua riflessione in tema di abusi sessuali. Una riflessione che giudico interessante, anche nei punti in cui è critica verso alcune posizioni assunte da Stilum Curiae. Buona lettura.

Egregio Dottor Tosatti,

da parecchio tempo seguo il suo blog, di cui condivido molte preoccupazioni e perplessità sullo stato attuale della Chiesa.

Tuttavia, non mi trovano pienamente d'accordo alcune posizioni da lei espresse riguardo al tema degli abusi sessuali.

Infatti, a mio avviso, da circa vent'anni assistiamo – perdoni il gioco di parole – ad un abuso della parola "abuso".

Un tempo l'espressione "abuso sessuale" o ancor più "violenza sessuale" significava inequivocabilmente aggredire qualcuno per costringerlo con violenza e/o minacce ad un rapporto sessuale: in poche parole, significava stupro.

Esistevano, poi, nel nostro Codice penale, gli "atti di libidine violenta", per significare tutte quelle azioniche, pur non essendo stupro, comportavano una violazione della libertà sessuale della persona(toccamenti, palpeggiamenti eccetera).

Poi, il furore femminista è riuscito ad imporre l'idea che tutti gli atti che, in qualunque modo, coinvolgono la persona contro la sua volontà in questo ambito sono da considerarsi "violenza sessuale", mettendo di fatto sullo stesso piano lo stupro e la pacca sul sedere.

Diceva molto bene Gianni Baget Bozzo nel suo libro L'Anticristo che "(...) nel femminismo il principio di alterità è divenuto il principio del conflitto, poiché esso considera che tutto ciò che l'uomo ha costruito nella società di cui esso è stato il centro sia stato costruito contro la donna. La lotta dei sessi si sostituisce alla lotta di classe, il principio di trasformare la differenza in conflitto è il principio anticristico che tende a trasformare il contrario nell'ostile e a fare quindi della negazione il principio stesso della vita."

Nelle culture tradizionali, perché la donna non fosse molestata, si tendeva a consigliarle di mantenere un atteggiamento che non sollecitasse le voglie maschili; poi, con la rivoluzione sessuale, di cui una parte del femminismo è stato l'artefice, si è sancito il principio che la donna poteva vestirsi e comportarsi come una prostituta senza che questo potesse essere considerata un'imprudenza.

Quest'ultimo punto è particolarmente interessante, perché svela il principio che informa la morale "laica" (ammesso che ne esista una): la libertà da qualunque vincolo esterno. Punto. Puoi fare ciò che vuoi del tuo corpo (sesso, aborto, eutanasia, prostituzione e chi più ne ha più ne metta), purché tu sia "libero".

Intendiamoci bene: non voglio giustificare in alcun modo i comportamenti pecorecci e nemmeno voglio dimenticare il fatto che spesso i processi per violenza carnale si trasformassero in una farsa in cui la vittima doveva rendere conto se avesse provocato o meno il violentatore o se avesse provato godimento.

Però, non posso nemmeno accettare il principio propugnato, ad esempio, dall'associazione di Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno, per il quale la donna non si deve mai sentire in colpa per nessuna ragione: ossia, ti puoi ubriacare, girare nuda per strada, ma se ti capita qualcosa la colpa è sempre e solo degli altri: un po' come i ciclisti: passano con il rosso, vanno in doppia e tripla fila, non usano le luci, marciano contromano, ma se c'è un incidente la colpa è sempre e soltanto dell'automobilista.

Viene cancellato il principio per il quale la vita è sempre relazione e mai individualismo: lo si vede in maniera lampante, ad esempio, nella maggior parte delle leggi sull'aborto, in cui la donna è la "dea" che decide insindacabilmente sulla vita del nascituro. Chabrol, regista laicista, aveva intitolato un suo film su questo tema "Affari di donne": proprio così, caro Tosatti, la vita del nascituro,secondo l'ideologia femminista, non è relazione, ma affare individualistico della donna.

Anche per questo motivo, noi viviamo in quella che, se la memoria non m'inganna, Jean Baudrillard definiva la società "vittimale", facendo l'esempio della signora che aveva messo nel microonde il propriocagnolino per asciugarlo e siccome l'animale era morto, aveva fatto causa alla ditta produttrice perché nelle istruzioni non c'era scritto che il forno non era adatto per asciugare i cani.

