Iniziative dell'antifemminismo cattolico

Aperto da Finnegan, 19 Febbraio 2018, 08:44:05 AM

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Claude Clauzel, madre di famiglia, lancia l'ultimatum: Le Ultime Ore del Femminismo

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#11
Intervista a Tele Libertà (attualmente 70000 visite) dell'ex femminista Marion Sigaut, oggi storica cattolica di fama nazionale. Spiega molto bene l'origine del femminismo contemporaneo:

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Marion Sigaut è impegnata nella demistificazione dei cliché femministi e nella reinformazione per creare un consenso su valori di base più umani e sostenibili.
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#12
Conferenza di uno psicologo cattolico tradizionale:


PAS e famiglie monoparentali: un modello sostenibile?

Il bambino nasce nel corpo materno, è una prerogativa femminile, ma l'uomo è necessario. Il legame tra il padre e la madre precede l'arrivo del figlio e —normalmente— permane in seguito, e in questo senso il padre è l'immagine della legge, dell'iscrizione simbolica: il momento in cui il padre trasmette il suo seme è un momento privato, il figlio non ne è testimone, ma la madre sa chi è il padre e mostra il padre al bambino.
Poiché il figlio nasce nel corpo materno, simbolicamente la madre è contenente, quindi il bambino che nasce la lascia: a questo punto, o c'è un padre che accompagna il figlio, che lo conduce verso la legge e verso il mondo, o la madre dice "È mio!" e si tiene il bambino.
È questa la tradizione matrilineare delle popolazioni indigene più arcaiche, che esiste ancora oggi e alla quale stiamo tornando: la secolarizzazione e il bando del sacro fanno ritornare la matrilinearità, perché la natura che non sia iscritta in un contesto culturale e in particolare cristianizzato ritorna alla sua condizione primordiale, ai suoi fondamentali.
La madre afferma simbolicamente: "È il mio bambino! È il mio corpo! È mio!" Si tratta di un'attitudine possessiva ancestrale: quando c'è un'adozione, si può notare che la madre non apprezza affatto che ci sia un nuovo padre, una nuova madre, qualcuno che vegli sul suo bambino.
Stiamo quindi ritrovando, per effetto di una decostruzione culturale, questa forma più arcaica di paganesimo che è la matrilinearità: una donna che genera un'altra donna, che a sua volta ne genera un'altra. Incidentalmente può nascere anche un maschio, ma gli uomini sono di troppo; la mascolinità, la funzione paterna è atrofizzata.

Entrambe le figure parentali, paterna e materna, sono necessarie alla nostra costruzione: la madre porta il bambino, ne assicura le cure, e il padre lo educa, lo forma. Spetta principalmente a lui farne un essere umano adulto, maturo, compiuto, aperto al mondo.
Il rapporto dell'uomo e della donna ha necessariamente all'inizio un fondamento differenziale, perché la donna porta il bambino nel suo corpo, e l'uomo rappresenta il rapporto con il cosmos: è colui che fa uscire il bambino dal corpo materno per scoprire lo spazio allargato del vasto mondo, ma anche dei luoghi che non sono il luogo del contenente materno, di cui il focolare è un po' un prolungamento; per esempio la scuola, l'impresa, i luoghi di riunione, i movimenti giovanili.
È questa scoperta progressiva del mondo che fa in modo che, nati in un corpo umano localizzato, accettiamo a poco a poco una conoscenza possibile dell'insieme dei luoghi riconoscibili. Questa apertura può considerarsi in qualche modo come una logistica della libertà, nella quale il soggetto trova tra l'altro l'attitudine fondamentale alle necessità di sussistenza.
Ma parliamo ormai di un altro momento della storia, perché ai nostri giorni non di rado il padre sta davanti alla tv o a un bicchiere di birra con gli amici e alla fine la madre fa tutto: va al lavoro, va a prendere il figlio a scuola, se ne occupa, ne ha cura, è lei che gli parla, che gli fa i discorsi, che forma il suo immaginario, e il padre non è più là.
La sua funzione simbolica, quella che andava ad innestarsi sul ruolo naturale effimero che aveva avuto per la nascita del figlio, ma che non è destinata a essere effimera sul piano educativo, si rivela un ruolo disertato: perché un uomo lo adempia, bisogna che l'abbia appreso, che abbia avuto lui stesso un padre che l'abbia fatto davanti a lui. Un bambino che non abbia avuto sotto gli occhi un padre che ha fatto il padre, in maniera tale che lui stesso abbia voglia di essere uomo come suo padre è uomo, dove cercherà i punti di riferimento del suo percorso?
La figura dell'uomo è degna di stima nella misura in cui è capace di risolvere i problemi ai quali si confronta: il legame naturale favorisce l'ascolto che il bambino può prestargli, e legittima l'interesse che il padre porta al figlio. A partire da ciò, c'è un accompagnamento, una guida che può farsi perché il bambino ha davanti a lui una figura paterna che tiene la rotta, che è un modello sufficientemente buono.

