Desocializzazione e condizione maschile

Aperto da Finnegan, 18 Febbraio 2018, 02:53:35 PM

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La duplicità crea un'ulteriore condizione che lo spirito buono deve sopportare e che fa da coronamento alle sofferenze causate dallo scoraggiamento, dal disorientamento e dalla demoralizzazione: l'insicurezza. La desocializzazione spesso offre il contrario di un ambiente umano ordinato e sicuro per la persona spiritualmente sana.
Inoltre il relativismo erode costantemente nel pensiero e nella prassi qualsiasi punto di riferimento fisso e radicato, così i rapporti sicuri vengono messi a dura prova o perduti, e ciò che si reputa giusto viene messo continuamente in discussione.
La diffusione della pratica della duplicità, dal canto suo, significa che non vi è costanza nel pensiero e nell'azione degli altri, che le posizioni vengono continuamente modificate, e che non si può fare affidamento sulle persone. Quasi fosse vittima di un terremoto continuo che fa tremare e crollare mura e pavimenti, l'ambiente umano si trova in uno stato di moto perpetuo perché non è basato su salde fondamenta di verità.
Come se tutto questo non bastasse, la società di massa — come si è visto — è propensa a generare rapidi cambiamenti e instabilità nell'ambiente di una persona, sottoponendo ciò che è familiare e noto ad alterazioni costanti. A peggiorare le cose contribuisce il processo di deculturalizzazione che rende la continuità culturale sempre più elusiva. Di fronte a tutte queste realtà, spesso interconnesse, la persona spiritualmente sana è afflitta dall'incertezza e dalla mancanza di fiducia in se stessa, una condizione di insicurezza che esercita un'ulteriore pressione e aggrava una tensione già molto intensa. (Segue)
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La desocializzazione nella sua forma radicale combatte la salute spirituale di cui l'uomo buono è portatore anche in modo molto semplice. La persona di buona volontà aspira ad essere un buon vicino, ma che cosa succede se i vicini non ci sono? Mettete un individuo che può fare del bene su un'isola deserta e vedrete che le sue azioni non produrranno molto. Togliete a un grande pianista il suo pianoforte e non potrà suonare la sua musica. La persona spiritualmente sana esprime amore e verità, quindi opera a beneficio della salute spirituale di coloro che le stanno intorno, contribuendo alla costruzione della comunità. Ma toglietele la famiglia, gli amici, i vicini e tutto il resto (o svuotate del loro contenuto autentico questi rapporti) e tutto ciò diventa inutile. Desocializzare l'uomo buono significa ostacolare o negare il suo apporto positivo all'ambiente umano. Gli effetti benefici del suo essere, collocato in una sorta di vuoto sociale, vanno perduti. Così il contesto culturale non solo provoca demoralizzazione e disorientamento nelle persone spiritualmente sane, ne risucchia le energie e ne indebolisce la volontà ma, tramite i processi che portano al loro isolamento, agisce contro i potenziali effetti di contrasto e opposizione di quanti sono impegnati nella salute spirituale. (Segue)
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Tuttavia la desocializzazione nella sua forma radicale non si limita a isolare l'uomo spiritualmente sano: gli impedisce l'incontro e l'azione in comunione con i suoi simili spirituali. L'unione fa la forza, e l'azione comune non solo procura un sostegno reciproco, ma permette di accrescere il bene che può esser fatto. La concentrazione di risorse fa aumentare esponenzialmente il valore complessivo dei beni. Mentre le persone che combattono da sole possono essere eliminate una per una, l'avanzata di interi eserciti è tutt'altra cosa. È chiaramente nell'interesse funzionale di questo modello culturale impedire un processo di azione comune, anche perché l'unione fra le anime sane, e la loro cooperazione, corrisponde esattamente alla formazione di quella comunità vera che la cultura desocializzata spesso combatte, perché costituisce un nemico mortale simile agli anticorpi in un corpo malato. Quando le persone di buona volontà vengono isolate grazie ai processi naturali della desocializzazione, nel momento in cui vengono a mancare i punti di accesso sociale e viene ostacolata la creazione di connessioni con gli altri, diventa molto difficile per loro entrare in contatto con i propri simili. I sentieri dello sparso esercito di persone spiritualmente sane non si incontreranno più perché la giungla non fa che cancellare le tracce che lo permetterebbero. La tentazione, inoltre, di starsene zitti, la riluttanza a pronunciarsi, l'esperienza del tradimento, il sospetto degli altri, il prosciugamento dell'energia — fenomeni che hanno luogo nella condizione di anonimia — rendono ancora più arduo alle anime sane riconoscersi fra loro ed entrare in contatto. Per queste vie le forze della salute spirituale sono soggette a meccanismi che operano per la loro separazione e frammentazione, rendendole avversari ancora meno pericolosi.
