La Resistenza Cattolica deve partire dalla Messa in Latino

Aperto da Finnegan, 4 Marzo 2018, 09:03:16 AM

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Finnegan

Rassegna stampa per "La libertà per la Messa in latino" (ma si legga pure l'articolo in calce)


Cari Amici,
l'iniziativa di sensibilizzazione a favore della liturgia tradizionale, di cui vi abbiamo parlato poche ore fa sta trovando una vasta eco nella stampa e nella blogosfera.

Qui i riscontri della stampa (che non sempre ha capito i toni e il senso dell'iniziativa).

Italiana:

Affaritaliani "Papa Francesco contro il latino: roma si tappezza di manifesti contro di lui" (di G. Vatinno, 28.3.23);

Barbadillo, "Chiesa cattolica. Mobilitazione per la "Messa in Latino a Roma" (28.3.23);

Campari & de Maistre "Messa in latino libera! Manifesti intorno al Vaticano" (del Comitato promotore, 28.3.23);

Chiesa e postconcilio, "La Messa proibita: una campagna per la tradizione a Roma" (28.3.23);

Dagospia, "Ite missa est. intorno al Vaticano sono comparsi alcuni poster in difesa della Messa in latino" (28.3.23);

Duc in altum di A. M. Valli,"I manifesti per la Messa tradizionale: far sentire la voce di chi non ha voce"1 (28.3.23)   e "Da oggi a Roma una campagna per la liturgia tradizionale" 2, (28.3.23);

Il faro on line: "Roma tappezzata con manifesti contro Papa Bergoglio e la stretta sulla Messa in latino" (28.3.23);

Il faro di Roma: ""In zona Vaticano sono comparsi alcuni manifesti a favore della Liturgia tradizionale. Un brutto segnale, la Chiesa non è un partito" (di S. C., 28.3.23);

Il fatto quotidiano, "Vaticano Manifesti contro Papa Francesco e la sua scelta di proibire la Messa in latino" (28.3.23);

il Giornale online "Basta guerra alla Messa in latino" (di N. Spuntoni, 28.3.23);

Inside the Vatican, "Lettera 78/2023, Messa antica (28.3.23);

Korazym "La Messa proibita: una campagna per la tradizione a Roma" (28.3.23);

Libero online "Roma, manifesti chiedono a Bergoglio la Messa Antica. Ma il problema è un altro" (A. Cionci, 28.3.23)

il Messaggero online "Messa in latino, spuntano i manifesti choc contro l'abolizione voluta da Papa Francesco" (di F. Giansoldati, 28.3.23) ;

La Nuova bussola quotidiana "Libertà per la Messa in latino" (S. Chiappalone, 28.3.23);

Il nuovo Arengario, "I manifesti per la libertà di celebrare in Vetus Ordo" (di M. Tosatti, 28.3.23)

Il Pensiero Cattolico, "Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso" (28.3.23);

il Sismografo "La Liturgia tradizionale a sorpresa sui muri romani! (di MiL 28.3.23);

Stilum Curiae (di M. Tosatti) "Messa antica: manifesti attorno al Vaticano" Galleria1 e 2, (28.3.23); qui in spagnolo;

il Tempo "Vaticano sputano i manifesti per la Messa in latino: chi esce allo scoperto contro Papa Francesco" (28.3.2023);

Il Timone "Si salvi la Messa tradizionale dalla sua estinzione programmata" (28.3.23)

La Catholica e la sua contimnuità "La Messa proibita, una campagna per la tradizione a Roma" (28.3.23);



Straniera

ABC News, "Posters near Vatican urge pope to stop Latin Mass crackdown (di APnews, 28.3.23)

AGENCIA EFE, "La decisión del papa de limitar la misa en latín despierta polémica" VIDEO su YOUTUBE (del 28.3.23)

AP News, "Posters near Vatican urge pope to stop Latin Mass crackdown (N. Winfield, 28.3.23)

Brújula Cotidiana "Carteles en el Vaticano: "Libertad para la Misa en latín" (S. Chiappalone, 29.3.2023)

Caminante Wanderer, "En defensa de la Mesa tradicional" (del CNSP, 28.3.23);

Cath .ch, "Rome: une discrète campagne d'affichage défend la messe tridentine" (29.3.23);

CNA - Catholic News Agency, 'For love of the pope': Latin Mass supporters post billboards near Vatican" (d. H. Brockhaus, 28.3.2023);