La funzione paterna è innanzitutto quest'apertura sul mondo. Non si tratta quindi di una semplice divisione del lavoro e delle cure parentali: in realtà la "casalinga" non è esistita grosso modo che dalla seconda metà dell'Ottocento agli anni Cinquanta, prima la donna del popolo lavorava tutto il tempo.
Ciò che è importante capire è che la messa in dubbio di questo modello, attraverso la limitazione delle nascite per esempio, pone nuovamente la questione di una coppia organizzata intorno ad un progetto dove la rivalità, nella misura del possibile, sia ridotta al minimo; dove la fiducia nell'altro possa essere favorita da una solida base comune, non in una sorta di dualità più o meno concorrenziale.
Per ogni generazione, non c'è saggezza o sapere di cui non bisogni ad un momento dato appropriarsi, che non sia da sottoporre a critica nel senso filosofico, vale a dire mettere sotto esame le scelte dei comportamenti genitoriali, i modelli che riceviamo da loro e vedere se infine possiamo stabilire un'alleanza con loro. Contrariamente all'ottica freudiana, il gran lavoro dell'infanzia è sapere con chi fare alleanza; e per l'adolescente è ben più importante la domanda: "Posso fare affidamento sul padre che ho per condurre la mia barca e arrivare ad una vita d'uomo?" O, per una ragazza: "Tutti gli uomini sono così? E comunque, ci si può fidare di qualcuno di loro?"
È il rischio che corrono quelle che decidono di allevare bambini per conto proprio, con l'ambizione di ricoprire un doppio ruolo. È lì che si situa l'illusione: una madre che dà da pensare a sua figlia che può essere padre e madre per conto proprio si trova molto rapidamente contestata in questa pretesa, perché il bambino non è solo al mondo e l'ambiente scolastico, che è il suo primo confronto con il mondo circostante, gli fa constatare che i suoi compagni hanno un padre e una madre. È vero che è sempre più comune vedere delle situazioni rimediate, ma queste ultime non sono mai banalizzate, e non sono viste che come carenze moltiplicate.
La mancanza di una famiglia in cui vi sia un padre e una madre ha dunque atrofizzato la funzione paterna: per soffrire meno il bambino va in qualche modo a sminuire la necessità dell'assente, vale a dire che simbolicamente va ad elaborare l'idea di un'inutilità. Colui che non ha beneficiato della funzione parentale in questione è esposto a non comprenderne la mancanza, né quale potrebbe essere questa figura in una forma equilibrata.
Essendo il padre una figura simbolica, può essere assente fisicamente ma presente simbolicamente; se non è presente nel discorso materno, il bambino può essere sostenuto da un genitore simbolico, un genitore formale, che ha vissuto con la madre, o che ha un legame con lei e di cui la madre parla.
Tuttavia nel caso di una madre che del padre non parla mai, o ne parla in termini negativi, il bambino cresce senza padre e senza sapere cosa sia la paternità. E se non sa cosa essa sia, non la va a costruire simbolicamente senza incorporare un certo numero di assurdità che il padre avrebbe corretto se ne avesse avuto conoscenza.
C'è una forma senz'altro preoccupante d'illusione sulla capacità di un genitore di assumere le due funzioni; in secondo luogo c'è la negazione del fatto che ciò che è strutturante per il bambino sono due discorsi coerenti: un solo discorso parla di se stesso, due discorsi sono già i fondamenti d'una struttura cognitiva.
Quando ci sono due persone che dicono la stessa cosa, che vedono la stessa cosa, si può essere sicuri che non si tratta di una semplice opinione; una sola persona che afferma "vedo una tal cosa", è un discorso, non è un'affermazione avente il valore di conoscenza: si parla di sé, non si parla del mondo.
Il bambino che manchi di un padre o di una madre avrà bisogno per soffrire meno di negare la necessità di ciò che gli manca, instaurando un meccanismo di ripetizione che si vede continuamente: vuole evitare assolutamente ciò che ha vissuto e ricomincia esattamente allo stesso modo.
Ci sarà dunque una reazione psicologica alla mancanza di paternità o di maternità, che condurrà il bambino in crescita a essere esposto al fatto di riprodurre la situazione che ha vissuto e dalla quale vorrebbe uscire, perché in effetti non ha criticato la propria atrofia della funzione paterna o materna. Se una donna ha una figlia e caccia il padre in questione, la figlia va a successivamente a mettersi con dei tipi che sono come farfalle intorno a una lampada, e nessuno va a costruire con lei una relazione feconda. Costei andrà a fare un figlio con uno qualunque di costoro, e lo alleverà da sola: avendo atrofizzato il riferimento paterno in lei stessa, andrà a privarne la figlia piuttosto che parlarle della propria mancanza.
Ormai è il giudice minorile che fa esistere il padre —e d'altra parte lo fa pagare. E a livello sociale si è ben compreso che il bambino è una fonte di reddito per una donna sola, che spesso lo mette al mondo per ricavarne dei benefici economici e sfruttare il padre attraverso il divorzio.
Il padre che è stato presente storicamente, sia pure in modo fugace, è iscritto interamente in una relazione simbolica, e per esistere come padre ha bisogno di essere validato dalla madre; dimodoché attraverso il rispetto che il padre attribuisce alla madre, il bambino scopre sotto i suoi occhi la qualità della relazione d'origine dalla quale è nato.
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Finnegan

