Aggiungi una risposta

Il seguente errore o i seguenti errori si sono verificati durante l'invio del messaggio:
Attenzione: non sono stati aggiunti messaggi in questa discussione negli ultimi 120 giorni.
A meno che tu non voglia realmente rispondere, prendi in considerazione l'idea di iniziare un nuova discussione.
Nota: questo messaggio verrà visualizzato solamente dopo essere stato approvato da un moderatore.
Allegati: (Rimuovi allegati)
Restrizioni: 2 per messaggio (2 rimanenti), dimensione massima totale 1 MB, dimensione massima individuale 1 MB
Deseleziona gli allegati che si vogliono rimuovere
Clicca o trascina qui i file per allegarli.
Allegati e altre opzioni
Verifica:
Lasciare vuota questa casella:
Digita le lettere visualizzate nell'immagine
Ascolta le lettere visualizzate / Carica una nuova immagine

Digita le lettere visualizzate nell'immagine:
Cognome del Presidente della Repubblica (minuscolo)?:
Scorciatoie: ALT+S invia msg / ALT+P anteprima

Sommario della discussione

Inserito da Il Conte di Lautréamont
 - 19 Settembre 2020, 06:43:10 PM
Ci sarà stata la lottizzazione dei dividendi e degli introiti, ma non mi sembra che la trama è stata scritta da Letta e company. Poi il termine "salviniano" si riferisce a Suor Maria, non al film. Però ancora attendo la risposta alla domanda: "Chi è la grande bellezza?" Non lo dico per provocare, è semplicemente che mi rendo conto che sono l'unico in Italia ad aver visto nel film quello che ho scritto. Quindi chi non è d'accordo dovrebbe però fornire una spiegazione alternativa.
Inserito da Finnegan
 - 19 Settembre 2020, 06:20:15 PM
Non discuto i gusti altrui, ma definire questo film salviniano è il colmo. L'articolo di Sergio di Cori prova oltre ogni dubbio la lottizzazione che c'è dietro a questa pellicola. Comunque poiché non prendo nulla da Letta per recensire il film, per quanto mi riguarda chiudo qui la discussione. Se il film è piaciuto ad altri buon per loro. :))
Inserito da Il Conte di Lautréamont
 - 19 Settembre 2020, 04:48:42 PM
Citazione di: Finnegan il 19 Settembre 2020, 03:37:31 PM
Appunto, non c'è alcun afflato spirituale nel film, anzi vi si scorge una sottesa anti-trascendenza (i vescovi e l'arte come incarnazione del male). "Madre Teresa" (già dal nome che viene spontaneo darle) suggerisce la Chiesa terrestre, umanitaria, una burocrazia del sociale collusa col governo nella lucrosa gestione dei migranti.
Non sono assolutamente d'accordo. Suor Maria è solo per metà Madre Teresa e quindi non suggerisce per nulla una Chiesa terrestre, anzi, il fenomeno dei cigni che le fanno visita, la riportano nel seno della tradizione trascendentale, del mistero, dell'agiografia che ha del soprannaturale. Nè tanto meno offre l'immagine di una Chiesa collusa nel traffico dei migranti, visto che è lei ad essere emigrata in Africa. Quindi è una salviniana, una di quelle che li aiuta a casa loro. Ma ciò che mi fa rimanere perplesso è che nessuno vede la conversione di Jep, che è progressiva e inevitabile dopo l'incontro con la santa. Quale differenza c'è tra Viola e Jep? Una sola: che la donna esce da quel mondo e si fa missionaria; lui invece rimane in quel mondo, ma torna a scrivere per indicare la via della salvezza. E' lui che fa intendere la volontà di preparare un libro/saggio sul tema della grande bellezza. E' lui che trova una missione da compiere nel mondo della cultura, all'età di 65 anni, per salvare la cultura dal nichilismo. E attenzione: quale amore rimpiange? Quello carnale? No, quello spirituale, ovvero quel tipo di amore affettivo che mi sono sforzato di spiegare più di una volta che non lo ha creato il Romanticismo ma il Cristianesimo per primo con San Paolo e Sant'Agostino e che divenne caratteristica peculiare e fondamento del matrimonio cristiano. Ora per me non è la prima volta che leggo commenti negativi sul film di Sorrentino. Tuttavia tutte le volte faccio una semplice domanda "Chi è la grande bellezza" e nessuno dei suoi detrattori mi sa rispondere.