CNA - Catholic News Agency, ""Aus Liebe zum Papst": Anhänger der lateinischen Messe hängen Plakate in Vatikannähe auf" (29.3.23);

Crux, "New pro-Latin Mass posters build on a long Roman tradition" (di J. L. Allen jr, 29.3.23);

Domradio. de, "Einschränkung von Franziskus lockern? Traditionalisten werben für alte lateinische Messe" (29.3.23);

Fraternité St. Pie X FSSPX.NEWS "Rome, une campagne d'affichage pour la messe traditionnelle (29.3.23);

Gloria .tv, "Lateinische Messe: Dutzende von Plakaten in Rom blamieren Franziskus" (28.3.23);

the Independent, "Posters near Vatican urge pope to stop Latin Mass crackdown (di APnews, 28.3.23);

InfoCatólica, "Federico Catani analiza la campaña en Roma: por amor al Papa y la libertad de la Misa tradizional" (di J. Navascués, 29.3.23);

info Vaticana: (28.3.23);

kath-net, "Rom: ein Manifest "Pro Missa Tridentina - Pro Libertate" und gegen die Verfolgung" (28.3.23);

Katholisch .de, "Traditionalisten starten Kampagne für Erhalt der Alten Messe." (28.3.23);

Kathpress, "Katholische Traditionalisten werben für alte lateinische Messe" (29.3.23);

KTVZ News Channel 21, "Posters near Vatican urge pope to stop Latin Mass crackdown (di AP, 28.3.23)

Larazon, Carteles en el Vaticano en contra de limitar la misas en latín (di EFE, 29.3.2023) J. CARABAÑA 28.3.23);

López-Dóriga, "Papa Francisco desata polémica por decisión de limitar la misa en latín" (d

LifeSiteNews, "Billboards promoting "the liberty of the TLM" erected around the Vatican (di M. Haynes, 28.3.23);

Mdz, "Vaticano: protestas contra el papa Francisco en los alrededores de la Santa Sede" (28.3.23);

Memo, "Ultraconservadores lanzaron campaña contra el papa Francisco en las calles de Roma" (29.3.23);

MY McMurray, "Posters near Vatican urge pope to stop Latin Mass crackdown" (di AP, 28.3.23);

National Catholic Register: "Billboard posters defending the Traditional Liturgy appear on streets of Rome" (di E. Pentin, 28.3.2023);

Riposte Catholique, "Une campagne d'affichage pour la Messe traditionnelle à Rome" (28.3.23);

Rorate Caeli, "Dozens of billboards go up around Rome in defense of TLM" (28.3.23);

le Salon Beige "Campagne publicitaire près du Vatican pour la promotion de la Messe traditionnelle (di M. Janva, 28.3.23);

San Francisco Chronicle "Postes near Vatican urge pope to stop Latin Mass crackdown" (di AP, 28.3.2023);

Secretum meum mıhı, "Por Amor Al Papa. Por La Paz Y La Unidad De La Iglesia. Por La Libertad De La Misa Tradicional Latina" (EFE, 28.3.2023);

Swissinfo"Aparecen carteles contra la decisión del papa de limitar la misa en latín (di EFE 28.3.23);
Taiwan News, "Posters near Vatican urge pope to stop Latin Mass crackdown" (di AP, 28.3.23);

the Telegraph "Posters near Vatican urge pope to stop Latin Mass crackdown" (di AP, 28.3.23);

Toronto Star "Posters near Vatican urge pope to stop Latin Mass crackdown" (di AP, 28.3.23)

la Vanguardia "Aparecen carteles contra la decisión del papa de limitar la misa en latín" (28.3.23)

The Washington Post "Posters near Vatican urge pope to stop Latin Mass crackdown" (di AP, 28.3.2023);

Wral News, "Posters near Vatican urge pope to stop Latin Mass crackdown" (di AP,28.3.23);

Da sottolineare il bel pezzo de La nuova bussola quotidiana, che coglie appieno il senso dell'iniziativa. Ve lo proponiamo per intero.

Manifesti in zona Vaticano: "Libertà per la Messa in latino"
di Stefano Chiappalone

Da questa mattina a Roma una serie di affissioni in difesa della liturgia tradizionale attirerà l'attenzione dei passanti e soprattutto di prelati e monsignori che entrano ed escono dalle sacre mura. Il comitato promotore chiede al Santo Padre di guardare anche a quelle "periferie liturgiche" che da tempo "non si sentono più ben accette nella Chiesa".

