Desocializzazione e condizione maschile

Aperto da Finnegan, 18 Febbraio 2018, 02:53:35 PM

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Finnegan

Questo modello culturale è stato segnato anche da uno svuotamento del nostro patrimonio antropologico — il depauperamento culturale è presente ovunque. Abbiamo inoltre dovuto affrontare una serie di cesure con il nostro passato. Di fatto, in tempi recenti siamo stati soggetti a livelli elevati di deculturalizzazione e abbiamo assistito alla scomparsa di abitudini e costumi, accordi e convenzioni, princìpi e rituali condivisi che un tempo erano alla base del senso della comunità. Allo stesso tempo, si è registrato un sempre minor rispetto per certe istituzioni e sistemi di guida; il sacro è tramontato su più orizzonti. Gran parte del patrimonio antropologico tramandato, che un tempo operava a favore della coesione sociale, è andato disperso o smarrito per sempre.
L'uomo britannico, e occidentale, vive in un contesto in cui molti antichi punti di riferimento culturali e morali sono stati spazzati via da un terremoto storico. Intorno a sé, nel paesaggio post-moderno, spesso non vede che il vuoto. Non solo non gli è chiaro che cosa il suo ambiente si aspetti da lui, ma sperimenta anche l'assenza di amore e di verità. In tale contesto destrutturato nasce un sentimento di perdita, l'ignoto diventa padrone della scena, e si stringe la morsa del disagio e dell'ansia. Oggigiorno la paura è spesso nell'aria.
In The Crisis of the Human Person (1949), J.B. Coates scrive: «in mezzo questa confusione è naturale chiedersi se non ci sia alcuna roccia di verità su cui poggiare sentendosi sicuri che sia inattaccabile, e che rimanga salda nella tempesta di scetticismo che infuria intorno».
Imbarcandoci in un progetto di ricostruzione, dobbiamo riflettere su quali possano essere quelle "pareti" e quella "roccia" nuove.

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Finnegan

Senza alcun dubbio ci troviamo davanti a una trasformazione di proporzioni epocali. L'uomo britannico (e occidentale) è chiamato a confrontarsi con una situazione senza precedenti, che lo colloca in un contesto finora mai sperimentato. La prospettiva storica utilizzata in questo libro ha costantemente cercato di evidenziare e illuminare questa realtà. Che tale mutamento titanico fosse incombente era stato previsto da molti pensatori e osservatori dei tempi moderni, ma vi sono state anche grandi intuizioni sul sopravvenire di un momento culminante o risolutivo.
Scriveva Walt Whitman : "Nessuno sa che cosa può accadere ma tutti sanno che stanno per accadere cose tali da causare le più grandi convulsioni morali della terra"
Weber, da parte sua, aveva previsto un uomo moderno chiuso in gabbia, chiedendosi quali reazioni ne sarebbero scaturite. Mentre negli lo scienziato tedesco Max Planck scriveva: "Viviamo un momento della storia davvero singolare. È una crisi nel senso letterale della parola. In tutti i campi della nostra civiltà spirituale e materiale sembriamo essere arrivati a una svolta cruciale. Questo spirito si rivela non solo attraverso lo stato attuale delle questioni pubbliche ma anche nell'atteggiamento generale nei confronti dei valori fondamentali della vita personale e sociale".
"La civiltà occidentale oggi sta attraversando uno dei momenti più critici della storia" osservava C. Dawson nello stesso decennio, "in ciascun settore della vita i principi tradizionali sono stati scossi e screditati, e ancora non sappiamo che cosa li sostituirà"; negli anni Quaranta, Jacques Maritain pubblicava Il crepuscolo della civiltà. "Ci furono mai nella storia" chiedeva Bonhoeffer nello stesso periodo, "uomini con un terreno tanto insicuro sotto i piedi?".
"Tutti noi" dichiarava Solzenicyn negli anni Settanta, "ci siamo avvicinati al bordo estremo della grande catastrofe storica, del diluvio che inghiotte le civiltà e cambia le epoche". "Mano a mano che il ventesimo secolo si avvicina alla sua conclusione cresce la convinzione che, con esso, molte altre cose stiano finendo" scriveva C. Lasch. "I nostri tempi sono assediati da annunci di tempesta, presagi, indizi di catastrofi".
"Quanti moti tenebrosi nel mondo civile!". La tesi del presente libro, è che la nostra crisi nasce da certi errori fondamentali dell'età moderna, basati a loro volta su un errore cruciale. Come aveva notato Leo Strauss: "la crisi della modernità su cui stiamo riflettendo ci suggerisce che dovremmo tornare indietro. Ma tornare a che cosa? Ovviamente a una civiltà occidentale nella sua integrità pre-moderna".*