Questo furore ideologico "liberatorio" ha portato a formulare (in Italia una ventina d'anni fa) delle leggi sulla violenza sessuale in cui è sancita la presunzione di colpevolezza; se qualcuno accusa, ha ragione fino a prova contraria: e così, oggi, è il presunto colpevole che deve arrampicarsi sugli specchi per dimostrare lapropria innocenza.

Certo, si è giustificata questa "innovazione" dicendo che con il sistema precedente molti colpevoli restavano impuniti, ma ottenendo come risultato che almeno alcuni innocenti siano puniti ingiustamente.

In poche parole, si è sovvertito il principio per il quale "meglio un colpevole libero che un innocente in carcere".

Questo discorso si è esteso, sempre una ventina d'anni fa, ai minori.

E qui il discorso si fa ancora più interessante.

Infatti, questa estensione è perfettamente coerente con il principio di femminilizzazione della società e della famiglia: è il padre che spezza il cordone ombelicale.

Quando feci la mia visita militare in Marina nel 1988, venivano chiamati i ragazzi di 17 anni: a nessuno, a quell'epoca, veniva in mente di considerare un ragazzo di quell'età come un "bimbo" da proteggere, ma giustamente, lo si considerava come una persona ormai alle soglie dell'età adulta.

Poi, si è affermata sempre di più la società degli eterni adolescenti, per cui tutti sono "ragazzi" fino a 40 o50 anni, riuscendo nel miracolo, di cui canta Battiato, di invecchiare senza mai diventare adulti. E allora si èvenuta a creare, accanto a quella delle donne, un'altra specie protetta, quella dei minori, quasi fossero non degli individui appartenenti al genere umano, ma una razza a parte di persone indistinte, cosicché un ragazzo di 17 anni viene, almeno di fatto, considerato meritevole della stessa tutela di un bambino di due; coerentemente con questa visione, si è sancito il superdogma dei 18 anni, non più mera convenzione sociale, ma soglia magica, per la quale tutto ciò che avviene fino al giorno prima è supertutelato, tutto ciò che accade dal giorno dopo è lasciato alla libertà dell'individuo: se ti prostituisci il giorno prima sei il povero minore sfruttato, se lo fai il giorno dopo eserciti la tua libertà; se consumi una birra il giorno prima, tutti devono stracciarsi le vesti, inorriditi, se la bevi il giorno successivo va tutto bene.

A chi ha giovato creare questa sorta di "specie protetta"?

Innanzitutto al movimento omosessuale. Nell'immaginario collettivo, l'omosessuale era considerato un poco di buono anche perché spesso e volentieri andava in cerca di adolescenti (Pasolini docet): quale modo migliore per "santificare" il mondo gay che quello di estendere il concetto di pedofilia fino alla magica soglia dei 18 anni? Se lo fai "prima" sei lo sporco pedofilo e la gente ha un capro espiatorio su cui scaricare la propria riprovazione, se lo fai il giorno dopo sei il santo gay che rispetta la libertà della persona.

Pensiamo davvero che un rapporto adulto/minore sia necessariamente un abuso sessuale? Faccio degli esempi: è più abuso una relazione fra un trentenne e una diciottenne o un trentenne e una diciassettenne?

Che differenza c'è, sotto l'aspetto fisico e psicologico?

Non discuto l'esigenza giuridica di fissare una soglia, discuto il fatto di far passare l'idea che la finzione giuridica coincida con la realtà: l'ideologia del positivismo giuridico, per il quale una cosa è buona o cattiva perché lo stabilisce la legge e non viceversa, impedisce, ormai, qualunque ricerca seria della verità.

E qual è questa verità? E' molto semplice: esistono adolescenti che effettivamente a 16/17 anni sono ancora molto ingenui, ma ne esistono altri che, a quell'età, già da tempo conducono una vita sessuale disordinatissima: perché devono essere tutelati nello stesso modo? Faccio un esempio: può far schifo cheBerlusconi si portasse a letto Ruby, ma non è certo lui ad averla resa una ragazza, diciamo così, un po' leggera.

