Santiago continua a fare il decostruttore della civiltà

Aperto da Finnegan, 15 Maggio 2020, 10:03:37 AM

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Finnegan

No, anzi secondo le femministe il padre è considerato un patriarca omofobo e violento "inquantouomo"
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Finnegan

#21
Trascrivo qui una recensione del libro di Santiago:

Antifemminista solo in apparenza: una mela avvelenata
Recensito in Italia il 6 settembre 2020
Acquisto verificato
Un libro antifemminista che dà una lettura solo in apparenza diversa dalle femministarde e sostiene la loro agenda politica è certamente più pericoloso per i movimenti maschili di un testo apertamente femminista.
Nel pur lodevole intento di smontare la tesi di secoli di oppressione patriarcale, Santiago Altaba fornisce una rilettura dilettantesca e altrettanto falsa della storia e della civiltà umana, che vede come un secolare complotto matriarcale ai danni dell'uomo (notate che già un'altra recensione dice questo). Altaba non risparmia nessuno dei pilastri della nostra millenaria civiltà: il matrimonio è da abolire, le norme etiche e civili sono state escogitate dalle donne per imprigionare l'uomo. Chissà quali astute quanto oscure donne avranno plagiato Giulio Cesare, padre della civiltà romana e il padre del diritto occidentale Giustiniano. Persino la paternità "non esiste in natura" ed è un'invenzione femminile dalla quale guardarsi. Sono idee di un semplicismo e di una barbarie finora mai raggiunti in Italia fuori dall'ambito femminista.
Alcuni lettori capiranno che è lo stesso messaggio anti-civile della società femminista e globalista, che ha bisogno di consumatori docili senza famiglia e senza identità, che permetterebbero loro di ribellarsi. Come fai a sviluppare un pensiero critico senza un padre che ti trasmette una cultura e una visione alternativa?
Un primo importante punto in comune col femminismo è che anche se per ragioni apparentemente opposte, il sig. Altaba cerca di convincerci a sbarazzarci della nostra storia, della nostra identità culturale e di tutte le istituzioni civili.
Ma l'aspetto più sconcertante è l'attacco alla paternità, in sintonia con il femminismo più estremista di Sylvie Benoit e Cacilda Jethà: nei libri di queste due femministe molto letti nel mondo LGBT, come nel pensiero di Santiago si vagheggia di paternità di gruppo (ricordate Bibbiano) preludio alla paternità di Stato che già oggi esiste e si arroga molti diritti dei padri! Rifacendosi a un fantasioso matriarcato primitivo, sia queste femministe che il loro involontario epigono Altaba immaginano una società in cui il ruolo del padre praticamente scompare (ma non quello di mantenitore, precisano le femministe), "condiviso" con altri uomini a caso in favore di quello della madre che ha netta prevalenza nell'educazione della prole.
Per arrivare a questa aberrante ideologia femminista Altaba ricorre alle teorie più fantasiose: per lui l'uomo sarebbe esistito per decine di migliaia di anni allo stato brado, come una scimmia, il cui unico scopo sarebbe stato mangiare e copulare - eventualmente costringendola - con la prima femmina che avesse incontrato, ignorando che sin dai suoi albori l'umanità aveva una cultura complessa (pitture sacre, riti) incompatibile con l'assenza di un padre che la trasmette. È desolante ritrovare questa lettura femminista dell'uomo inutile e violento in un autore sui diritti maschili!
Quanto alla donna, avrebbe avuto l'esclusiva cura della prole (mai desiderata dall'uomo-scimmia per cui avere una discendenza non ha scopo: un bel colpo per le femministe contro la causa dei separati) e avrebbe inventato nientemeno che le norme etiche e civili che ci rendono umani. Una vera umiliazione per gli uomini, creatori di grandissime civiltà, che oggi si bevono tutto questo senza capire e senza fiatare.
Santiago arriva a dire che il glande serviva a estrarre dalla vagina il seme dell'uomo-scimmia che lo aveva preceduto nella competizione animalesca nella riproduzione. Sull'efficacia di questo sistema qualsiasi studente di medicina si sbellicherebbe dalle risa: se fosse vero la riproduzione non sarebbe possibile.
Il libro infiltra (sia pure col beneficio della buona fede) questa agenda femminista insinuando sospetti sul matrimonio, che prima del femminismo funzionava quasi sempre egregiamente, mentre ora stiamo scomparendo come popolo. A pag. 488 afferma, con una ridda di citazioni unicamente satirico-letterarie (trascurandone molte altre a partire da Virgilio) e non rappresentative della popolazione media del tempo, che il matrimonio è solo un'oppressione per l'uomo e che gli uomini l'hanno sempre vissuto "in modo fatalistico", come "una condanna alla schiavitù", una "rete dove si cade preda della donna".
Dei poteri forti da sempre dietro al femminismo inesplicabilmente tace: non mi risulta una parola su fondazioni private, ONG e governi che lo sostengono finanziariamente e politicamente a da cui calano tutte le direttive. In compenso, diverte l'attenzione su falsi bersagli collocati nel passato, guarda caso gli stessi delle femministe: la civiltà, le norme etiche, l'identità culturale e il suo pilastro fondamentale, la famiglia. E proprio come loro vede con favore l'adulterio, le relazioni casuali e tutto ciò che scardina dalle fondamenta un'intera società, a partire dal ruolo dell'uomo e del padre (per Altaba come per le femministe uomini e donne sono identici, a parte differenze fisiche; vedi commenti in rete sull'ammissione delle donne nell'Esercito purché abbiano gli stessi requisiti degli uomini.
Uno sconcertante femminismo in chiave pseudomaschile. Nonostante la pubblicità di suoi amici ed estimatori su vari siti maschili, ci sono altri testi stranamente passati sotto silenzio a partire da Divorzio - Manuale Segreto di Castrogiovanni e Oltre il Maschio Debole di Giacomelli che affrontano la realtà presente invece di prendersela con un lontano passato, in cui gli uomini almeno contavano qualcosa.