Inserito da Finnegan
 - 19 Settembre 2020, 03:37:31 PM
CitazioneInsomma, la Madre Teresa di Sorrentino è ben distante dalla concretezza della Santa, pare rappresentare sì una forma di semplicità, ma piuttosto evanescente. "Le radici sono importanti" è cosa altra da "Convertiti e credi al Vangelo", e infatti Gambardella non riparte dal Cristianesimo ma da un amore (o da un'infatuazione?) vecchio di decenni. Non è indicata una via oggettiva (il Cristianesimo), ma soggettiva, da ricercare in noi stessi (le nostre origini). Tra l'altro, ci si potrebbe domandare quale sarebbe stata la vita di Gambardella se avesse coltivato quel giovanile amore; io azzardo che, mutatis mutandis, si sarebbe ritrovato ad essere protagonista del processo di decadenza, a cui solo il Cristianesimo può essere argine. Il Cristianesimo per Sorrentino sembra però essere come una forma - forse privilegiata - di quella semplicità e purezza d'animo cui accennavo, non l'unica via, ma una species del genus; sospetta è poi la ridicolizzazione dell'alto prelato invitato alla festa finale, che si pone in antitesi rispetto alla suora, come il male nei confronti del bene. Sospetta, dicevo, perché potrebbe tradire l'ingenua, ma non rara, opinione che la gerarchia della Chiesa Cattolica, per incarnare appieno la propria missione evangelica, dovrebbe imitare la suora, rinunciando alle sue forme di governo, alla sua filosofia, alla ragione, e ai fasti della bellezza artistica.
Appunto, non c'è alcun afflato spirituale nel film, anzi vi si scorge una sottesa anti-trascendenza (i vescovi e l'arte come incarnazione del male). "Madre Teresa" (già dal nome che viene spontaneo darle) suggerisce la Chiesa terrestre, umanitaria, una burocrazia del sociale collusa col governo nella lucrosa gestione dei migranti.
Citazione di: Il Conte di Lautréamont il 19 Settembre 2020, 10:36:55 AM
Non capisco perchè ci si deve vedere sempre il marcio nei film di Sorrentino.
Andiamo, perfino gente del cinema ha evidenziato la concretissima lottizzazione e da parte del partito al potere, con tanto di citazione di Letta e compagni che per poco non hanno querelato. Cosa può mai venire di buono da un simile verminaio?

Il film mostra solo maschere, non persone, Servillo neppure recita fa solo odiose smorfie per tutta la durata della pellicola, non c'è nulla di bello o di artistico, solo falsità propagandistiche diffuse da guitti, da macchiette indegne di una fiera di paese.
Come film è inesistente, una semplice operazione di marketing per ottenere fondi pubblici.
Inserito da Il Conte di Lautréamont
 - 19 Settembre 2020, 10:36:55 AM
"La grande bellezza è una storia piena di ottimismo: ha un lieto fine perché racconta un uomo che ha disillusione e disincanto, e che, dopo decadi di blocco creativo, all'età di sessantacinque anni si rimette a scrivere. Credo che sia un film capace di restituire speranza sul futuro dell'essere umano, sulla soluzione alla sua solitudine e al suo declino".