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L'attacco all'anima sana va tuttavia ben oltre la demoralizzazione, il disorientamento e l'isolamento, perché contempla anche un'aggressione costante ed endemica. Per comprendere questo processo è necessario sprofondare nei recessi del lato oscuro, impresa peraltro poco piacevole. L'ostilità all'amore e alla verità, il rifiuto di sentirsi inferiori, la sete di potere, il rigetto della comunità, queste e altre caratteristiche contraddistinguono l'uomo che vive nelle tenebre spirituali. C'è quindi un'aggressività naturale nei confronti di coloro che vivono la vita secondo lo Spirito, poiché sono a priori malvisti, per non parlare dell'ostilità nei confronti della loro presenza e del loro ruolo. Coloro che cercano di costruire (implicitamente o esplicitamente) il regno dei cieli fra gli uomini, operano in favore di strutture e processi che necessariamente inibiscono e ostacolano coloro che agiscono in senso contrario. Questa battaglia spirituale, innata nella cultura umana, implica che le anime sane siano soggette agli attacchi delle parti avversarie, le quali reclamano la libertà di essere ciò che sono e di fare ciò che vogliono, e sono ostili a qualsiasi interferenza, anzi, spesso attaccano con ferocia inaudita ciò che va o potrebbe andare contro di loro. È quindi ora il caso di analizzare questi tipi di attacco in profondità e di comprenderne le ragioni a monte.
Vi è un paradosso riguardo al lato oscuro. Per quanto le anime malate abbiano scelto di vivere nelle tenebre, raramente desiderano che qualcuno ricordi loro che cosa sono; sembrano non voler percepire gli abissi nei quali sono sprofondate, e vorrebbero ignorare o dimenticare ciò che sono diventate. Ugualmente, preferiscono non ricordare le malvagità che possono aver commesso nel perseguire i propri ristretti profitti personali. In tale contesto, e dato questo desiderio di non voler essere messi a nudo, la persona spiritualmente sana costituisce una grave minaccia di smascheramento. Di fatto l'uomo che vive la vita secondo lo Spirito porta in sé una luce che illumina i misfatti e la malattia spirituale degli altri.
Come la sporcizia di uno straccio sudicio viene messa in risalto se accostata a una tela pulita, così l'incontro con l'individuo che ha salvaguardato la propria anima costringe colui che è caduto spiritualmente a constatare in tutta evidenza la realtà del proprio essere. Questa verità lo colpisce come uno schiaffo in pieno viso. Egli diventa simile al pipistrello che si sente al sicuro nell'oscurità della caverna fino al momento in cui viene accesa una torcia, oppure — per fare ricorso a un'altra immagine — come un mostro che vive in un tunnel sotterraneo e si rende conto dell'orrore del proprio corpo solo quando qualcuno si avvicina con una lanterna. In questo contesto, la persona spiritualmente malata reagisce con aggressività, perché per annullare la crisi della verità, che la affligge e le provoca dolore, deve allontanarsi o distruggere il suo contrario, deve attaccare proprio quella realtà che le rivela ciò che è. Non va dimenticato, fra l'altro, che l'aggressività è l'emozione naturale per quegli esseri umani che hanno qualcosa da nascondere. È così che l'uomo di buona volontà, nell'essere fedele a se stesso, diventa vittima dell'aggressività perpetrata da coloro che non vogliono far risplendere su di sé la luce di cui egli è portatore.