Articolo sulla connivenza e affinità ideologica di UE, femminismo ("women empowerment" e corsi antiviolenza) e genderismo:

https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/lunione-europea-stanzia-32-milioni-per-lagenda-gender-nei-paesi-in-via-di-sviluppo-mentre-a-napoli/

L'Unione Europea stanzia 32 milioni per l'agenda gender nei paesi in via di sviluppo mentre a Napoli....

[Nota: Napoli è una delle grandi città europee con meno immigrati, solo il 2% contro 10% o più di altre. E già combinano questo:]


Risolvere i problemi dei paesi in via di sviluppo, attraverso la promozione e l'imposizione dell'imprescindibile e onnipresente agenda gender: questa è la "brillante" soluzione proposta dall'Unione Europea.

L'EuropeAid-Co-operation Office, direzione alle dirette dipendenze della Commissione europea, responsabile della messa in atto di programmi e progetti di aiuto internazionale, lo scorso 17 agosto, ha infatti pubblicato il bando "Promoting Gender Equality and Women's and Girls' empowerment in developing countries", un progetto che si inserisce all'interno del programma Beni pubblici e sfide globali (GPGC) per la prevenzione della violenza a sfondo sessuale nei confronti di donne e ragazze.

Il bando, con scadenza il prossimo 25 ottobre 2017,  prevede lo stanziamento di ben 32 milioni di euro per il sostegno a progetti volti ad "implementare nei paesi classificati ad alto rischio per la violenza contro le donne a causa degli atteggiamenti delle donne nei confronti della violenza, della prevalenza della violenza durante la vita e della mancanza di leggi sulla violenza domestica".

I paesi identificati "ad alto rischio" sono quelli del cosiddetto "terzo mondo", Africa e Asia, dove il "gender diktat" ha difficoltà ad attecchire e, per questo, si legge sul sito di settore www.info-cooperazione.it, il bando si propone l'obiettivo di dare man forte alle organizzazioni locali, alleati indispensabili sul territorio al fine di favorire la penterazione dell'agenda gender:

    "Il bando ha l'obiettivo di rafforzare la capacità tecnica e finanziaria delle organizzazioni della società civile (OSC) locali al fine di promuovere i diritti delle donne e delle ragazze che vivono nei Paesi in via di sviluppo con un'alta prevalenza di violenza contro le donne e paesi colpiti dalle cosiddette crisi dimenticate (vedi allegato N e allegato O)".

Le azioni oggetto dell'iniziativa dovranno rigorosamente prevedere le seguenti 2 priorità:

    1. Far cessare la violenza contro le donne e le ragazze: lavorare per eliminare tutte le forme di violenza sessuale o di genere (SGBV) attraverso vari approcci che rendano le donne e le ragazze capaci di porre fine, evitare e sfuggire alla violenza e alle situazioni violente (ad esempio, empowerment sociale, politico ed economico).

    2. Aumentare l'accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi per i giovani, le donne e gli uomini: compresa l'educazione sessuale, le informazioni basate sulle prove, la pianificazione familiare e la moderna contraccezione, le cure e i servizi rilevanti non discriminatori, adeguati all'età e completi, come disposti dalla legislazione nazionale

Il bando è rivolto a tutte persone giuridiche senza fini di lucro comprese le Organizzazione Non Governative non profit e fondazioni politiche indipendenti, organizzazioni locali e agenzie, istituzioni e organizzazioni no profit del settore privato, l'importante, specifica chiaramente il progetto, è che l'applicant dia prova di avere già svolto un'esperienza "almeno quinquennale di lavoro sulla parità di genere e sull'empowerment delle donne e/o sulla salute e i diritti riproduttivi e sessuali (SRHR)".
PROGETTO FALLIMENTARE

La promozione dell'agenda gender, con tutti i relativi "diritti" annessi, nei paesi in via di sviluppo è un progetto destinato a fallire miseramente che dimostra tuttavia, ancora una volta, la suicida miopia dei nostri governanti europei.

Quanto sia illusoria l'esportazione dell'indottrinamento gender in paesi come Africa e Asia, per gran parte saldamente sotto il giogo dell'Islam, lo ha emblematicamente dimostrato la recente manifestazione che, a Napoli, ha visto piazza Garibaldi invasa da migliaia di fedeli musulmani, riuniti orgogliosamente in preghiera per affermare la propria identità islamica in occasione della tradizionale "Festa del Sacrificio". Una plateale prova di forza dell'Islam sul nostro territorio, in attesa di ulteriori conquiste, come commentato dall'imam di Napoli Amar Abdallah: "Questa preghiera è un ringraziamento per Dio. Spero che un giorno venga riconosciuta la religione islamica in Italia per permettere la preghiera".