Così Sorrentino si esprimeva riguardo al proprio film. Certamente lui non dà una soluzione univoca al nichilismo. Uscirne è sempre una questione soggettiva. Lo vediamo nei due personaggi, un uomo e una donna, Jep e Viola che toccati dalla morte scelgono due strade diverse per uscire dal nichilismo. Jep riscopre la purezza e la nobiltà dei sentimenti del mondo degli adolescenti prima che venisse a contatto con la corruzione morale degli adulti e tale riscoperta gli permette di tornare a scrivere. Viola dà in beneficienza i suoi beni alla Chiesa Cattolica e si fa missionaria. Non capisco perchè ci si deve vedere sempre il marcio nei film di Sorrentino.
Inserito da Ent
 - 18 Settembre 2020, 11:21:10 PM
In linea di principio, potrei affermare che tanto più un film è recente, quanto meno mi piace. Ma "La Grande Bellezza" sfugge a questa regola.
Volendo premettere che il ricordo di questo film non è per me più così vivido, e che proprio in questi giorni vorrei rivederlo, penso che esso possa essere apprezzato, sotto più profili.
La Roma contemporanea è un inno alla decadenza, non soltanto della città, ma anche della civiltà da essa rappresentata, la civiltà occidentale. Viene messa in risalto la corruzione della classe artistica e intellettuale, non più capace di esprimere bellezza e preda dei propri vizi e capricci; e il degrado artistico-intellettuale va di pari passo a quello morale. Ma sul finire della narrazione compare la figura salvifica, rappresentata dalla suora, che con la frase "le radici sono importanti" offre anche al tormentato protagonista una via per sperare. E così egli ritorna al proprio passato, al giovane sentimento che lo animò e alla volontà di ripartire dalla semplicità. Solo attraverso questa semplicità, questa purezza d'animo, potrà scaturire la Grande Bellezza.
A mio parere, se è vero che la critica del regista è incentrata sulla élite, nulla impedisce di vedere in quella società grottesca l'emblema dell'Occidente, compresi quindi i gradini inferiori della scala sociale; del resto, non è forse vero che il disordine morale espresso dai personaggi è ormai ovunque dilagante?
"La Grande Bellezza" è quindi più che una critica della società contemporanea, è piuttosto un'aperta denuncia della decadenza che la sta corrodendo.
Il regista è però impreciso nell'indicare la via della liberazione e, a parer mio, riesce ad essere fuorviante. Anche a me la suora è parsa affine a Madre Teresa, ma non alla autentica Madre Teresa, bensì allo stereotipo che se ne è fatto. Madre Teresa, ricevendo il Nobel, esplicitò l'amore di Cristo ("morì sulla Croce per mostrare quell'amore più grande, e morì per voi e per me e per quel lebbroso e per quell'uomo che muore di fame") e denunciò audacemente la crisi della famiglia e l'aborto:
Sono stata sorpresa di vedere in Occidente tanti ragazzi e ragazze darsi alle droghe, e ho cercato di capire perché – perché succede questo, e la risposta è: perché non hanno nessuno nella loro famiglia che li accolga. Padre e madre sono così occupati da non averne il tempo. I genitori giovani sono in qualche ufficio e il figlio va in strada e rimane coinvolto in qualcosa. Stiamo parlando di pace. Queste sono cose che distruggono la pace, ma io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l'aborto, perché è una guerra diretta – un'uccisione diretta – un omicidio commesso dalla madre stessa. [...] Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini in Africa dove tanti ne muoiono, di malnutrizione, fame e così via, ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre. E questo è ciò che è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla. (fonte: https://lanuovabq.it/it/aborto-la-più-grande-minaccia-per-la-pacela-grande-lezione-di-madre-teresa).