Di recente, il punteggio è salito grazie a valutazioni positive prive di recensioni. Credo sarebbe utile agli utenti, se gli autori motivassero in dettaglio la loro valutazione scrivendo una recensione.
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Il Conte di Lautréamont

#22
Citazione di: Finnegan il  1 Maggio 2022, 08:23:44 AM
Data la sua proverbiale ignoranza (e ristretta cerchia di interessi, che vanno dalla cintola in giù), il nostro difende la ridicola teoria di Santiago del pene che servirebbe ad estrarre il seme del copulatore precedente. Cornificare uomini è un argomento che lo riguarda da vicino, ma proprio la sua squallida vicenda dimostra quanto i vaneggiamenti di Santiago non reggano alla prova dei fatti: il povero marito di quell'annoiata signora partenopea si è ritrovato uno (o due, non ricordo) figli non suoi da mantenere.
Sui restanti argomenti sorvola, perché non li capisce ma soprattutto perché vanno contro la sua personale idea di società come bordello LGBT a cielo aperto.

Ah ah ah! Possiamo chiamarlo un libro del c... ( 5 lettere ). Purtroppo è rimasto alle scimmie del pleistocene quando parla di antropologia. Ma poi come fa ad essere sicuro di questa teoria, ha forse provato con il suo aggeggio ad estrarre qualcosa dalla borsa dell'acqua calda? Credo che dovrebbe stare attento a maneggiare certi studi. Per esempio dovrebbe conoscere quello di Mautz, sull'evoluzione pilotata del pene ad opera delle donne, studio che segnalai al tuo caro amico che gli dà manforte e che ovviavente non condivideva. D'altra parte Mautz e Morris possono essere complementari tanto che alla fine le loro indagini convergono nel sostenere che il pene si è evoluto per stabilire un profondo legame di coppia tra l'uomo e la donna, cioè proprio il contrario di quello che Santiago sostiene.

Finnegan

#23
E' noto a qualsiasi studente di medicina che si può concepire anche senza penetrazione.
Senza contare banali considerazioni di idraulica: provi a estrarre un liquido da un recipiente con un bastone, figurarsi con il... 5 lettere. Siamo all'idiozia più totale, d'altronde che ti aspetti da chi trova normale modificare il proprio sesso? Mi sa che esiste una disforia del pensiero, come dice Johann.
Le donne non riescono neppure ad allevare figli lavorando, figurarsi cacciare lo smilodonte da sole e occuparsi di una prole sicuramente numerosa. Ma soprattutto, come si può immaginare l'uomo (cresciuto da chi poi?) che vive come una bestia, a cacciare e copulare senza figli e senza identità? Tra l'altro la caccia era un compito collettivo, si possono formare tribù tra estranei che non hanno prole né radici?
Santiago riduce l'uomo, con la sua dignità e la sua civiltà a un livello men che subumano. E infatti le sue teorie trovano consensi tra chi ha uno sitle di vita da bestia.
Quel libro è uno scadente prodotto del pittoresco folclore metropolitano, averlo proseguito per centinaia di pagine suscita più di una domanda. Ha valore unicamente come testimonianza di una civiltà al capolinea, dove le fantasie più assurde tengono luogo di verità; come i culti del cargo delle tribù primitive, al cui livello l'Occidente si sta avvicinando a grandi passi (e forse l'ha anche superato).
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