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Una quantità di riflessioni ancora maggiore emerge quando focalizziamo l'attenzione sulla posizione sociale e sul denaro. Nella società, premi e riconoscimenti dovrebbero spettare ai virtuosi, a coloro che hanno talento e fanno bene le cose. Lo storico preparato, piuttosto che l'inetto, dovrebbe occupare la cattedra universitaria; la figura pubblica onesta, più che la canaglia, merita la fiducia del popolo; la madre che ama i propri figli, più che la scansafatiche, dovrebbe guadagnarsi la nostra stima. Ma questo principio generale è inaccettabile per la persona spiritualmente malata, che per sua natura brama il potere, il prestigio e la ricchezza. Ciò che le importa è non tanto come si arriva a queste cose, ma che ci si arrivi tout court. Per citare il famoso detto: il fine giustifica i mezzi, e se c'è una cosa che contraddistingue il lato oscuro, è questa aspirazione a essere "importanti" in un modo o nell'altro, collegata alla prontezza ad essere disonesti pur di arrivarci. Ancora una volta è evidente che coloro che vivono nelle tenebre non agiscono o pensano facendo riferimento alla verità, bensì vivono secondo i parametri di questo mondo, e ciò che interessa loro veramente è che la società li consideri "importanti", che ciò corrisponda a verità o meno. Da qui il passaggio all'inganno è breve. Queste persone vogliono ottenere i premi e il prestigio che dovrebbero andare a coloro che li meritano, e sono impostori fin troppo predisposti a defraudare i veri meritevoli.
Da questo punto di vista diventa evidente come la presenza di talento e virtù negli altri costituisca una minaccia per l'anima malata: se premiati, questi la priverebbero di ciò che desidera. Le qualità degli altri mettono in pericolo le sue potenziali acquisizioni, soprattutto in due aree: quella del potere e quella del lavoro. In una comunità il comando a tutti i livelli dovrebbe essere nelle mani di coloro che posseggono le qualità spirituali per garantire decisioni corrette e benefiche. Il loro potere dovrebbe essere impiegato a beneficio degli altri, e questo è vero per i capi di governo come per i capistazione. Invece la persona spiritualmente malata vuole il comando per l'importanza e per i benefici materiali che ne può ottenere, secondo una prospettiva prevalentemente egoistica in cui sono assenti le responsabilità più ampie nei confronti della comunità. Poiché il potere gli spetta per merito, l'uomo che vive la vita secondo lo Spirito diventa il rivale mortale. Così l'individuo che vuole governare bene — o che vuole che i treni arrivino in orario — perché è cosa buona in sé diventa un nemico da attaccare. Di fatto, con il gran parlare che si fa oggi in termini mercatisti della legittimità della competizione, non si sta fabbricando a volte una copertura per combattere coloro che hanno talento? E una volta affermato che siamo tutti identici, non è questo un modo per accantonare le aspirazioni dei più capaci?
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#15
(Ritratto della nostra classe politica e della nostra burocrazia)

La persona spiritualmente malata non si limita al risentimento nei confronti del talento di coloro che insidiano la sua acquisizione di profitti e prestigio, ma si oppone attivamente all'impulso a lavorare bene. Per converso, i sani di spirito si oppongono naturalmente a coloro che aspirano a premi e conferme senza meritarli, o a quelli che trascurano le loro responsabilità nei confronti degli altri, o che non fanno le cose come vanno fatte. Per tutti questi motivi, l'uomo che vive nell'oscurità vede le persone di buona volontà come ostacoli sul proprio cammino, rivali nella lotta per l'avanzamento nel mondo e contrari ai suoi profitti illegittimi.