In tale allarmante scenario, mentre l'Europa viene invasa da flotte di immigrati africani ed asiatici, che non ne vogliono sapere dei nostri pseudo-diritti e delle nostre leggi tolleranti in materia di gender e sessualità, rivendicando, all'opposto, fieramente le proprie identità culturali e religiose, i burocrati di Bruxelles, fautori di una nuova identità ibrida, un "melting pot", dove amalgamare popoli di razze, culture e religioni diverse, si illudono di poter esportare a suon di milioni di euro la loro folle "agenda gender" in paesi dalle tradizioni ed identità fortissime e ben salde.

Un ingenuo e drammatico abbaglio ideologico, perfettamente sintetizzato nelle parole politically correct del presidente del Consiglio comunale di Napoli Alessandro Fucito, presente alla cerimonia in piazza Garibaldi a fianco delle migliaia di musulmani, che ha così magnificato l'iniziativa: "Una giornata contro corrente, un bel momento di condivisione di pace e di fraternità. In questo speriamo che Napoli possa essere da monito per il mediterraneo e l'Europa".
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Professoressa cattolica denuncia: "La scuola è un enorme gineceo"

Virginie Subias Konofal non è nata cattolica, suo padre era comunista. Come molti cristiani tradizionali, proviene da esperienze lontane dal cattolicesimo, che l'hanno portata a maturare la conversione. Oggi è madre di cinque figli, e ha una preparazione dottrinale e umana che fa difetto a molti teologi 'di tendenza'. Mette a frutto la sua fede nella professione di insegnante, talora in realtà molto difficili come la periferia Nord di Parigi, dove violenza e abbandoni scolastici sono a livelli USA.
Si sente talora dire che i cattolici non si occupano di femminismo. A mia conoscenza, è l'unica al di fuori dell'ambiente dei diritti maschili che ha denunciato gli effetti deleteri di una scuola femminilizzata.
Nel suo libro Storia Politicamente Scorretta dell'Istruzione parla senza ambiguità:
"Stiamo creando un immenso gineceo: i padri sono tutto il giorno al lavoro e i figli sono affidati a questa specie di enorme girone infernale che è la scuola moderna, una sorta di super struttura materna"
"Sono un'insegnante donna, non so formare un uomo, non so cosa sia un uomo"
"A scuola gli uomini devono confrontarsi con uomini"
"Tutto questo è deleterio per gli uomini: perché ci sono tante bocciature maschili?"
"Le insegnanti rimproverano i maschi per come scrivono perché adorano la scrittura arrotondata delle femmine, bisogna che le parole siano sottolineate in rosa. Ho detto loro: smettetela di prendervela con l'ortografia e cercate di vedere come gli uomini pensano! Perché a scuola conta principalmente la forma? Perché sono delle donne a insegnare!"
"Gli uomini fanno esplodere il sistema scolastico matriarcale"
"Alle elementari abbiamo fino al 94% di donne insegnanti"
"Gli allievi sono sempre più infantilizzati, cosa che non attira i maschi. Nella scuola c'è oggi un aspetto molto materno, gli allievi sono come accuditi per farne dei grossi bebé fino alla maturità"

Ma si sa, il cattolicesimo sano, quello vero, è come i diritti maschili: non fa notizia.


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#15
TV indipendente denuncia "la guerra mediatica al maschio bianco"

"La ministra fa la guerra ai maschi bianchi? Noi li difendiamo!"

Parola di TV Libertés, la realtà mediatica alternativa più seguita in Francia (appartiene alla galassia tradizionalista), con cifre da emittente nazionale. Che suggerisce anche come non pagare il canone televisivo.

Proseguie il comunicato: "L'ora è cruciale. Vi invitiamo con urgenza a leggere il discorso del ministro (donna) della cultura, Françoise Nyssen, vera dichiarazione di guerra a quella che chiama "la Francia reazionaria" e, peggio ancora, ai maschi bianchi.

Il canone televisivo, sempre più caro, finanzia una televisione pubblica e delle emittenti sempre più asservite alla tirannia della "diversità" e a una Francia in cui vi riconoscete sempre meno.

Vogliono fare la guerra agli maschi bianchi? Ebbene ogni giorno, nelle nostre trasmissioni, nei nostri servizi, noi li difenderemo e ne faremo la promozione"

Malgrado non trasmetta via etere come le TV ufficiali, TV Libertés totalizza anche centinaia di migliaia di ascolti a trasmissione. Ecco la più recente, sul lavoro di Salvini per contenere l'invasione migratoria (sottotitoli in francese):


Nota: il canale YouTube è ora CENSURATO. TV Libertés si è spostata su altre piattaforme.