Insomma, la Madre Teresa di Sorrentino è ben distante dalla concretezza della Santa, pare rappresentare sì una forma di semplicità, ma piuttosto evanescente. "Le radici sono importanti" è cosa altra da "Convertiti e credi al Vangelo", e infatti Gambardella non riparte dal Cristianesimo ma da un amore (o da un'infatuazione?) vecchio di decenni. Non è indicata una via oggettiva (il Cristianesimo), ma soggettiva, da ricercare in noi stessi (le nostre origini). Tra l'altro, ci si potrebbe domandare quale sarebbe stata la vita di Gambardella se avesse coltivato quel giovanile amore; io azzardo che, mutatis mutandis, si sarebbe ritrovato ad essere protagonista del processo di decadenza, a cui solo il Cristianesimo può essere argine. Il Cristianesimo per Sorrentino sembra però essere come una forma - forse privilegiata - di quella semplicità e purezza d'animo cui accennavo, non l'unica via, ma una species del genus; sospetta è poi la ridicolizzazione dell'alto prelato invitato alla festa finale, che si pone in antitesi rispetto alla suora, come il male nei confronti del bene. Sospetta, dicevo, perché potrebbe tradire l'ingenua, ma non rara, opinione che la gerarchia della Chiesa Cattolica, per incarnare appieno la propria missione evangelica, dovrebbe imitare la suora, rinunciando alle sue forme di governo, alla sua filosofia, alla ragione, e ai fasti della bellezza artistica.
Inserito da Il Conte di Lautréamont
 - 18 Settembre 2020, 09:55:03 PM
Citazione di: Finnegan il 18 Settembre 2020, 08:40:21 PM
Il film è l'ennesimo attacco all'ormai inesistente ceto medio, accusato in forma vicaria delle nefandezze della classe al potere che la pellicola non scalfisce. Non una parola sulla burocrazia, e de-meritocrazia che ci opprimono, la politicizzazione della vita economica e sociale.
Servillo e comprimari sono l'archetipo del guitto, della macchietta che si profonde in smorfie disgustose per additare l'elettorato avversario al pubblico ludibrio.
E questo sarebbe "cristiano"? Madre Teresa non c'entra nemmeno di striscio.
A me non ha dato per nulla questa sensazione. Innanzitutto non è vero che ha ridicolizzato il ceto medio. Lui ha preso in giro tutta la società, la civitas di oggi, immeritevole dei monumenti di ieri, senza esclusioni di colpi, tant'è vero che per far vedere un'anima buona deve farla resuscitare dal passato. Stefania, scrittrice radical chic ( che possiamo dedurre femminista di sinistra ed esempio fulgido di de-meritocrazia ) viene criticata dallo stesso protagonista, perchè personaggio culturale mediocre che ha fatto carriera grazie alla politica. Lui, Jep, è uno scrittore noto e importante giornalista, non classificabile come ceto medio, perchè è esponente di spicco del mondo culturale romano. Romano, scrittore teatrale, è altro rappresentante della cultura preso di mira per la sua mediocrità. A me sembra che Sorrentino se la prende innanzitutto con il mondo culturale e dell'informazione, il cosiddetto quarto potere. Poi c'è il ceto medio, ma...c'è un grande MA. E' così importante prendersela direttamente con le altre categorie, quelle del potere, ( giudici, politici, forze dell'ordine, la grande imprenditoria, l'alta finanza ) se provengono tutte quante da quel ceto medio che lui contesta? Può il politico di oggi non sentirsi offeso da questo film perchè non è chiamato in causa direttamente? Pensi veramente che una società corrotta come quella dileggiata dal regista possa eleggere grandi politici? Tutt'altro e il riferimento inquietante è posto all'inizio, a quei 15 minuti "politici" che ti hanno fatto addormentare. Chi è il ceto medio e il mondo culturale? Sono marionette manovrate dal potere, il quale però non è migliore di loro e non compare direttamente nel film solo perchè sta dietro le quinte. Perchè forse vedi chi manovra le marionette sul Gianicolo? E quindi tutta la mondanità, la volgarità, il sesso usa e getta, il rave party sono i nuovi strumenti del panem et circenses con cui gli uomini di potere, non certo migliori di quegli uomini dileggiati, ma solo più furbi, legittimano la loro leadership. Ma lui ne ha accennato all'inizio, non poteva farne il soggetto del film, che in tal caso si sarebbe chiamato "La grande bruttezza".