* Da non confondere con il ritorno all'età della pietra.
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Guardando alla fisionomia dell'esperienza umana sul finire del Novecento e nell'era post-moderna si possono costatare sviluppi che suscitano angosce profonde. È come se una folla di oche guardiane si fosse data appuntamento a una determinata ora per lanciare all'unisono un grido di avvertimento. Ma che cosa significa tutto ciò, e come possiamo penetrare il significato profondo di questa cacofonia? Il diffondersi della desocializzazione; l'impatto della deculturalizzazione e la crisi dell'identità personale; l'aumento della criminalità e la diffusione dello stress; il declino dell'istituzione familiare e la confusione sull'identità sessuale; il dilagare della solitudine e la delegittimazione delle istituzioni: tutti questi elementi, sommati a molti altri, rendono la nostra epoca minacciosa e dominata dall'incertezza. Indipendentemente dal vero significato della crisi e da come vogliamo decodificarlo — in termini escatologici o altro — si impone ormai una reazione decisa. Di fatto, l'insorgenza e l'accettazione di errori di ogni tipo fa pensare che il peggio debba ancora venire — la resistenza a virus ancora più potenti si indebolisce con l'avanzare della malattia. Una risposta rapida è necessaria, perché le tendenze in atto fanno prevedere un'accelerazione del processo di declino.
Per ripetere una frase contenuta in questo libro, molti figli della post-modernità non sono figli felici. Forse dovremmo fare un passo indietro rispetto alla travolgente velocità del cambiamento, ai frenetici ritmi della vita quotidiana, ai caleidoscopici processi di alterazione costante che caratterizzano i tempi, al fine di riflettere sul significato di questa infelicità. Per l'uomo contemporaneo, uno dei modi per celebrare l'inizio del terzo millennio potrebbe essere proprio quello di concedersi una pausa di riflessione. A partire dall'Illuminismo, la società ha intrapreso strade nuove e diverse; è arrivato il momento di soffermarci sulle mete a cui siamo giunti e di valutare la saggezza di quelle scelte. La diffusa "perdita di legami", con tutta la sofferenza che essa comporta, indica che le cose non sono riuscite poi così bene. Il diffondersi della disgregazione, del malessere e dell'isolamento all'interno della società occidentale e britannica rivela che vi è qualcosa di sbagliato nell'orientamento del mondo moderno e post-moderno: andando contro la nostra interiorità spirituale e biologica abbiamo seguito strade che vanno contro l'umano.
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Ancora una volta l'autore evidenzia i rischi di menefreghismo e disimpegno:


L'importanza attribuita al ritorno alle virtù e alla centralità del loro ruolo nel garantire coesione sociale è benvenuta ma sorge spontanea la domanda: come concretizzare tutto ciò? La gente potrà pure essere d'accordo sulla necessità di gettare queste fondamenta per la comunità, ma è sufficiente questa presa d'atto collettiva? Se la gente è sprofondata nell'individualismo egoistico, come faranno queste proposte a trovare terreno fertile? Questo programma può diffondersi fra coloro che non sentono alcuna inclinazione interiore per l'amore e per la verità?
È il benessere dell'anima che genera la virtù, espressione naturale e inevitabile della salute spirituale. Le virtù si possono insegnare, mettere in vigore e sostenere, ma se non si preserva l'uomo interiore le fonti della virtù non possono che estinguersi. È necessario sbloccare la sorgente di quest'acqua vitale, e questo richiede un ritorno alla nostra spiritualità.
Dopo la decostruzione materialista, la ricostruzione spiritualista.
Dedicarsi all'anima ricomporrà la comunità proprio come il famoso alito soffiato sull'argilla diede vita al primo uomo, e allo stesso tempo la nostra cultura diventerà sempre più ricca di contenuti e capace di garantire la coesione. Questa è la strada per la pace nella vita insieme, per la creazione di un contesto realmente favorevole, e per la trasformazione della società in ciò che dovrebbe essere: una casa.
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In quest'impresa è necessario avere sempre un'idea molto chiara di quello che dobbiamo affrontare. Bisogna rendersi conto, sia come individui che come popolo, che contro di noi operano meccanismi potenti che cercano di ostacolare questo corso d'azione.
Ci dovremo impegnare in un Kulturkampf mirato ad estirpare il pensiero e la pratica del paradigma materialista; dovremo ripudiare l'affermarsi di modelli umani, sociali e universali come quelli che si sono radicati negli ultimi secoli; dovremo ricacciare indietro i demoni, e sacrificare ben più di una vacca sacra post-moderna. Una volta realizzato tutto ciò, bisognerà assicurarsi di non ripetere gli stessi errori. Dobbiamo imparare la lezione da ciò che è avvenuto in questi secoli, ed essere pienamente coscienti delle implicazioni e degli obiettivi reali di certe idee e dottrine determinanti. In futuro dovremo essere costantemente pronti e impegnati in una salvaguardia culturale.
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QUESTO E' IL PASSAGGIO FONDAMENTALE DEL LIBRO

Ciò che ci si prospetta, quindi, è una grande e storica opera di guarigione. L'uomo britannico è sempre più malato, colpito dalla perdita di legami nelle sue numerose espressioni. È nostro dovere assicurarci che guarisca da questa malattia che si è auto-inflitto. La fine della divisione fra l'uomo e la sua anima farà sì che vengano colmate le voragini che separano le persone in seno alla società. Gli amari frutti di questa divisione, che trovano espressione in una miriade di forme di disordine sociale e sofferenza personale, diventeranno così fenomeni di un passato sbagliato, conseguenze di un errore di percorso storico ormai respinte. E ricordiamoci che la guarigione è un processo autorigenerante: dopo un po' la ripresa si sostiene da sé. Ma perché questo avvenga, bisogna oltrepassare una determinata soglia, e in questo cammino emerge il ruolo di due categorie in particolare: coloro la cui anima è sana.
In questo libro abbiamo soprattutto tentato di spiegare a coloro che curano la propria anima — implicitamente o esplicitamente — il motivo per cui diventano tanto spesso il bersaglio delle forze culturali dominanti. Si è cercato di descrivere le entità che operano contro di loro, e di chiarire la natura della loro esperienza. Si è cercato di dir loro che non sono soli, che la loro condizione non è unica, e che ciò che fanno è giusto. Si è cercato di convincerli che ciò che provano non è anormale, non è una loro colpa, o qualcosa da ripudiare, ma una parte del prezzo da pagare per uno stile di vita fondato sulla nobiltà dei sentimenti. È venuto il tempo, per queste persone, di venir fuori dal nascondiglio, di farsi coraggio e di agire insieme. Dovrebbero cercarsi fra loro e diventare forti agenti di rinnovamento. A questi eroi del nostro tempo il presente volume offre un pensiero semplice: nonostante altri abbiano tentato di spegnere la luce che portate, voi dovete reagire irradiando ancora più luce, che permetterà sia di illuminare ciò che avete intorno, sia di accecare i vostri nemici. C'è bisogno di un'alleanza di spiriti vivi, siano essi ricchi o poveri, di sinistra, di centro o di destra, bianchi, neri o gialli, scozzesi, gallesi, inglesi o nord-irlandesi, vecchi o giovani, uomini o donne, cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, indù o non credenti, laureati o non, in buona o in cattiva salute, insomma i portatori della luce dovrebbero creare la loro contro-cultura. «Siamo stati testimoni silenziosi di azioni malvagie» rifletteva Bonhoeffer, «Non di geni, di cinici, di dispregiatori di uomini, di strateghi raffinati avremo bisogno, ma di uomini schietti, semplici, retti». Alle persone spiritualmente sane, quindi, questo libro lancia un appello semplice: venite fuori, ovunque voi siate!
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Dedicato a chi pensa che risolvere la QM sia al di sopra delle nostre forze:

Andrebbe fatta loro un'osservazione speciale: è già stato sottolineato come la cultura desocializzata spesso contrasti l'apporto positivo nell'ambiente umano da parte delle persone spiritualmente sane collocandole non di rado in una sorta di vuoto. Privando le anime sane di punti di contatto con gli altri, il nostro oscuro modello culturale li priva anche dello spazio di manovra. Nel desiderio di comportarsi in modo nobile e fare del bene, coloro che vivono nella luce si trovano pertanto esclusi da un gran numero di occasioni atte a dare espressione concreta a quell'impulso interiore. Eppure è proprio in così ardui contesti che sono più necessari, come, i lumi accesi nell'oscurità o le sorgenti nel deserto. Messe di fronte a una terra desolata, le anime sane troveranno sempre la presenza di altri esseri umani, per quanto distanti. Non necessariamente saranno capaci di agire in grande scala, ma troveranno comunque brevi momenti e piccoli spazi. :fiocco: Gli spiriti sani dovrebbero comprendere come in tali circostanze un'azione minore possa avere un valore immenso, e testimoniare in modo ancora più efficace l'importanza di ciò che essi desiderano e rappresentano. Da questo punto di vista, la natura senz'anima del nostro mondo massificato e desocializzato dovrebbe costituire una sfida anziché una barriera. Una pacata azione positiva, in un contesto impoverito come il nostro, ha una dignità tutta sua. A volte è necessario nascere in una stalla. In questo senso le anime sane dovrebbero sempre tenere a mente di essere chiamate a salvare la città, nonostante il compito sia apparentemente temibile.
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Dello stesso processo fa parte anche lo smascherare le false antropologie post-moderne [femminismo incluso] per quello che sono: errori. Parimenti bisogna ripudiare i comportamenti generati dal paradigma materialista.
In secondo luogo va chiarito che le persone vivono in un contesto culturale più ampio che di per sé esercita su di loro un grande influsso; devono essere rese consapevoli della loro ecologia antropologica. Va sottolineato che in seno alla società dovrebbe vigere un accordo condiviso da tutti che miri a esprimere e promuovere il benessere spirituale, e che il raggiungimento di questo stato di salute dovrebbe costituire il progetto comune alla base della cultura collettiva. Bisognerebbe continuamente ricordare il fatto che le persone hanno una loro incidenza sull'ambiente degli altri, il quale a sua volta incide su di loro. Tale sollecitazione della consapevolezza culturale deve condurre le persone a comprendere i mali di buona parte del contesto attuale e ad impegnarsi nel comune tentativo di creare un ambiente sociale che operi a loro autentico beneficio.
In terzo e ultimo luogo bisogna attirare l'attenzione sull'intensità della solitudine e sui danni provocati dalla condizione di anonimia. Questa realtà, così come il ruolo del rapporto fra anima e cultura nel determinarla, va messa in risalto, spiegando che un accordo per il ritorno alla salvaguardia della nostra spiritualità potrà rigenerare la nostra cultura e respingere gli effetti dell'atomizzazione.
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Finnegan