In Francia il canone è obbligatorio come in Italia, ma è possibile beneficiare di una deduzione dalle imposte per un importo equivalente con un donazione, per esempio a una televisione di informazione alternativa. Quando sarà possibile anche da noi?

Conduttrice di TV Libertés

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Finnegan

Virginia vota, cattolica tradizionale di origini torinesi, spiega l'antifemminismo nel suo seguitissimo canale YouTube:

Le devastazioni del femminismo sugli uomini:


Caso Asia Argento e MeToo:


Liberare le donne dal femminismo:

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Virginie Subias Konofal non è nata cattolica, suo padre era comunista. Come molti cristiani tradizionali, proviene da esperienze lontane dal cattolicesimo, che l'hanno portata a maturare la conversione. Oggi è madre di cinque figli, e ha una preparazione dottrinale e umana che fa difetto a molti teologi 'di tendenza'. Mette a frutto la sua fede nella professione di insegnante, talora in realtà molto difficili come la periferia Nord di Parigi, dove violenza e abbandoni scolastici sono a livelli USA.
Si sente talora dire che i cattolici non si occupano di femminismo. A mia conoscenza, è l'unica al di fuori dell'ambiente dei diritti maschili che ha denunciato gli effetti deleteri di una scuola femminilizzata.
Nel suo libro Storia Politicamente Scorretta dell'Istruzione parla senza ambiguità:
"Stiamo creando un immenso gineceo: i padri sono tutto il giorno al lavoro e i figli sono affidati a questa specie di enorme girone infernale che è la scuola moderna, una sorta di super struttura materna"
"Sono un'insegnante donna, non so formare un uomo, non so cosa sia un uomo"
"A scuola gli uomini devono confrontarsi con uomini"
"Tutto questo è deleterio per gli uomini: perché ci sono tante bocciature maschili?"
"Le insegnanti rimproverano i maschi per come scrivono perché adorano la scrittura arrotondata delle femmine, bisogna che le parole siano sottolineate in rosa. Ho detto loro: smettetela di prendervela con l'ortografia e cercate di vedere come gli uomini pensano! Perché a scuola conta principalmente la forma? Perché sono delle donne a insegnare!"
"Gli uomini fanno esplodere il sistema scolastico matriarcale"
"Alle elementari abbiamo fino al 94% di donne insegnanti"
"Gli allievi sono sempre più infantilizzati, cosa che non attira i maschi. Nella scuola c'è oggi un aspetto molto materno, gli allievi sono come accuditi per farne dei grossi bebé fino alla maturità"


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Finnegan

#18
Questo simposio smonta i cliché misandrici femministi. Alla faccia di chi dice che "il femminismo è un'idea cristiana":


Il padre: benefattore o dittatore?

Sovranità e paternità [parole oggi impronunciabili]

La filosofia moderna: parricidio?

Il padre squalificato

Dio, fonte e modello di ogni paternità
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Finnegan

Un prete di campagna, parroco d tre paesini, per inviarci una sua riflessione in tema di abusi sessuali. Una riflessione che giudico interessante, anche nei punti in cui è critica verso alcune posizioni assunte da Stilum Curiae. Buona lettura.

Egregio Dottor Tosatti,

da parecchio tempo seguo il suo blog, di cui condivido molte preoccupazioni e perplessità sullo stato attuale della Chiesa.

Tuttavia, non mi trovano pienamente d'accordo alcune posizioni da lei espresse riguardo al tema degli abusi sessuali.

Infatti, a mio avviso, da circa vent'anni assistiamo – perdoni il gioco di parole – ad un abuso della parola "abuso".

Un tempo l'espressione "abuso sessuale" o ancor più "violenza sessuale" significava inequivocabilmente aggredire qualcuno per costringerlo con violenza e/o minacce ad un rapporto sessuale: in poche parole, significava stupro.

Esistevano, poi, nel nostro Codice penale, gli "atti di libidine violenta", per significare tutte quelle azioniche, pur non essendo stupro, comportavano una violazione della libertà sessuale della persona(toccamenti, palpeggiamenti eccetera).

Poi, il furore femminista è riuscito ad imporre l'idea che tutti gli atti che, in qualunque modo, coinvolgono la persona contro la sua volontà in questo ambito sono da considerarsi "violenza sessuale", mettendo di fatto sullo stesso piano lo stupro e la pacca sul sedere.

Diceva molto bene Gianni Baget Bozzo nel suo libro L'Anticristo che "(...) nel femminismo il principio di alterità è divenuto il principio del conflitto, poiché esso considera che tutto ciò che l'uomo ha costruito nella società di cui esso è stato il centro sia stato costruito contro la donna. La lotta dei sessi si sostituisce alla lotta di classe, il principio di trasformare la differenza in conflitto è il principio anticristico che tende a trasformare il contrario nell'ostile e a fare quindi della negazione il principio stesso della vita."