A partire da questa mattina lo sguardo dei passanti nei pressi del Vaticano sarà attirato da una serie di manifesti che non pubblicizzano prodotti o candidati, ma vogliono invece levare la voce in difesa di qualcosa che proprio da quelle parti appare minacciato: la liturgia tradizionale, la Messa cosiddetta "in latino".

L'affissione, iniziata oggi, durerà per le prossime due settimane. Con l'auspicio che prelati e monsignori che ogni giorno entrano ed escono dalle sacre mura prestino attenzione alla frase che campeggia su tutti i manifesti: «Per amore del Papa. Per la pace e l'unità della Chiesa. Per la libertà della Messa tradizionale latina». Ciascuna delle quattro versioni riporta poi una citazione e l'immagine di uno dei pontefici che più direttamente hanno avuto a che fare con la liturgia tradizionale, quali San Pio V, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – a cominciare dalla "frase simbolo" con cui quest'ultimo restituiva piena cittadinanza a quella forma liturgica: «Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso». Proprio quello che, inspiegabilmente, sta avvenendo con le recenti misure vaticane che mirano a soffocare e porre fine a quel rito come se non fosse più «sacro e grande» e addirittura sia da considerarsi, appunto, «dannoso».

Non vi sono sigle poiché tutti i promotori «partecipano a titolo personale pur provenendo da diverse realtà cattoliche (come i blog Messainlatino e Campari & de Maistre, e le associazioni Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum e Ass. San Michele Arcangelo)», informa il comunicato stampa, in italiano e inglese, diffuso in concomitanza con l'affissione. Oltre a spiegare le ragioni dell'iniziativa il testo (così come lo slogan) offre un ulteriore contributo a sfatare quella narrazione diffusa, forse anche nelle sacre stanze, che tende a dipingere i fedeli tradizionalisti come una manica di ribelli, retrogradi e – manco a dirlo – nemici del Papa. I promotori agiscono invece «per amore del Papa, affinché sia paternamente aperto alla comprensione di quelle periferie liturgiche che da qualche mese non si sentono più ben accette nella Chiesa». Insomma, una richiesta filiale, da parte di "figli" della Chiesa che ultimamente vengono trattati da "figliastri", a partire dal motu proprio Traditionis Custodes del 2021, ma con particolare recrudescenza dopo che il cardinale Arthur Roche, prefetto del Culto Divino, ha emanato misure ancor più restrittive per legare le mani a quei vescovi che ancora si mostrassero troppo benevoli verso questa parte bistrattata del loro gregge.

Non contro ma pro, dunque – e d'altra parte a dichiarare guerra non sono stati certo i fedeli tradizionalisti. È persino curiosa l'ostinazione della gerarchia che suona le campane a morto per un rito antico e venerabile in nome della (pretesa) unità della lex orandi e al contempo sembra dar spazio a ben altre sperimentazioni liturgiche. Per esempio, la diocesi messicana di San Cristobal promuove l'inserimento di riti maya nella celebrazione della Messa e confida di ricevere l'approvazione romana. Adattamenti già ufficializzati per il rito congolese, :ohmy: che Papa Francesco ha pubblicamente e ripetutamente lodato, considerandolo un battistrada per il rito amazzonico. :shok: E d'altra parte in Belgio si sperimenta a un livello ulteriore, promuovendo apposite liturgie per la benedizione di coppie omosessuali e altre coppie irregolari. Il Santo Padre, stando alle recenti dichiarazioni pubbliche di mons. Johan Bonny, vescovo di Anversa, non avrebbe posto obiezioni: «Il Papa non ha detto né sì né no. "È la vostra competenza"». In breve: tutto appare lecito tranne ciò che la Chiesa ha proclamato e celebrato fino all'altro ieri.