Per fare del nostro viaggio qualcosa di più nobile, dovremo compiere un atto di umiltà, da due punti di vista. Per prima cosa, occorre riconoscere che nonostante la nostra potenza e capacità abbiamo molto da imparare e molto da rimpiangere. Nonostante il progresso in campo scientifico e tecnologico, siamo colpiti da un notevole regresso spirituale. Riconoscere il fallimento dovrebbe condurre a una profonda autoanalisi. Per nostra consolazione, e nonostante ciò che l'ambiente umano post-moderno ci vuole così spesso infliggere, non siamo soli. Diversamente detto: solo coloro che non adorano se stessi sono capaci di migliorarsi, e accettando la spiritualità autentica — come fa il girasole con il sole — riceveremo energie nuove e molto speciali. Per queste ragioni, ed altre ancora, le parole di Solzenicyn suonano ancora in tutta la loro imperiosa opportunità:
«L'umanità comprese l'erroneità della deviazione verso l'intolleranza del tardo Medioevo e se ne allontanò; ora noi dobbiamo capire la pericolosità degli eccessi del tardo Illuminismo. Siamo stati travolti da un culto servile dei beni di consumo, del piacere e della comodità materiale. Riusciremo a scuotere via questo giogo, a riaprire le ali dello Spirito che fin dalla nascita ci è donato ed è ciò che unicamente ci distingue dal regno animale?»
In questi giorni post-moderni, invece di aggredire l'anima dovremmo imparare ad amarla.
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#29
Ritengo rilevante aggiungere questo documento nella discussione. Descrive tecniche un tempo usate sui prigionieri di guerra ed oggi divenute strategia di governo della popolazione civile:

La Carta della Coercizione di Biderman

Maurizio Blondet

Adesso è metodo di governo.

"Negli anni Cinquanta, lo psicologo Albert Biderman sviluppò un modello descrittivo detto "Diagramma di Biderman": uno strumento che illustra i metodi coercitivi della pressione manipolatoria esercitata sui prigionieri di guerra, e non solo: anche dai capi delle sette "religiose" e persino dai perpetratori di abusi domestici. Lo scopo è distruggere la volontà degli assoggettati ed esercitare il controllo mentale totale".


Isolamento
"Distanziamento sociale", mascherine, allontanamento dalle famiglie
Le sette pseudo-religiose [ma non solo quelle] "lavorano per isolare le persone dagli amici e dalla famiglia"
Biderman: I gruppi settari [ma non si pensi solo alle sette] " possono rimuovere i bambini dai loro genitori, controllare tutti i soldi del gruppo, organizzare matrimoni, distruggere oggetti personali dei membri ".

Monopolizzazione della percezione
Frustra tutte le azioni non coerenti con la conformità, punisce l'indipendenza e la resistenza.

Umiliazioni degradazioni
Rende la resistenza più costosa che la conformità


Esaustione indotta
"....C'è la sensazione di camminare sulle uova
. Tutto diventa importante in termini di come il gruppo o i suoi leader risponderanno... privazion del sonno, del cibo... serve a indebolire la capacità mentale e fisica di resistere.

Minacce anche vaghe e imprecisate
Es. minacce di chiuderti in quarantena e non poter lavorare
"Vi ricordiamo che dovete avere paura, quando vi svegliate e anche quando dormite, di ogni cosa. Finché non vi sarete sbarazzati di questa irresponsabile libertà" (E. Pennetta).

Indulgenze Occasionali
Fornisce motivazione alla conformità sociale
I leader di gruppi coercitivi possono improvvisamente offrire una sorta di indulgenza, amore o affetto, attenzione dove prima non c'era. La vittima spera che la situazione cambierà o si dubita di se stessi ("Forse sto solo immaginando che la situazione sia così brutta")...

Dimostrazioni di onnipotenza
Crea sentimenti di impotenza
Sviluppa mancanza di fiducia nelle capacità individuali
"... ridurre tutti a una sorta di minimo comune denominatore in cui nessun dono o abilità naturale viene valutato o apprezzato, ma sono molto più apprezzati il servizio, l'obbedienza, la sottomissione all'autorità e le prestazioni che non esaltino doni o abilità individuali. [es. università, come confermato da vari autori come M. McLuhan e J. Jacobs].


https://www.maurizioblondet.it/la-carta-della-coercizione-di-biderman/
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