Esiste un bigottismo laicista che fa coincidere la morale con l'osservanza di norme convenzionali stabilite dalla società (18 anni possono esseri pochi o tanti, a seconda del soggetto), ma poi è favorevole a squartare il bambino sopravvissuto all'aborto; e se, un domani, la maggiore età scendesse a 17 anni, costoro sarebbero i primi a considerare del tutto normale ciò per cui fino al giorno prima si stracciavano le vesti.

Venendo a casi concreti – ed è ciò su cui mi trovo in disaccordo con lei – pensa che sia così facile (al di fuori della violenza fisica o di una minaccia grave) portarsi a letto un adolescente? Pensa che lo fosse di più negli anni '70, '80 e '90, quando la repulsione per il mondo omosessuale era molto più forte di oggi?

Come si può accusare, ad esempio, McCarrick di "abusi" su seminaristi già maggiorenni e giovani preti? Che cosa faceva il porporato, saltava addosso alla gente? Li minacciava con un'arma? Non è obbligatorio diventare prete, dal seminario si può uscire. Ancora più discutibile, se riferito a giovani preti. A me pare la teoria di Asia Argento: le attrici erano "stuprate", perché i registi chiedevano prestazioni sessuali in cambio della carriera: eh no, era induzione alla prostituzione, che ha trovato, dall'altra parte, persone disposte a prostituirsi.

Mi si dirà: magari non erano rapporti, ma molestie: a maggior ragione, il seminarista in questione poteva andarsene e il giovane prete avrebbe avuto più di uno strumento di difesa per far calmare i bollenti spiriti del cardinale.

Io sono prete da molti anni: ho conosciuto adolescenti già "ben messi" fisicamente che se mi fossi permesso di allungare le mani, mi avrebbero spedito al Pronto soccorso (non parliamo di giovani adulti) ed altri meno prestanti che si sarebbero rivolti immediatamente ai genitori.

Io francamente mi sono stancato di sentire la solita storiella dell'adolescente o del giovane adulto che – guarda caso – si "sveglia" per accusare sempre a distanza di molti anni dai fatti (a volte si tratta di decenni), con l'altrettanto solita scusa di non aver avuto la forza di farlo in un tempo ragionevole. Come è possibile ricostruire la verità dei fatti quando sono passati venti o trent'anni? Il diritto latino diceva: lex est vigilantibus, non dormientibus, ossia la legge è per chi è sveglio, non per chi dorme; quando ci renderemo conto che tutto il cosiddetto scandalo pedofilia nella Chiesa altro non è stato che un grande scandalo di omosessualità a cui sono stati cambiati i connotati e, diciamolo un po' forte, anche un grosso, gustosissimo business per avvocati, psicologi, presunte vittime e loro famiglie?

Il dilagare di vittime su tutto l'orbe terracqueo che Benedetto XVI prima e Francesco dopo si sono affannati ad incontrare, dove erano prima? La polizia e la magistratura esistevano anche venti o trent'anni fa.

Molti dicono "effetto domino". Siamo sicuri che non sia "effetto bancomat"?

Io sono certo che se alla vittima venisse corrisposto esclusivamente il rimborso delle spese mediche effettivamente sostenute e, al massimo, di quelle che, ragionevolmente, dovrà sostenere le denunce per violenza sessuale calerebbero drasticamente dell'80%.

L'altro grande risultato che questi scandali hanno ottenuto è stato quello di screditare completamente la Chiesa: come fate a sostenere la vostra dottrina morale, se siete soltanto un covo di pedofili?

In questo gioco al massacro hanno avuto un ruolo decisivo le cosiddette associazioni antipedofilia, tutte rigorosamente laiciste e anticlericali, che hanno contribuito a diffondere l'idea, negli anni di Benedetto, che la Chiesa altro non fosse che una enorme centrale della pedofilia. Guarda caso, tutte molto favorevoli all'ideologia gay o, magari, fondate da un gay militante (vedi Francesco Zanardi).

Conosco già le obiezioni: in alcuni casi, siamo di fronte a rei confessi, in altri a fatti accertati (ad esempio, flagranza di reato).