A maggior ragione suona quantomeno bizzarro considerare un rito "scaduto" allo scoccare del Concilio Vaticano II. Ma è proprio ciò che pensa il cardinal Roche, affermando alla BBC che la liturgia tradizionale non va più bene perché «la teologia della Chiesa è cambiata». Eh già: la teologia di ieri, di oggi, di domani (che sarà superata dopodomani), risponderebbe il fedele medio delle "periferie tridentine", immedesimandosi nello sfogo cinematografico (colmo di ruspante ma innegabile sensus fidei) di Mario Brega di fronte al prete parolaio che pontificava sulla «Chiesa de ieri, de oggi, de domani...». Al contrario, proprio richiamandosi alla frase di Benedetto XVI sopra citata, il comunicato afferma che «la crescente ostilità nei confronti della liturgia tradizionale non trova giustificazione né sul piano teologico, né su quello pastorale». Un conto è lo sviluppo organico, ben altro è segnare una cesura tra una Chiesa pre e una Chiesa post. A meno di non voler rifondare la Chiesa da zero, assumendosi così prerogative che in teoria spetterebbero a Nostro Signore.

Una ulteriore spallata alla "narrazione" ecclesially correct viene dai frutti, così sintetizzati: « Le comunità che celebrano secondo il Messale del 1962 non sono ribelli alla Chiesa; al contrario, benedette da una costante crescita di fedeli e di vocazioni sacerdotali, costituiscono un esempio di salda perseveranza nella fede e nell'unità cattoliche, in un mondo sempre più insensibile al Vangelo, e in un tessuto ecclesiale sempre più cedevole a pulsioni disgregatrici». Per esempio, oltralpe (e non solo) i seminari tradizionali si riempiono laddove quelli diocesani si svuotano. Oppure guardiamo ai giovani e giovanissimi che ogni anno affollano il pellegrinaggio Parigi-Chartres, scandito proprio da funzioni in rito antico. È a questi frutti che i vescovi avranno guardato rispondendo per circa due terzi favorevolmente, o al massimo chiedendo qualche aggiustamento, in merito all'applicazione del motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, come ha ricostruito la giornalista Diane Montagna. Ma quel sondaggio fu "sapientemente" sintetizzato, per dire il meno, in funzione del Traditionis Custodes (cioè l'anti-Summorum Pontificum), che ha spazzato via tutto.

Ma nonostante l'«acerbo dolore» e la «grave ingiustizia», il comunicato esprime speranza, tanto più che «nella Chiesa dei nostri giorni, in cui l'ascolto, l'accoglienza e l'inclusione ispirano ogni azione pastorale», anche i fedeli e i sacerdoti che amano la liturgia tradizionale confidano di essere ascoltati, accolti e inclusi. «Chi va alla "Messa in latino" non è un fedele di serie B, né un deviante da rieducare o una zavorra di cui liberarsi». Avanzerà qualche grammo di sinodalità anche per loro?

http://blog.messainlatino.it/2023/03/la-liturgia-tradizionale-sorpresa-sui.html
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Paol

A quanti ne hanno la possibilità mi permetto di consigliare la messa secondo i riti del cristianesimo orientale, celebrati anche da Cattolici. Sono stati anch'essi colpiti dal liturgismo, ma forse non tutti e non così massicciamente come i riti Romano e Ambrosiano.
A Roma, per esempio, c'è il (collegio cattolico) Russicum.
Paol
"God, give us grace to accept with serenity
the things that cannot be changed,
Courage to change the things
which should be changed,
and the Wisdom to distinguish
the one from the other. "
di Reinhold Niebuhr,

Finnegan

Ho assistito a diverse Messe di rito orientale all'estero e posso testimoniare che malgrado siano profondamente diverse dalle nostre, non mi sono sentito straniero. La devozione e il senso di comunità che comunicano non si possono descrivere a parole. Tutti i riti della Chiesa esprimono la stessa fede, ma quello romano moderno ha suscitato molte perplessita e due cardinali ne hanno evidenziato non poche criticità
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Finnegan

#34
La Chiesa sarà piena di coloro che accettano compromessi. L'opera del diavolo s'insinuerà anche nella Chiesa in una maniera tale che si vedranno cardinali opporsi ad altri cardinali, e vescovi contro vescovi.
Parole della Beata Vergine apparsa ad Akita, Giappone, 1973


Come previsto, una reazione c'è stata e non penso sarà l'ultima. Fonte LifeSiteNews:

Nota dell'editore: Il testo che segue rappresenta la tesi del vescovo Athanasius Schneider secondo cui "la proibizione della Messa latina tradizionale è un abuso di potere ecclesiastico, e l'inosservanza di tale proibizione non costituisce di fatto una disobbedienza".