La reazione naturale a questa rivalità e opposizione sul piano del denaro e del successo è l'aggressione alle anime sane da parte di coloro che vivono nell'oscurità. L'intensità e la frequenza di questa reazione che si esprime attraverso quattro forme principali — mascheramento, isolamento, dominio e inganno — riflettono l'importanza immensa che viene attribuita a questi "beni". Esaminiamo per primo il maschera¬mento. Per raggiungere i loro fini, coloro che vivono nell'oscurità si danno all'imitazione, alla falsificazione e all'inganno. Fingendo di essere dotati di virtù e di talento, indossano la maschera di colui che lavora a beneficio degli altri. Facendo credere di essere persone di valore praticano un inganno, mentre le anime sane, essendo portate alla verità, hanno una propensione naturale alla spontaneità. Le persone spiritualmente malate, al contrario, propendono per il calcolo, con la speranza di arrivare alla ricchezza e al successo terreno tramite la simulazione. In tal modo la persona spiritualmente sana viene esclusa dalla gara e allontanata dal campo.
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In secondo luogo la persona di buona volontà diventa vittima di un processo di isolamento. Uno dei modi migliori per contrastare il suo ruolo e il suo impatto, e per allontanare la sfida che essa rappresenta, è privarla della compagnia del prossimo, di punti di contatto, di possibilità di partecipazione. In una parola, desocializzarla. Il risultato di questa strategia è che le viene sottratto spazio d'azione, un contesto nel quale operare, l'acqua in cui nuotare. Allontanandosi dall'uomo che vive la vita spirituale autentica, abbandonandolo in una vera e propria terra di nessuno, privandolo di un teatro per le sue azioni, le persone spiritualmente malate si rendono conto che, nonostante tutte le sue virtù e il suo talento, l'uomo spiritualmente sano incontrerà grosse difficoltà nell'esprimerli. La gamma di opportunità è stata drasticamente ridotta. Il pianista non può suonare la sua musica meravigliosa perché non ha più il pianoforte o, se ce l'ha ancora, gli mancano molti tasti. Così, quelli che suonano male, a dispetto di tutti i loro errori e della cattiva qualità della loro esecuzione, trarranno vantaggi immediati da una simile situazione. La strategia è diabolicamente semplice: basta isolare l'uomo buono e la sua concorrenza sarà meno pericolosa, anzi, egli può perfino sparire dalla scena.
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In terzo luogo si fa uso del potere per piegare l'uomo di buona volontà e sottometterlo al sistema dominante. Se tramite la ricchezza, il controllo politico, la pressione economica o altri meccanismi, la persona spiritualmente sana può venire subordinata e sottomessa, la minaccia da lei rappresentata può assottigliarsi, se non essere neutralizzata per sempre. Contrastando e tenendo sotto controllo le sue potenzialità, si può impedire che si esprima per ciò che è. Ciò costituisce un altro motivo dell'insaziabile sete di potere da parte di coloro che vivono nell'oscurità: sanno che si tratta di un'arma potente, tramite cui debellare la minaccia rappresentata da coloro che portano la luce dentro di sé. Questo esercizio del potere, spesso di natura economica, è variamente accompagnato dall'aggressione, dalla diffamazione, dall'inganno e dalla denigrazione, che a volte può diventare sadica. Infatti, l'uomo che vive nell'oscurità spesso trae piacere dal mettere in atto tale subordinazione, perché essa riduce il suo senso di inferiorità nei riguardi di colui che vive la vita secondo lo Spirito. Nell'attaccare chi gli è spiritualmente superiore, l'anima malata dà libero sfogo alla rabbia e al risentimento per ciò che è.