Nelle culture tradizionali, perché la donna non fosse molestata, si tendeva a consigliarle di mantenere un atteggiamento che non sollecitasse le voglie maschili; poi, con la rivoluzione sessuale, di cui una parte del femminismo è stato l'artefice, si è sancito il principio che la donna poteva vestirsi e comportarsi come una prostituta senza che questo potesse essere considerata un'imprudenza.

Quest'ultimo punto è particolarmente interessante, perché svela il principio che informa la morale "laica" (ammesso che ne esista una): la libertà da qualunque vincolo esterno. Punto. Puoi fare ciò che vuoi del tuo corpo (sesso, aborto, eutanasia, prostituzione e chi più ne ha più ne metta), purché tu sia "libero".

Intendiamoci bene: non voglio giustificare in alcun modo i comportamenti pecorecci e nemmeno voglio dimenticare il fatto che spesso i processi per violenza carnale si trasformassero in una farsa in cui la vittima doveva rendere conto se avesse provocato o meno il violentatore o se avesse provato godimento.

Però, non posso nemmeno accettare il principio propugnato, ad esempio, dall'associazione di Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno, per il quale la donna non si deve mai sentire in colpa per nessuna ragione: ossia, ti puoi ubriacare, girare nuda per strada, ma se ti capita qualcosa la colpa è sempre e solo degli altri: un po' come i ciclisti: passano con il rosso, vanno in doppia e tripla fila, non usano le luci, marciano contromano, ma se c'è un incidente la colpa è sempre e soltanto dell'automobilista.

Viene cancellato il principio per il quale la vita è sempre relazione e mai individualismo: lo si vede in maniera lampante, ad esempio, nella maggior parte delle leggi sull'aborto, in cui la donna è la "dea" che decide insindacabilmente sulla vita del nascituro. Chabrol, regista laicista, aveva intitolato un suo film su questo tema "Affari di donne": proprio così, caro Tosatti, la vita del nascituro,secondo l'ideologia femminista, non è relazione, ma affare individualistico della donna.

Anche per questo motivo, noi viviamo in quella che, se la memoria non m'inganna, Jean Baudrillard definiva la società "vittimale", facendo l'esempio della signora che aveva messo nel microonde il propriocagnolino per asciugarlo e siccome l'animale era morto, aveva fatto causa alla ditta produttrice perché nelle istruzioni non c'era scritto che il forno non era adatto per asciugare i cani.

Questo furore ideologico "liberatorio" ha portato a formulare (in Italia una ventina d'anni fa) delle leggi sulla violenza sessuale in cui è sancita la presunzione di colpevolezza; se qualcuno accusa, ha ragione fino a prova contraria: e così, oggi, è il presunto colpevole che deve arrampicarsi sugli specchi per dimostrare lapropria innocenza.

Certo, si è giustificata questa "innovazione" dicendo che con il sistema precedente molti colpevoli restavano impuniti, ma ottenendo come risultato che almeno alcuni innocenti siano puniti ingiustamente.

In poche parole, si è sovvertito il principio per il quale "meglio un colpevole libero che un innocente in carcere".

Questo discorso si è esteso, sempre una ventina d'anni fa, ai minori.

E qui il discorso si fa ancora più interessante.

Infatti, questa estensione è perfettamente coerente con il principio di femminilizzazione della società e della famiglia: è il padre che spezza il cordone ombelicale.

Quando feci la mia visita militare in Marina nel 1988, venivano chiamati i ragazzi di 17 anni: a nessuno, a quell'epoca, veniva in mente di considerare un ragazzo di quell'età come un "bimbo" da proteggere, ma giustamente, lo si considerava come una persona ormai alle soglie dell'età adulta.

Poi, si è affermata sempre di più la società degli eterni adolescenti, per cui tutti sono "ragazzi" fino a 40 o50 anni, riuscendo nel miracolo, di cui canta Battiato, di invecchiare senza mai diventare adulti. E allora si èvenuta a creare, accanto a quella delle donne, un'altra specie protetta, quella dei minori, quasi fossero non degli individui appartenenti al genere umano, ma una razza a parte di persone indistinte, cosicché un ragazzo di 17 anni viene, almeno di fatto, considerato meritevole della stessa tutela di un bambino di due; coerentemente con questa visione, si è sancito il superdogma dei 18 anni, non più mera convenzione sociale, ma soglia magica, per la quale tutto ciò che avviene fino al giorno prima è supertutelato, tutto ciò che accade dal giorno dopo è lasciato alla libertà dell'individuo: se ti prostituisci il giorno prima sei il povero minore sfruttato, se lo fai il giorno dopo eserciti la tua libertà; se consumi una birra il giorno prima, tutti devono stracciarsi le vesti, inorriditi, se la bevi il giorno successivo va tutto bene.

A chi ha giovato creare questa sorta di "specie protetta"?