Inserito da Il Conte di Lautréamont
 - 18 Settembre 2020, 08:57:41 PM
Piuttosto che pensare alla caccia alle streghe, in questo caso rieditata nella forma di ceto medio, dovresti rispondere alla domanda. Chi è la Grande Bellezza?
Inserito da Finnegan
 - 18 Settembre 2020, 08:40:21 PM
Il film è l'ennesimo attacco all'ormai inesistente ceto medio, accusato in forma vicaria delle nefandezze della classe al potere che la pellicola non scalfisce. Non una parola sulla burocrazia, e de-meritocrazia che ci opprimono, la politicizzazione della vita economica e sociale.
Servillo e comprimari sono l'archetipo del guitto, della macchietta che si profonde in smorfie disgustose per additare l'elettorato avversario al pubblico ludibrio.
E questo sarebbe "cristiano"? Madre Teresa non c'entra nemmeno di striscio.
Inserito da Il Conte di Lautréamont
 - 18 Settembre 2020, 08:27:34 PM
Citazione di: Finnegan il 18 Settembre 2020, 10:40:46 AM
Credo che questo post valga molto più del film, un pasticcio ideologizzato che non a nulla a che vedere col classico cinema italiano
Se è per questo "La grande Bellezza" si discosta completamente anche dai suoi film oltre che ai classici italiani. Dimmi che cosa ha in comune questo film con "Il Divo"? Tolto Toni Servillo nient'altro.
Inserito da Il Conte di Lautréamont
 - 18 Settembre 2020, 07:47:13 PM
Non sono un critico e ti posso dire che ho letto recensioni e spiegazioni di ogni sorta sul significato del film, ma non ho mai trovato quello che ho visto io. Quindi siete liberi di darmi del visionario, per cui visione dopo visione ( che trova un parallelo non nella cinematografia, ma nell'ironia pittorica di Magritte ) Sorrentino gioca sul contrasto tra la città di pietra e la città fatta di persone, tra la Urbs e la Civitas. Per cui è indubbio che ad uno sguardo superficiale la prima grande bellezza che appare è costituita dai monumenti di Roma, che però sono opera di persone del passato che non esistono più, sostituite dalla "fauna" contemporanea che Sorrentino disprezza. E allora lui compie un'escamotage estremamente intellettuale: "risuscita" una persona di quel mondo che ha costruito le cattedrali, introduce la figura di Suor Maria, che ovviamente deve adattare ai tempi moderni, facendo un pò il verso a Madre Teresa di Calcutta, per renderla un personaggio credibile. Quindi un volto ben noto in cui poter inserire tratti iconografici che stridono con la modernità: gli uccelli migratori che le fanno visita ( ho detto cigni, ma possono essere anche fenicotteri, non riesco a decifrarli bene, ma non cambiano di una virgola il concetto della bellezza che fa visita alla grande bellezza ) è un episodio che appartiene alle vite dei Padri del Deserto, i quali possedevano il dominio sugli elementi della natura ( gli animali, il fuoco, la forza di gravità ); lei che prega sdraiata, che fa digiuno, che appare sempre sofferente ricalca invece la vita di San Francesco d'Assisi. Quindi che cosa succede all'ingenuo spettatore, una cosa davvero singolare. Che mentre percepisce bella la Urbs che sopravvive nei secoli, non riconosce bella invece l'unica persona che appartiene a quel mondo e che quel mondo ha contribuito a costruire. Che è come dire che la facciata di San Pietro è bella e attuale, mentre i santi posti a coronamento sul colonnato del Bernini sono obsoleti e fanno pure schifo. Infatti nessun critico ha riconosciuto in Suor Maria la Grande Bellezza del film, mentre Sorrentino è lì a ribadirne la salvifica importanza. Cosa le fa dire di assolutamente importante? Questo e vale il prezzo del biglietto: che lei si ciba di radici, "perchè le radici sono importanti". Infatti che cosa fanno le radici? Una cosa da nulla: praticamente tutto, visto che sorreggono l'albero mentre viene piegato dal vento e gli danno il nutrimento per farlo sopravvivere. Ma le radici di Suor Maria sono radici culturali, sono le radici cristiane dell'Europa che sono state tagliate da quella galleria di subumani che si diverte a spernacchiare. Tutto il film è un atto di accusa contro il mondo di oggi, falso, cattivo, vuoto, ma soprattutto orribile perché ha rinnegato la grande bellezza del Cristianesimo.