La liturgia romana tradizionale della Messa era la liturgia dei nostri antenati cattolici. È la forma di Messa con cui sono state evangelizzate la maggior parte delle nazioni europee (ad eccezione di alcuni Paesi dell'Europa orientale e dei riti ambrosiano e mozarabico), tutte le nazioni americane e la maggior parte delle nazioni africane, asiatiche e dell'Oceania.
"Ciò che le generazioni precedenti ritenevano sacro, rimane sacro e grande anche per noi" (Papa Benedetto XVI).
"Il problema del nuovo Messale sta nell'abbandono di una storia sempre continua, prima e dopo San Pio V, e nella creazione di un libro completamente nuovo (anche se compilato con materiale vecchio)" (cardinale Joseph Ratzinger).
La pubblicazione del nuovo Messale "è stata accompagnata da una sorta di proibizione di tutto ciò che l'ha preceduto, che non ha precedenti nella storia del diritto ecclesiastico e della liturgia" (cardinale Joseph Ratzinger).
"Posso dire con certezza, sulla base della mia conoscenza dei dibattiti conciliari e della mia ripetuta lettura dei discorsi dei Padri conciliari, che questo [cioè la riforma così come è ora nel nuovo Messale] non corrisponde alle intenzioni del Concilio Vaticano II" (cardinale Joseph Ratzinger).

La liturgia romana tradizionale della Messa è stata la liturgia di tutti i santi di rito latino che conosciamo almeno per tutto l'ultimo millennio; quindi la sua età è millenaria. Sebbene sia comunemente chiamata Messa "tridentina", la stessa forma di Messa era già in uso diversi secoli prima del Concilio di Trento, che chiese solo di canonizzare quella forma venerabile e dottrinalmente sicura della liturgia della Chiesa romana.
La liturgia romana tradizionale della Messa ha la più stretta affinità con i riti orientali nel testimoniare la legge liturgica universale e ininterrotta della Chiesa: "Nel Messale Romano di San Pio V, come in diverse liturgie orientali, ci sono preghiere molto belle attraverso le quali il sacerdote esprime il più profondo senso di umiltà e riverenza davanti ai Sacri Misteri: esse rivelano la sostanza stessa della Liturgia" (Papa Giovanni Paolo II).
Il Papa e i vescovi non hanno quindi l'autorità di proibire o limitare una forma così venerabile della Santa Messa, che è stata offerta dai santi per più di mille anni, così come il Papa o i vescovi non avrebbero l'autorità di proibire o riformare significativamente la forma venerabile del Credo apostolico o del Credo niceno-costantinopolitano, proprio a causa del loro uso venerabile, continuo e millenario.

Rispettare la proibizione abusiva di quella venerabile forma di Messa dei santi, emessa purtroppo dagli attuali ecclesiastici in un momento di crisi ecclesiale senza precedenti, costituirebbe una falsa obbedienza.
L'inosservanza dei divieti della Messa tradizionale non rende scismatici, purché si continui a riconoscere il Papa e i vescovi, a rispettarli e a pregare per loro.
Disobbedendo formalmente a una proibizione così inaudita di un patrimonio inalienabile della Chiesa romana, si obbedisce di fatto alla Chiesa cattolica di tutti i tempi e a tutti i Papi che hanno diligentemente celebrato e comandato la conservazione di quella forma venerabile e canonizzata della Messa.
L'attuale proibizione del rito tradizionale della Messa è un fenomeno temporaneo e cesserà. La Chiesa romana sta vivendo oggi una sorta di esilio liturgico, cioè la Messa latina tradizionale è stata esiliata da Roma; ma l'esilio, sicuramente, un giorno avrà fine.
Poiché la Messa latina tradizionale è in uso ininterrottamente da più di un millennio, santificata dalla ricezione universale nel tempo, dai santi e dai pontefici romani, essa appartiene al patrimonio inalienabile della Chiesa romana. Di conseguenza, in futuro i pontefici romani senza dubbio riconosceranno e ristabiliranno nuovamente l'uso di questa liturgia tradizionale della Messa.

I futuri papi ringrazieranno tutti i sacerdoti e i fedeli che, in tempi difficili, nonostante tutte le pressioni e le false accuse di disobbedienza, e in uno spirito di sincero amore per la Chiesa e per l'onore della Santa Sede, hanno mantenuto e trasmesso il grande tesoro liturgico della Messa tradizionale per le generazioni future.
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Finnegan

#35
Esaminiamo ora, per sommi capi, i principali cambiamenti in senso filo/protestante attuati nella "Messa di Paolo VI", sia nell'architettura liturgica sia nel Rito stesso.
Naturalmente ci occuperemo solo di quelli che sono più facilmente percepibili anche dai semplici fedeli, affinché tutti possano avere le idee chiare sulla discordanza che sussiste tra Rito nuovo e Rito tradizionale.