In questa affermazione del proprio dominio si riscontra una caratteristica sgradevole che richiede un commento. L'esercizio del potere comporta una sensibilità naturale alla forza e alla debolezza: nell'aggredire la persona spiritualmente sana coloro che vivono nell'oscurità tentano di generare debolezza, oppure, prima di attaccare, aspettano che la persona spiritualmente sana si sia indebolita. Al pari di iene che cercano per prima cosa di ferire le zampe dell'antilope, le persone spiritualmente malate avvertono che il loro attacco va sferrato nel momento in cui la vittima designata è più debole, sia a causa di una condizione di povertà o del dolore causato dalla solitudine o per via della frustrazione professionale e lavorativa.
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Vi è infine il tentativo di corrompere l'individuo che cura la propria anima. Inducendolo ad abbracciare la causa del lato oscuro, e quindi a passare dalla parte del nemico, il pericolo rappresentato dalle sue virtù e dal suo talento verrebbe rimosso. Il suo cambiamento annullerebbe così la minaccia. Nella cultura desocializzata nella sua forma radicale, nella conversazione come nell'azione — attraverso la persuasione e l'esempio, le pressioni e l'incitamento — la persona di buona volontà viene incoraggiata a smettere di essere ciò che è. Il processo di corruzione può assumere forme diverse. Si cerca, ad esempio, di convincere l'individuo buono del fatto che l'uomo e l'esperienza umana si conformino in un modo o nell'altro al paradigma materialista di analisi, e che egli dovrebbe pertanto adottare tale approccio. L'anima sana viene così attirata verso modi di comportamento e di pensiero che pescano nelle profondità del lato oscuro, e incoraggiata al compromesso e alla rinuncia ai propri princìpi. In generale, quanti vivono nell'oscurità hanno un atteggiamento vampiresco nei confronti di coloro che vivono la vita dello Spirito; cercano di succhiare il loro sangue e di trasmettere loro le proprie caratteristiche. Ciò appare conveniente da un punto di vista molto specifico: dopo tutto sono proprio gli uomini di buona volontà con le loro croci, e non gli altri vampiri, a costituire un pericolo per i morti viventi. Questa tattica di corruzione è forse la più efficace di tutte, perché mentre nelle altre tre il concetto è quello di vincolare e ostacolare la persona spiritualmente sana, di piegarla e di emarginarla, in questo caso l'obiettivo è quello di modificarne la natura. Il morso del vampiro, in fin dei conti, ha un effetto devastante. La vittima si trasferisce in un'altra dimensione, cessando di costituire un pericolo, per sempre.
In modo del tutto prevedibile, molti di questi attacchi alle persone spiritualmente sane sono legittimati (e favoriti) dal paradigma materialista. I responsabili non hanno difficoltà a trovare argomenti per difendersi, visto che le loro aggressioni sono incoraggiate e addirittura giustificate in tutte le loro forme. Ad esempio, potrebbero sostenere che le loro azioni siano predeterminate e quindi che non ne sono responsabili — una licenza a fare ciò che si vuole, o che la verità è relativa e le loro opinioni valgono quanto quelle di chiunque altro — un'altra licenza a fare ciò che si vuole, o ancora, rabbia e rancore possono venire legittimati in nome di impulsi psichici profondi e animaleschi. L'uso del potere in tutte le sue forme — ma soprattutto quello economico — finalizzato a piegare la persona di buona volontà può essere inoltre avallato da tesi di natura poterista o economicista: non si sta forse semplicemente facendo ciò a cui l'uomo è naturalmente portato? E ancora, la falsità e l'inganno possono essere difesi facendo riferimento a idee relativiste che annullano qualsiasi fondamento oggettivo in base al quale stabilire standard di qualità. È inoltre possibile infischiarsene di quello che accade alla persona spiritualmente sana, del suo destino doloroso e infelice, dello spreco di potenzialità, adducendo concetti deterministi che inducono a definire la vita così: il risultato di varie forze impersonali quali la società, l'economia, la lotta per il potere...