Inserito da Finnegan
 - 18 Settembre 2020, 10:40:46 AM
Citazione di: Il Conte di Lautréamont il 17 Settembre 2020, 10:03:34 PM
Mi è capitato spesso di parlare di questo film in termini estremamente positivi, proprio perchè fa una critica spietata della società contemporanea e tutte le volte mi sono accorto, invece, di quanto sia stato detestato dal pubblico italiano. Tralascio la ricerca del perchè a chi è più intelligente e più paziente di me e mi fiondo subito nella spiegazione dell'importanza di questo film. Innanzitutto i 15 minuti iniziali sono basilari e lo può capire chi ha studiato il surrealismo. Il regista compie una serie di associazioni libere, quasi delle vedute oniriche su Roma, con lo scopo di introdurre i personaggi che non sono altro che dei "non personaggi", con lo stesso significato che avevano i protagonisti dei romanzi di Dickens: maschere carnevalesche, burattini, teatranti o forse andrebbero meglio definiti come pure e semplici caricature. E qui subito si stabilisce un feroce contrasto tra gli uomini del passato che hanno creato Roma, con l'umanità presente che si "gode" Roma, distruggendosi e quindi distruggendola ( giacchè la città non è fatta solo di pietra ma anche di persone, la città sono i suoi abitanti ). La galleria di uomini e donne non è altro che un atlante dei vizi capitali della capitale italiana. Non ce ne uno che si salvi, a parte il protagonista che almeno ha una crisi di coscienza nel momento in cui lui incontra la grande bellezza e Viola che dopo la morte del figlio dona tutti i suoi beni alla Chiesa cattolica e diventa una missionaria in Africa. Alla fine del film tutti si sono chiesti che cosa fosse questa "grande bellezza". Eppure era lì, talmente caricaturata, che non se ne è accorto nessuno. Basta andare a leggere le distorte recensioni reperibili su internet o sui giornali del periodo. Eppure è semplice, la "grande bellezza" è suor Maria, l'alter ego di Madre Teresa di Calcutta, che piomba nella trama sotto forma di una potentissima ierofania e costringe le persone a ragionare sul senso della vita. Che sia lei la "grande bellezza" non ci sono dubbi, ma ovviamente i critici di oggi non hanno più gli occhi allenati nel riconoscere i simboli: ve la ricordate la scena in cui lei riceve nella notte la visita dei cigni? Similia cum similibus. E quando sembra che il regista voglia dire "guardate è proprio lei la grande bellezza" subito la fa sorridere con tutta la bocca orrendamente sdentata. E che ci fa questo personaggio in mezzo a tanta volgare profanità? Perchè il film è ambientato a Roma e non poteva essere ambientato da altre parti, ovvero nel centro della storia del mondo che è coincisa con la nascita del Cristianesimo. E così il regista non poteva rinunciare a ricorrere ad una santa per introdurre quella ierofania che salva l'umanità dall'inferno della vita. Già l'inferno, che il comune mortale pensa confusamente che sia una valle di lacrime. Niente affatto. Sorrentino chiama inferno il nulla che si cela dietro alle azioni di tutti quei vuoti personaggi, quel nulla che, come direbbe Baudelaire, con uno sbadiglio s'ingoierebbe il mondo.

"Sono anni che tutti mi chiedono perchè non torno a scrivere un nuovo libro. Ma guarda 'sta gente, 'sta fauna. Questa è la mia vita. Non è niente. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul niente, non c'è riuscito. Ci posso riuscire io?" 