Cambiamenti architettonici nelle chiese
1) Abolizione sistematica delle balaustre, che delimitano lo spazio sacro del Presbiterio. L'area di quest'ultimo, che prima era riservata ai sacerdoti e agli altri ministri sacri, diviene ora aperta a tutti: chierici e laici. Risultato: abolizione del concetto di "luogo sacro", desacralizzazione del sacerdote, progressiva equiparazione pratica di clero e laicato.
2) Rivolgimento "verso il popolo" dell'altare per la celebrazione. Il sacerdote non si rivolge più a Dio per offrirgli il divino Sacrificio a favore dei fedeli, bensì verso il popolo nell'ambito di una semplice riunione di preghiera.
Da notare che nemmeno in antico l'altare fu mai rivolto "verso il popolo" bensì verso l'Oriente, simbolo di Cristo, come tra l'altro testimonia anche l'orientamento topografico di molte antiche Basiliche. L'altare, anzi la mensa "verso il popolo" è, invece, una creazione tutta personale di Lutero e degli altri pseudo/riformatori del XVI secolo.
3) Progettazione dell'altare, quasi sempre a forma di mensa, ossia di tavola per una cena. La Messa non è più Sacrificio espiatorio, ma diviene semplice cena fraterna. L'altare, infatti, richiama l'idea del Sacrificio offerto a Dio, la mensa invece richiama quella di un pasto comune nell'ambito di un semplice "memoriale". Per questo nei "templi" protestanti si usa – là dove esiste – sempre una mensa e mai un altare.
4) Il Tabernacolo, secondo le nuove rubriche della "Messa di Paolo VI", può essere rimosso dal centro del presbiterio. Recenti disposizioni, come, ad esempio, quelle della Conferenza Episcopale Italiana, hanno perfezionato l'opera, prevedendo un suo graduale spostamento in un'apposita cappella laterale. Per non irritare i protestanti; così la Presenza permanente di Nostro Signore Gesù Cristo nel Tabernacolo non disturberà più l'«irreversibile cammino ecumenico».
5) Al centro del presbiterio, in genere al posto del Tabernacolo, è situata ora la sede del sacerdote celebrante. L'uomo prende il posto di Dio, mentre la Messa diventa un semplice incontro fraterno tra l'assemblea e il suo "presidente" ossia l'ex sacerdote, ridotto ormai a semplice regista, "animatore liturgico" della nuova antropocentrica "Chiesa conciliare".
In quest'atmosfera da festa si inserisce, con l'approvazione entusiasta dei Vescovi, il filone yéyé delle varie orchestrine parrocchiali più o meno giovanili, destinato a riscaldare l'atmosfera con ritmi e ballabili vari (in non poche "eucaristie conciliari" si balla ormai a tutti gli effetti).