Innanzitutto al movimento omosessuale. Nell'immaginario collettivo, l'omosessuale era considerato un poco di buono anche perché spesso e volentieri andava in cerca di adolescenti (Pasolini docet): quale modo migliore per "santificare" il mondo gay che quello di estendere il concetto di pedofilia fino alla magica soglia dei 18 anni? Se lo fai "prima" sei lo sporco pedofilo e la gente ha un capro espiatorio su cui scaricare la propria riprovazione, se lo fai il giorno dopo sei il santo gay che rispetta la libertà della persona.

Pensiamo davvero che un rapporto adulto/minore sia necessariamente un abuso sessuale? Faccio degli esempi: è più abuso una relazione fra un trentenne e una diciottenne o un trentenne e una diciassettenne?

Che differenza c'è, sotto l'aspetto fisico e psicologico?

Non discuto l'esigenza giuridica di fissare una soglia, discuto il fatto di far passare l'idea che la finzione giuridica coincida con la realtà: l'ideologia del positivismo giuridico, per il quale una cosa è buona o cattiva perché lo stabilisce la legge e non viceversa, impedisce, ormai, qualunque ricerca seria della verità.

E qual è questa verità? E' molto semplice: esistono adolescenti che effettivamente a 16/17 anni sono ancora molto ingenui, ma ne esistono altri che, a quell'età, già da tempo conducono una vita sessuale disordinatissima: perché devono essere tutelati nello stesso modo? Faccio un esempio: può far schifo cheBerlusconi si portasse a letto Ruby, ma non è certo lui ad averla resa una ragazza, diciamo così, un po' leggera.

Esiste un bigottismo laicista che fa coincidere la morale con l'osservanza di norme convenzionali stabilite dalla società (18 anni possono esseri pochi o tanti, a seconda del soggetto), ma poi è favorevole a squartare il bambino sopravvissuto all'aborto; e se, un domani, la maggiore età scendesse a 17 anni, costoro sarebbero i primi a considerare del tutto normale ciò per cui fino al giorno prima si stracciavano le vesti.

Venendo a casi concreti – ed è ciò su cui mi trovo in disaccordo con lei – pensa che sia così facile (al di fuori della violenza fisica o di una minaccia grave) portarsi a letto un adolescente? Pensa che lo fosse di più negli anni '70, '80 e '90, quando la repulsione per il mondo omosessuale era molto più forte di oggi?

Come si può accusare, ad esempio, McCarrick di "abusi" su seminaristi già maggiorenni e giovani preti? Che cosa faceva il porporato, saltava addosso alla gente? Li minacciava con un'arma? Non è obbligatorio diventare prete, dal seminario si può uscire. Ancora più discutibile, se riferito a giovani preti. A me pare la teoria di Asia Argento: le attrici erano "stuprate", perché i registi chiedevano prestazioni sessuali in cambio della carriera: eh no, era induzione alla prostituzione, che ha trovato, dall'altra parte, persone disposte a prostituirsi.

Mi si dirà: magari non erano rapporti, ma molestie: a maggior ragione, il seminarista in questione poteva andarsene e il giovane prete avrebbe avuto più di uno strumento di difesa per far calmare i bollenti spiriti del cardinale.

Io sono prete da molti anni: ho conosciuto adolescenti già "ben messi" fisicamente che se mi fossi permesso di allungare le mani, mi avrebbero spedito al Pronto soccorso (non parliamo di giovani adulti) ed altri meno prestanti che si sarebbero rivolti immediatamente ai genitori.

Io francamente mi sono stancato di sentire la solita storiella dell'adolescente o del giovane adulto che – guarda caso – si "sveglia" per accusare sempre a distanza di molti anni dai fatti (a volte si tratta di decenni), con l'altrettanto solita scusa di non aver avuto la forza di farlo in un tempo ragionevole. Come è possibile ricostruire la verità dei fatti quando sono passati venti o trent'anni? Il diritto latino diceva: lex est vigilantibus, non dormientibus, ossia la legge è per chi è sveglio, non per chi dorme; quando ci renderemo conto che tutto il cosiddetto scandalo pedofilia nella Chiesa altro non è stato che un grande scandalo di omosessualità a cui sono stati cambiati i connotati e, diciamolo un po' forte, anche un grosso, gustosissimo business per avvocati, psicologi, presunte vittime e loro famiglie?

Il dilagare di vittime su tutto l'orbe terracqueo che Benedetto XVI prima e Francesco dopo si sono affannati ad incontrare, dove erano prima? La polizia e la magistratura esistevano anche venti o trent'anni fa.

Molti dicono "effetto domino". Siamo sicuri che non sia "effetto bancomat"?

Io sono certo che se alla vittima venisse corrisposto esclusivamente il rimborso delle spese mediche effettivamente sostenute e, al massimo, di quelle che, ragionevolmente, dovrà sostenere le denunce per violenza sessuale calerebbero drasticamente dell'80%.

L'altro grande risultato che questi scandali hanno ottenuto è stato quello di screditare completamente la Chiesa: come fate a sostenere la vostra dottrina morale, se siete soltanto un covo di pedofili?