Il film ha indicato una via oltre al nichilismo.
Credo che questo post valga molto più del film, un pasticcio ideologizzato che non a nulla a che vedere col classico cinema italiano
Inserito da dotar-sojat
 - 18 Settembre 2020, 06:28:34 AM
Citazione di: Il Conte di Lautréamont il 17 Settembre 2020, 10:03:34 PM
Mi è capitato spesso di parlare di questo film in termini estremamente positivi, proprio perchè fa una critica spietata della società contemporanea e tutte le volte mi sono accorto, invece, di quanto sia stato detestato dal pubblico italiano. Tralascio la ricerca del perchè a chi è più intelligente e più paziente di me e mi fiondo subito nella spiegazione dell'importanza di questo film. Innanzitutto i 15 minuti iniziali sono basilari e lo può capire chi ha studiato il surrealismo. Il regista compie una serie di associazioni libere, quasi delle vedute oniriche su Roma, con lo scopo di introdurre i personaggi che non sono altro che dei "non personaggi", con lo stesso significato che avevano i protagonisti dei romanzi di Dickens: maschere carnevalesche, burattini, teatranti o forse andrebbero meglio definiti come pure e semplici caricature. E qui subito si stabilisce un feroce contrasto tra gli uomini del passato che hanno creato Roma, con l'umanità presente che si "gode" Roma, distruggendosi e quindi distruggendola ( giacchè la città non è fatta solo di pietra ma anche di persone, la città sono i suoi abitanti ).
Immaginavo vi fosse una lettura del genere, era chiaramente surrealista ma non avevo elementi per capire, grazie per la spiegazione
Inserito da Il Conte di Lautréamont
 - 17 Settembre 2020, 10:03:34 PM
Mi è capitato spesso di parlare di questo film in termini estremamente positivi, proprio perchè fa una critica spietata della società contemporanea e tutte le volte mi sono accorto, invece, di quanto sia stato detestato dal pubblico italiano. Tralascio la ricerca del perchè a chi è più intelligente e più paziente di me e mi fiondo subito nella spiegazione dell'importanza di questo film. Innanzitutto i 15 minuti iniziali sono basilari e lo può capire chi ha studiato il surrealismo. Il regista compie una serie di associazioni libere, quasi delle vedute oniriche su Roma, con lo scopo di introdurre i personaggi che non sono altro che dei "non personaggi", con lo stesso significato che avevano i protagonisti dei romanzi di Dickens: maschere carnevalesche, burattini, teatranti o forse andrebbero meglio definiti come pure e semplici caricature. E qui subito si stabilisce un feroce contrasto tra gli uomini del passato che hanno creato Roma, con l'umanità presente che si "gode" Roma, distruggendosi e quindi distruggendola ( giacchè la città non è fatta solo di pietra ma anche di persone, la città sono i suoi abitanti ). La galleria di uomini e donne non è altro che un atlante dei vizi capitali della capitale italiana. Non ce ne uno che si salvi, a parte il protagonista che almeno ha una crisi di coscienza nel momento in cui lui incontra la grande bellezza e Viola che dopo la morte del figlio dona tutti i suoi beni alla Chiesa cattolica e diventa una missionaria in Africa. Alla fine del film tutti si sono chiesti che cosa fosse questa "grande bellezza". Eppure era lì, talmente caricaturata, che non se ne è accorto nessuno. Basta andare a leggere le distorte recensioni reperibili su internet o sui giornali del periodo. Eppure è semplice, la "grande bellezza" è suor Maria, l'alter ego di Madre Teresa di Calcutta, che piomba nella trama sotto forma di una potentissima ierofania e costringe le persone a ragionare sul senso della vita. Che sia lei la "grande bellezza" non ci sono dubbi, ma ovviamente i critici di oggi non hanno più gli occhi allenati nel riconoscere i simboli: ve la ricordate la scena in cui lei riceve nella notte la visita dei cigni? Similia cum similibus. E quando sembra che il regista voglia dire "guardate è proprio lei la grande bellezza" subito la fa sorridere con tutta la bocca orrendamente sdentata. E che ci fa questo personaggio in mezzo a tanta volgare profanità? Perchè il film è ambientato a Roma e non poteva essere ambientato da altre parti, ovvero nel centro della storia del mondo che è coincisa con la nascita del Cristianesimo. E così il regista non poteva rinunciare a ricorrere ad una santa per introdurre quella ierofania che salva l'umanità dall'inferno della vita. Già l'inferno, che il comune mortale pensa confusamente che sia una valle di lacrime. Niente affatto. Sorrentino chiama inferno il nulla che si cela dietro alle azioni di tutti quei vuoti personaggi, quel nulla che, come direbbe Baudelaire, con uno sbadiglio s'ingoierebbe il mondo.

