#Shetoo

Aperto da Finnegan, 26 Agosto 2018, 02:36:13 AM

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Finnegan


Asia Argento, #shetoo e i giusti motivi di esultanza

Consentitemi di non esultare di fronte alla deflagrazione della bomba termonucleare caduta sul movimento #metoo alla diffusione della notizia che Asia Argento abbia dovuto risarcire un giovane e semi-sconosciuto attore americano per molestie sessuali. Non mi sento di esultare perché la notizia non mi stupisce minimamente, anzi era attesa. Che l'impulso mafio-femminista del movimento stesse non solo rallentando ma addirittura regredendo era evidente non solo dalle numerose incriminazioni per molestie e violenze a carico di vari cavalieri antimolestie, non solo dal fatto che diversi accusati cominciano a non venire più rimossi dai loro incarichi, ma soprattutto dagli sviluppi del caso Weinstein e dalle archiviazioni del caso Brizzi in Italia. Nulla di nuovo, insomma, era un botto annunciato e atteso.

Per il resto, quale percorso criminoso e criminogeno abbia generato #metoo è ben noto a tutti coloro che non l'hanno cavalcato per interesse, ovvero alla maggioranza dell'opinione pubblica. Si sa che le isterie che si sono ad esso collegate hanno comportato la rimozione di personaggi di rilievo da ruoli decisionali o la rovina di individui che, nel loro ambito, rappresentavano delle eccellenze. Weinstein in testa, ma penso tra gli altri anche al grande direttore d'orchestra Daniele Gatti o a Kevin Spacey, attore semplicemente meraviglioso, oggi sul viale del tramonto e della rovina proprio perché bruciato dalla coda maligna della meteora #metoo. Fino ai casi più gravi e infami dove qualcuno non ci ha rimesso solo il posto o la reputazione, ma anche la vita, privando il mondo di ingegni di valore indubitabilmente superiore a quello espresso dalla media delle denuncianti a scoppio ritardato.

Era evidente a tutti che #metoo fosse solo, a seconda di chi lo utilizzava, un mezzo per farsi pubblicità, essere alla moda, sgraffignare soldi facili tramite ricatto o perpetrare ignobili vendette. Anni fa emerse il fenomeno dello stalking come pratica riservata alle star tormentate da qualche fan svitato o troppo ossessivo. Divenne anche quella una moda e nel jet set del cinema, tra gli anni '80 e '90, se non dicevi di avere un persecutore, vero o no che fosse, non contavi nulla. Con lo stesso meccanismo, di recente si sono spacciati per violenze scambi di natura sessuale pressoché consueti in quell'ambiente, arrivando a danzare sulle ceneri di produttori o registi, pur di avere riflettori o di recuperare carriere indirizzate verso il dimenticatoio. Quest'ultimo è il caso di Asia Argento così come di Jimmy Bennett, il giovane cui ha tappato la bocca a suon di dollari, per altro, massima ipocrisia, proprio nel periodo dove vagava per il mondo col pugno alzato ad affermare di essere stata violata lustri fa dall'uomo con cui poi avrebbe fatto coppia per anni. Da parte sua, Bennett sicuramente sperava, come minimo, di farsi una bella nottata con l'attrice, o di avere qualche vantaggio in cambio della sua disponibilità sessuale. Non avendo ottenuto nulla, con la carriera che non decollava, è passato al ricatto. Ovvero ha applicato il #metoo con lo scopo principale per cui è stato concepito. E che dunque rimane spregevole, chiunque sia a utilizzarlo, uomo o donna.

Niente di nuovo, dunque. Per lo meno non è il disvelamento di questi aspetti a dover indurre al giubilo. Il disvelamento davvero cruciale è un altro, ed è che ora #metoo viene condotto alla sua dimensione vera. Esso, infatti, è stato accompagnato da un salto dimensionale sintetizzato dalla frase: "grazie all'esempio delle star del #metoo, molte donne normali hanno trovato il coraggio di denunciare". Un concetto che trasportava una faccenda per dive e divette nel mondo delle persone qualunque, con un esito potenzialmente mostruoso, come già capitato per lo stalking, nei tribunali, nelle politiche pubbliche e nei media. I numeri però hanno sempre smentito quel salto dimensionale: le denunce di donne contro gli uomini continuano infatti a essere in calo. Qualcosa non tornava, e adesso invece è tutto chiaro. Alla luce di quanto sta accadendo, si può ben dire che #metoo altro non è stato che un tentativo di dare impulso a pratiche già esistenti e consolidate: la denuncia falsa, o strumentale, o drammatizzata, il tutto per qualche interesse che con la giustizia non ha nulla a che fare.

Riportato il fenomeno a questa dimensione, allora sì che è possibile trovare riscontri nella realtà, in particolare in quel 95% di accuse e denunce a carico di uomini che termina in archiviazioni o assoluzioni. In questo senso, #metoo era un modo per ufficializzare e dare dignità e giustificazione pubblica a una pratica femminile fin troppo consolidata. E dunque la frase che si era diffusa ora assume un senso, se debitamente corretta: "grazie all'esempio delle star del #metoo, molte donne normali hanno trovato il coraggio di presentare denunce false, strumentali, estorisive o vendicative". Solo in questo senso il disvelamento della sua vera dimensione deve essere motivo di esultanza. Ora il mondo intero sa quale sia il genere più incline a utilizzare la gogna mediatica (per le persone famose) o le accuse in tribunale (per le persone qualunque) per interessi lontani anni luce dalla giustizia. Perché l'esultanza diventi vera e propria standing ovation occorre che si prenda definitivamente atto del tutto, accompagnando il tramonto sempre più rapido del #metoo con un ugualmente rapido accantonamento del donnismo in tutte le sue declinazioni e in tutte le sue pregiudiziali nelle procure, nelle istituzioni e nei media.

https://stalkersaraitu.com/2018/08/23/asia-argento-shetoo-e-i-giusti-motivi-di-esultanza/
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