Cambiamenti dogmatico/liturgici nel rito della Messa
l) Sono abolite le preghiere iniziali ai piedi dell'altare al termine delle quali, tra l'altro, il sacerdote si riconosceva indegno di entrare nel Santo dei Santi per offrire il Sacrificio divino, e invocava l' intercessione dei Santi per essere purificato da ogni peccato.
Al loro posto, nella Nuova Messa antropocentrica il "presidente dell' assemblea" si effonde in una prolusione preliminare di benvenuto, spesso semplice preludio del suo scatenarsi in una "creatività liturgica" più o meno anarchica.
2) È abolito il doppio Confiteor (il primo era recitato dal solo celebrante, il secondo successivamente dal popolo) che distingueva il sacerdote dai fedeli, i quali gli si rivolgevano chiamandolo "pater", "padre".
Nella "nuova Messa", in cui il Confiteor è recitato una sola volta tutti insieme, il sacerdote per i fedeli non è più "pater" ma un semplice "fratello" alla pari con loro, democraticamente e protestanticamente annegato – appunto – nell'attuale "Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli...". insomma siamo "tutti fratelli...".
3) Le letture bibliche possono essere proclamate anche (oggi possiamo ben dire che sono proclamate invariabilmente) da semplici laici, uomini e donne.
Il tutto contro la proibizione risalente alla Chiesa dei primi secoli che aveva sempre riservato tale compito ai soli membri del clero a partire dal Lettorato, che era, appunto, uno degli Ordini minori attraverso i quali si diveniva chierici. Tra i protestanti, invece, non esiste clero, ma solo ministri e ministeri (per questo la "riforma di Paolo VI" ha abolito quelli che erano gli Ordini clericali minori e al loro posto ha istituito, appunto, dei... Ministeri: lettorato e accolitato) e chiunque – uomo o donna – ha accesso all'ambone...
4) Nell'Offertorio dell'antica Messa il sacerdote offriva Cristo come Vittima al Padre in propiziazione ed espiazione dei peccati con parole inequivocabili: "Accogli, o Padre Santo... questa Vittima immacolata che io, indegno tuo servo, Ti offro... per i miei innumerevoli peccati... e per tutti i fedeli cristiani vivi e defunti [...]. Quest'offerta dia a me e a essi la salvezza e la vita eterna".
Quest'aperta sottolineatura dell' aspetto propiziatorio della colpa ed espiatorio della pena nella Messa è sempre stata indigesta per i Protestanti, tanto che le prime parti dell'antica Messa Romana soppresse da Martin Lutero furono proprio le preghiere offertoriali. Adesso, nell'Offertorio della "nuova Messa" di Paolo VI, il "presidente dell'assemblea" – ex sacerdote – offre solo pane e vino affinché diventino un indeterminato "cibo di vita eterna" e una quanto mai vaga "bevanda di salvezza". L'idea stessa di Sacrificio propiziatorio ed espiatorio è accuratamente cancellata.
5) Nella "Messa di Paolo VI" il Canone Romano è, sì, mantenuto, tanto per salvare la faccia, ma in forma mutilata. Gli sono state però affiancate, col chiaro scopo di soppiantarlo gradualmente, altre tre nuove "preghiere eucaristiche" (II, III, IV) più aggiornate, frutto della collaborazione di sei "esperti" protestanti, nelle quali – tanto per intenderci – il "presidente dell'assemblea" ringrazia Dio "per averci ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale" (Preghiera II), fondendo il suo ruolo e quello dei semplici fedeli in un unico "sacerdozio comune" di luterana memoria; oppure, ancora, si rivolge a Dio lodandolo perché Egli continua "a radunare... un popolo, che (nell'edizione latina è detto ut, cioè "affinché") da un confine all'altro della terra offra... il Sacrificio perfetto" (Preghiera III), dove il popolo – e non più il solo sacerdote – sembra diventare l'elemento determinante affinché avvenga la consacrazione.
Nella seconda fase del piano di protestantizzazione, nel "Messale di Paolo VI" sono state inserite altre quattro "Preghiere eucaristiche" che si spingono ancora oltre.
Vi si afferma, infatti, che Cristo "ci raduna per la santa cena" (concetto e terminologia del tutto protestanti), mentre il "presbitero-presidente conciliare" non chiede più che il pane e il vino «diventino» il Corpo e il Sangue di Cristo (come ancora faceva nelle "Preghiere" II, III e IV), ma solo che "Cristo sia presente in mezzo a noi con il suo corpo e il suo sangue". Una semplice e vaga "presenza" di Cristo "in mezzo a noi". Niente più transustanziazione, né Sacrificio espiatorio e propiziatorio. Senza dei quali, però – dovrebbe essere superfluo ricordarlo – non esiste neppure la Messa
.
Il "sacrificio", di cui si parla successivamente nella medesima "Preghiera eucaristica", deve intendersi, dunque, necessariamente solo come "sacrificio di lode" (cosa ancora accettata da Lutero e compagni, i quali invece rifiutavano assolutamente l'idea di sacrificio espiatorio e propiziatorio).