"Sono anni che tutti mi chiedono perchè non torno a scrivere un nuovo libro. Ma guarda 'sta gente, 'sta fauna. Questa è la mia vita. Non è niente. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul niente, non c'è riuscito. Ci posso riuscire io?" 

Il film ha indicato una via oltre al nichilismo.
Inserito da dotar-sojat
 - 17 Settembre 2020, 10:16:46 AM
CitazioneECCO COME E PERCHE' "LA GRANDE BELLEZZA" DI PAOLO SORRENTINO HA VINTO L'OSCAR
Postato il Mercoledì, 05 marzo @ 06:27:09 GMT di davide   
DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it"
premesso che "ogni ha i suoi gusti", vorrei spezzare una lancia a favore del film.
Io, come ho raccontato nella mia presentazione, sono ciò che più distante dai film italiani moderni nonché i loro registi. Sono grande appassionato del cinema di genere italiano dagli anni 50 agli anni '80 (peplum, europsy, western, horror, thriller, poliziotteschi, action, fantascienza, ecc), con un HD da quasi 2Tb pieno di questi film recuperati e rippati in vari modi, ho diversi libri sull'argomento, e io stesso, come autore di librigame, ho scritto diversi libri ispirati a questi generi.
Amo molto la commedia italiana degli anni 50/60 e anche io non mi azzarderei ad accostare la Grande Bellezza ai capolavori del passato, eppure... mi è piaciuto.
Certo, bisogna saltare i primi incomprensibili e noiosi 15 minuti, ma a partire dalla festa di compleanno il film sprinta.
Cosa mi è piaciuto? Ho apprezzato molto una satira profonda e graffiante verso quel mondo dei cosiddetti "vips" in cui vive il protagonista, mostrandoli per quello che sono: radical chic che hanno avuto successo solo per il nome o perché imparentati con qualcuno, nobili decaduti, prelati imbarazzanti, e che dire della povera suora nonnagenaria strumentalizzata per secondi fini (un po' come il nostro Mattarella), l'editoria di sinistra che pubblica libri e saggi incomprensibili di gente legata al partito, oppure l'attrice di sinistra che parla come Verdone in Un sacco bello che viene messa alle strette con la domanda "ora lei mi spiega cosa sono queste vibrazioni".
Io questo l'ho apprezzato molto e mi piaciuto. Certo poi ci sono alcune sottotrame che mi hanno interessato meno (i flashback con il suo giovane amore o la storia da una botta e via con l'imprenditrice milanese).

E lo dico da uno che la commedia italiana moderna disgusta profondamente, con le sue solite trame da "italiani in vacanza", "italiani con problemi"; o la commedia cinepanettonara o dei "e sti caxxi" di brizzi; o quella degli "stranieri buoni e italiani cattivi"
Non mi piacciono nemmeno tutte le serie tv dei gangster come Gomorra, Suburra, Romanzo criminale, i film degli anni '70 erano molto più coinvolgenti.

Poi, come detto, sono gusti.