In questo gioco al massacro hanno avuto un ruolo decisivo le cosiddette associazioni antipedofilia, tutte rigorosamente laiciste e anticlericali, che hanno contribuito a diffondere l'idea, negli anni di Benedetto, che la Chiesa altro non fosse che una enorme centrale della pedofilia. Guarda caso, tutte molto favorevoli all'ideologia gay o, magari, fondate da un gay militante (vedi Francesco Zanardi).

Conosco già le obiezioni: in alcuni casi, siamo di fronte a rei confessi, in altri a fatti accertati (ad esempio, flagranza di reato).

Infatti, non intendo negare l'evidenza, ossia che ci siano stati effettivamente abusi sessuali da parte del clero e che tali azioni non siano state affrontate adeguatamente; intendo, invece, contestare l'isteria collettiva costruita intorno a questo fenomeno, il clima da caccia alle streghe e la spudorata strumentalizzazione del fenomeno dal punto di vista economico e sotto l'aspetto dell'odio ideologico, complice il livore anticlericale di certa magistratura italiana ed estera.

Ancora alcune brevissime osservazioni: leggevo, sul quotidiano "La Verità", che una diocesi americana di circa un milione e duecentomila fedeli ha pubblicato un elenco di 100 preti nei confronti dei quali sono stati presentati nel giro di alcuni anni denunce fondate di abusi sessuali: come dire che quasi tutti i preti di Torino commettono abusi sessuali, tutti tacciono per anni salvo poi uscire fuori tutti insieme; il Gran Giurì della Pennsylvania scopre 300 casi di pedofilia commessi oltre quarant'anni fa: qualcuno mi spiega dove erano le vittime in questi 45 e più anni e come hanno fatto i magistrati a ricostruire i fatti? E i "bambini" in questione, all'epoca dei fatti, quanti anni avevano? Magari 17 e mezzo?

La Chiesa, caro Tosatti, non è la Spectre di James Bond, ma è piuttosto (purtroppo) un'armata Brancaleone, costituita da molti soggetti fragili, che spesso razzolano male e non da oggi: lo sa che già negli anni '70 i gabinetti della Gregoriana erano considerati luoghi di "marchette"? Ricorda l'inchiesta dell'Espresso nel '92 sui luoghi d'incontro gay di preti e seminaristi a Roma, tra i quali figuravano ancora i bagni di quell'Università? E Monte Caprino e i cinema porno dove li mettiamo?

Non si tratta di approvare, giustificare e tantomeno incoraggiare l'immoralità del clero, si tratta di contestualizzarla; sono convinto che di abusi veri, ce ne siano relativamente pochi. Alcuni, purtroppo, conducono una vita largamente immorale che porta come conseguenza il fatto che persone (maggiorenni o meno) che ci "sono state" liberamente si scaglino poi per vendetta o denaro contro il cattivo prete di turno.

Infine, non dimentichiamoci che coloro che oggi si stracciano le vesti di fronte alla pedopornografia (intendo soprattutto la sinistra laica e radicale) sono gli stessi (o i loro figli) che negli anni '80 deridevano l'onorevole Casini, del Movimento per la vita, quando in Parlamento denunciava l'utilizzo dei bambini nelle riviste pornografiche; quelli che oggi strepitano contro gli abusi del clero sono gli stessi (o i loro figli) che negli anni '70 e per molti anni dopo, sull'onda della rivoluzione sessuale, incoraggiavano il sesso più squallido tra minori e tra questi e gli adulti (vedi, ad esempio, "Porci con le ali"), sono gli stessi (o i loro figli) che hanno voluto una legge, la 194, che permette ad una ragazzina di 14 anni di abortire senza bisogno del consenso dei genitori e che incoraggia la diffusione dei contraccettivi tra i minori, come fossero caramelle.

Se dai una pacca sul sedere ad una quindicenne, ti becchi cinque o sei anni di carcere, ma se la fai abortire o se fai in modo che la sua vita sia impostata da brava puttanella progressista, ti danno la medaglia.

Infine, tutta la partita sugli abusi, veri o presunti, è stata giocata sempre in difesa, con la preoccupazione non di un'autentica purificazione e di una giusta punizione dei colpevoli, ma con quella di essere accettati dalla mentalità mondana, ossia di "dimostrare" al mondo che stiamo facendo qualcosa (e magari nonfacciamo nulla).

Vorrei, da ultimo, sottolineare che la piaga dell'omosessualità non è solo di marca progressista, ma è ampiamente diffusa anche laddove ci si reputa "tradizionalisti", con la differenza che nel primo caso è ostentata ideologicamente, nel secondo è coperta dietro a pizzi, merletti e cappelli romani, prontamente dismessi, quando si tratta di andare a caccia.

La ringrazio per la sua pazienza e le chiedo scusa per la lunghezza.

Distinti saluti.

http://www.marcotosatti.com/2019/03/31/un-prete-di-campagna-scrive-a-stilum-curiae-non-tutto-e-abuso-quel-che-si-denuncia/
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