6) Nel nuovo rito di Paolo VI in tutte le "Preghiere eucaristiche" (compresa la prima) è stato fatto scomparire il punto tipografico che precede le parole della Consacrazione. Nell'antico Messale Romano questo punto fermo obbligava il sacerdote a interrompere la semplice "memoria" degli eventi dell'Ultima Cena, per iniziare invece a "fare", ossia a rinnovare incruentamente, ma realmente, il divino Sacrificio.
Il presbitero-presidente conciliare si trova ora in presenza di due punti tipografici, che finiranno per spingerlo – psicologicamente e logicamente – a continuare solo a far memoria, e a pronunziare dunque le formule di Consacrazione con intenzione solo commemorativa (esattamente come nella cosiddetta "santa cena" protestante).
7) È abolita la genuflessione del sacerdote immediatamente dopo la Consacrazione di ciascuna delle due Specie, genuflessione con cui egli esprimeva la fede nell'avvenuta transustanziazione a motivo delle parole consacratorie appena pronunciate. Cosa assolutamente inaccettabile per i Protestanti, i quali, com'è noto, negano il Sacerdozio derivante dal Sacramento dell'Ordine con tutti gli speciali poteri spirituali che ne conseguono.
Ora, invece, nella "Nuova Messa" di Paolo VI il "presidente dell'assemblea" s'inginocchia una sola volta e non immediatamente dopo la consacrazione, bensì solo dopo aver elevato ciascuna delle due Specie per mostrarle ai fedeli presenti, ciò che risulta pienamente accettabile per i Protestanti, per i quali Cristo diviene presente (senza alcuna transustanziazione) sulla "mensa" della "santa cena" esclusivamente grazie alla fede dell'assemblea.
È evidente che, per l'ennesima volta, il "nuovo rito" dei conciliari viene largamente incontro ai cosiddetti "fratelli separati".
8] L'acclamazione dei fedeli al termine della Consacrazione, pur presa dal Nuovo Testamento, è in quel momento del tutto inopportuna e fuorviante: introduce, infatti, un ennesimo elemento di ambiguità presentando un popolo "in attesa della Tua [di Cristo] venuta" proprio mentre Egli, invece, è realmente presente sull'altare come Vittima del Sacrificio espiatorio/propiziatorio appena rinnovato.
La cosa – come del resto tutte le altre modifiche e innovazioni – si rende più evidente quando la s'inquadra nel contesto generale di tutti gli altri mutamenti.
9) Nell'antico Rito Romano al momento della Comunione i fedeli, umilmente inginocchiati, ripetevano a imitazione del centurione (Mt. VIII, 8]: "O Signore, non sono degno che Tu entri nella mia casa, ma di' solo una parola e l'anima mia sarà guarita", espressione di esplicita fede nella Presenza reale del Signore sotto le sacre Specie.
Nella "Messa di Paolo VI", invece, i fedeli si limitano a dire di non esser degni di "partecipare" alla "tua mensa", espressione del tutto indeterminata, perfettamente accettabile anche in ambiente protestante.
10) Nell'antica Messa Romana l'Eucaristia veniva ricevuta obbligatoriamente in ginocchio, sulla lingua e usando ogni precauzione per evitare la caduta di frammenti (con l'uso di un piattino).
Nella "Messa di Paolo VI", invece, secondo la solita strisciante tattica modernista, si cominciava col prevedere "ad experimentum" la semplice possibilità di ricevere la Comunione in piedi. In breve tempo, la Comunione in piedi è stata resa praticamente obbligatoria. Successivamente, è stata introdotta – ad opera delle varie Conferenze Episcopali – la Comunione sulla mano, entusiasticamente propagandata da un "clero conciliare" senza più fede e completamente indifferente di fronte agli inevitabili sacrilegi, volontari o meno, ai quali viene così sottoposto il Corpo di Cristo. Con la "Pandemia" del 2020 la Comunione in mano è diventata praticamente obbligatoria dappertutto.
11) La distribuzione della SS.ma Eucaristia non è più riservata al Sacerdote o al Diacono come stabilito fin dall'epoca apostolica; dietro autorizzazione del Vescovo, ora godono della stessa facoltà anche Suore o semplici laici.

Conclusione
Ricordiamo qui, per concludere, il grave ammonimento di quel celebre studioso di sacra Liturgia che fu Dom Prospero Guéranger. "Il primo carattere dell'eresia anti/liturgica è l'odio per la Tradizione nelle formule del culto divino. Ogni settario che vuole introdurre una nuova dottrina si trova infallibilmente in presenza della Liturgia, che è la Tradizione alla sua massima potenza, e non potrebbe aver riposo senza aver messo a tacere questa voce, senza aver strappato queste pagine che racchiudono la fede dei secoli passati".
Petrus
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Riverrun, past Eve and Adam's, from swerve of shore to bend of bay, brings us by a commodius vicus of recirculation back to Howth Castle and Environs

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