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PARTE SECONDA: LINEE D'AZIONE
(Nota: il lettore di mente aperta saprà scremare termini che non corrispondono ad idee particolari, per concentrarsi su elementi fondamentali per tutti, che saranno evidenziati in grassetto).

Attraverso queste pagine il lettore è stato accompagnato lungo una sorta di itinerario dantesco :lol: che ripercorre le diverse tappe dell'aggressione all'anima e i colpi che le sono stati inflitti: l'idea che l'anima non esista e la conseguente dissuasione a curarla; l'attacco a caratteristiche fondamentali della vita secondo lo Spirito e l'incentivazione del lato oscuro della spiritualità umana, in particolare attraverso l'incoraggiamento dell'individualismo egoistico; l'instaurarsi di un modello culturale dotato di efficaci meccanismi di autoriproduzione, che appunto sostiene questi processi e genera sistematicamente malattia spirituale. A questa aggressione hanno contribuito anche altri sviluppi storici, specialmente l'indebolimento della cultura cristiana e l'ascesa della società di massa.
In questo inizio del terzo millennio gli esseri umani mostrano spesso una totale inconsapevolezza di ciò che sono. Con tutte le sue stupefacenti conoscenze scientifiche e tecnologiche, l'uomo post-moderno è caratterizzato da vaste aree di ignoranza agghiacciante, soprattutto su di sé. Ha dimenticato chi è veramente, è regredito. Eppure questa caduta costituisce al tempo stesso un invito a opporsi a ciò che è avvenuto, a comprenderne il significato e attivare le proprie energie dirigendole verso l'alto e verso l'esterno.
Le riflessioni del fisico F.A. Wolf al proposito sono incisive:
«L'approccio occidentale alla vita sembra condurre sempre più a un "freddo" isolamento; questa insularità fa sì che molte persone siano in grado di comunicare con il mondo soltanto da dietro lo schermo di un computer o dai confini del proprio ufficio. Ci stiamo distaccando gli uni dagli altri, e questa mancanza di comunione esige il suo pedaggio [... ] Definisco questo sentimento "perdita dell'anima", e lo considero il malessere generale della civiltà occidentale — la perdita di un senso sacro della vita»`.
La negazione dello spirito si riflette in una società che in molti punti è segnata da frammentazione e divisione, spaccature e faglie, vuoti e distanze, fratture e disfacimento. All'inizio del ventunesimo secolo, la condizione dell'uomo contemporaneo è sempre più caratterizzata da separazione, distacco e disimpegno. La figura dell'eremita scontento emerge in modo crescente come modello della vita post-moderna. Così la divisione si propaga nella nostra casa collettiva ormai in frantumi: fra uomini e donne, mariti e mogli, genitori e figli; fra parenti, vicini e fra generazioni; fra datori di lavoro e dipendenti, proprietari e inquilini, politici ed elettori, governanti e governati; fra compagni di lavoro e colleghi di ufficio; fra coloro che vendono e coloro che comprano, fra professionisti e committenti; fra insegnanti e scolari, clero e comunità dei fedeli; fra medici e pazienti, forze dell'ordine e cittadini; fra gruppi politici, confessioni religiose ed etnie diverse; e fra connazionali. Quell'«amicizia civile» di cui parlava Maritain si è ormai assottigliata. Queste divisioni costituiscono la sostanza della desocializzazione. Lo spazio vuoto che si è allargato fra uomo e uomo affonda le radici nella frattura tra l'individuo e la propria anima, ma anche nella divisione fra uomo e Dio: nel volgere le spalle allo spirito respingiamo le nostre origini divine, la nostra vocazione e il nostro destino. Nell'allontanarci da Dio non possiamo che allontanarci l'uno dall'altro. «Tutte le persone sole» cantavano Lennon e McCartney, «da dove vengono?». Ci auguriamo che questo libro abbia dato qualche risposta.
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