Infatti, non intendo negare l'evidenza, ossia che ci siano stati effettivamente abusi sessuali da parte del clero e che tali azioni non siano state affrontate adeguatamente; intendo, invece, contestare l'isteria collettiva costruita intorno a questo fenomeno, il clima da caccia alle streghe e la spudorata strumentalizzazione del fenomeno dal punto di vista economico e sotto l'aspetto dell'odio ideologico, complice il livore anticlericale di certa magistratura italiana ed estera.

Ancora alcune brevissime osservazioni: leggevo, sul quotidiano "La Verità", che una diocesi americana di circa un milione e duecentomila fedeli ha pubblicato un elenco di 100 preti nei confronti dei quali sono stati presentati nel giro di alcuni anni denunce fondate di abusi sessuali: come dire che quasi tutti i preti di Torino commettono abusi sessuali, tutti tacciono per anni salvo poi uscire fuori tutti insieme; il Gran Giurì della Pennsylvania scopre 300 casi di pedofilia commessi oltre quarant'anni fa: qualcuno mi spiega dove erano le vittime in questi 45 e più anni e come hanno fatto i magistrati a ricostruire i fatti? E i "bambini" in questione, all'epoca dei fatti, quanti anni avevano? Magari 17 e mezzo?

La Chiesa, caro Tosatti, non è la Spectre di James Bond, ma è piuttosto (purtroppo) un'armata Brancaleone, costituita da molti soggetti fragili, che spesso razzolano male e non da oggi: lo sa che già negli anni '70 i gabinetti della Gregoriana erano considerati luoghi di "marchette"? Ricorda l'inchiesta dell'Espresso nel '92 sui luoghi d'incontro gay di preti e seminaristi a Roma, tra i quali figuravano ancora i bagni di quell'Università? E Monte Caprino e i cinema porno dove li mettiamo?

Non si tratta di approvare, giustificare e tantomeno incoraggiare l'immoralità del clero, si tratta di contestualizzarla; sono convinto che di abusi veri, ce ne siano relativamente pochi. Alcuni, purtroppo, conducono una vita largamente immorale che porta come conseguenza il fatto che persone (maggiorenni o meno) che ci "sono state" liberamente si scaglino poi per vendetta o denaro contro il cattivo prete di turno.

Infine, non dimentichiamoci che coloro che oggi si stracciano le vesti di fronte alla pedopornografia (intendo soprattutto la sinistra laica e radicale) sono gli stessi (o i loro figli) che negli anni '80 deridevano l'onorevole Casini, del Movimento per la vita, quando in Parlamento denunciava l'utilizzo dei bambini nelle riviste pornografiche; quelli che oggi strepitano contro gli abusi del clero sono gli stessi (o i loro figli) che negli anni '70 e per molti anni dopo, sull'onda della rivoluzione sessuale, incoraggiavano il sesso più squallido tra minori e tra questi e gli adulti (vedi, ad esempio, "Porci con le ali"), sono gli stessi (o i loro figli) che hanno voluto una legge, la 194, che permette ad una ragazzina di 14 anni di abortire senza bisogno del consenso dei genitori e che incoraggia la diffusione dei contraccettivi tra i minori, come fossero caramelle.

Se dai una pacca sul sedere ad una quindicenne, ti becchi cinque o sei anni di carcere, ma se la fai abortire o se fai in modo che la sua vita sia impostata da brava puttanella progressista, ti danno la medaglia.

Infine, tutta la partita sugli abusi, veri o presunti, è stata giocata sempre in difesa, con la preoccupazione non di un'autentica purificazione e di una giusta punizione dei colpevoli, ma con quella di essere accettati dalla mentalità mondana, ossia di "dimostrare" al mondo che stiamo facendo qualcosa (e magari nonfacciamo nulla).

Vorrei, da ultimo, sottolineare che la piaga dell'omosessualità non è solo di marca progressista, ma è ampiamente diffusa anche laddove ci si reputa "tradizionalisti", con la differenza che nel primo caso è ostentata ideologicamente, nel secondo è coperta dietro a pizzi, merletti e cappelli romani, prontamente dismessi, quando si tratta di andare a caccia.

La ringrazio per la sua pazienza e le chiedo scusa per la lunghezza.

Distinti saluti.

http://www.marcotosatti.com/2019/03/31/un-prete-di-campagna-scrive-a-stilum-curiae-non-tutto-e-abuso-quel-che-si-denuncia/
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